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Esami organo-metabolici

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gallocomp
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Uno dei più frequenti thread in tema di sorveglianza sanitaria è relativo alla tipologia di esami da fare e alla periodicità di visite ed esami.
Sono perfettamente conscio che in alcuni casi gli esami ematochimici sono irrinunciabili. Il monitoraggio biologico è ad esempio obbligatorio in alcune specifiche situazioni.
Valutando però l'ambito sanitario e socio sanitario non posso ignorare che linee guida SIMLI (2005 l'ultima disponibile) stabilivano addirittura una valutazione quinquennale per la effettuazione degli esami ematici a meno non si trattasse di lavoratori che effettuassero EPP (exposure prone procedures), nel qual caso erano triennali (stiamo parlando di infermieri, OSS, fisioterapisti ecc.).
Nei lavoratori in cui l'unico rischio è la MMC la visita periodica e la valutazione clinico funzionale del rachide è l'unica raccomandata (altre linee guida SIMLI - 2013). Senza alcun accenno ad esami se non accenno alla verifica della ipersuscettibilità (non muscoloscheletrica) ma generica alle malattie.
La realtà però è che un esame cosiddetto "organo-metabolico" non si nega a nessuno.
A questo proposito le linee guida dell'emilia romagna (2014) propongono , per la valutazione dello stato di salute generale, come accertamenti di tipo ematochimico, un profilo per lo “studio organo-metabolico” (Profilo O-M) proposto da uno specifico  gruppo di lavoro
Per cui vorrei lanciare questa pietruzza: se non ricorrono situazioni definite la "ratio" di un accertamento ematochimico generale (sto parlando di emocromo, creatinina e transaminasi e poco altro tanto per essere terra terra) trova giustificazione sempre in una valutazione generale (sullo stile del check-up tanto vituperato, e non a torto, del passato) di tipo preventivo oppure è un modus operandi ormai scontato sul quale è inutile arrovellarsi?
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

non essendo un'indagine (peraltro invasiva) dirimente rispetto alla diagnostica precoce di insorgenza della potenziale MP correlata alle mansioni svolte, io ritengo che sia diritto professionale del MC poter valutare il lavoratore anche da quel punto di vista, ma escludo che sia un dovere del DdL farsi carico delle spese, esattamente come il lavoratore stesso informato del significato "non lavoro-correlato" di queste indagini organo-metaboliche ha tutto il diritto di rifiutare di farsele fare.
secondo me, il tutto potrebbe essere bypassato 1) chiedendo al lavoratore i risultati delle ultime eventuali indagini organo-metaboliche eseguite in accordo o su disposizione del medico curante del lavoratore, 2) prendere contatto con il suddetto medico curante e magari fargli presente che chi risponde all SSN dello stato di salute di quella persona  è innanzi tutto lui...

Così, giusto per non lasciare nulla di non detto e perchè se la figura del MC aziendale a volte è l'unica che davvero si cura delle condizioni di quel lavoratore, siccome prima che essere lavoratore quella è una persona per la tutela della cui salute comunque è pagata ed incaricata la figura sociale del MMG, forse può essere anche opportuno fare delle rinfrescate di memoria ai meno forniti di capacità mnemomiche a breve, medio e/o a lungo termine.
D'altro canto, se il MC nel predisporre la propria offerta economica si è tenuto per sè l'accordo con un eventuale laboratorio analitico con cui abbia concordato delle "royalties" (come dicono in inghilterra, noi a napoli le chiamiamo "mazzette", talvolta anche "purpette") per ogni prelievo procacciato, sarebbe anche opportuno invece di andare a impegolarsi potenzialmente in questioni penali - come ad esempio concorso nella violazione dell'art. 5 della L. 300/70 (sanzione pecuniaria sino agli ex 3 mln di lire o arresto sino a 1 anno) - che imparasse a formulare offerte economiche congrue innanzi tutto alla dignità professionale, poi atte al rispetto degli obblighi fiscali come costituzionalmente definiti ed infine al rispetto contrattuale che commercialmente ogni prestatore d'opera anche intellettuale che lavori in autonomia deve al proprio committente: non è bello far partire un incarico fiduciario sulla base di un inganno, a parer mio.  
Nofer
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gallocomp
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Iscritto il: 17 lug 2015 00:15
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Carissima Nofer,
Come al solito ci hai preso....fatta la valutazione dei rischi se quell'esame non è correlato al rischio di esposizione l'esame non si fa. Esistono tre approcci diversi a questo problema:
1) quello duro e puro. Si fa quello che è necessario fare
2) quello paternalistico (in buona fede) che è una specie di surroga del ruolo del mmg (che sentitamente ringrazia): perchè non aggiungere questo esame e quell'altro e fare prevenzione a tutto tondo?
3) quello dei furbacchioni che hai descritto molto bene che stringono patti con i laboratori e si procacciano visite periodiche a mitraglia (e i laboratori si procacciano gli esami)

Ebbene, tu prevedi il futuro (e il passato). Sorveglianza sanitaria di una cooperativa dove fino a poco tempo fa venivano effettuati:
Esami ematochimici annuali a tutti gli infermieri e oss (funzioni socio sanitarie e rsa)
Esami biennali per gli educatori (rischio biologico bassissimo)
Test hbv quinquennale e hcv triennale a tutti anche in assenza di infortunio e anche con dimostrazione di titolo anticorpale protettivo.
Quantiferon a man bassa (capirai a 180 euro a botta....) e nessuna mantoux (con un flaconcino di PPD da 10 euro fai 8-10 mantoux. Anche se te le fai strapagare spenderesti un quarto...
Cdt a tutti gli operatori sanitari invece di alcoltest a campione come da dgr regionale.
Quest'ultimo esame mi ha fatto raggelare. Una dipendente superava la soglia. E chissenefrega? Se si beve una birra triplo malto tutte le sere più tre ceres e una chimay dopo il lavoro, ma arriva sobria al lavoro il cdt che senso ha? Solo di rivelare le sue abitudini private e di esporre il ddl e il mc a denunce penali.
Poi cosa scopro? Il MC visitava nella struttura di laboratorio dove si effettuavano gli esami.
Ualá!
Passiamo ora all'approccio 2). Inutile negarlo. Tantissimi protocolli di sorveglianza prevedono esami ematochimici perfettamente scollegati da particolari esposizioni.
Senza essere paternalistico però vi sono difficoltá non da poco a passare da 2) a 1). Ci saranno anche queste mosche bianche se si inalberano se vengono fatti effettuare esami che loro ritengono di non dover fare.
Ma io , struttura pubblica, trovo solo persone che cercano di farne il piu possibile e anzi, trovo anche nel privato situazioni in cui il lavoratore/lavoratori risentito afferma:"perchè quelli fanno gli esami e noi no?".
Tornare indietro è difficilissimo e anche solo allungare la periodicitá provoca reazioni negative quasi che si volesse negare un diritto. Ecco che quindi il "visitificio" e i check up abbondano mentre le molte e importanti funzioni ed obblighi del MC (collaborazione al dvr, sopralluoghi ecc) restano ai margini.
Ho trovato assai più "magagne" andando in giro nei luoghi di lavoro che a visitare i lavoratori o esaminari esami ematochimici perfettamente normali e tutti uguali a se stessi.
Dobbiamo essere consci però che l'uso invalso di esami è prassi comunissima. Esami perfettamente inutili a migliaia. Ma le linee guida emilianoromagnole, laziali, friulane (alcune delle regioni che hanno redatto documenti sulla sorveglianza sanitaria per alcune mansioni) questi esami li esplicitano e ahimè volenti o nolenti, dato che in quasi tutte queste lg c'è lo zampino di qualche SPISAL o SPRESAL tutti si accodano....
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Nofer
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:smt003
non è che "ci ho preso": è che faccio sto lavoro da una tale quantità di DECINE di anni, che a volte penso che lo facevo già alle elementari.
Quindi, ho visto questo mondo e quell'altro ed anche l'opposto di entrambi, persino in modalità fritto misto ammischiato, riscaldato e pure deteriorato.
Mi verrebbe solo da dirti "ma guarda, una linea guida non è legge, e a mio avviso quando contravviene il disposto normativo è addirittura un atto amministrativo di cui chiunque legittimato può chiedere l'annullamento, e pure ex tunc".

Ma magari immagini da solo che se una dormigliona cronica ed ostinata come me a quest'ora di notte ancora cazzeggia per web, magari c'è qualcosa che mi irrita sino a renderemi difficoltoso addormentarmi, detta da signora.
Bene, questi vari comportamenti fanno parte delle cose con potere estremamente irritante su di me.
E, ti confesso: non dalla fine, ossia da parte di chi omette o commette qualcosa... No: io mi sento irritata proprio a partire dalle linee guida elaborate in questi termini.
Bah... tra un po', fumo un'altra sigaretta e poi ci riprovo, a dormire.
Nofer
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sunray
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Iscritto il: 11 lug 2012 11:23

Argomento interessantissimo...mi limito a rispondere, per ora, solo su alcune cose che, "in acuto":smt003 , mi hanno colpito, ma l'argomento meriterebbe tanto tanto tempo...
Molto significativa la descrizione che fai sul protocollo della cooperativa: ho sempre pensato alla vergognosa attività svolta da tanti colleghi nel monitorare ogni anno, dico ogni santo anno, i "markers dell'epatite"; imbarazzante per un medico ignorare i concetti di memoria del sistema immunitario, trasmissibilità delle malattie infettive, epidemiologia delle malattie infettive, ecc., sarà solo "ignoranza"?
Incredibile poi lavarsene le mani, in caso di titolo non protettivo, con frasi, nel giudizio d'idoneità, quali "si consiglia la vaccinazione anti epatite B" senza proporre la vaccinazione; che ne abbia visto uno effettuare le dosi di vaccinazione (io le facevo)!
Sfido io, ci si impiega troppo tempo...e pensa tu alla Mantoux, vuoi mettere fare centinaia di visite anzichè perdere tempo a fare le letture? Ma fare una bella valutazione del rischio, chiedere ai servizi di epidemiologia locali e fare due calcoletti in croce, due conticini della serva, fare una bella indagine epidemiologica sui casi di TBC, di TBC aperta, di forme con micobatteriucci resistenti alle terapie no?  e ragionare sulle procedure, metterci mano scrivendole, perché non può essere un non tecnico a scrivere le procedure post esposizione, deve farle il medico competente, altrimenti cosa diavolo ci sta a fare questa figura, a mettere i timbri sui giudizi e fare idoneitificio?
Mi fermo qui e spero che l'argomento lieviti.

 :smt047
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gallocomp
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Iscritto il: 17 lug 2015 00:15
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Cara Nofer ci hai preso non nel senso che pensavi tu (giammai lo avrei pensato) ma nel senso che pareva che conoscessi in anticipo la situazione che ho descritto nel mio post successivo  :smt003 .
Non condivido però la questione "linee guida". Dipende di che linee guida parliamo.
Ce ne sono di orribili (e non sono poche) ma se sono elaborate da un gruppo multiprofessionale o addirittura multidisciplinare, si basano su evidenze scientifiche, hanno una graduazione dei livelli di evidenza e della forza delle raccomandazioni non sono solo utili, ma sono indispensabili. E sicuramente, soprattutto per i clinici, anche dopo la recente riforma Balduzzi per la responsabilità professionale, sono una barriera invalicabile anche per i CTU che cercano proprio la rispondenza dei nostri atti alle buone pratiche.
Infine, a mente proprio del "coso81" (art. 25, comma 1, lettera b) il MC: “programma ed effettua la sorveglianza sanitaria di cui all'articolo 41 attraverso protocolli sanitari definiti in funzione dei rischi specifici e tenendo in considerazione gli indirizzi scientifici più avanzati”;
Ora gli indirizzi scientifici più avanzati ci sono. E inequivocabilmente affermano che gli esami ematochimici per gli esposti a rischio biologico sono da effettuare ogni 3-6 anni (dipende dal fatto se effettui procedure invasive oppure no). Le linee guida SIMLI (2005) si basano su dati di letteratura solidi e visto che non parliamo di genetica molecolare non vi sono novità epocali in questo campo (anzi, al limite, i mezzi di protezione, sono divenuti, nel tempo, ancora migliori).
La questione degli esami ematochimici diventa così una opzione quasi "residuale" nell'ambito del rischio biologico, soprattutto se ci si allontana dall'ambito ospedaliero.
Eppure la realtà è che gli esami ematochimici sono immancabili nei protocolli di sorveglianza. A parte situazioni da "patto leonino" tra MC e laboratori, è invalso l'inserimento di qualche accertamento ematochimico nel protocollo di sorveglianza,  quasi che la valutazione della idoneità sarebbe monca senza una glicemia o una creatinina.
Torniamo a bomba e facciamo "lievitare" l'argomento, come dice sunray, e basiamoci proprio sulle linee guida o sedicenti tali.
Se ci limitassimo ai DVR e ai rischi di un lavoratore che fa solo movimentazione carichi non dovremmo fare esami.
Qualcun'altro sostiene invece che un esame anche a periodicità dilatata non sarebbe un abominio.
Sicuramente non lo sarebbe; d'altronde se un lavoratore mi riferisce durante la visita un problema clinico che non ha relazione alcuna con la sua attività non liquido la questione dicendo che non mi riguarda. Piuttosto prendo tastiera e PC e scrivo al suo medico curante ("caro collega, ho rilevato nella tua assistita.....ecc. valuta tu se effettuare.....ecc. Cari saluti").
Allo stesso modo se raccomando a una lavoratrice di fare regolarmente i pap test o le mammografie dopo una certa età non travalico il mio ruolo di MC. Faccio anche il medico e spesso noi siamo l'unico contatto con il sistema sanitario che il lavoratore ha.
Allo stesso tempo ci dovrebbe essere un limite ovvero un modus operandi che consenta di fare anche prevenzione in termini generali.
Però (e questa è la prova del nove) a nessuno è mai venuto in mente di fare gli esami ai videoterminalisti. In effetti il coso81 è particolarmente chiaro sulla sorveglianza sanitaria di questi lavoratori (due anni e cinque anni a seconda della età con la visita oftalmologica) mentre su gli altri ci si può sbizzarrire un po' di più.
Resta il fatto che ad un magazziniere gli esami ematici non dovrebbero essere effettuati come non li effettuiamo ai lavoratori al VDT.
Ecco che concludo: scorrendo le numerose "linee guida" (e qui concordo con Nofer) relative alla sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti a rischio biologico ve ne sono della regione Emilia-Romagna, Puglia, Friuli, ASL Roma C e molte altre. Poche concordano con il periodismo 3-6 anni (eccetto la Roma C).
Le LG emilianoro-magnole sono per molti capitoli molto accurate ma inseriscono esami "organo-metabolici" per quasi tutte le mansioni. In una asl lombarda ho verificato addirittura che  gli assistenti tecnici ai servizi del provveditorato con rischi rumore sotto il livello di azione, MMC, biologico (trascurabile o meglio inesistente) e VDT fanno esami ematochimici biennali. Potrei continuare per ore ma, ciò che mi preoccupa, è che in queste regioni o ASL chi non fa fare gli esami può essere additato come un eretico delle "linee guida" (ed ecco che io e Nofer ci intendiamo).
Una soluzione potrebbe essere di motivare ogni scelta del protocollo art. 25, comma 1, lettera b elaborando un documento esteso e accurato dove si riportino i dati principali del DVR e le conseguenti azioni in termini di sorveglianza.
Ma purtroppo, troppo spesso, i protocolli sanitari sono una sinossi con le righe rappresentate dalle mansioni e le colonne dagli accertamenti. Niente altro. A me non pare che in questo modo venga assolto l'obbligo di cui sopra. In quanto ci vuole un atto di fede per stabilire che dietro quella tabella di excel ci sono valutazioni sugli "indirizzi scientifici più avanzati".
Ma per far fare il quantiferon annuale agli Assistenti sociali può bastare.
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Ringrazio sentitamente gallocomp per la sua nuova partecipazione alle nostre discussioni e, al contempo, gli do il benvenuto nella community.

Cordiali saluti a tutti.

Mod :smt039
Ultima modifica di Mod il 03 set 2015 15:49, modificato 2 volte in totale.
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gallocomp
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Grazie del benvenuto!  :smt039
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