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microclima palestra

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claudia

Salve a tutti,
non riesco a trovare riferimenti sui parametri microclimatici per una palestra (scolastica), in particolare sulla temperatura e umidità. Sapreste indicarmi se esistono fonti legislative (il DM del 1975 mi pare non dia molto aiuto..), norme UNI cui riferirsi o, comunque, dove trovare dei valori di riferimento?
Grazie, Claudia
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

Cara Claudia, vedo che anche tu sei vittima di questa strana fissa che sta prendendo gli ispettori ASL sul microclima delle palestre. Non ci sono limiti per i parametri microclimatici in ITALIA.
Ci sono norme tecniche sul ricambio di aria, ma non ci sono limiti neppure indicativi recepiti in normativa riguardo il microclima. Ci sono indicazioni specifiche per alcuni ambienti protetti, come ospedali, ospizi e simili, ma sempre a livello di prassi amministrativa, che se no quaggiù -d'estate- metà degli ospedali dovrebbero chiudere.
Oltre tutto, ne discutevo giorni fa con una mia amica e collega: ma misurati quando non c'è nessuno, o quando ci sono 20 signore grasse come me che stanno sudando dannatamente per perdere 200 gr di acqua che recupereranno alla prima bevuta di soft-drink? Qualcuno, per puro caso, sa che in palestra si consumano calorie (apposta ci si va!) e magari se si chiamano proprio calorie ci sarà anche un motivo? E della dispersione di calore dai corpi, qualche notizia in merito? Anche reminiscenze del tipo "a letto in 2 ci si scalda prima" possono essere un buon riferimento scientifico...
In bocca al lupo!
Nofer
P.S.magari, :smt003  evita di porre il tema con l'irruenza che ho avuto io...
Nofer
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Marco
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Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

... questa volta devo dissentire dalle affermazioni di Nofer (che mi perdonerà per il mio ardire). Per fare un esempio preciso l'articolo 33 del Decreto Presidente Repubblica n. 320 del 20.03.1956 - Norme per la prevenzione degli infortuni e l'igiene del lavoro in sotterraneo, prevede un limite massimo di 30 °C al termometro a bulbo asciutto dello Psicrometro (oppure un limite massimo di 25 °C al termometro a bulbo umido sempre dello Psicrometro).

In ogni caso l'argomento è molto più complesso e meriterebbe il tempo di un intero Convegno. In estrema sintesi: valgono i principi esposti nei primi 2 commi dell'articolo 11 del Decreto Presidente Repubblica n. 303 del 19.03.1956. Per ottemperare a tale obbligo si posso seguire due strade: la prima prevede l'osservanza di una qualche Normativa armonizzata, per cui, in caso di contestazione, si deve solo dimostrare di aver seguito le indicazioni ivi riportate; la seconda concede al valutatore libero arbitrio, ma in caso di contestazione, si deve dimostrare la scientificità del metodo e la corretta esecuzione pratica dei principi assunti a difesa dei lavoratori.

Saluti

Marco
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

OK, marco, per il 320: ma immagino riconoscerai che una palestra non è esattamente una miniera (oh, be', magari di soldi, se ben gestita), e il 320 è una norma altamente specifica dove il limite dei 30°C a bulbo asciutto fu dettato non tanto dal fatto che i minatori sudavano (da ben vestiti anche a 25°C di bulbo umido e con lavoro pesante sudi eccome!) quanto dalla necessità di contenere le temperature ben al di sotto delle soglie che marzio chiama LEL o qualcosa del genere, per via di polveri e gas etc.
Tornando al 303, o meglio a quel poco che ce ne hanno lasciato, giustappunto si lascia al giudizio del valutatore.
Che quindi, nel caso di Claudia, dovrebbe verificare le condizioni "naturali" e quelle "di esercizio", e questo anche con diverse condizioni meteo esterne. E il tutto dovrebbe anche essere finalizzato all'ottimizzazione dei ricambi di aria necessari in funzione del numero dei presenti e delle attività fifische dagli stesse svolte.
Non mi interesso di progettazioni (ci mancherebbe solo questo...), ma immagino che ci siano delle tabelle in questo senso che supportino quelli che devono decidere quante finestre mettere, che tipo di impianti di climatizzazione, quantità di aria immessa o comunque utile e tutte quelle robe là che poi uno dice <<qua non si respira, apriamo>>, oppure <<accidenti che freddo, mi si sta gelando la tuta addosso>>.
C'è poi anche a dire che i fruitori di una palestra sono da considerare "pubblico", mentre gli istruttori sono da considerarsi lavoratori, e francamente io mi  piango più quello che si snasa gli olezzi ascellari e piediferi che non la signora pienotta che tenta di diventare la cucinotta.
E il microclima - a mio personale avviso - ha dei valori-guida, che come sappiamo bene tengono o meno conto del fattore vestiario, che al pari di altre metodiche valutative dovrebbero avere una valenza previsionale e non verificativa... Cosa che si può fare per temperature, velocità dell'aria, umidità relativa, ma la vedo difficile sulle sostanze odorigene che possono creare "disagio". Ti sei mai trovato in ascensore con qualcuno che soffre di alitosi? Hai mai avuto la sfiga terribile di stare in stanza con collega ignara dell'esistenza dei deodoranti e talvolta anche dei saponi? non so quanti anni hai, ma io ricordo ancora che lo spogliatoio femminile della palestra, a scuola-liceo, in alcuni giorni del mese, nei lontani anni 70, era la prova generale delle armi chimiche... Pure, ti assicuro, la temperatura era buona anche d'inverno, che avevamo già il termosifone: era l'aria che proprio non ti faceva voglia di respirarla.
Donde deduco che quello che conta nelle palestre non sia verificare come sono i parametri microclimatici "a vuoto", ma studiare i ricambi d'aria necessari a non ricreare le condizioni che ti ho descritto sopra.
Infine, è comune accezione che le condizioni ottimali siano comprese tra 18 e 30 °C (ne parlammo con l'ondata di caldo dell'anno scorso) in ambiente chiuso. Poi, si sa che per ogni grado sopra i 38°C occorrono dei tempi di riacclimatazione in caso di lavori pesanti o di umidità relativa >60%, o si rischia il colpo di calore, e a di sotto dei 15 °C è indispensabile fornire i lavoratori di indumenti protettivi. Personalmente, io a 15 °C vado in catalessi letargica, e difatti in questi giorni ho notevoli difficoltà anche a compiere i 120 metri che separano la porta del laboratorio dalla porta di casa...
:smt050 ...ma non ci sono limiti normati per i parametri microclimatici complessivi  :smt040  degli ambienti di vita o di lavoro, e la vedo difficile che si possano sancire, specie con le nostre caratteristiche geografiche.
Nofer

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claudia

Il problema era proprio verificare se ci fosse una soglia minima di temperatura da garantire, poichè i lavoratori hanno circa 7 gradi in questi giorni (anche se secondo me potrebbero anche muoversi un pochino... siamo in una palestra, no?). A questo punto non mi rimane che fare i calcoli per determinare il PMV...
Grazie davvero dell'aiuto!   :smt039
Claudia
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Nofer
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claudia ha scritto:Il problema era proprio verificare se ci fosse una soglia minima di temperatura da garantire, poichè i lavoratori hanno circa 7 gradi in questi giorni
Claudia
7 °C ????
Mon Dieu! ...e sopravvivono?
Nofer
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Claudia

Temporaneamente sospesa l'attività... giusto in tempo, prima che cadessero le prime vittime!!  :smt003
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Marco
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Il Microclima ha salvato il Mondo (forse)

Uno dei temi meno curati da chi si occupa di prevenzione nei luoghi di lavoro è il Microclima. Questa è una mia constatazione personale. Eppure vi è tutta una casistica che prova l’importanza anche di questa materia.

Nel 1959 il sovietici realizzarono che una eventuale guerra futura sarebbe stata condotta con armi nucleari e, nello stesso anno, costruirono le Forze Missilistiche Strategiche anche per fronteggiare il programma di riarmo USA voluto dal Presidente Kennedy. I sovietici decisero di installare delle armi nucleari nell’Isola di Cuba approfittando della decisa apertura ad Est, voluta da Fidel Castro, dopo il tentativo di invasione dell’isola da parte di esuli cubani appoggiati dalla CIA, episodio conosciuto come l’Invasione della Baia dei Porci.

Il ragionamento dei sovietici aveva due aspetti: il primo era di difendere questo nuovo stato comunista dagli USA o da un'invasione sponsorizzata da questi; il secondo mirava, con l’installazione di missili a medio e lungo raggio rivolti contro gli Stati Uniti, a riequilibrare la bilancia del potere nucleare.

Quando gli aerei spia americani li scoprirono (nell'ottobre del 1962), Kennedy ordinò il blocco navale dell'isola. Durante tutta la Guerra Fredda mai si ebbe un così alto rischio di degenerazione della crisi in conflitto armato: dopo giorni di tensione, Khrushchev, vista la fermezza di Washington, ordinò il ritiro dei missili in cambio della promessa dell'indipendenza dell'isola dagli Stati Uniti. In realtà gli Stati Uniti dovettero promettere di smantellare le loro basi missilistiche in Turchia, cosa che fecero 6 mesi più tardi ufficialmente perché vecchie e inutili. L'Avana fu considerata da quel momento un nuovo satellite dell'URSS, il più vicino al territorio americano.

Questo è quello che di solito si racconta della Crisi di Cuba. Ma pochi sanno che in realtà Khrushchev, saputo del blocco navale, cercò in un primo tempo di mettere in difficoltà Kennedy, inviando quattro sottomarini armati di siluri a testata nucleare.

E solo alcuni, di coloro che conoscono questo particolare, sanno perché 3 di quei 4 sottomarini fallirono la missione: per il … microclima!

I sottomarini sovietici erano stati progettati e costruiti per operare nelle gelide acquee del Mare di Barents, Mare di Groenlandia, Mare di Norvegia e nel Mare del Nord. Ma quando arrivarono ai Caraibi le condizioni microclimatiche all’interno degli scafi si fecero insopportabili per gli esseri umani e mandarono in crisi anche gli impianti tecnologici. I Comandanti furono costretti ad approvvigionare ossigeno all’esterno e vennero individuati. A quel punto quegli uomini (perché di uomini si trattava e non degli invertebrati che circolano ora per strada) non eseguirono l’ordine di utilizzare le armi per forzare il blocco navale e Khrushchev realizzò che forse era meglio trattare.

La prossima settimana cercherò di illustrare con maggior precisione come, a mio modo di vedere, può essere effettuata una valutazione microclimatica.

Per Nofer: ho l’età di uno che si ricorda di Ruggero Orlando che salutava con la mano da “Nuova York”.

:smt045 Saluti

Marco
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catanga
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Iscritto il: 17 nov 2004 19:44

Tolto il caso delle gallerie e delle miniere, l'unico riferimento è, come detto da Marco, l'art. 11 del DPR 303/56 così come modificato dal 626.

Mi permetto di ricordare che esistono anche delle norme tecniche UNI (che ovviamente non sono leggi) che danno dei riferimenti; ad esempio le UNI 8852, relative agli impianti di climatizzazione invernali per gli edifici adibiti ad attività industriale e artigianale.

In genere, un progettista dovrebbe far riferimento a queste norme nella progettazione degli impianti di condizionamento atti a garantire il "benessere termico".
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Marco
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Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

... dimenticavo, per Claudia: fare il calcolo dell'Indice di Fanger con una temperatura di 7 °C è perfettamente inutile, almeno per una Palestra.

Saluti

Marco
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