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La storia di Marco ... (2a parte)

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Mod
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Iscritto il: 04 ott 2004 11:29
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Segnalo che ho interrotto la 1a parte della storia di Marco in quanto aveva raggiunto i 100 posts.
Se volete leggervi tutti i precedenti messaggi dovete accedere alla seguente discussione:
http://www.forumsicurezza.com/forum/vie ... php?t=6952
In questo nuovo thread Marco potra' continuare a raccontare la sua vicenda nella speranza che abbia un felice epilogo.

Un cordiale saluto a tutti.

Mod :smt039
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Marco
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Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

Ciao a tutti

Ringrazio infinitamente il Sig. Moderatore per lo spazio che mi mette a disposizione.

Spero di iniziare bene questa nuova discussione con un articolo di un Sociologo straordinariamente preparato sulle dinamiche di potere che si creano nei luoghi di lavoro:


Per fare prosperare e vivere a lungo un'impresa o un'istituzione, il capo non deve solo saper scegliere ma anche formare i suoi collaboratori, farli crescere. Per riuscirci deve occuparsi di loro, motivarli, metterli alla prova, correggerli, farli tentare di nuovo. Ho visto però molti imprenditori, molti manager e alti funzionari pubblici che invece tendono a concentrare tutto nelle proprie mani. Assegnano ai collaboratori un compito limitato, specifico, gli forniscono solo poche informazioni. E guai se qualcuno allarga un po' la sua visuale, se fa nuove proposte originali, se prende iniziative.

Perché agiscono in questo modo? Alcuni lo fanno perché sono dei mediocri, non sanno affrontare e risolvere i problemi, non sanno decidere. Chiacchierano, promettono, rinviano. Non delegano perché temono che i collaboratori possano superarli, sono terrorizzati all'idea che qualcuno di essi possa offuscare il loro ruolo e, domani, usurparne il posto. Invidiano chiunque emerga e perciò lo frenano, lo frustrano, lo paralizzano.

Ci sono però anche dei capi che, pur essendo attivi ed energici, non delegano e non insegnano. Di solito lo fanno perché non hanno fiducia negli esseri umani, sono sospettosi, vedono dovunque complotti e intrighi e temono che i dipendenti possano sbagliare e fargli fare cattiva figura. Vogliono attorno a sé solo degli esecutori, non dei collaboratori. Per giustificarsi dicono che non trovano persone capaci, in realtà sottovalutano gli altri e sopravvalutano se stessi. Sono autoritari, vogliono essere gli unici protagonisti dell'impresa, però quasi sempre falliscono perché perdono tempo in questioni di dettaglio e trascurano quelle importanti.

Ci sono infine dei capi che non fanno crescere i propri dipendenti perché pensano solo a se stessi. Non gli importa nulla dell'istituzione che governano, del suo sviluppo, del suo futuro, vogliono solo far bella figura e aver successo finché la dirigono loro. Non gli interessa cosa succederà dopo, non vogliono né un continuatore né un erede, non gliene importa niente.

Chi si preoccupa allora di fare crescere i suoi, di formarli, di farli diventare dei capi? Solo chi si sente tanto forte da poter aiutare gli altri, solo chi pensa più all'istituzione che a se stesso e si considera uno strumento per orientarla ad inventare cose buone e che durano nel tempo. E comprende che, se si circonda di persone motivate, valide e capaci, alla fine ne avrà meriti e riconoscimenti.


Prof. Francesco Alberoni – Corriere della Sera - Sito Web

Saluti

Marco
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

Marco ha scritto:
Ci sono infine dei capi che non fanno crescere i propri dipendenti perché pensano solo a se stessi. Non gli importa nulla dell'istituzione che governano, del suo sviluppo, del suo futuro, vogliono solo far bella figura e aver successo finché la dirigono loro. Non gli interessa cosa succederà dopo, non vogliono né un continuatore né un erede, non gliene importa niente.
... :smt017 sono certissima che mi ricordi qualcuno, questa descrizione... ci rifletto su e poi vi dico?
Nofer
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Marco
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Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

Ciao a tutti

Oggi ho letto alcuni commenti presenti nel Web in merito alla Sentenza n. 44803 del 21.12.2010 della Suprema Corte di Cassazione.

Non ho ancora letto il testo della Sentenza ma, da quanto riportato in rete, risulta che i Giudici della Cassazione penale hanno riconosciuto in tema di sistematiche vessazioni perpetrate per motivi di lavoro applicabile prevalentemente il reato di Violenza Privata.

Sarà mia cura approfondire questo tema prima possibile, visto che la Suprema Corte in altre sentenze aveva ritenuto prevalente il reato di maltrattamenti, ed io stesso mi sono visto archiviare una Denuncia perché il GIP ha negato la sussistenza del reato ex articolo 610 Codice Penale.

Buone Feste a tutti anche da parte mia.

Marco
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Marco
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Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

Ciao a tutti

Come prima cosa riporto il testo dell'articolo 612-bis del Codice Penale:

Articolo 612-bis. – (Atti persecutori). – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie scelte o abitudini di vita.
La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva.
La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso ai danni di un minore ovvero se ricorre una delle condizioni previste dall’articolo 339.
Il delitto è punito a querela della persona offesa. Si procede tuttavia d’ufficio nei casi previsti dal secondo e dal terzo comma, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio.


Ed ora il testo della Corte Suprema di Cassazione, Sezione VI penale, Sentenza n. 44803 del 21.12.2010.

Nel testo della Sentenza vi è un riferimento "ex art. 622-bis cp. (cd. Mobbing)" che, a mio parere, andrebbe letto come articolo 612-bis Codice Penale (cd. Stalking).

Saluti

Marco
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Marco
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Ciao a tutti

Un mese fa ho preparato per il mio Avvocato 55 pagine di appunti per l'Udienza di domani. Il Giudice ha disposto per questa Udienza la requisitoria del Pubblico Ministero e la discussione del mio Avvocato. La Difesa ha chiesto di essere ascoltata a metà febbraio 2011.

Per come la vedo io non c'è margine per una assoluzione, ma le sorprese sino ad ora non sono mancate, per cui ammetto che sono molto preoccupato per quanto riporterà nella Sentenza il Giudice.

Per l'altro procedimento penale, quello ove è intervenuta la Corte di Cassazione, sezione V penale, il Giudice per le Indagini Preliminari ci ha convocati in camera di consiglio per la data del 08.02.2011. E questa è una buona notizia. Spero che il GIP abbia la pazienza e la volontà di approfondire la vicenda processuale studiando bene le carte.

Saluti

Marco
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Marco
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... alla fine il Giudice ha assolto l'Imputato perché il fatto non sussiste.

Il mio Avvocato, dopo diverse udienze rimandate, è riuscito a presentare le sue conclusioni con un documento di 59 pagine. Ho chiesto se potevo rendere publlico il documento, ma mi è stato detto di no, che solo la sentenza potrà essere pubblicata.

E' andata in questo modo:
Il Pubblico ministero ha sostenuto che non si era raggiunta la piena dimostrazione della colpevolezza dell'imputato, per cui ha chiesto l'assoluzione.

Il mio Avvocato ha presentato al Giudice le mie buone ragioni nel poco tempo che gli è stato concesso, anche perché confidavamo della relazione scritta.

L'Avvocato della difesa ha sostenuto la totale innocenza del suo assistito.

Il Giudice, dopo una pausa brevissima, ha dischiarato che il fatto non sussiste. Ora dobbiamo attendere 90 giorni per conoscere le motivazioni.

Questo è l'esitio del primo processo, quello ad una figura che il Pubblico ministero aveva individuato come responsabile (non io). Ora sto attendendo l'ulteriore decisione del GIP per poter difendere ancora le mie ragioni nei confronti della persona che io ho denunciato.

Saluti

Marco
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Marco
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Ciao a tutti

Scrivo in modo emotivo a distanza di pochi giorni da due eventi drammatici, non molto differenti tra loro per le motivazioni che hanno determinato tali iniziative.
Ogni riferimento ad una tipa con i capelli rossi e ad un soggetto con i capelli biondi è puramente casuale.

Una personalità psicopatica perversa agisce per bisogno di considerazione. Il bisogno di considerazione (sociale, lavorativa, politica, …) è alla base di ogni iniziativa di quella classe di narcisisti estremi che il Dr. Alexander Lowen chiama “psicopatici”.
Sono per lo più persone perfettamente inserite nell’attuale società occidentale, anzi sono persone che spesso hanno raggiunto il successo, anche se con metodi socialmente inaccettabili. Quello che non digerisco è che non abbiamo ancora appreso a difenderci da questi soggetti che operano solo per promuovere la propria persona, costi quello che costi.

In una struttura lavorativa una tipa non si è accontentata del suo ruolo di segretaria ed ha iniziato la scalata con metodi che, un poco alla volta, hanno finito per contaminare l’intero ambiente. Risultato: dopo una rapida ascesa il tracollo improvviso, ma non del soggetto immorale, bensì dell’intera comunità lavorativa che non ha più un’occupazione.

Un altro soggetto è arrivato a dichiarare: “Volevo essere il più grande mostro dopo la seconda guerra mondiale”. Il più grande mostro, mica una persona qualunque. Non certo un semplice cittadino ma un soggetto di cui l’intera società internazionale dovrà parlare. E per arrivare a tanto ha organizzato con lucidità un piano per anni. Poi davanti al giudice ha confessato pur dichiarandosi “non colpevole”. Vuole ora partecipare attivamente al suo processo, vuole essere presente, perché ha agito proprio per bisogno di considerazione. E per tale evento ha preparato una serie di motivazioni in grado di “giustificare” ciò che a tutte le persone sane appare ingiustificabile.

Nel prossimo Manuale Diagnostico Statistico dei disturbi mentali (DSM – V) probabilmente toglieranno il narcisismo tra i disturbi della personalità. Siccome sono talmente tanti i narcisisti, secondo gli scienziati non ha più senso parlare di anormalità.
Io spero che si ravvedano.

Saluti

Marco
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

Marco ha scritto: Una personalità psicopatica perversa agisce per bisogno di considerazione. Il bisogno di considerazione (sociale, lavorativa, politica, …) è alla base di ogni iniziativa di quella classe di narcisisti estremi che il Dr. Alexander Lowen chiama “psicopatici”.
Sono per lo più persone perfettamente inserite nell’attuale società occidentale, anzi sono persone che spesso hanno raggiunto il successo, anche se con metodi socialmente inaccettabili.
Ma lo sai che -a parte gli esempi recenti che porti tu- me ne fai venire in mente un altro, geograficamente assai più vicino anche se di più provata "anzianità di servizio"? Chissà come mai...:smt017

Marco ha scritto:Quello che non digerisco è che non abbiamo ancora appreso a difenderci da questi soggetti che operano solo per promuovere la propria persona, costi quello che costi.

Quello che non digerisco io, invece, è che ce ne siano tanti che li ammirano al punto di fare di tutto per emularli.

... Ma stai sereno, come di dice dalle parti mie: tra poco il Gran Gioco delle ricchezze di carta/cemento/metallo sarà sgamato per forza e ricchezza sarà di nuovo avere delle terre da coltivare, semi autoriproducenti da piantare e dell'acqua dolce per irrigare le colture e per bere. E vediamo se la finiamo con questa menata delle riserve auree: la storia di Re Mida, pur vecchia di millenni, pare non abbia insegnato nulla a nessuno.
Nofer
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Marco
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Ciao a tutti

Sono venuto casualmente a conoscenza di una Proposta di Legge presentata alla Camera dei Deputati in data 08.06.2011. Si tratta di una iniziativa dell'On. Margiotta ed altri riguardante: "Disposizioni per la prevenzione e la tutela dei lavoratori contro la violenza e la persecuzione psicologica nell'ambito dell'attività lavorativa".

Il riferimento preciso è: Proposta di Legge n. 4411 - XVI Legislatura, Camera dei Deputati.

Per quanto ho potuto constatare direttamente non è sufficiente un provvedimento di Legge perché poi, nelle aule di giustizia, avvengone eventi in grado di dissumulare ampiamente le ragioni della persona vittima di violenza psicologia. Nonostante ciò, personalmente, ritengo la proposta meritevole di attenzione.

Saluti

Marco
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