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Rischi di natura psicosociale

Archivio Medicina del Lavoro/Registro infortuni/Strutture sanitarie.
In questa sezione vengono riportate tutte le problematiche inerenti la medicina del lavoro, gli infortuni e le strutture sanitarie (Riservato agli abbonati)
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mirko
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Iscritto il: 23 nov 2004 20:32
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Il tema è caldo caldo e secondo me sarà il futuro.
Premettendo che esco da un lungo periodo di problematiche connesse ai co.co.pro che "si prestano" per più DdL nelle proprie unità produttive e non (figuratevi che bordello!  :smt030 ) ed entro subito in merito a questa "nuova" categoria di rischi.

Vorrei sapere se e come sviluppate questa parte nei vostri DVR.

Come fate a dire se in quell'Azienda il clima è stressante per (ad esempio) le segretarie o gli addetti alla timbratura delle poste????

Soprattutto, dal momento che un po di stress è positivo e ci può stare, come fate a sapere se ci sono soggetti in burn-ot???

Come fate a sapere se ci sono fenomeni di mobbing? e/o bossing?

Il problema è che in certe aziende ho visto succedere troppi infortuni per semplici "distrazioni" dell'addetto a fronte di misure preventive e protettive giustissime.

I rischi psico sociali, quindi il lavorare ad una macchina quando sei stressato, in burn-out o mobbizzato, secondo me rende vane molte delle misure affidate all'uomo stesso. Quindi credo sia un aspetto molto importante ai fini prevenzionistici ma difficilmente valutabile e spesso addirittura "mascherato".

Approposito come la mettiamo con il discorso della privacy??? ci sono dei momenti in cui questi due aspetti si incontrano creando non pochi problemi di privacy.

Oppure faccio come dice quel mio caro amico: "siccome non c'è la legge non faccio nulla perche nessuno può dire nulla ad DdL.

Eccessiva responsabilizzazione del ruolo?? sindrome del RSPP responsabile??  :smt003

Ciao e grazie per i commenti e i suggerimenti graditi.

Mirko
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catanga
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Iscritto il: 17 nov 2004 19:44

Io chiamo mia moglie che è una psicologa del lavoro e gli faccio fare dei test.

Purtroppo mia moglie ha questo vizio.

Pensate che mi ha fatto, prima di sposarmi, 4 o 5 test.

Penso seriamente che mi abbia spostao per esercitarsi!

Scherzi  a parte, andrebbe rilevato il "clima organizzativo" per capire come stanno le cose.

Francamente, penso sia difficile per noi che non abbiamo le competenze.

Il disegno di legge Smuraglia, non a caso, prevedeva tra le figure della prevenzione, anche lo psicologo del lavoro.
Questo ce lo siamo perso ed abbiamo vinto il corso da RSPP con il D. Lgs. n° 195/2003.

Prova a fare la Tua domanda ai membri della Conferenza Stato Regioni.
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ursamaior
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Iscritto il: 16 dic 2004 14:01
Località: L'isola che non c'è

Concordo con Catanga. L'unica possibilità concreta che hai è quella di somministrare test (tipo quello di zung) da far valutare poi ad uno psicologo del lavoro.
è inutile imrovvisare ciò che non sai e che non saprai mai.
Del resto pure io mi arrabbierei se gli psicologi si mettessero a fare valutazioni del rumore
Lo Stato è come la religione: vale se la gente ci crede (Errico Malatesta)
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ugo
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Iscritto il: 27 ott 2005 03:16

in un ufficio pubblico che sto seguendo ci sono tutti i sintomi di stress e burn-out (ovviamente io che sono un meccanico mi posso sbagliare... dal solo modulo C del 195 mi son fatto solo una idea della questione)

ho proposto anche io un test e di contattare un psicologo ad hoc (la 626 infatti indica di avvalersi di risorse esterne qualora...)

ho segnalato questo rischio al DDL e alla direzione e inserito come argomento da svolgere... con uno specialista

un saluto
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ursamaior
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Località: L'isola che non c'è

credo che su questo argomento sia importante confrontarsi.
Lo psicologo del lavoro mi dice che non esiste alcuno strumento che io possa utilizzare (se non la mia sensibilità di fronte ad un problema, ma questo lo dico io) per rendermi conto, non già del problema, ma solo dell'anticamera, anzi del vialetto di ingresso del problema.
Questo significa che l'unico strumento è quello, in fase di valutazione dei rischi, di rivolgersi direttamente  ad uno psicologo del lavoro.
Ma ciò, almeno per la mia esperienza, si riesce ad ottenere solo nelle aziende grandi, ma le aziende piccole con meno di 10 dipendenti (che costituiscono il 96% delle imprese italiane, ad occhio) non potranno mai permettersi l'intervento di uno specialista che gli dica se il rischio c'è o non c'è.
Mi spiego meglio e ritorno all'esempio che io stesso feci a mirko.
per procedere ad una valutazione del rumore strumentale, devo "fondatamente" supporre il superamento di 80 dB(A).
Come RSPP, qualora non possedessi un fonometro per procedere ad una valutazione quantitativa che escludesse con certezza il superamento, prima di chiedere l'interevento di un tecnico esterno verificherei, perlomeno, se, in linea di massima, con un margine di errore conservativo, il limite di 80 dB(A) può essere superato: chiedo al produttore della macchina i livelli di emissione, faccio una ricerca su internet......
Insomma, qualora non mi ponessi perlomeno su una fascia inferiore a 75 dB(A), negli altri casi, comunque, chiederei l'intervento di un tecnico (che alla fine probabilmente confermerà il non superamento di 80 dB(A) ma con l'elemento strumentale di certezza). In questo modo ho quantomeno escluso l'intervento del tecnico (eliminando il costo superfluo per l'azienda) nei casi di palese assenza di rumore.
Allo stesso modo, con tutte le ovvie differenze esistenti tra una grandezza misurabile quantitativamente (rumore) ed una non misurabile (stress, mobbing, burn-out, molestie varie, ecc.), mi chiedo, ma soprattutto vi chiedo: esiste una metodica che mi consente di sospettare, non con ragionevole certezza, ma con fondata incertezza (sempre per mantenere un criterio conservativo nel senso della sicurezza), l'insorgenza di un rischio psicosociale che possa somministrare da solo per poi, in caso di test positivo, richiedere l'interevnto dello specialista ma con una prova in più che non la mia semplice sensibilità?
Ripeto, la domanda è importante non già per sostituirsi agli psicologi del lavoro (non ci tengo), ma per avere uno strumento in più per richiedere il loro intervento, poichè per aziende piccole, l'alternativa non esiste: lo psicologo non si chiama oppure non si chiama.
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ursamaior
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Iscritto il: 16 dic 2004 14:01
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scusate se intervengo nuovamente, ma a mia memoria in queste stanze non hanno mai partecipato psicologi del lavoro.
Catanga, faresti intervenire la tua signora per dei consigli di base che noi tutti si possa successivamente approfondire?

P.S.
il test di zung (che io personalmente non so se sia valido e ne ho solo sentito parlare come eventualità propedeutica) si trova su vari siti web, ma mi piacerebbe sapere se può avere una validità nell'individuare il vialetto di ingresso al problema di cui parlavo prima
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ugo
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io ho misurato il caso con:
1 - discorsi fatti coi dipendenti durante i sopralluoghi
2 - lettere del rls
3 - dichiarazioni raccolte dal ddl e dal suo staff
4 - ho aperto la mia mente e non ho pensato "ma vai a lavorare in acciaieria per un mese e poi dimmi che ne pensi del tuo lavoro" cosa che facevo di solito sempre (SBAGLIANDO!)

Mi son documentato,
ho chiesto a mia moglie (cosa fanno nel suo ufficio pubblico ...)
ho chiesto a miei amici che lavorano in uffici pubblici
ho letto un po' di documentazione (linee guida...)
ho chiesto al corso C RSPP informazioni

poi ho discusso assieme al DDL e al suo staff

abbiamo concluso che il rischio c'è e... si deve discutere di tutto con tutti (rimettendo in discussione anche la leadership e il modo di condurre il lavoro dell'ufficio???)

la cosa non è semplice... seve un supporto esterno...

certo che per le piccole realtà la cosa è impegnativa... ma la sensibilità del DDL e del suo staff e del consulente sono importanti...

ci vuole poi ONESTA' INTELETTUALE per affrontare la questione (almeno all'inizio)

non so come andrà a finire
ma è un tema aperto molto importante! ... diciamo solo che ne va della produttività di un ufficio (brutalizzo il concetto, ovvio che ci sono delle persone in mezzo che soffrono, eh?)

un salutone
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Marzio
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Un modello a mio avviso facilmente applicabile è quello di Karasek. Esso individua sulla base di due fattori guida (domanda lavorativa e libertà decisionale) le mansioni che sono possono essere sottoposte a stress lavorativo. Secondo la matrice del modello esistono mansioni attive, passive e stressanti.

Qui si trova un primo approccio al metodo.

http://www.sicurezzaonline.it/primop/pp ... stsocc.htm

Ciao

Marzio
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catanga
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I test psicologici possono essere somministrati solo da psicologi iscritti all'albo professionale.
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Marco
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Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

Ciao a tutti

Questo argomento, a mio modo di vedere, è il più ostico da affrontare nei luoghi di lavoro. Io non ho ancora una visione limpida di come poter intervenire quando si percepisce in un ambiente di lavoro un clima non sereno. Però ho potuto maturare personalmente alcuni punti fermi.

Primo – La valutazione del rischio psicosociale è argomento complesso e deve essere affrontato da persone che, oltre ad avere una specifica preparazione in Psicologia sociale o del lavoro oppure in Psichiatria, è opportuno che abbiano la qualità dell’empatia. Per contro ho scoperto che somministrare test oppure svolgere analisi sociologiche può comportare reato penale per “Esercizio abusivo di una professione” – articolo 348 del Codice Penale.

Secondo – La valutazione del rischio psicosociale, in senso stretto, spetta al Datore di Lavoro; il Consulente oppure il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione è tenuto a segnalare il pericolo, quindi il DdL deve intervenire per approfondire tale tematica con le modalità che lui riterrà più opportune. Beninteso il RSPP o il Consulente può anche solo evidenziare un clima teso ed una certa freddezza di rapporti. A mio modo di vedere non gli si può chiedere di più. Certo è che non può tacere queste informazioni al DdL.

Terzo – In alcuni casi nei luoghi di lavoro, in prossimità dei ruoli di vertice, si creano delle strutture molto simili alle “organizzazioni settarie”. In simili contesti si commettono veri e propri reati penali che le vittime, sovente, non sono in grado, oppure non hanno la forza, di denunciare. Io ritengo che è perfetto compito del Consulente o RSPP informare il DdL perché tali “organizzazioni settarie” sono estremamente dannose per l’Azienda.
Per “Setta, Organizzazione Settaria o Gruppo Settario” generalmente si intende nella lingua italiana un gruppo di persone che segue una dottrina religiosa, filosofica o sociale che per particolari aspetti concettuali o pratici si discosta da una dottrina preesistente già diffusa e affermata; per estensione ed in senso spregiativo talora per “Setta, Organizzazione Settaria o Gruppo Settario” si può anche intendere un gruppo ideologico intollerante e rigidamente chiuso in se stesso. In realtà una relazione settaria è un tipo di relazione in cui una persona induce intenzionalmente un’altra a divenire totalmente o quasi totalmente dipendente da sé per quanto riguarda la maggioranza delle decisioni più importanti della sua esistenza, della sua vita lavorativa o di relazione. Il leader, nell’ambito della relazione settaria, inculca nei suoi seguaci la convinzione di essere lui in possesso di un qualche talento particolare, sapere, intreccio di amicizie e compiacenze, dono soprannaturale, di una qualche conoscenza o competenza speciale che, ponendolo in una condizione di estremo potere, gli permette di esercitare una “soggezione continuativa” in chi accetta più o meno consapevolmente l’assoggettamento.
Attenzione perché la “soggezione continuativa” in ambito lavorativo può essere ricondotta al reato previsto all’articolo 600 del Codice Penale.

Aggiungo che ho scritto una bozza di disegno di Legge, anche se non sono un giurista, e nei giorni scorsi l’ho inviata tramite e-mail ad alcuni Parlamentari scelti non in base alla fede politica. Ho la speranza che possa suggerire iniziative. Ne allego una copia in formato .pdf

Saluti

Marco
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