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alimentazione ittica

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Stilo
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Iscritto il: 07 ott 2004 12:06
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Una riflessione che sta tra l'O.T. e la sicurezza alimentare.
Ho assistito recentemente ad una disquisizione nella quale qualcuno sosteneva che è opportuno nutrirsi di pesci di piccola taglia piuttosto che di tranci di grossi esemplari (es. tonni, pesci spada ecc.) perchè questi ultimi tendono a fissare maggiormente nell'organismo, nel tempo, i metalli pesanti ed altre porcherie che assimilano nel loro ciclo alimentare.
Ancora: meglio consumare pesci che provengono da mari aperti (Baltico, Oceano) piuttosto che dal Mediterraneo in quanto quest'ultimo è un mare 'chiuso' ove tendono a concentrarsi maggiormente gli elementi tossici provenienti dalle attività produttive antropiche.
Sinceramente non so se tali argomentazioni possano avere una loro valenza, so' gnurante.
Però la faccenda mi ha incuriosito. :smt017  
Forse qualche frequentatore del forum esperto della materia può aggiungere qualcosa?
Stilocurioso
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effenne
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Iscritto il: 18 gen 2005 13:56

Esperto certo non sono, qui ci vorrebbe Nofer (e te pareva!), però ti posso dire che sono tutte argomentazioni sensate.
I pesci di grossa taglia hanno una maggior componente lipidica, che è quella responsabile dell'accumulo dei metalli pesanti e "altre porcherie che assimilano nel loro ciclo alimentare".
In mare aperto la biodisponibilità è maggiore, e lo stesso vale per il fattore di dispersione degli inquinanti e per il potere autorigenerante del sito recettore degli stessi (cioè l'acqua).
Qundi l'ideale in assoluto sarebbe mangiare pesci di piccola taglia pescati in mare aperto, però ricordiamoci sempre di non esagerare con queste cose! "quel che non ammazza ingrassa"! Ovvero, se ti mangi un branzino da allevamento o uno dell'atlantico il gusto è sicuramente diverso a mio parere (è molto più buono quello atlantico) ma non muori! Certo, se ti mangi una carpa gigante del Tevere...
Aspetto smantite a quanto detto dalla "mitica"
Non c'è mai abbastanza tempo per fare tutto il niente che vorrei (Voltaire)
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Ios
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Iscritto il: 06 mar 2005 23:15
Località: Crotone

Caro Stilo, i pesci sono la mia passione, spero un giorno di far diventare questo hobby il mio lavoro principale.
I pesci di cui tu parli, tonni e pesce spada (pesce azzurro) sono dei grandi migratori, difficilmente in età adulta stazionano vicino alla costa, il loro accostamento avviene due volte all'anno per la loro riproduzione, in questo mese inizia la prima fase della riproduzione.
Ti faccio un copia incolla di questo articolo pubblicato di recente su una nota rivista del settore.
I tonno rosso pesce ricco e ricercato, dunque, ma nomade e quindi sfuggente. Tranne che nel periodo riproduttivo, quando si riunisce in banchi immensi e si avvicina alle nostre coste dove, da millenni, lo attende l'uomo: il più evoluto e il più prezioso dei pesci nuota infatti nel nostro Mediterraneo, dove nasce, cresce e poi torna a riprodursi.
Il tonno rosso mediterraneo proviene da una popolazione atlantica che, a seconda di dove si diriga per riprodursi, dividiamo in due sottopopolazioni: una orientale (che vive dalla Norvegia al Marocco e che si riproduce in Mediterraneo) e una occidentale (dal Canada al Brasile; si riproduce nel Golfo del Messico). Non sono popolazioni completamente distinte, tanto che alcuni tonni marcati alle Bahamas sono stati poi pescati sia in Brasile che in Norvegia. Migrazioni intercontinentali che il tonno compie sfruttando il flusso delle correnti, riuscendo a coprire anche più di un centinaio di miglia al giorno. Ma è indubbio che alla base di queste trasmigrazioni c'è la sua grande potenza di nuotatore, che gli deriva dalla temperatura corporea che, al contrario della stragrande maggioranza dei pesci, è superiore a quella dell'acqua di almeno 8°C. Al caldo i muscoli sono più efficienti e questo consente al tonno accelerazioni improvvise ed escursioni in acque profonde e fredde, sia per sfuggire a un predatore che per seguire una preda.
Il tonno rosso è un animale gregario; vive in branco soprattutto quando è piccolo e quando è nel periodo riproduttivo, ma è molto selettivo nei confronti dei suoi compagni e si associa solo a esemplari della sua stessa taglia (che hanno quindi le stesse esigenze fisiologiche e la stessa velocità di nuoto: è evidente che un tonno di 30 kg e uno di 300 abbiano esigenze differenti).
Nel periodo riproduttivo i banchi sono fitti, compatti e ordinati; passato il momento dell'amore i legami di gruppo via via si allentano ma persino i grandi tonni di diversi quintali di peso non perdono mai completamente contatto con i loro simili.
Per comodità dividiamo i tonni in tre fasce d'età: i piccoli tonni fino a tre anni, non ancora maturi; i tonni medi genetici (cioè maturi sessualmente), detti anche 'golfitani', dai 3 ai 7-8 anni di età e con un peso dai 15 ai 100 kg, e infine i grandi tonni genetici, oltre i dieci anni di età, che arrivano a 500 kg di peso.
In Mediterraneo vi sono diverse aree di riproduzione: nella parte occidentale del bacino, e soprattutto tra Sardegna, Sicilia e penisola italiana; e ancora nel mar Ionio (Dove ci sono io ad aspettarlo) e nell'Adriatico centro-meridionale. Più che luoghi fisici, sono probabilmente aree determinate da un cocktail di composizione chimica, densità, temperatura dell'acqua e assenza di elementi di disturbo (reti e palangari, rumori, inquinamento): questo spiegherebbe i temporanei mutamenti di rotta che portano in tonnara buone e cattive annate. I pesci iniziano a nuotare vorticosamente e formano un enorme cilindro rotante da cui i pesci scattano a turno verso il centro.
Addome contro addome, emettono i loro prodotti sessuali che la forza centripeta prodotta dal turbinio di pesci concentra lungo l'asse verticale, facilitandone l'incontro e la fusione. La girandola deve aver luogo più di una volta perché gli animali non emettono tutti i loro gameti (le femmine producono decine di milioni di uova per stagione) contemporaneamente.
Appena nati i piccoli sono voracissimi (passano dai 3 mm di lunghezza alla schiusa delle uova a 45 centimetri nel giro di pochi mesi); si nutrono dapprima di plancton e poi, man mano che crescono, di prede più consistenti: acciughe, sardine, sgombri, merluzzi, calamari, crostacei di diverse specie, anguille e persino polpi e piccoli squali di fondo. Specie che hanno una varietà notevole di forme, mobilità, colore, taglia e habitat e che i tonni riescono comunque a catturare grazie alla superiore capacità di nuoto, alla socialità (i membri del banco comunicano fra loro la presenza della preda con bande più scure sul corpo, macchie sul troncone caudale inferiore o intensità di colore delle pinnule, salti fuori dall'acqua) e alle strategie di caccia messe in mostra dal banco stesso.I tonnetti tendono a rimanere nella zona dove sono nati per un paio d'anni circa; quindi, col sopraggiungere della maturità sessuale (a circa tre anni e un peso di 30 kg) cominciano a compiere grandi spostamenti all'interno del Mediterraneo. Nel periodo riproduttivo si accodano ai banchi di tonni giganti, senza però avvicinarli: anche nel momento della riproduzione di gruppo i più piccoli si mantengono alle estremità dell'assembramento. Conclusa la riproduzione i tonni fra i cinque e gli otto anni circa (130-170 cm di lunghezza), si accodano ai tonni giganti e li seguono fino in Atlantico. Per qualche anno perdiamo le loro tracce; fino a quando, a circa dieci anni d'età, si ripresentano in Mediterraneo per la loro prima migrazione d'amore.
I tonni più piccoli invece, forse anche perché incapaci di sostenere migrazioni così lunghe, rimangono nel nostro mare e se le condizioni ambientali sono favorevoli, possono riprodursi anche in autunno inoltrato. Nel periodo riproduttivo il tonno cessa di nutrirsi, probabilmente perché le gonadi, gonfie di uova o di seme, aumentano così tanto di volume da schiacciare lo stomaco e impedire che si nutra. Un lungo digiuno dal quale il tonno si sveglia affamatissimo: per recuperare i chili persi nella grande corsa, un tonno di 200 kg si nutre di 20-24 kg di prede al giorno, circa il 10% del suo peso, che si traducono in un aumento di circa un chilo al giorno
Dal Messico al Giappone, una 'gita' di 5800 miglia (oltre 10.000 km); e ancora, 119 giorni per passare da una sponda all'altra dell'Atlantico (4830 mg, quasi novemila chilometri), una media di 40 miglia al giorno. I tonni rossi sono davvero i grandi migratori del mare, capaci di viaggi intercontinentali che intraprendono regolarmente da e verso i luoghi riproduzione e le zone di caccia.
I tonni giganti che a maggio si avvicinano alle nostre coste hanno passato tutto l'inverno in Atlantico. L'istinto (e cioè probabilmente la lunghezza del giorno e l'altezza del sole sull'orizzonte, entrambi funzione della stagione) ha segnalato loro a inizio marzo la necessità di riunirsi in branchi sempre più fitti e cavalcando la corrente che dall'Oceano si riversa nel nostro mare, passano così lo stretto di Gibilterra penetrando in Mediterraneo (un anno ne passò un branco stimato in undicimila unità). Seguendo la corrente entrante nelle sue mille diramazioni, i tonni (cosiddetti 'di corsa') raggiungono in giugno i luoghi di riproduzione.

Concluso l'incontro d'amore i tonni cominciano quindi a disperdersi e a riprendere la rotta verso l'Atlantico (tonni 'di ritorno'). Sostano magari nel Canale di Sicilia, ricco di prede, per poi dirigere verso Gibilterra e di qui piegano verso sud o verso nord, per raggiungere i mari pescosissimi di Norvegia e delle isole Lofoten, per ricostituire le riserve usate per la grande corsa. Non tutti i tonni giganti, però, escono dal Mediterraneo, come dimostrano le catture sporadiche di grandi esemplari soprattutto in Adriatico

Dove sono finiti i nostri tonni?
Dopo quasi mezzo secolo di ricerca finalizzata alla conoscenza del tonno rosso, il biologo siciliano Raimondo Sarà ha formulato ipotesi interessanti sulle ragioni del suo declino nelle isole Egadi, imputate a motivi di disturbo e di modificazione dellambiente provocati dall'uomo. Ecco il suo pensiero (racchiuso anche nel suo libro 'Dal mito all'Aliscafo'): "Da cinque anni a questa parte stiamo assistendo a Favignana a un fenomeno interessante: i tonni pescati nelle tonnare del trapanese non sono più i tonni genetici, ossia i grandi riproduttori di 10-14 anni di età di provenienza atlantica; sono tonni di quattro, cinque anni che pesano 50-60 kg. Difficile stabilire il perché di questo cambiamento; ma d'altronde ricordo che nel 1960 di tonni alle Eolie non ve n'era traccia, mentre appena dieci anni dopo nella stessa zona quaranta pescherecci assicuravano una cattura annuale di 12-14.000 tonnellate annue: evidentemente l'ambiente si era in qualche modo modificato e offriva condizioni ideali ai tonni.
Nel caso specifico delle isole Egadi, il declino non è imputabile alle 'tonnare volanti' visto che esse catturano i tonni 'di ritorno', che hanno già superato le isole Egadi.
Non dobbiamo quindi parlare di tonno in estinzione, quanto del cambiamento dei suoi luoghi preferiti. Il tonno è alla ricerca di un habitat molto particolare, cioè di un insieme di condizioni ambientali che possono presentarsi anche in altri luoghi. In questi anni abbiamo assistito a importanti mutamenti di correnti intorno alla Sicilia e alla prevalenza di venti di scirocco, che hanno mutato il normale giro di correnti intorno alle Egadi.
Io sostengo che la quantità di pesci piccoli pescati nella tonnara di Favignana e Bonagia, non è altro che il prodotto di particolari condizioni ambientali, oceanografiche e meteorologiche, e la risposta del tonno rispetto a esse; non a una quantità inferiore di pesce. I tonni giganti devono trovare un loro ambiente particolare, inteso non come zona precisa dove il tonno va a riprodursi (isole Egadi) ma un ambiente che sia analogo a quello delle isole Egadi. Prova ne è il fatto che se sono spariti i gruppi genetici dalle Egadi e Eolie, ora si trovano invece nel mare della Sirte, fra banco Medina e Malta.
Piuttosto che funzione di pesca della tonnara volante, molto più importante è la diversione delle rotte dei tonni. Da Capo Zebib in Tunisia a Capo Matapan della Sardegna ci sono solo 200 miglia: quando ci sono 7-9 palangari da pescespada o reti abbaglianti abbiamo costituito uno sbarramento e quindi il pesce passa solo nelle acque territoriali, tunisine o italiane.
Il pesce che deve riprodursi non può andare dove è nato e deve disperdersi in un grande ambiente. Non sappiamo granché sull'anomalia di queste correnti, né se è un fenomeno ciclico perché prima non disponevamo di strumenti così sofisticati; del resto del tonno sappiamo solo quanto se ne cattura, quasi nulla dell'animale in sé, come unità biologica".
Non c'è che dire: per una specie che conosciamo da duemila anni, sono molti gli interrogativi ai quali non sappiamo dare risposta.
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Stilo
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Questa community non finirà mai di stupirmi.
:smt039
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Mod
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Iscritto il: 04 ott 2004 11:29
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... e devo per forza unirmi anch'io a Stilo.
Ogni giorno si scoprono professionalita' con competenze incredibili in tutti i campi.
 
IO NON SAPRO' MAI COME RINGRAZIARE INDISTINTAMENTE TUTTE LE ECCEZIONALI PERSONE CHE ANIMANO DA ANNI LA NS. COMMUNITY.

UN SENTITISSIMO E INFINITO GRAZIE DI CUORE A TUTTI ... SIETE STRAORDINARI!

Mod :smt039
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Nofer
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bèeeellllaaaaa!!!
il fatto del cambio del tipo di tonno lo avevo letto anche io, e fa parte di un ampio lavoro sulle modifiche della biodiversità tipica del mediterraneo, grazie alla quale hanno trovato la colonizzazione da parte di alghe tipiche del mar rosso che ci stanno facendo fuori la posidonia, a sua volta habitat caratteristico di molte specie anche animali che sono oggettivamente a rischio, specie nel tirreno meridionale.
Adesso però credo io devo dare qualche notizia in più sul bioaccumulo che preoccupa stilo.
beh, le notizie che posso fornire non sono delle migliori, ma tutto sommato nemmeno delle peggiori.
Al pari di tutti gli esseri viventi, anche i piscitielli interagiscono con l'ambiente in cui vivono. E non sarò io la prima a dire "noi siamo quello che mangiamo", quindi fino ad ora nulla di nuovo.
I pesci di taglia piccola sono a volte erbivori (= mangiano alghe) e a volte no (i pesci donzella adorano i gamberetti, ad esempio; io pure.)
I pesci carnivori, al pari degli animali carnivori terrestri, essendo all'apice della piramide alimentare hanno il maggior tasso di bioaccumulo di sostanze xenobiotiche non metabolizzabili, ivi compresi i metalli pesanti.
In compenso, è la parte grassa quella dove più facilmente si bioaccumulano sostanze non idrofile, come le diossine, i pcb, gli ipa e schifezze del genere.
I vegetali, peraltro, hanno a loro volta spiccate capacità pedodepuranti (laddove per pedo- si intende suolo, sia ben chiaro!), ed anzi si sta studiando che preferenze hanno le varie specie vegetali con le varie schifezze che buttiamo noi in giro. Il tutto, al fine di ripulire i terreni da sversamenti più o meno accidentali o intenzionali; si chiama biofitoremediation, che vuol dire usare organismi viventi "maggiori" come le piante , o minori come batteri, muffe ed alghe, per rimediare ai guai fatti dall'essere vivente intelligente (o quasi...) che è l'uomo.
Così, si è visto che le brassicacee (che sarebbero i cavoli, i broccoli baresi e le rape) dal suolo assorbono i metalli pesanti, con grande passione per piombo e cadmio; le piante a foglia verde, come i broccoli e gli spinaci, assorbono ottimamente ferro e manganese, di cui sono infatti ricchi ai fini dietetci. Rose e carciofi metabolizzano amenamente gli idrocarburi, al pari di insalate a foglia larga come la lattuga e la romana.

Dimmi cosa mangi, e ti dirò di che morirai.
Io, che mangio di tutto un po', senza particolari preferenze, spero di diluire le varie possibilità di accumulo di sostanze tossiche. E siccome è di tutto, ma non proprio poco, come stilo ed altri ben ricordano, accumulo c'è, e anche di ciccia: spero non particolarmente tossica.
Acidina, forse, ma tossica non direi.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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effenne
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A proposito di biofitoremediation, o fitoremediation, o ancora fitodepurazione (in itagliano) io tempo addietro ho fatto una sorta di relazione per un corso. Se a qualcuno interessa posti pure qua sotto, così mi metto d'accordo col mod per inviarne copia, un pò voluminosa, debitatamente depurata da nomi e pubblicità varie.
Attendo ed eventualmente contribuisco con vero piacere.
Non c'è mai abbastanza tempo per fare tutto il niente che vorrei (Voltaire)
Tony

Mi permetto di intervenire per dire la mia facendo notare che molti metalli pesanti non sono estranei ai sistemi biologici e quindi non sono xenob...., ma oltre un certo limite fanno più danni che bene
la sostanza del discorso è che nella catena alimentare certi inquinanti si accumulano nella piramide (è un termine più adattato, in questo caso, di catena) alimentare e più stai in alto e più sei inquinato (ma questo vale per molte altre piramidi ....).
Mentre le diossine i PCB e altre molecole organiche di nuova sintesi sono sconosciute ai sistemi biologici, ma soprattutto non sono metabolizzabili (non tutte le sostanze sconosciute sono non metabolizzabili). Queste diossine etc. sono anche affini ai grassi e pertanto si accumulano nei tessuti adiposi di piante e animali (i tessuti adiposi sono anche quelli meno attivi da un punto di vista biochimico)
chi si mangia questi tessuti assorbe anche gli inquinanti e li concentra nei propri grassi e così via ....ad ogni anello della catena alimentare (ah credo non si possa sempre dire un pesce grosso è più grasso a meno che  non sia grosso perchè grasso)

Ciao

Tony
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