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Potenziale esposizione a sostanze chimiche pericolose

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Dylan

Ciao a tutti,
vi scrivo per una questione che mi assilla da un pò di tempo a questa parte: sono un dottorando al secondo anno, laureato in Biologia, e per le mie ricerche eseguo spesso estrazioni da matrici biologiche con solventi; in particolare utilizzo Esano, Etere, Acetato di Etile, Diclorometano, Toluene, Acetone, Metanolo.
Lavoro sotto cappa il 90% del tempo, ma informandomi sulla pericolosità di alcuni di questi solventi (in particolare DCM, che non ho ancora capito se è considerato cancerogeno o potenziale tale, e Metanolo) mi sono venute paure e paranoie.
Sono poi recentemente venuto a conoscenza della vicenda di Emanuele Patanè, ricercatore morto a 28 anni di tumore ai polmoni all'università di Catania. La sua morte (e quelle quantomeno sospette di altre 15 persone) mi hanno messo molta preoccupazione, per usare un eufemismo.
Mi vengono in mente tante domande, alle quali vorrei trovare risposta, e vorrei che qualcuno mi aiutasse a trovarle:
- il caso è stato isolato o ci sono/ci sono stati altri casi analoghi in altri laboratori?
- qual'è la stata la causa principale dell'insorgenza del suo tumore? I solventi usati? La quantità? La mancanza di sistemi di filtrazione e ricambio aria? Il fatto che le operazioni erano svolte fuori cappa? Lo sversamento nei lavandini?
- Ci sono segni e sintomi che si possono monitorare prima che si arrivi all'inevitabile o quasi?
- Come è da considerarsi il nostro rischio? È tutto sotto controllo?
Ringrazio anticipatamente chiunque volesse aiutarmi e (spero) tranquillizzarmi un pò.
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Nofer
Messaggi: 7386
Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

Ti rispondo per due soli motivi: 1) siccome sei un "collega", ci tengo assaissimo a che i biologi non vadano dicendo "sciocchezze" in giro, che alcuni di noi di danni ne hanno già fatti più che a sufficienza, 2) sei un laureato, quindi sei classe dirigente e prima che tu ti metta a proseguire i danni già fatti dalla precedente generazione di classe dirigente è indispensabile darti una sterzata, anche brusca.

ciò premesso, cominciamo a parlare di cose serie.
In laboratorio tutti abbiamo usato o usiamo solventi, sia gli organici che gli inorganici (e quelli pure non scherzano) e usiamo a volte anche sostanze cancerogene, ma io continuo a dire e a sostenere che se in laboratorio si lavora come si deve lavorare in un laboratorio, il rischio di esposizione ad agenti chimici pericolosi e persino ad agenti cancerogeni è "irrilevante".
Il caso che tu citi è precisamente l'esempio di come NON va gestito un laboratorio, men che mai un Laboratorio Universitario.
Infatti, le cattive abitudini che puoi acquisire lì poi non te le levi mai più - il che sarebbe già grave in sé - ma soprattutto cresci altri "ignoranti della sicurezza" che perpetueranno e magnificheranno il danno da ignoranza.

e però, cerco di risponderti anche per singole domande che hai fatto: tieni però presente che questo è un forum, e solo  quelle che poni chiedono almeno settimane di studio (o ristudio, ma serio) da parte tua.

1^ = - il caso è stato isolato o ci sono/ci sono stati altri casi analoghi in altri laboratori? Che mi consti, ad oggi e con tutti i se del caso, per fortuna quello è stato un caso isolato. Ma - in un passato semi-remoto scientificamente ossia 30-40 anni fa, ed anche all'estero - nei laboratori di ricerca ci sono stati altri casi analoghi, che hanno contribuito allo sviluppo di tecnologie anche di laboratorio a migliore sicurezza intrinseca per gli operatori.
2^ = -qual'è la stata la causa principale dell'insorgenza del suo tumore? Scusa, eh, ma qui il ceffone morale te lo meriti tutto: quando hai fatto l'esame di biologia generale e avete studiato la duplicazione nucleica, non vi hanno parlato dei fattori di "errata duplicazione del DNA"? E non è uscito a questo proposito l'argomento "tumori"? e che tu sappia - fosse solo perchè magari tu sei proprio uno di quelli che sulla ricerca delle cause possibili di tumore ci lavora - si sa già e per tutti i tumori da cosa dipendono e con quali interazioni biochimiche?  Ti dovrebbe essere evidente sin da adesso che è stata un 'esposizione abnorme a uno o più cancerogeni, magari anche in presenza di cofattori genetici predipsonenti di cui ancora sappiano poco più di una ceppa, e quindi in ipotesi anche se ciascuno dei fattori espositivi che elenchi (ti copioincollo: I solventi usati? La quantità? La mancanza di sistemi di filtrazione e ricambio aria? Il fatto che le operazioni erano svolte fuori cappa? Lo sversamento nei lavandini?)fosse stato da solo non sufficiente, tutti insieme sono certamente da ritenersi la modalità di esposizione abnorme complessiva.
3^= - Ci sono segni e sintomi che si possono monitorare prima che si arrivi all'inevitabile o quasi? dalla sola formulazione di questa domanda, deduco che come tutti coloro che si fanno prendere dal panico tu stesso dimentichi quello che non puoi non sapere. Immagino che tu abbia fatto almeno un esame di chimica-clinica, e che quindi tu abbia studiato quali sono i markers tumorali, e ne conosca limiti e proprietà. E se non fosse così, è grave se sei stato già abilitato alla professione, e quindi per onestà intellettuale -verso te stesso innanzi tutto- rimettiti con i libri in mano, e fatti pure quello che magari il tuo prof non faceva portare in programma: superare un esame non è sempre (quasi mai) indice di conoscenza approfondita di una materia, all'univ e da sempre si studia solo da quale parte occorre cominciare a studiare.
4^= - Come è da considerarsi il nostro rischio? È tutto sotto controllo? Da questa domanda e per come la formuli e per dove la formuli, cioè in un forum di sicurezza, deduco altresì che se non altro tu abbia un'idea forse anche meno che approssimativa di quale sia e cosa dica la Legge in materia di sicurezza nel e sul lavoro. Il che avvalora la mia tesi, ormai storica, che il nostro intero sistema universitario è una ciofeca per quanto riguarda l'educazione appunto delle future classi dirigenti. Fatta questa debita premessa che devi intendere come "politica" nel senso lato dell'espressione, ti informo che le norme di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori sono complessivamente  quasi tutte riportate in quello che io da 7 anni chiamo "il coso 81", ma il cui nome vero è "decreto Legislativo del 9 aprile 2008, n. 81.
Te ne passo il link istituzionale, e ti suggerisco di STUDIARTELO. Non solo leggerlo: studiarlo! http://www.lavoro.gov.it/sicurezzalavor ... fault.aspx

Qualunque cosa tu vada a fare in futuro, se non sarai "capo" nel senso di datore di lavoro di qualcuno, sarai di certo "capo" almeno nel senso di dirigente di qualcuno, ed è civilmente e socialmente impensabile che tu possa svolgere ruoli socialmente complessi e di responsabilità senza sapere quali siano i tuoi doveri. A parte che, se ne capisci il senso, fa comodo innanzi tutto a te.

E nel frattempo che lo studi (non sarà facile, te lo preannuncio), ti anticipo che la domanda "come è da considerarsi il nostro rischio?" è da porre al tuo Datore di Lavoro, anzi per la verità doveva essere il tuo Datore di Lavoro/Dirigente (= il tuo prof di riferimento) a dirtelo di sua volontà. Anzi, più che per semplice volontà è un loro preciso obbligo. Esattamente come se è tutto sotto controllo vi deve essere detto/spiegato nello stesso momento in cui ci si è detto "questo lo devi fare sotto cappa", e di chiama "informazione e formazione alla sicurezza". Che è, è vero, un obbligo del Datore di Lavoro/dirigente, ma in alcuni mestieri tipo il nostro è una cosa che dovrebbe fare parte del nostro bagaglio professionale DI BASE. E' verosimile (perchè obbligatorio!) che la struttura universitaria dove stai svolgendo il tuo dottorato abbia anche un "RSPP", Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, e mi pare davvero strano che tu in due anni non l'abbia mai incocciato, ma magari c'è almeno un addetto al SPP con il quale potresti confontarti, per non dire che dal punto di vista sanitario se è verosimile che voi possiate non essere in obbligo di sottoporvi a visite di idoneità (per esempio, se il Rischio da agenti chimici è irrilevante, e non ci sono altri rischi professionali, è giusto che non facciate visite di idoenità specifica alla mansione) è altrettanto verosimile che comunque ci sia un "Medico Competente" incaricato che abbia espresso il suo parere anche sanitario sulle vs. condizioni operative.

Bene: e adesso, guarda quanto è lunga questa risposta, e pensa che è solo un sommario molto "sommario" di quello che tu stesso dovresti invece sapere, anche se non ti interesserai mai di Igiene del Lavoro e magari il tuo campo di azione specifico sia la genetica vegetale.

Quindi, cortesemente e visto che nessuno sin qui pare te lo abbia detto, comincia per quanto riguarda il tuo lavoro per come lo devi fare tu, a scaricarti la regoamentazione europea di classificazione ed etichettatura delle sostanze pericolose https://osha.europa.eu/it/topics/ds/clp ... d-mixtures  Reg CE 1272/08 e successive integrazioni e modifiche, e impara a leggere anche le confezioni di quello che usi in laboratorio, a riconoscere una "frase di pericolo" H e le relative "frasi di Prudenza" P e a sapere come regolarti.
Io ci farei fare un corso di insegnamento apposta in TUTTE le materie scientifiche, da scienze biologica a geologiche passando per scienze naturali, da chimica ad agraria passando per matematica e fisica, da medicina a ingegneria passando per architettura, e almeno come "istituzioni di..." anche a giurisprudenza e a lettere: per chiarirti quanto alcune nozioni siano ESSENZIALI se vogliamo smetterla di inquacchiare inutilmente il pianeta.
Ma, si sa: io sono la cassandra che dopo anni si sente dire "uh, guarda, proprio quello che dicevi tu: hai visto?"
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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