Il forum di SICUREZZAONLINE è stato ideato, realizzato e amministrato per oltre 15 anni da Giuseppe Zago (Mod).
A lui va la nostra gratitudine ed il nostro affettuoso ricordo.

Aflatossine e Mangimifici

Titoli IX e X, visite mediche, malattie professionali, ecc...
Rispondi
Avatar utente
Giosmile
Messaggi: 1531
Iscritto il: 29 apr 2008 14:17
Località: Napoli

Buongiorno a tutti

sul tema in oggetto, quali suggerimenti per svolgere una valutazione del rischio per i lavoratori? Esiste un qualche protocollo di misurazione diretta o indiretta di tipo strumentale che si può adottare? Non mi risultano tra l'altro limiti professionali per i lavoratori, quindi quale approccio si potrebbe utilizzare? Mi rivolgo a chi ha affrontato il tema, in particolare per mangimifici che attuano di base il controllo in ingresso ed uscita dei materiali (ai fini della commerciabilità dei prodotti).
Grazie
"detto così è semplice e infatti lo è detto così" B.P.
Avatar utente
givi
Messaggi: 1911
Iscritto il: 18 giu 2008 23:47

Qua dicono cosa è
https://www.ausl.re.it/sites/default/fi ... omagna.pdf

Qui qualcosa su cosa fare
https://docplayer.it/70235685-Le-aflato ... onale.html

anche se la strada sembra lunga...
givi
"... se sbaglio mi corriggerete!"
Avatar utente
Giosmile
Messaggi: 1531
Iscritto il: 29 apr 2008 14:17
Località: Napoli

Molto lunga...

concordo quando si dice che il rischio c'è ed è anche importante, ma non c'è nulla da usare come parametro. Non esistono limiti occupazionali, non è classificato cancerogeno per legge.

I dubbi permangono: faccio le misure, con cosa confronto i valori che ottengo? Si applica anche il Titolo IX Capo II? (per quest'ultimo, direi no secondo normativa, perché non si è nei casi previsti dal campo di applicazione).
"detto così è semplice e infatti lo è detto così" B.P.
Avatar utente
Nofer
Messaggi: 7386
Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

Giosmile ha scritto: 23 giu 2021 15:33 Molto lunga...

concordo quando si dice che il rischio c'è ed è anche importante, ma non c'è nulla da usare come parametro. Non esistono limiti occupazionali, non è classificato cancerogeno per legge.

I dubbi permangono: faccio le misure, con cosa confronto i valori che ottengo? Si applica anche il Titolo IX Capo II? (per quest'ultimo, direi no secondo normativa, perché non si è nei casi previsti dal campo di applicazione).
ti detesto, Giosmile, quando vai di fretta e pretendi di arronzare persino la lettura: ci vogliono esattamente 11 minuti per leggere le 41 slides, dove c'è scritto tuttissimo quello che tu vuoi sapere. Certo la pubblicazione INAIL è lunghetta, concordo, e tratta il problema dalla coltivazione quindi compresi i rischi per gli agricoltori-produttori a monte.

Hai ragione su una sola cosa: quando scrivi che anche facendo le misure non hai limiti per confrontarci i risultati. Vero.
quindi, fare le misure è una spesa del tutto inutile, anche trovando un laboratorio che sappia fare quel particolare tipo di dosaggio (e - che io sappia - dalle parti nostre sono solo i Laboratori delle Dogane che li devo fare istituzionalmente).
piuttosto, nelle slides trovi indicazioni ottime sui punti di consueta maggiore concentrazione nelle polveri sia depositate che (subito prima di depositarsi) aerodisperse. E lì andrai di procedure, ovviamente. tieni presente una cosa: se lo spazzamento si fa a mano, è nettamente preferibile che venga fatto meccanicamente, purché anche lì l'uscita dell'aria avvenga solo mediante passaggio per filtri HEPA "assoluti", e comunque con il tizio integralmente bardato dei DPI pertinenti: passando dalla tuta monouso integrale che andrà trattata proprio come tale, compreso lavaggio con energica doccia di tutto il signore prima di togliersela, sino alle facciali FFP3 per polveri "genericamente pericolose".

sul Monitoraggio Biologico nelle urine, il problema serio è e resta come al solito trovare un laboratorio operante sugli umani che abbia tecnologia e metodiche adatte a trovare i ng/ml, che poi significa i µg/L, dei metaboliti.
Ma in piena sincerità, così come NON abbiamo i VLEP a maggior ragione NON abbiamo nemmeno gli IBE di correlazione: quindi, che diamine li spendiamo a fare questi soldini ???

se il danno avesse come organo bersaglio sicuramente il fegato, tutto sommato facendo un monitoraggio clinico fatto con i controfiocchi sugli enzimi epatici abbinati per esempio sempre e per principio ai markers epatitici potremmo sgamare a chi far fare almeno un'ecografia di controllo ogni tanto (penso, biennale ma lo dico proprio ad orecchio) Ma nell'esposizione per inalazione come riportato in alcuni dei lavori citati gli organi- bersaglio possono essere tanti e diversi. in sintesi: non ne varrebbe nemmeno la pena.
quindi, torniamo a bomba: PROCEDURE, PROCEDURE, PROCEDURE.

io però continuo a pensare che il carico che arrivi già contaminato non solo deva essere distrutto ma aggiungo che anche le modalità di ri-stoccaggio come rifiuto siano proprio quelle che richiedano le misure procedurali più stringenti. E te l''ho anche già detto, in semi-privato ma te l'ho già detto.
Nofer
_______________________________________
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Avatar utente
Giosmile
Messaggi: 1531
Iscritto il: 29 apr 2008 14:17
Località: Napoli

uh che bello! un muro viola!

So che ne stavamo già parlando, ma ho ritenuto che la discussione potesse essere interessante anche qui.

Hai centrato il problema, se è vero che avevo letto solo velocemente, avevo però intuito bene che il problema era capire proprio come fare la valutazione, in mancanza di limiti. Sulla questione IBE, ne ho parlato anche con l'amichetto comune che abbiamo, ottimissimo dirigente asl del nostro territorio per capirci, e lui suggeriva di farli sia ai potenziali esposti che a quelli per niente esposti (es. impiegati che non vanno mai in produzione), in modo che facendo un confronto si potrebbe quantomeno capire se effettivamente il problema c'è (se tra impiegati e operai non c'è differenza, in condizioni controllate, verosimilmente l'esposizione si potrebbe ritenere irrilevante, oppure no, chiaramente preparando le analisi in tempo, informando gli stessi impiegati e operai che non dovranno consumare per tot giorni alcuni alimenti, ecc., per avere un valore ragionevolmente confrontabile). Di una cosa sono certo, visto che ho chiesto a diversi consulenti che hanno mangimifici tra clienti: sono pochissimi coloro che si pongono il problema, purtroppo... e pare che io sia uno di quelli!

P.S. sui materiali in ingresso, non si parla di contaminazione sotto certi limiti che sono bassissimi, nel mio caso quindi parliamo di materie prime accettabili secondo le indicazioni della comunità europea, ma questo non significa ZERO.
"detto così è semplice e infatti lo è detto così" B.P.
Avatar utente
Nofer
Messaggi: 7386
Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

Giosmile ha scritto: 25 giu 2021 10:34 uh che bello! un muro viola!
vero ? anche a me mancavano tanto !
Giosmile ha scritto: 25 giu 2021 10:34P.S. sui materiali in ingresso, non si parla di contaminazione sotto certi limiti che sono bassissimi, nel mio caso quindi parliamo di materie prime accettabili secondo le indicazioni della comunità europea, ma questo non significa ZERO.
se volevi che io di rendessi onore per il fatto che ti sei posto il problema, ok : sia onore a te.
ma se vogliamo parlare un briciolo più "sito-speficamente" (e mi perdonerai la contaminazione della discussione su coso81 che faccio mutuando terminologie proprie del bestio152) dobbiamo appunto renderci conto che solo il cielo sa quanti di noi hanno periodicamente e storicamente ingurgitato quantità comunque discrete di aflatossine, soprattutto in periodo natalizio quando le ciòciole come nucelle, pistacchi, noci & C. se ne scendono compulsivamente: oltretutto, prendi un'incosciente come me che concettualmente preferisce quelle c.d. "sfuse" che è veramente la cosa peggiore da fare in merito di sicurezza alimentare e credo ti basti ad inquadrare per quanto sommariamente la dimensionalità del problema: ed è per questo che NON concordo con il suggerimento del comune amichetto medico e asl.
ti ho già scritto i due buoni motivi entrambi economici per cui a parer mio sia le analisi "ambientali" che quelle biologiche abbiano poco senso pratico, e ciò diversamente invece dalle analisi sui materiali in ingresso e/o in trattamento post stoccaggio. Ai sensi delle buone pratiche ex Reg. CE 852/04 e s.m.i. in combinato disposto con Reg. CE 1881/06. Ebbene sitospecificamente ritengo che tutte le procedure che ti ho invitato ad elaborare (o a fare elaborare, visto che a te stacosa è arrivata per scagno) possano essere ragionevolmente previste come procedure di gestione dell'emergenza: tale e quale a quello che faresti per qualunque altro possibile sversamento di sostanze chimiche genericamente pericolose. In questo caso però non ci troveremmo nell'ipotesi di un rischio infortunistico perchè ciucciarsi aflatossine per via inalatoria o cutanea e nemmeno ingestiva non fa venire il coccolone di subito come ad esempio per le sostanze sensibilizzanti o quelle corrosive, ma appunto questo non significa che non ci siano rischi per la salute. Anzi, il rischio per la salute è tipicamente nel medio-lungo termine ma al momento non abbiamo un valore-soglia da considerare come VLEP nè mediato nè a breve termine ma nemmeno una svrenzola di idea della dose-soglia che possa statisticamente correlarsi all'insorgenza di patologie tumorali ad esse connesse. Ti ricordo che è considerato "accettabile" internazionalmente un incremento di rischio tumorale inferiore a 1 x 10 ^-6: lo afferma l'OMS e come lo dicono loro così te lo ripeto io.
Tu sai bene che dire a uno che lì dove lavora lui può provocargli un cancro ogni milione di persone tra tutti quelli che vengono a contatto con aflatossine ritengo personalmente provochi la reazione naturale di "... :smt010 e che ne so io se agli altri 999.999 è venuto niente ??? ... e se prima di me non ha cogliuto a loro e becca proprio me? "
Ma il dato è verosimilmente quello,
Solo, non abbiamo la benchè minima idea di cosa o di quanti si incrementi se - faccio un numero a caso - in un anno arrivano 2 partite da escludere dalla produzione oppure 1 o 3 in 4 anni. E questo perchè -come ricordato a proposito delle feste natalizie- non è quella l'unica occasione che chiunque di noi abbia nella sua vita per ciucciarsi ste fetenzie: che so' biologiche anzi tecnicamente bioiogicissime ma pur sempre fetenzie e pur sempre pericolose. Altrimenti, non farebbero le fumigazioni antimicotiche pre-scarico nelle stive delle navi a volte già alla partenza ma comunque prima di attraccare per scaaricare, non ti pare ?
parliamo di secoli fa e di condizioni ambientali appunto sito-specifiche particolamente sfavorevoli ma la leggenda delle streghe di Salem non era affatto una leggenda: era appunto un problema di micotossine, le manifestazioni cliniche oggi si chiamano ergotismo ma le povere massaie di Salem comunque hanno fatto una pessima fine
Nofer
_______________________________________
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Rispondi

Torna a “Igiene industriale e Medicina del Lavoro”