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sottrazione attenuazione DPIu da LEX C

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Nofer
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allora, amichetti miei, io sono in quel dell'Alta Badia (un freddo boia, giuro) e ieri ho avuto modo di seguire un gran bell'intervento di Omar Nicolini della AUSL Modena.
e siccome mai sia che non vi penso, e poiché Nicolini oltre tutto ha chiarito una bella quantità di dubbi sul 195 in particolare (che io poi son stata contentissima perchè era proprio quello che avevo capito io e di cui ho parlato nel seminario di SOL  sul rumore a Bologna nel dicembre scorso), vi allego in formato un po'  word e un po' copiaincollato dal PDF degli Atti del convegno cui sto partecipando il testo.
sperando di far cosa gradita!
Nofer


Ringrazio a nome di tutta la community Nofer che, nel corso del 13° Convegno Nazionale di igiene industriale "Le Giornate di Corvara", ha trovato il tempo per allegare qua sotto questo prezioso documento (al solito visibile e scaricabile solo dai registrati al ns. Forum).
Un cordiale saluto a Nofer e ancora grazie.

Mod :smt039
Allegati
intervento nicolini corvara 2007.doc
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Nofer
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ursamaior
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Grazie per aver messo a disposizione il documento.
Posso fare un'osservazione? Fin dall'uscita del D.Lgs 195/06 non ho ancora sentito di un'interpretazione o chiarimento che sia realmente tale. Le cose finora dette e ribadite anche in questo caso, sono tutte enucleabili da una semplice lettura attenta della norma (come affermi anche tu quando dici di aver ricevuto altre conferme rispetto a quello che dicesti mesi fa).
I veri problemi non vengono sollevati e approcciati.
Ad esempio, c'è ancora un problema, neanche poco rilevante, sul quale tutti i pareri sentiti sinora hanno fatto finta di dire la loro, salvo poi limitarsi a dare un'interpretazione generale ed inutile o errata.
Già molto tempo fa sollevai tale questione nel forum, ma non ebbe seguito (senza rancore... :smt002 ), forse però ora i tempi sono maturi.
Faccio riferimento alla questione del rumore impulsivo prevista dall'Art. 49 quinquies, comma 1: Nell'ambito della valutazione dei rischi di cui all'articolo 4, il datore di lavoro valuta il rumore durante il lavoro prendendo in considerazione in particolare: il livello, il tipo e la durata dell'esposizione, ivi inclusa ogni esposizione a rumore impulsivo.

Come noto, il rumore impulsivo non è il livello di picco e la norma non fornisce una metodica per individuare nè la presenza di rumore impulsivo, nè il livello di rischio.
In tal senso, il relatore di cui Nofer cita l'intervento, ciurla nel manico non prendendo in considerazione proprio l'argomento, ma su questo ci ritorno dopo.
Invece sul livello di picco fa numerose considerazioni e per calcolare l'attenuazione dei DPI nel caso di superamento del valore limite di picco di 140 dB(C), afferma che è possibile applicare il metodo suggerito dalla UNI 458:1995!!!
Ora, nonostante l'affetto per questa norma che ci ha accompagnato per dieci anni (se Ronin legge il presente post, sarà felice di sapere che ho evidenziato alla UNI un errore ivi contenuto nella formula del metodo HML di cui non erano a conoscenza, errore corretto nella successiva versione), essa è superata dalla versione del 2005 che, guarda caso (oltre alla piccola correzione da me suggerita), è sostanzialmente diversa (Annex B) proprio nella determinazione del calcolo dell'attenuazione dei DPI per rumori impulsivi.
A parte questo, sono tra quelli (anche se non so se sono il solo) che dicono che questa metodica suggerita, come anche quella della versione del 1995, non è idonea, essendo riferita a rumori di impatto provenienti da armi da fuoco, sui quali negli USA esiste notevole letteratura (forse anche grazie ai loro interventi umanitari e contro il terrorismo) ed hanno un comportamento diverso dai rumori d'impatto che sovente si producono in ambienti di lavoro.
Sarebbe interessante, come avevo già proposto illo tempore, verificare se si trova un'alternativa........

Lo stesso pelide Omar di cui la diva Nofer canta l'ira funesta, sull'ultimo numero della solita rivista verde, fa un altro intervento, di tenore leggermente diverso e un pò più esposto parlando del rumore impulsivo vero e proprio, di cui riporto un passaggio:

Come è ampiamente dimostrato nella letteratura scientifica, a parità di energia sonora assorbita dall’orecchio
(ovvero a parità di LAeq) la presenza nel rumore di componenti impulsive costituisce un aggravio di
rischio uditivo.
In fase di valutazione del rischio, il tecnico qualificato deve tenere conto del rumore impulsivo quanto
meno:
- nella determinazione del LEX, considerando correttamente, nei periodi nei quali effettua le misure, la
presenza e la frequenza degli impulsi;
- determinando il Lpicco,C in corrispondenza degli eventi più energetici e confrontando i valori ottenuti con i
livelli di azione o limite previsti dalla legislazione [135, 137 e 140 dB(C)].
Occorre precisare, tuttavia, che queste modalità di valutazione non sono necessariamente correlate alla
presenza di rumore impulsivo e non ne costituiscono i descrittori ottimali.

Pur non essendo esplicitato nel documento delle Regioni, ai fini della identificazione del contenuto impulsivo
del rumore, si consiglia di fare riferimento ai criteri contenuti nel D.M. 16 marzo 1998, «Tecniche di
rilevamento e di misurazione dell’inquinamento acustico», attuativo della legge quadro n. 447/1995.
Questo decreto considera il rumore avente componenti impulsive quando sono verificate le condizioni
seguenti:
- l’evento è ripetitivo;
- la differenza tra i livelli di pressione sonora massimi RMS ponderati A con costante di tempo Impulse e
Slow, LAImax – LASmax, è superiore a 6 dB;
- la durata dell’evento, come si desume dalla time history, nell’intervallo di tempo compreso fra il valore
del livello di pressione sonora massimo RMS ponderato A con costante di tempo Fast, LAFmax, meno 10 dB, è
inferiore a 1 s.
La presenza di rumore impulsivo e la sua frequenza vanno riportati nella relazione tecnica

Trovo corretta l'affermazione in corsivo, pur non avendo l'alternativa, ma non trovo accettabile la seconda affermazione secondo la quale si potrebbe far riferimento al DM 16/03/98.
Tale decreto riguarda gli aspetti ambientali del rumore, dedicati più alla prevenzione del fastidio che del danno acustico. Dunque è per costituzione legislativa non adeguato alla rappresentazione ed individuazione dell'impulso destinato a far male all'udito, come nel caso del DLgs 195/06 (almeno finchè non arriva un parere sanitario ufficiale in base al quale si conferma che gli impulsi così come definiti dal DM sono estremamente pericolosi per la salute. In questo caso però mi chiederei che attinenza ci sia con la definizione del DM e il rumore ambientale, poichè si va nella vera e propria sfera della protezione sanitaria dell'udito della popolazione e se tali impulsi sono così pericolosi per le persone in genere - so anch'io che possono comportare in basse percentuali di persone dei danni - per ritornare al senso della valutazione di impatto acustico si dovrebbero prendere dei riferimenti mooooooolto più bassi).
Ricordo che i "valori di esposizione" previste dalle leggi in campo ambientale, vietano il superamento (in aree esclusivamente industriali) di 70 dB(A), altro che 80, 85, 87 dB(A). Insomma il tenore ed il fine di tali norme è molto diverso.

Inoltre, mi permetto di segnalare, con un pò di malignità, una piccola dimenticanza. Il relatore, nel citare le modalità di riconoscimento del rumore impulsivo desunte dal DM 16/3/98, dimentica di dire che tale decreto prevede che, perchè si possa parlare di rumore impulsivo, non è sufficiente dire che l'evento è ripetitivo, ma occorre indicarne la sua frequenza.
Nel caso del DM, tale frequenza è di 10 volte nell'arco di un'ora nel periodo diurno ed almeno due nel periodo notturno!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Dunque, lo stesso evento deve verificarsi con le frequenze indicate, ergo, occorre fare rilevazioni di almeno un'ora. Peccato che la stragrande maggioranza delle tipologie di lavorazioni durino meno di un'ora ed hanno una frequenza superiore ad un'ora. Quindi in questo caso che faccio? escludo a priori la presenza di rumore impulsivo??????????

Un'altra domanda interessante, ma di questa prevdeo la risposta, sarebbe: D'accordo, ma una volta individuata la presenza di rumore impulsivo che ci faccio? applico una penalizzazione di 3 dB?

scusate se sono andato lungo. Se qualcuno di voi è arrivato alla fine, mi farebbe piacere aprire un discorso sul problema del rumore impulsivo e sulle modalità del calcolo dell'attenuazione per il livello di picco
:smt039
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mirko
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L'ho letto tutto e purtroppo, ma è il mio modestissimo parere, su alcuni punti non sono in linea con il pensiero dell'autore che conosco di fama ovviamente.

Innanzi tutto non capisco perche ostinarsi a sostenere (per ciò che riguarda la 187) che le banche dati e i dati del costruttore non servono praticamente a nulla.
Questo concetto può valerte in teoria ma spessissimo non in pratica.

Io dico che spessissimo sono i dati ricavati con le misure che non servono praticamente a nulla..

Poi dico che ovviamente non è vero che l'unico modo che abbiamo per avere delle misure buone è quello di affidarsi a tecnici di aziende specializzate.


Io dico che spessimo queste aziende super specializzate, proprio perchè non trovano più i margini di guadagno che hanno speso in pubblicità per dire che sono super specializzate, mandano in giro a fare le misure dei ragazzotti neodiplomati/laureati che prendono 600-800 € al mese e che tutto gli frega meno che fare bene le misure (a patto che le sappiano fare correttamente).

Poi vorrei dire altre cose ma non vado avanti perchè mi viene un dubbio.

Ma questi che scrivono sono andati qualche volta da soli a fare le misure che decantano e poi sono tornati da soli a scrivere le relazioni di cui parlano??

Io credo che quando questo è stato fatto per un bel pò di tempo allora possiamo cominciare a parlare di misure di vibrazioni e relazioni.

Intanto raccomando a questoi l'uso dei dati forniti dal costruttore o dall'ISPESL.

Ecco spiegato perche servono questi dati.  :smt043

Ps Ursamaio ha ragione è stato dimenticato un aspetto del rumore importantissimo
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Nofer
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Chiedo scusa del ritardo, ma solo stasera, nell'ebbrezza di un sabato sera sola tranquilla in casa io e il mio PC, trovo il tempo per aggiungere qualcosina, anche  perchè i commenti sia di ursinodolce che di mirko mi trovano piuttosto concorde.
Ho ritenuto opportuno allegare il testo dell'intervento di Nicolini - come si può desumere al titolo che ho dato al thread - soprattutto per ribadire il fatto che i dB di attenuazione dei DPIu sono in scala C, ed è quindi da LEX (8h) in scala C che occorre sottrarre il valore dichiarato.
A questo punto, mi accodo ad una discussione che io stessa ho iniziato, per commentare gli interventi che son seguiti.
Allora, il fattore del rumore impulsivo: ci sono fonometri che hanno la modalità impulse, per rilevarne la presenza. Il problema è quindi "come" considerare tale componente, giusto? Introduco un concetto che non so se è giusto o meno, ma sono anni che ci lavoro sopra, anche senza magari le necessarie basi teoriche, e io dico SEL. Il SEL (acronimo di Sound Exposure Level") se non erro è il valore in dB astratto che si avrebbe se tutte le pressioni sonore misurate, e che danno il LAeq , fossero riportate sulla frequenza di 1 kHz. Francamente, non conosco sufficientemente bene, dal di dentro dico, il funzionamento di un fonometro per fare questo calcolo, ma suppongo che il microfono di classe 1 fisicamente pesi queste pressioni spalmate su tutte le frequenze, e in qualche modo le riporti al peso che avrebbero se fossero solo sui 1000 hz. Negli anni (tanti anni, lo sapete) mi rendevo conto misurando che non tutti gli 85 dBA sono uguali: alcuni hanno un SEL inferiore a 100, altri superiore. E con le mie orecchiette sante, che -ringraziando il Grande Biologo- funzionano una perfezione, ho letteralmente a orecchio rilevato che la preponderanza di frequenze alte e/o la presenza di tumori impulsivi mi fanno salire il SEL, mentre la presenza di toni prevalentemente bassi (vibrazioni comprese) e l'assenza di rumori impulsivi mi abbassano il SEL.
Come potete immaginare, quando sei in un'azienda cliente a far misure, non è che poi puoi sempre metterti a fare gli scemanfù (N.d.T.= termine partenopeo per definire una serie di estreme raffinatezze), ma a volte davvero ci si ritrova con dei dati che ti incuriosiscono. Almeno, a me, mi incuriosiscono. E allora ti metti a "fare le prove", come le chiamo io, cioè incominci a sbizzarrirti con il modo di rilevamento, giocando tra slow, fast e impulse, e con le varie ponderazioni, ivi includendo la scala Lineare passatutto che secondo me è una grandezza del creato. E giocando giocando, scopri delle grandi cose. Tipo che è consolidata abitudine misurare e valutare praticamente tutto ciò che riguarda il rumore in scala A, perchè "è ponderata secondo la capacità di recepimento e percezione del rumore da parte dell'orecchio umano" . OK; ma scusate, non stiamo dimostrando sempre più chiaramente che è il peso totale che arriva all'orecchio quello che incide sul danno? E visto che la risposta è "SI'!", come numerosissimi lavori di Franca Merluzzi dimostrano e di cui ho già diffusamente citato in altre occasione, proprio non riesco a comprendere la razionalità dell'impiego della scala A. Diciamo che in ambiente industriale la differenza tra LAeq e LLeq spesso supera i 10 dB, e così è tutto più semplice.
Francamente, io non sono d'accordo nemmeno sul 447, e di per esso il decreto 16 marzo 98, che mi obbligano a rilevare in scala A, a fare i livelli differenziali in scala A, quando poi è notorio da chissà quando - io l'ho studiato come fatto vecchio nel 1983 - che la sensazione di "fastidio" è data dal livello sonoro L e non A, che dice solo sul disturbo uditivo ossia realmente sentito. E dunque io mi posso trovare in situazioni in cui il livello differenziale notturno in scala A è, ad esempio, 1,5 dB(A), e quindi accettabile secondo legge, ma in scala L tra rumore residuo e rumore ambientale ci sono magari anche 9 dB(L). E vi assicuro che si sentono, io che ho un udito incredibile me ne accorgo eccome... Che poi mi addormento comunque, e questo è un vantaggio che io ho , ma non è detto sia una dote di tutti. E nessuno può permettersi di giudicare che io ho fastidio o no, lo posso dire solo io.
Tornando alle problematiche rumore ex 195, io trovo che siamo in ogni caso in regime di convenzionalità, ossia ci siamo detti tutti insieme che consideriamo la Scala A, ma questo sarebbe valido se misurassimo con l'orecchio, non con il fonometro. La pressione che arriva all'orecchio, ci arriva in scala L, che la cosa piaccia o non piaccia anche ai più eminenti acustici. E se ci sono Impulsi, il loro peso deve essere misurato con la costante Impulse, oppure non lo posso valutare. Come che sia, anche se non sono esattamente 6 dB di differenza, io dico che anche 4 dB fanno la differenza: non dimentichiamo che i decibel sono un logaritmo, 4 vuol dire 2,51 (circa) volte la pressione "base" , e a me non sembra una sciocchezza, specie se parto già da livelli pressori "pesanti".
Il problema si sposta dunque di campo: vogliamo davvero prevenire le ipoacusie da rumore (o tutelare la quiete personale nel caso del 447), o vogliamo fare esercizi di matematica sopraffina???
io dico "la secònda che ho detto".
In questo ambito, rientra bene che l'attenuazione si deve togliee dalla scala C. Ma a parte il p-peak, da dove c'è che si capisce che devo misurare anche il Leq in scala C per mettermi in condizioni di fare la sottrazione??? Da nessuna parte.
Chiunque abbia scritto la direttiva, e chiunque l'abbia tradotta, direi che non è MAI andato a far misure in fabbrica.
Per quanto riguarda i database delle vibrazioni, mi sbaglio oppure ho già detto la mia in merito alla assoluta assurdità di questo obbligo di valutazione e che per me doveva rimanere l'apposita voce del 303? Spiego: anche io penso che il database sia poco attendibile, almeno per quello che riguarda la valutazione dell'effettiva, vera, reale, tangibile, contigente esposizione a vibrazione di quell'operaio con quello strumento. Va benissimo per dire "a parità di condizioni, questo trapano dà meno fastidio di quell'altro".
Ma anche le  misure, a mio avviso, lasciano il tempo che trovano, e questo addirittura a parità di strumento vibrante che di substrato, tipo stessa pistolina svitavvita con stesse viti nello stesso buco. E sapete perchè? perchè c'è il fattore umano. Io uso agevolmente il mio Valex, che me lo sono scelto perchè aveva quel certo peso che sapevo di poter reggee in mano senza che mi crolli il braccio a metà della tassellatura. Quello di mio genero è una bomba, rispetto al mio, ma pesa circa 1 Kg in più, io farei una fatica della miseria a reggerlo, figuriamoci a fare un buco. Quindi, a parità di pistolina svitavvita, se la impugna mio genero avrò una certa esposizione, perchè lui applica una certa forza, e se la impugno io magari aumentano e non di poco le vibrazioni, perchè io non sono in condizioni di usare la stessa forza. Quindi, o misuriamo tutto a tutti dappertutto, oppure diamo comunque dei numeri al lotto.
A mio avviso, dovremmo più che altro utilizzare le banchedati come si dovrebbe usare il NIOSH per la MMC, ossia in via preventiva: ma nessuno ci dice a quanti giri è stata fatta la calibrazione per la misura delle vibrazioni. Non si tiene conto delle eventuali posture incongrue di mano braccio, non si tiene conto degli effetti extra-osteoarticolari per i WBV, insomma, siamo ancora a capo di niente.
Anche qui, ripongo la domanda che ho posto per il rumore: ma noi vogliamo davvero ridurre i danni biologici delle vibrazioni, o ci vogliamo solo procurare una documentazione di data certa da esibire in giudizio?
Anche in questo caso, io dico "la secònda che ho detto".
Che ne pensate, amichetti miei ???
Nofer
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ursamaior
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Nofer ha scritto:
Ho ritenuto opportuno allegare il testo dell'intervento di Nicolini - come si può desumere al titolo che ho dato al thread - soprattutto per ribadire il fatto che i dB di attenuazione dei DPIu sono in scala C, ed è quindi da LEX (8h) in scala C che occorre sottrarre il valore dichiarato.
Scusa Noferuccia, ma questa volta non sono d'accordo con te. I valori di attenuazione dei DPI non sono ponderati C, ma A.
La conferma di ciò che dico, la trovi nella UNI EN ISO 4869-2.
Parto dalle definizioni ivi i contenute:
fattore di protezione (APV): Percentuale dei casi in cui il livello effettivo di pressione sonora ponderato A, quando si indossano i protettori auricolari, è uguale o minore del valore previsto. Questo valore è ottenuto aggiungendo un pedice ai valori di attenuazione, conformemente ai diversi metodi, per esempio H80, M80, L80, SNR80
riduzione prevista del livello di rumore, PNRx: Per un fattore di protezione specifico, x, e una situazione di rumore specifica, la differenza tra il livello di pressione sonora ponderato A del rumore, LA, e il livello effettivo di pressione sonora ponderato A quando si indossa un determinato protettore auricolare, L'Ax.
indice globale, SNRx: Per un fattore di protezione specifico, x, e un determinato protettoreauricolare, valore sottratto dal livello di pressione sonora ponderato C misurato, LC, al fine di valutare il livello effettivo di pressione sonora ponderato A, L'Ax

Come puoi vedere dal foglio in allegato (sul quale ho riportato solo la formula per l'attenuazione in bande di ottava), la relazione sulla base della quale si procede al calcolo contiene nella formula APV (che è il dato relativo al protettore auricolare) e dunque un valore ponderato A.
Infatti, la formula, in questo caso suggerisce che si proceda alla misura in lineare (cioè non ponderata), si applichi il fattore di ponderazione per portarla in A e il risultato si sommi ad APV (dunque tutto il calcolo è fatto in A)
In HML ed SNR, nelle formule (che non ho riportato), il valore di attenuazione del DPI è espresso mediante il PNR, che a sua volta deriva dall'APV (dunque è in A).
Nicolini dice quello che dice perchè in pratica suggerisce di procedere alla misura dell'attenuazione direttamente col metodo SNR, per il quale è sufficiente la sola misura del LeqC.
Se posso permettermi di riassumere i parametri principali necessari da misurare per procedere poi al calcolo dell'attenuazione dei DPI, dico:

Metodo per bande di ottava
Bisogna misurare lo spettro di frequenze in bande di ottava (consiglio anche in un terzo di ottava per fare pure una verifica dell'impulsività dell'evento) in LeqA oppure in Leq non ponderato, applicando successivamente il fattore di ponderazione

Metodo HML
E' necessaria la misura di LeqA e LeqC

Metodo SNR
E' necessaria la misura di LeqC

In realtà potete misurare come vi pare e piace, l'importante è che poi vi ricoediate di applicare i vari fattori di ponderazione per il passaggio da una scala e l'altra.

Riguardo all'altra parte, più cospicua, del tuo post, ora ci penso........ Ci sono degli spunti interessanti
Grazie  :smt050
Allegati
Estratto UNI EN ISO 4869.pdf
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Lo Stato è come la religione: vale se la gente ci crede (Errico Malatesta)
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aqs
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Ciao a tutti, sono nuovo di questo forum e mi sono iscritto soprattutto per le problematiche inerenti le valutazioni rumore grazie anche al nuovo D.Lgs. 195/2006.

Volevo fare una domanda all'utente ursamaior, parli di fattori di ponderazione, se non ho capito male, per convertire una misurazione da dB(A) e dB(C), dove trovo riferimento a questi fattori di ponderazione?

Inoltre non ho per nulla chiaro il punto relativo ai nuovi limiti fissati dal decreto suddetto, ovvero si parla di livello di esposizione giornaliera del personale, calcolato prendendo in considerazione i vari LAeq e i tempi di esposizione, e fin qui tutto chiaro, ma per Ppeak cosa si intende? Come lo devo calcolare?

Grazie e spero di avere qualche risposta.
Ciao a tutti
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ursamaior
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Il Ppeak non lo devi calcolare. lo misura direttamente il fonometro.

Spero di fare cosa gradita con il seguente allegato.
Allegati
Frequenze e fattori di ponderazione.pdf
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