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Ambito di applicazione del D.Lgs. sui campi elettromagnetici

Archivio Impianti Tecnici (L. 46/90)/Atmosfere Esplosive (ATEX)/Radiazioni.
In questo archivio sono riportati tutti i posts relativi agli impianti elettrici, termotecnici, impianti a gas e a pressione, tutte le discussioni sulla direttiva ATEX e le radiazioni (Riservato agli abbonati)
Marzio.

Io sarei arrivato a queste conclusioni (parziali). La direttiva trova applicazione nell'ambito dei rischi di esposizione acuta a NIR.
Tutti gli ambienti ordinari di lavoro non presentano tale tipologia di rischio (discutiamo di opacizzazione irreversibile del cristallino, lesioni irreversibili a gonadi, ecc.) e sono pertanto esclusi dal campo di applicazione.

La direttiva trova invece applicazione nei seguenti casi (tratti dalla letteratura):
-macchine per il riscaldamento industriale
-apparati per telecomunicazioni
-radar
-biomedicali
-controllo a RF e MW
-controlli non distruttivi
-(...)
dove può essere reale il rischio di effetti acuti delle NIR.

Il mio problema è tuttavia un'altro. Dato che è necessario valutare anche le interazione tra i campi prodotti con eventuali dispositivi impiantabili (es. pacemaker), è possibile reperire in rete,  a che intensità  tali dispositivi possono dar problemi? I livelli di crisi di un pacemaker sono più alti o + bassi dei limiti di azione riportati in direttiva?

Ciao

Marzio
Mauro.

Grazie Marzio, ti ringrazio davvero.
Trovo confortanti le tue, ancorche' paziali, conclusioni. Posso dire di vederla sostanzialmente nello stesso modo (i pochi distinguo non incidono sulla visione generale)

Per quanto riguarda gli stimolatori cardiaci interni, non penso sia solo una questione di intensita', ma anche di frequenze. Avevo fatto una ricerca a tal riguardo anni fa, in relazione ad un portale magnetico di un aeroporto. Le conclusioni erano che le intensita' erano molto basse, ma che comunque, le frequenze non avrebbero dato alcun fastidio al dispositivo cardiaco. Se ritrovo quei dati, li posto volentieri.

Buon lavoro
Mauro
ursamaior.

Marzio, ti ringrazio anch'io, ma a differenza di mauro non opero alcun distinguo perchè non ne ho le competenze.
Vorrei chiederti:
è evidente che un monitor non è in grado di generare effetti nocivi di tipo acuto. Ma a quale pubblicazione, norma o leggenda fai riferimento per chiudere lì la valutazione?
Mi spiego: pur essendo lapalissiano (nel senso che io passo anche 12 ore al giorno al PC e non ho effetti acuti), in una valutazione, di fatto, che scrivi? cosa porti come  riferimento per giustificare la tua conclusione in un ambiente di lavoro ordinario?

Sto cercando una risposta anche al tuo quesito sui pacemaker, che in effetti rimarrebbe come problema
serafino.

Campo applicazione 257/07:

Le disposizioni riguardano la protezione dai
rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori dovuti agli effetti nocivi a breve termine conosciuti nel
corpo umano derivanti dalla circolazione di correnti indotte e dall'assorbimento di energia, nonche' da
correnti di contatto.

tratto dalle linee guida ICNIRP :

... queste linee guida si basano sugli effetti sanitari immediati delle esposizioni a breve termine, come stimolazione dei nervi periferici e dei muscoli, scosse e ustioni derivanti dal contatto con oggetti conduttori o innalzamenti della temperatura dei tessuti in conseguenza dell’assorbimento di energia durante l’esposizione a campi elettromagnetici.


Cito G. Evangelisti :

...
Le principali sintomatologie legate ad esposizioni ad un campo elettromagnetico, ma non associate ad
incremento di temperatura, riguardano il sistema nervoso (irritabilità, depressione, tremori, vertigini, disturbi
del sonno), l'apparato cardiovascolare (vasodilatazione, tachicardia o bradicardia - aritmia, aumento del
flusso ematico) ed il sistema endocrino (ipertiroidismo, ipercorticosurrenalismo).

Cassiamo la Evangelisti?
ursamaior.

Dunque? Già in post passati tu hai espresso la necessità di dover valutare un frigorifero.
Non ho esperienza diretta in tal senso, ma immagino che, stante la necessità di doverlo formalmente valutare, il risultato (scontato?) è che non si superano i valori di azione.
Ora, se questo è vero, ci sarà un modo (dati di letteratura o altro) per evitare di dover ogni volta fare calcoli che daranno origine a risultati scontati?
Scusate, non voglio semplificare la cosa, ma non avendo esperienza in merito, mi chiedo se si possa ragionare un pò come nel caso del rumore quando si ha a che fare con ambienti nei quali non è possibile raggiungere 80 dB(A).
ma in questo caso il fenomeno è molto più celato: quando sarebbe evidente che non vengono superati i limiti di azione?
Anche non volendo tener conto di quanto detto da evangelisti, resta il problema, a mio avviso, di "dimostrare", o meglio dare evidenza, che le sorgenti di cui stiamo parlando non sono in grado di produrre effetti nocivi a breve termine. Insisto, a me sembra evidente, ma è un'evidenza soggettiva, non oggettiva.
serafino.

e no ah...

l'ho detto non meno di 1,2 milioni di volte come fare  :smt013

ora per penitenza, rileggerai tutti i miei santissimi interventi in materia  :smt003

oppure se non ti vuoi annoiare, puoi leggere il decreto attuativo della Direttiva : questi lo dice palesemente  :smt045

basta troppe pagine.....
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Marzio
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ursamaior. ha scritto:
Mi spiego: pur essendo lapalissiano (nel senso che io passo anche 12 ore al giorno al PC e non ho effetti acuti), in una valutazione, di fatto, che scrivi? cosa porti come  riferimento per giustificare la tua conclusione in un ambiente di lavoro ordinario?
A parte il classico "elefant test", esiste molta letteratura (frammentata)sull'argomento. Alcune indicazioni (valori tipici) sono presenti in CEI 211-6 e CEI 211-7.
E' stato inoltre attivato un bando della comunità europea per l'elaborazione di linee guida di applicazione; speriamo sia disponibile prima dell'entrata in vigore.

Ciao

Marzio
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ursamaior
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Grazie ad entrambi.
Adesso mi rileggerò tutto perchè credo di essermi lasciato sfuggire qualcosa e poi vi faccio sapere (immagino che siate ansiosi di conoscere il mio pensiero)
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serafino
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A mio avviso al teorema mancano le Ipotesi

Tesi : l'esposozione è trascurabile in quanto al di sotto dei limiti indicati
Dimostrazione: vedi letteratura e norme/guide tecniche

ma le Ipotesi?

io dico che ce ne sono almeno 2 da verificare per dimostrare il teorema e sono le classiche dell'elettromagnetismo ossia tipologia e topologia
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ursamaior
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X Marzio.
62-26;V1 CEI EN 50061/A1 (Prima edizione) (Italiano): Elettrostimolatori cardiaci impiantabili - Norme di sicurezza
24 pp. Fasc. 2798
La presente Norma Sperimentale stabilisce limiti di base e livelli di riferimento che sono stati determinati attraverso un procedimento documentato. Si riconosce che ulteriori considerazioni possono portare alcuni paesi a considerare, in alcuni intervalli di frequenze, i livelli di riferimento come requisiti minimi e a stabilire per essi ulteriori margini.

Questa dovrebbe dare la risposta al tuo quesito. Il riferimento l'ho trovato nella  CEI ENV 50166-1 (111-2) a pag. 2

X Sir Afino
Premessa:
Non ne so quanto te

Conseguenza:
è possibile che mi esprima male

Corollario 1:
Mi sa che intendevo quello che dici tu, ovvero quanto presente in letteratura non tiene conto delle situazioni reali e non è possibile eseguire approssimazioni e quindi non si può procedere TAM QUAM dichiarando che non c'è esposizione, ma è comunque necessario fare una valutazione in ogni caso, per quanto (come da elephant test) il risultato possa darsi per scontato (è questo che dici o devo annullare il corollario 2 e rileggere tutto daccapo?)

Corollario 2:
Ho riletto tutto quanto e mi hai frainteso e/o mi sono espresso male
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