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CEM e zonizzazione

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Giosmile
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Inauguro io la sezione agenti fisici

Valutazione dei rischi da CEM, con metodo del picco ponderato (frequenze industriali).

Quanti di voi svolgono zonizzazione partendo dal rispetto dei limiti per popolazione?

Devo dire che ne ho lette a centinaia di valutazioni CEM, ma in pochissimi casi ho visto valutare anche i limiti per i lavoratori non professionalmente esposti, che è comunque la base da cui partire anche per i lavoratori particolarmente a rischio. Chi come me esegue una zonizzazione completa?

In realtà più che una domanda, il post vuole essere un confronto sul tema.

G.
"detto così è semplice e infatti lo è detto così" B.P.
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Bouc
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Ciao, è un dubbio che mi son posto anche io.
Da qualche anno riferivo il picco ponderato al limite inferiore di azione pensando di essere nel giusto, ma dopo un confronto con un collega mi è sorto il dubbio.
In altre parole se sono presenti lavoratori "particolarmente a rischio" il rispetto dei valori inferiori di azione non garantirebbe una protezione adeguata (riporto estratto da "Guida non vincolante di buone prassi per l’attuazione della direttiva 2013/35/UE relativa ai campi elettromagnetici" Commissione europea Direzione generale per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione):
Alcuni gruppi di lavoratori (cfr. la tabella 3.1) sono considerati particolarmente esposti a rischi derivanti dai campi elettromagnetici. Tali lavoratori non possono essere protetti adeguatamente mediante i livelli di azione previsti dalla direttiva relativa ai campi elettromagnetici e perciò i datori di lavoro devono esaminare la loro esposizione separatamente da quella degli altri lavoratori.
I lavoratori particolarmente a rischio sono in genere tutelati adeguatamente se si rispettano i livelli di riferimento specificati nella raccomandazione 1999/519/CE del Consiglio (cfr. l’appendice E). Per un’esigua minoranza, tuttavia, anche questi livelli di riferimento possono non essere sufficienti a garantire una protezione adeguata. Queste persone riceveranno consigli adeguati dal proprio medico curante e ciò dovrebbe permettere al datore di lavoro di stabilire se la persona sia effettivamente esposta a un rischio sul luogo di lavoro.
Pertanto ora, quando misuro, parto dal picco ponderato rispetto alla "Raccomandazione 1999/519/CE del Consiglio dell’Unione Europea", se supero quelli, passo a valutare il limite inferiore e così via.

Nel caso di sorpasso dei soli limiti per la popolazione passo la palla al Medico.
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Giosmile
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Esatto Bouc, faccio anche io così

in sostanza, parto dai limiti General Public con Wp e se sono dentro (diciamo sotto al 75% per precauzione) posso dichiarare compliance per tutti. Se non ci sono dentro, allora zonizzo ulteriormente e nelle aree che non sono a zona 0 potranno entrare solo lavoratori da considerare professionalmente esposti.

Attenzione che in realtà il rispetto dei limiti per la popolazione non servono solo per i lavoratori particolarmente a rischio, ma per tutti quei lavoratori che pur non ricadenti in categorie particolari, nel contesto aziendale devono essere considerati non professionalmente esposti. Per costoro, non basta il rispetto dei limiti per lavoratori, ma occorre il rispetto dei limiti previsti dalla Raccomandazione 1999 (Icnirp 98).

Il D.Lgs.81/08 non definisce però il lavoratore "professionalmente esposto" ma su questo ci aiuta l’art.3 comma 1 lett.f della Legge Quadro n.36 del 2001 che definisce “esposizione dei lavoratori e delle lavoratrici: è ogni tipo di esposizione dei lavoratori e delle lavoratrici che, per la loro specifica attività lavorativa, sono esposti a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”. Sono quindi quelle esposizioni strettamente correlate all’attività lavorativa e necessarie al compimento delle operazioni del processo produttivo e per le quali vigono i VA ed i VLE pertinenti. Per esempio un saldatore, un addetto ad un forno ad induzione. Per un addetto alla qualità o un impiegato tecnico o un addetto che attraversa solo specifiche aree, senza compiere lavorazioni su sorgenti specifiche (quindi per tutti gli altri lavoratori la cui esposizione non è correlata alla loro specifica attività), dovranno comunque essere rispettati i livelli più cautelativi riferiti alla popolazione. In sostanza nello spazio del saldatore che può avere una zona 1 o una zona 2, potranno entrare solo i medesimi, nel mentre chiunque altro non addetto alla lavorazione dovrà trovarsi ad attraversare solo zone 0 (e quindi le delimitazioni o segnaletiche servono anche a questo).

Occhio poi alla nuova CEI EN 50499:2020
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Giosmile
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E comunque per fare una buona valutazione, ergo una buona zonizzazione, nel rispetto delle norme tecniche tramite misura strumentale, evitando di prendere granchi misuristici (perturbazioni del campo per presenza di personale, geometrie metalliche, effetti di aliasing, cariche elettrostatiche in movimento che generano falsi sbalzi del campo elettrico, distanza dalle isosuperfici da garantire per evitare effetti di media di campo in funzione della grandezza della sonda, ecc.), è una cosa davvero complicata che richiede tanto tempo. Ieri ennesima campagna di misurazione, giornata intera per caratterizzare una dozzina di sorgenti.
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Bouc
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Giosmile ha scritto: 09 giu 2021 12:42 Esatto Bouc, faccio anche io così

[...]

Attenzione che in realtà il rispetto dei limiti per la popolazione non servono solo per i lavoratori particolarmente a rischio, ma per tutti quei lavoratori che pur non ricadenti in categorie particolari, nel contesto aziendale devono essere considerati non professionalmente esposti.

[...]
esposizione dei lavoratori e delle lavoratrici: è ogni tipo di esposizione dei lavoratori e delle lavoratrici che, per la loro specifica attività lavorativa, sono esposti a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”. Sono quindi quelle esposizioni strettamente correlate all’attività lavorativa e necessarie al compimento delle operazioni del processo produttivo e per le quali vigono i VA ed i VLE pertinenti.
Direi illuminante, grazie :smt001
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Giosmile
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:smt002 :smt039
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