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Forno di polimerizzazione vernice a polvere

Archivio Impianti Tecnici (L. 46/90)/Atmosfere Esplosive (ATEX)/Radiazioni.
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Bayern
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Salve a tutti , grazie alla pioggia ( che comunque di questi tempi è sempre benedetta ) mi ritrovo anche oggi davanti al computer a riflettere sulla seguente questione :

Il forno per la polimerizzazione della vernicie a polvere lavorando a 210°C
esula dalla classificazione secondo la direttiva 99/92/CE in quanto non in condizioni atmosferiche .

Pertanto non si può procedere ad eventuali classificazioni, Concordate ?

Però il problema secondo me non va ignorato , anche se in questi ambienti la
polvere residua sembra essere trascurabile , nei manuali d'uso riportono che l'aspiratore montato sul tetto del forno è utilizzato per evitare l'accumulo
nell' ambiente da sostanze volatili che si liberano dalle polveri di cottura ,
quali sono secondo voi queste sostanze volatili?
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ursamaior
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Beh, io non concordo.
Non saprei dire bene perchè (Marzio o Renato o Ugo mi spiegheranno meglio cosa penso).
Se fosse così un forno per l'essicazione della vernice (400 °C) non dovrebbe essere soggetto a valutazione di formazione delle ATEX e non è così.

però a questo punto mi chiedo effettivamente perchè
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ugo
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dico la mia con una idea (spero non sia una pu....nata): quanto viene fuori dai camini di emissione dei forni potrebbe essere quello che troviamo anche dentro il forno di polimerizzazione... ritengo poca roba (ma non si sa mai)

a 400°C non è una atex in quanto non viene a temperatura ambiente la miscela con l'aria per definizione

ma anche io aspetto Renato e Marzio

un saluto
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Marzio
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Bayern ha scritto: Il forno per la polimerizzazione della vernicie a polvere lavorando a 210°C
esula dalla classificazione secondo la direttiva 99/92/CE in quanto non in condizioni atmosferiche .
Pertanto non si può procedere ad eventuali classificazioni, Concordate ?
Quanto asserito è vero durante il normale funzionamento. Tale considerazione è valida anche in caso di anomalia prevedibile? E' possibile cioè che in una qualche ipotesi di guasto, la temperatura scenda e si generi all'interno del forno un'ATEX? Quanto sono affidabili i sistemi di prevenzione dell'ATEX (aspirazione/ventilazione)?
Bayern ha scritto: Però il problema secondo me non va ignorato , anche se in questi ambienti la
polvere residua sembra essere trascurabile , nei manuali d'uso riportono che l'aspiratore montato sul tetto del forno è utilizzato per evitare l'accumulo
nell' ambiente da sostanze volatili che si liberano dalle polveri di cottura ,
quali sono secondo voi queste sostanze volatili?
Probabilmente esiste un campionamento al camino durante le condizioni di normale esercizio dal quale ottenere le informazioni che cerchi.

Ciao

Marzio
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ursamaior
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Scusa Ugo, ma è l'accensione della miscela che avverrebbe al raggiungimento della sua temperatura di autoaccensione (sicuramente inferiore a 400 °C, ma ovviamente  > della temperatura ambiente), ma la formazione avverrebbe a temperatura ambiente (sempre che il pezzo verniciato venga introdotto a forno spento). Inoltre che succede se si arresta la ventilazione? non si torna alle condizioni ambienti con rischio di formazione di ATEX?
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ursamaior
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Località: L'isola che non c'è

Marzio ha scritto: Quanto asserito è vero durante il normale funzionamento. Tale considerazione è valida anche in caso di anomalia prevedibile? E' possibile cioè che in una qualche ipotesi di guasto, la temperatura scenda e si generi all'interno del forno un'ATEX? Quanto sono affidabili i sistemi di prevenzione dell'ATEX (aspirazione/ventilazione)?

Ciao

Marzio
acc, la contemporaneità....
Era quanto intendevo. Nei forni di essiccazione la valutazione delle ATEX la si fa considerando le ipotesi prevedibili di malfunzionamento.
Marzio, a tal proposito, la presenza di un sistema di prevenzione ridondante sarebbe sufficiente a evitare la  necessità di valutazione? In pratica, ci si può affidare alla solita interpretazione di anomalia "ragionevolmente" prevedibile per evitare ulteriori indagini?
Grazie
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Bayern
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Potrebbe essere sufficiente  un interblocco elettrico tra il contattore dell'aspiratore e il consenso al processo automatico  ( passaggio dei pezzi nel forno ) ?

Nella guida CEI 31-56 è contemplata la possibilità di considerare l'aspirazione di disp. Buona oltre che con vent. di riserva anche tramite provveddimenti per prevenire l'emissione della polvere combustibile quanto viene meno la ventilazione ( per es. tramite l'arresto automatico del processo) .

Ad ogni modo l'ambiente forno  di polimerizzazione appare pulito da polveri
e non ci dovrebbero essere problemi (  non si parla di vernici che contiene solventi)
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ugo
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Iscritto il: 27 ott 2005 03:16

ok per la buona disponibilità l'interblocco
ma la reazione che si ha nel forno dovrebbe dare poco o nulla o sostanzialmente non presenza di polvere / solventi
(ok immaginiamo un guasto...)
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Renato
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Iscritto il: 28 set 2006 12:25

Estratto dalle linee guida CEE sull'atex 99/92 cap 1.2 (scaricabili su SoL)

Nota: In conformità della definizione giuridica di "atmosfera esplosiva" in base alla direttiva 1999/92/CE, anche la guida si riferisce solo a condizioni atmosferiche. La direttiva e la guida non hanno quindi applicazione in condizioni non atmosferiche, il che comunque non solleva in alcun modo il datore di lavoro dai propri doveri in materia di protezione contro le esplosioni, ambito nel quale continuano a valere i requisiti di cui alle restanti disposizioni per la tutela dei lavoratori.

Che io interpreto così:
Il forno di polimerizzazione non lo inserisco nella classificazione delle zone ma lo considero nella valutazione dei rischi.
Penso che sia così perchè al di fuori delle condizioni atmosferiche normali (-20°+60°C, 0.9-1.1 bar) non è più valida la CEI 31-30/31/35)...(?)
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

Come ben sapete, io di antincendio, atex e quelle robbe lì che vi piacciono tanto non capisco un assoluto accidente, e quindi nemmeno incidente, però in compenso conosco piuttosto bene il ciclo produttivo di cui andate ciarlando in maniera per me incomprensibile e quindi ritengo opportuno portare il mio punto di vista. Sempre alla femminile, e quindi può darsi anche che, per mio eccesso di zelo, ne esca una pu...nata, ed in questo caso chiedo scusa fin da adesso.
Allora, l'apposizione delle polveri avviene all'esterno della cabina di polimerizzazione, ed avviene in via elettrostatica, nel senso che ai pezzi viene applicata una ddp che consente l'adesione appunto elettrostatica della giusta quantità di polvere colorata. Il lavoratore addetto è tanto più bravo quanto più riesce a far "cadere" poca polvere per terra, ottimizzando la resa di processo; quindi, secondo me, al più è in fase di applicazione che si possono formare delle atex, ma è la stessa ddp che "attacca" la polvere ad impedire una concentrazione che sia percentuale; ricordiamo infatti che in ogni caso, per tutela del lavoratore, la concentrazione di polveri non può superare i 10 mg/mc, e quindi siamo assai al di sotto del valore percentuale delle resine (in genere, che io sappia, di tipo epossidico) aerodisperse suscettibile di indurre un BOUMMM. Proseguo nel mio ragionamento; le staffe -sempre con ddp applicata per non far distaccare le polveri che stanno sulle barre/lamiere/etc- entrano ancora con ddp nel forno, e si "stacca la corrente" solo dopo un certo tempo, che di solito è quello indicato perchè avvenga la polimerizzazione per cottura in funzione dello spessore di vernice che si desidera e che è a sua volta defiibile con la variazione di ddp applicata; per cottura, è come dico io, ma si chiama termica, che è come si dovrebbe più tecnicamente definire. In realtà, avviene un vero processo assimilabile alla cottura delle proteine negli alimenti, ossia la temperatura indebolisce i legami delle resine a livello di particolato e consente il riassemblaggio della catena polimerica anche in direzioni ortogonali e trasversali alla originaria catena di tipo alifatico (ossia lunga in una sola direzione), in modo da fissare i legami C-H in tutte le direzioni e così intrappolare i pigmenti (che come sapete possono essere sia metallici, e quindi inorganici, che di natura organica, in genere sali diazoici più o meno brutti da respirare) in maniera estremamente stabile, con aggrappaggio alla superficie metallica mediante ricopertura del tutto del tipo "a pellicola".
L'ottimizzazione di prodotto si ottiene solo mediante un totale sgrassaggio della superficie metallica e successivo trattamento di primerizzazione per bagno (galvanico) con idonea soluzione di sali metallici che fungeranno da ponte chimico stabile tra la resina polimerizzata e la superficie metallica.
Nel caso di superfici non metalliche, tipo il PVC, mentre è necessario lo sgrassaggio non serve più il bagno metallico, perchè si va a giocare con la ddp applicata e con le caratteristiche delle resine delle vernici in polvere.
come che sia, nella cabina-forno polveri non se ne fanno anzi quelle poche che ci sono si attaccano a loro volta tra loro, e quindi qualunque sia la temperatura e come che si devano fare i calcoli atex il problema polveri in cabina forno non c'è. Se la condizione perchè ci sia un atex è la presenza di polveri, mancando le polveri non ci può essere atex.
Si formano però, a volte dei gas di combustione, in particolare NO e NO2, sia per combinazione di ossigeno ed azoto atmosferici, e sia per combustione di piccolissima parte dei coloranti diazoici con l'O2 atmosferico. C'è poi la possibilità di formazione di CO, meno di CO2, se per caso scappa qualche atomino di carbonio, ma non a livelli di condizioni di esplosività. Ricordate che è la CO2 che è esplosiva, ma a livelli percentuali notevoli anche alle temperature di ns. interesse, e poi le cabine sono a ventilazione forzata.
In condizioni di anomalia di funzionamento della ventilazione, il problema non sono le polveri ma proprio i gas da combustione del carbonio, che essendo più pesanti dell'aria tendono a diffondersi verso il basso, dove -se la cabina resta chiusa- possono raggiungere per l'appunto concentrazioni a rischio.
Io direi: se la ventilazione si blocca, fare in modo che si abbassi la temperatura (nel senso si fermi anche il bruciatore) e si aprano delle fessure lungo la parte bassa delle pareti che consentano il non accumulo di CO e CO2.  
Fatte diverse analisi a questi forni in emissione, ma mai trovato polveri in quantità > 1-1,5 mg/Nmc anche a monte del sistema di abbattimento, quindi deduco che le polveri nella cabina restano ben attaccate a dove sono state spruzzate. E d'altra parte si vede anche a occhio: quando si apre la cabna forno, c'è appena un po' di residuo colorato solo sino a max 80 cm dall'imbocco, poi dopo non si trova quasi più niente, se non il segno lasciato da qualche pezzo caldo che per qualche motivo si è sganciato dalle staffe.

Spero di aver contribuito per il mio pochissimo a risolvervi il quesito.
Per quanto mi riguarda, non capirò mai come delle polveri solide possano esplodere, ma mi fido di quello che dite voi.

Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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