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le acque reflue degli ospedali

Archivio sulle norme inerenti i Rifiuti e le norme Ambientali.
In questa sezione vengono riportati tutti i messaggi relativi alle problematiche dell'ambiente e dei rifiuti (Riservato agli abbonati)
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Ronin
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Iscritto il: 07 apr 2006 19:09

vorrei sottoporre una questione all'attenzione del forum.
premesso che capisco piuttosto poco di trattamento dei reflui, quindi forse sto violando qualche regola facendo domande un po' elementari, comunque ci provo.

dunque, l'ospedale di cui sono consulente ha un padiglione infettivi, il cui scarico delle acque nere, prima di essere recapitato in fogna, passa attraverso una coclea per la sgrigliatura fine (1 mm), dopodichè finisce in una vasca di contatto nel quale viene dosato ipoclorito di sodio (la sgrigliatura ci viene imposta dall'ufficio igiene perchè per diametri > 1 mm il cloro non risulta efficace; il grigliato disidratato viene poi smaltito come rifiuto a rischio infettivo).
si sono guastate le pompe dosatrici dell'ipoclorito (una va ancora, ma non si sa per quanto, in compenso non tiene più la valvola di ritegno per cui consuma "un botto" di prodotto chimico).
le pompe stavano lì da 10 o più anni, le caratteristiche sono andate perse, quindi non è possibile risalire al dosaggio necessario "per induzione".

nessuno (nemmeno l'igiene ospedaliera) è capace di spiegarmi come calcolare quanto cloro devo buttare dentro la vasca (la pompa dosatrice si accende insieme alle pompe di sollevamento, la cui portata è nota, così come la geometria della vasca medesima).

ho cercato di chiarirmi la cosa per "vie legali", ma:
il dpr 254/03 sui rifiuti sanitari rimanda per le acque al dlgs 152/1999
il dlgs 152/99 rimanda a innumere altre leggi, nonchè alla normativa regionale (siamo in emilia romagna)
l'elefantiaco dlgs 152/06 non mi pare entrare nel merito della questione

mi sapete fare un minimo di chiarezza, o almeno indicarmi un testo valido che possa aiutarmi nel dipanare la questione?
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mario
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Iscritto il: 29 set 2005 09:34
Località: pordenone

ciao,
non posso aiutarti dal punto di vista pratico ma ti posso dire che per quanto riguarda l'autorizzazione agli scarichi la norma di riferimento e' proprio il dlgs 152/06 che ha cancellato la dlgs 152/99.
Nofer senza PC

Caro Ronin, scusatemi tutti ma mi è saltata la scheda video del PC e sono ospite su un "fast Mobile"...
Allora, vero che l'ipoclorito non funzia su pezzottoni...e comprendimi senza farmi usare terminologie che non si addicono a questo forum. Poi, l'ipoclorito è di quello in polvere, o è già solubilizzato in acqua? Io mi rendo conto che le deiezioni (guardate che bella parolina ho trovato!) dei degenti di un reparto infettivo sono molto ragionevolmente infette, però l'ipoclorito agisce del suo solo su forme microbiologiche di tipo batterico o comunque cellulari, perchè come tutti sappiamo i virus con la varechina (l'ipoclorito di sodio E' varechina) ci si fanno la barba o quasi, talvolta si infastidiscono ma non più di tanto.
Io, che sono di nascita biologa, ed ingienista di screscita, dico che saggezza vorrebbe metter su un impiantino serio che consenta il successivo sversamento in fogna dei reflui superstiti. Lo studio di siffatto impianto non è poi una cosa trascendentale, almeno non per me che è dai tempi della tesi di laurea che sostengo come sia molto più facile venire a capo del rischio biologico anzichè del rischio chimico.
Diciamo che il trattamento con l'ipoclorito, perchè sia efficace su cariche batteriche standard nei reflui fecali/domestici, richiede una soluzione al 10% v/v di soluzione al 25% v/v, che grosso modo - se si tratta con l'ipoclorito in polvere - equivale a circa il 2,5% p/v, meglio il 3%. Personalmente, alla grigliatura preferirei una sminuzzatrice, per capirci un sistema industriale di quel tipo di tritatutto che si mette agli scarichi dove le condotte fecali hanno poca pendenza. Costa un po' di più inizialmente, ma è assai più efficace e soprattutto richiede assai minor manutenzione costante (quotidiana è dir poco, con le griglie). E diciamo che se se ne mette uno per ogni WC, otteniamo il risultato desiderato. Poi, è bene che la prima clorazione avvenga già allo scarico del WC, giusto per dare una bella botta ai batteri più debolucci. Quindi, scarico con sistemino di aggiunta di ipoclorito se possibile.
Poi, passiamo al sistema di scarico. Immagino ci sia una vasca di raccolta di questi reflui presumibilmente infettivi. Dove si è detto che ci dovrebbe essere un passaggio con l'ipoclorito. OK, se all'ipoclorito aggiungiamo anche una congrua quantità di soda caustica diciamo che abbiamo una significativa possibilità di stroncare anche i virus, che alla soda sono decisamente sensibili, oppure ancor meglio una bella soluzione di ammonio quaternario, che schiatta in maniera brutale i capsidi proteici dei virus e dunque li inattiva una volta e per sempre (virus di AIDS e HV compresi). Il vantaggio della soda è che va a inattivare il residuo del cloro proveniente dall'ipoclorito, e si ottiene acqua e sale che nelle fogne ci può andare  Se infine queste acque così chimicamente trattate si potessero riscaldare a 85-90 °C per 3-4 ore, prima di immetterle in fogna, saremo ragionevolmente certi che di infettivo non hanno più nulla e sarebbero per di più anche assai ben digerite dal punto di vista biologico, il che non guasterebbe di certo all'impianto di trattamento finale che le riceverebbe.
Una volta, tanto tempo fa, il trattamento delle feci dei malati di robe intestinali si faceva, anche in maniera casalinga, con la calce viva nel pitale; mi rendo conto che oggi sarebbe impensabile, però funzionava.
Intendo dire che però con la calce viva si potrebbero trattare i fanghi, e si otterrebbe un composto non più organico che potrebbe essere ottimamente recuperato per la produzione di materiale edile.

Mi sono esibita in "la compatibilità ambientale di un reparto di infettivologia".
Niente reflui infettivi, niente rifiuti pericolosi, tutto riciclato/recuperato.

Eppure, sono certa di aver studiato su testi che erano in commercio e venivano venduti a un sacco di studentelli come ero io. Mah, chissà perchè più si va avanti con le conoscenze e più si rimuovono le vecchie esperienze...
Nofer  
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Ronin
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Iscritto il: 07 apr 2006 19:09

a parte che il sottoscritto può esibire come scusante il fatto di essere originariamente ingegnere elettrico (guarda un po' te come si va a finire nella vita...).

il reparto infettivi di cui parliamo ha installati suppergiù 150 WC come minimo, ragion per cui evitiamo certe proposte folli (tipo mettere un trituratore su ciascuno, o addirittura un dosatore di qualsivoglia prodotto: diciamo che lo accetto se prometti che il giro di rabbocco dei recipienti lo fai tu).

la griglia non è una griglia tradizionale, ma una filtro-coclea rotativa (manutenzione pressochè nulla: verifica semestrale e sostituzione triennale delle spazzole, fine; inoltre, è un aggeggio unico che serve anche migliaia di abitanti equivalenti, altro che sminuzzatore su ogni sanitario...).

poi passiamo allo scarico.
siccome non sono un chimico, mi fido di quel che dicono i chimici della mia ausl (che è anche colei che gestisce il reparto ospedaliero).
costoro mi spiegano che il trattamento con ipoclorito è inutile o in certi casi pure dannoso, ma ci vuole per legge, ragion per cui ci deve essere (sarà vero? non lo so, in ogni caso non posso oppormi a una richiesta esplicita dell'ufficio igiene).
pertanto, mi preoccupo che ci sia, che rispetti i limiti di emissione del dlgs 152/06 allegato 5 tabella 3 (0,3 mg/l in fogna) e che abbatta l'escherichia coli (essendo questo più resistente della maggioranza dei batteri) secondo il limite fissato dalla norma regionale.

i fanghi vengono raccolti da ditta di autospurghi (1 volta ogni tot anni, visto quanto pochi se ne formano; non so dare un valore preciso perchè da quando sono presente come consulente non è stato fatto mai) e da questa smaltiti.

tutto il resto sarebbe inutile spesa per il committente (e da un certo punto di vista mi conferma un detto veneto, che non riporto, su chi ha studiato tanto).
grazie comunque per la lezione di vita.
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Ronin
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Iscritto il: 07 apr 2006 19:09

ps l'ipoclorito è naturalmente in soluzione acquosa 15%.
non colgo quello che intendi con le percentuali che riporti; io mi sono fatto l'idea che per versarci i 30 mg/l (che pare sia un "valore tipico") ci devo mettere 0,42 ml di soluzione per ogni litro di liquame, il che corrisponde a 1,5 litri/ora di portata del dosatore per ogni litro/sec di portata delle pompe di sollevamento)
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

Ronin ha scritto:ps l'ipoclorito è naturalmente in soluzione acquosa 15%.
non colgo quello che intendi con le percentuali che riporti; io mi sono fatto l'idea che per versarci i 30 mg/l (che pare sia un "valore tipico") ci devo mettere 0,42 ml di soluzione per ogni litro di liquame, il che corrisponde a 1,5 litri/ora di portata del dosatore per ogni litro/sec di portata delle pompe di sollevamento)
mumble mumble...
premettendo che la filtrococlea a sollevamento è giustappunto la versione industriale del tritatutto domestico ( ed è tutt'altro aggeggio serio, rispetto agli impianti di sola grigliatura), e soprattutto mi chiedo perchè tu puoi riuscire a ragionare sugli impianti di depurazione reflui mentre io non riuscirò MAI a capire nulla sugli impianti elettrici, nemmeno quello di casa... vabbè, limiti di noi biologi, forse, o limite mio specifico nel particolare, sigh!
Come che sia , non  mi ci ritrovo con i calcoli di abbattimento: 30 mg/l =  30 ppm p/v (peso/volume)... mi pare un po' pochetto per far fuori i batteri provenienti dalle "deiezioni" di 150 WC. Che se sono uno per ogni letto, son 150 persone, ma se come immagino si tratta di 2 letti per ogni WC, + quelli del personale + quelli del pubblico fa una gran bella quantità già dei soli E.Coli, ogni giorno. E questo conto varrebbe anche per un campeggio con 350 persone, o per un grande albergo e finanche per un palazzo di 7 piani, visto che gli E.Coli sono commensali indispensabili del nostro organismo.
Teniamo conto che, per sversare in fogna, il limite dei cloruri è di ben 1200 mg/l., e che negli scarichi domestici -quali sono assolutamente equiparabili quelli in parola - cloruri (a parte l'apporto della clorazione delle acque "a monte" ) non è che ce ne siano chissà quanti. Diciamo che al massimo arriviamo a 120-150 mg/l, ma già l'acqua puzza di varechina. Io dico che 30 mg sono pochi, ma il mio signor tecnico dice che se arriviamo ai 300 mg/l che io sostengo siano il minimo indispensabile a far fuori una bella genia di batteri dopo 3 mesi buttiamo l'impianto. E gli credo non perchè sia persona degna di fede, quale è, ma perchè è notorio che la varechina mangia anche l'acciaio, alla lunga. io mi sperdo un pochetto tra i tuoi litri/h di ipoclorito e i litri/sec della portata, mi risulta assai più congeniale parlare di soluzione in litri/mc alla vasca di trattamento. Se vuoi, mi ci posso applicare e farti i conti precisi, ma se le modalità di costruzione dell'impianto lo consentono, se arrivi a 1 Kg di ipoclorito assoluto per metro cubo di refluo sterilizzi non c'è male. Ovviamente, se la soluzione usata è al 15%, per ogni metro cubo di vogliono circa 15 lt di soluzione. Che è parecchio, ma sterilizza , mentre con 30 mg/l, che poi è come dire 30 g/mc, fai poco solletico solo ai batteri più debolucci. A titolo informativo: ma c'è una imhoff a monte della coclea? Perchè se c'è, la formazione stessa di fanghi in condizioni di anaerobiosi abbatte di per sè la carica batterica iniziale.
...madonninabella, mi sembra il problema della signora con il rubinetto che perde tot litri al minuto e lo scarico che ne smaltisce tot altri al secondo e si chiede a che temperatura si farà il bagno e dopo quanto tempo la signora... bbbrrrrrr.....
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Ronin
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qui mi sa che non ci capiamo.
i 30 mg/l di cui parlo sono di cloro libero, non di cloruri.
si tratta di un valore assolutamente gigantesco (la disinfezione shock di un impianto idrico contaminato da legionella si fa con 30-50 mg/l), nello scarico non si può superare gli 0,3 mg/l.
1 lt di ipoclorito in soluzione al 15% libera 71.5 g di cloro (Cl2, non cloruri), il che significa che per dosare 30 mg/l ne occorrono 0,42 ml/l (si converte in l/h, moltiplicando per 3600, perchè il valore in l/s è sempre 0,00x ed è scomodo; infatti le pompe te le vendono in l/h).
i 30 mg/l però nel liquame ci vogliono perchè il "grosso" si combina con l'azoto del liquame, dando vita a composti con basso o nullo potere disinfettante. quel che resta invece ha un potere germicida fortissimo, sicchè "ne basta un cucchiaio" (nota per il mod: non è uno spot ;)).
ne resta diciamo 1/10 che poi nel tempo di contatto decade sotto il limite indicato sopra (che viene dal dlgs 152/06).

applicando la formula di ... non mi ricordo chi (che vuoi farci... sono ing elettrico...), si vede che supponendo un tempo di contatto di 30 minuti (in realtà nel mio caso molto maggiore, si parla di 7 ore nella relazione originaria), un valore residuo di 0,3 mg/l garantisce l'abbattimento del 96% dell'e. coli.

il discorso della grandezza dell'edificio a monte non c'entra nulla, perchè i calcoli li faccio in portata (dunque calcolo i litri/h di ipoclorito per l/s di portata del sollevamento: che questo sollevamento serva una villetta e vada quindi a 0,5 l/s o un intero quartiere e vada a 150 l/s, non cambia nulla, cambia solo la portata della pompa dosatrice).

infine, i cloruri. non capisco perchè il tuo tecnico si dovrebbe spaventare, forse è debole di cuore:
la filtrococlea è in aisi 304L, materiale che dura anni (anche se pochi, naturalmente, rispetto al 316L) anche in ambiente marino, dove i cloruri sono 35 GRAMMI/l (cioè 100 volte tanto quelli che dici tu).
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Ronin
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PS: la vasca imhoff non c'è perchè tutto l'intervento nasce anche per eliminarla (visto che l'ufficio igiene la ritiene non sicura; forse per il fatto che è abbastanza vicina al corpo dell'ospedale?)

a questo punto, dopo aver riepilogato i risultati della mia ricerca, mi sa che riepilogo pure la domanda, sennò non si capisce più perchè ho aperto 'sto thread:

la domanda è: come stimo i mg/l di cloro libero necessari e il modo in cui decadono?
ovvero, noto il tempo di contatto (che viene dal vecchio progetto), le dim della vasca, la portata dei reflui, esiste una maniera di stabilire, almeno approssimativamente il modo in cui il cloro decade?
cioè, come faccio io a sapere che mettendoci x mg/l dopo il tempo di contatto y minuti, mi rimane una concentrazione residua z?
c'è una maniera, o l'unica è far delle misure?
(questo mi serve per stimare la portata della pompa dosatrice, che devo comprare prima, e ovviamente ha delle taglie: non mi serve quindi un valore esatto, ma una stima sì)
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Nofer
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... :smt003 tutto più chiaro: cloro libero è cosa ben diversa da cloruri!
Allora, il cloro libero ha azione praticamente istantanea sui batteri, anche se istantaneo in questo caso significa circa 3 minuti di contatto/esposizione. non c'è modo aprioristico di valutare con certezza quanto Cl2 resta se non basandosi sul BOD ovvero più schiettamente sulla carica batterica. Sono calcoli empirici basati sulle esperienze sul campo, proprio perchè non esiste (che io sappia) un metodo di calcolo sic et simpliciter. IL BOD è un dato che viene dalla sigla che significa "domanda biochimica di Ossigeno", e di solito si misura a 5 giorni. Ma esiste anche il BOD 3 (a tre giorni) e volendo persino il BOD 1h. il risultato, come sai, si esprime in ml O2/L. Diciamo che è buona stima che per ogni ml di O2 richiesto dai batteri per vivere in 5 giorni si piazzino 1 mg di cloro libero per farli fuori in 5 minuti.
E' probabile che ci siano dati storici sul BOD a monte dell'impianto di abbattimento. Da lì puoi ricavarti delle stime. Ci tengo a ripeterti che, però, sono numeri di tipo empirico-sperimentale, che infatti -quando ce li hanno fatti studiare- appresso ci fecero approfondire anche tutti i motivi per cui tale calcolo poteva ritenersi valido per una disinfezione da microrganismi aerobi e al più microaerofili occasionali, ma non di più. Il decadimento nel tempo è quindi funzione della concentrazione organica tout court (quindi, TOC e non solo BOD) perchè comunque il cloro interferisce/reagisce con tutto ciò che è organico, anche se l'azione crudele la fa reagendo con l'azoto che è contenuto nelle sostanze organiche. Infatti, la macchia di nafta (organica ma senza azoto) non se ne va con la varechina. Sul libro di quand'ero giovane ho trovato un accenno al cd. "cloruro di calce", pure composto liquido, che è formato da idrossido, cloruro e ipoclorito di calcio, che libera circa il 34% di Cl attivo (o libero che dir si voglia), anzichè il 10% della soluzione che usate voi e che, se ben ricordo, si dovrebbe chiamare "acqua di Labarraque".
Di più, ninzò.
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