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Valutazione Rischio rumore

Archivio Rischi da agenti fisici: Rumore (D.Lgs. 277/91) e Vibrazioni (D.Lgs. 187/05).
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Max DP
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Ciao a tutti.

Rileggendo la 277/91 mi sta sorgendo un terribile dubbio:

prima di parlare delle complicatissime formule per il calcolo del Lep,d, vi pongo il seguente quesito:

il valore di lep,d per una persona che lavora part-time e di una che lavora a tempo pieno, fermo restando che le lavorazioni sono le stesse e i tempi del tempo pieno sono esattamente il doppio del part-time ... è uguale?

ricapitolando:

Valore unico 85,0 dB(A)

Tempo di esposizione: Tempo pieno 480 minuti - Part-time 240 minuti

Valore di Lep,d per il part-time inferiore a quello per il tempo pieno...
Secondo me i due lep,d dovrebbero essere uguali in quanto io lavoro per 480 o 240 minuti. Il T0 mi dice pero' che devo dividere il tempo di esposizione del singolo valore per 480 (8 ore)

Ho un po' di confusione...
Grazie per le illuminazioni che ricevero'
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Mauro
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Cosi' a occhio, se non ricordo male la formuletta, direi che chi lavora la meta' del tempo e' esposto a circa 3 dB(A) in meno, visto che il secondo addendo e' 10*log(1/2), mentre il primo e' l'integrale sul tempo di esposizione diviso il tempo di esposizione stesso (10* log di...), quindi una media.

Buon lavoro
Mauro
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Max DP
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Sono d'accordo su quanto detto da Mauro ma il mio dubbio piu' grande viene ora, dopo aver tirato un sospiro per non aver sbagliato la formula:

Dipendente assunta a part-time per 4 ore al giorno. Lavora per tutte e 4 le ore su un attrezzatura con rumorosita' di 86,0 dB. (lasciamo stare il tempo di pausa o altre cose che le possono far diminuire il Lep,d).

Ecco questa persona risulta assoggettata a un lep,d di 82,99 dB.
Se Questa persona che lavora part-time va a lavorare in altra azienda dove per altre 4 ore e' sottoposta alla stessa situazione delle prime 4, abbiamo questa persona che risulta in due valutazione con un lep,d di 82.99 dB.

In realta' pero' la stessa persona subisce un lep,d di 86.0 dB!

Mi dite dove ho sbagliato nel mio ragionamento? :smt009

Io opterei per dire che un part time è assoggettato alla stessa maniera di un tempo pieno. Lo so che la normativa e' legge ma...
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Nofer
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E mi rendo conto che la cosa può sembrare senza senso, ma alla fine un senso ce l'ha : a parità di tempi di esposizione a lavorazioni con livelli sonori superiori a 80 dB.A, il lavoratore part time ha minore livello di esposizione del lavoratore full time. Esattamente di quei 3 decibel di cui parla Mauro.
In effetti, il calcolo si ottiene proprio con quel logaritmo vomitevole, che se ci fai caso con occhio razionale e disincantato in effetti ti fa integrare tutti i livelli sonori nei tempi di esposizione, e poi comunque te li riporta in funzione dell'effettivo tempo di esposizione ( che sarebbe la parte dove si aggiunge 10 volte il log in base 10 del rapporto tra tempo di esposizione Te e il tempo di lavoro teorico To (che sarebbe "t con zero") pari a 28.800 secondi quotidiani. Poichè il logaritmo di un rapporto numericamente inferiore all'unità è un numero negativo (non dimentichiamo che il logaritmo è l'esponente che si deve dare alla base di una potenza -in questo caso 10- per ottenere come risultato proprio il numero che abbiamo), se il tempo di lavoro è inferiore a 28.800 secondi (che giuro sono proprio 8 ore) il livello di esposizione è inferiore all'integrazione nuda e cruda dei livelli equivalenti, che poi è null'altro che l'integrazione dei logaritmi delle pressioni sonore rispetto alla pressione di 20 microPascal in funzione dei tempi di esposizione.
Se vuoi avere un idea di come sviluppare il  :smt040 calcolino, ti suggerisco di sbirciare al seguente istituzionalissimo link
http://www.ispesl.it/linee_guida/fattor ... _error.xls , da dove puoi anche calcolare il famoso fattore di incertezza che tanto fa dannare chi non ha la proprietà dello strumento e dunque l'accesso all'incertezza strumentale certificata.
Il senso della cosa, che appunto pare strana ma non lo è, è che tale calcolo vuole tenere conto solo ed esclusivamente dell'effetto complessivo delle pressioni sonore limitatamente al luogo di lavoro.
Ci sono già da tempo proposte perchè, invece, si consideri la pressione complessiva sull'organo dell'udito, ma francamente la vedo proprio difficile andare a sommare anche le esposizioni nella vita extra-lavorativa; in compenso, numerosi studi provano che l'insorgenza delle patologie è correlata più alla pressione tout-court (e dunque nemmeno ponderata in scala A) che non a singole frequenze o a livelli mediati nel tempo, con nuove ipotesi sul meccanismo di azione biologica della pressione sonora. Ipotesi riconducibile alla famosa frase del "pappicio" alla noce "dammi il tempo necessario, e comunque bucherò il tuo involucro legnoso!"

Nofer
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Nofer
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Max DP ha scritto:Ecco questa persona risulta assoggettata a un lep,d di 82,99 dB.
Se Questa persona che lavora part-time va a lavorare in altra azienda dove per altre 4 ore e' sottoposta alla stessa situazione delle prime 4, abbiamo questa persona che risulta in due valutazione con un lep,d di 82.99 dB.

In realta' pero' la stessa persona subisce un lep,d di 86.0 dB!

Mi dite dove ho sbagliato nel mio ragionamento? :smt009
Caro Max, ti fa onore e merito che tu ti ponga tale quesito, e ti sia d'orgoglio essere arrivato alla ovvia conclusione che 2 volte 4 ore è un po' come dire 1 volta 8 ore... tuttavia, non ti crucciare oltre, il criterio è che ogni singolo datore di lavoro risponde per l'esposizione personalmente indotta.
Se poi la persona un po' finisce con l'esser sorda... Siccome la reponsabilità non è precipuamente di nessuno dei 2 datori di lavoro, la lavoratrice se la piega a libretto. Cosa vuoi di più, dalla vita?
Nofer
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Max DP
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e' proprio il caso di dire

l'ottimismo e' il profumo della vita!

Grazie mille! mi sento piu' sereno!
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Mauro
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Io mi orientertei in questo modo:
non so se tu sei il RSPP di tutte e due le aziende, ma se tu lo fossi di una sola direi che tu valuti l'esposizione quotidiana della dipendente per cio' che concerne le sorgenti di cui tu hai diretta disponibilita'.
Se fai fare sorveglianza sanitaria alla lavoratrice, il medico competente le chiedera' se e' o e' stata esposta ad altre sorgenti, e ne terra' conto.
Se non le fai fare sorveglianza sanitaria, tocca usare il buon senso, perche' non e' pensabile che tu chieda al DdL dell'altra azienda i dati relativi all'esposizione della dipendente, e men che meno che tu possa fare una valutazione del rischio conseguente all'esposizione in un luogo di lavoro con il quale tu non hai nulla a che vedere.

Forse bisognerebbe capire che rapporto c'e' tra le due aziende (es: due aziende diverse di uno stesso propietario?)

Buon lavoro
Mauro
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Max DP
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Grazie Mauro, il caso riportato era solo un esempio senza nessuna finalita' alla pratica, per ora. Mi ero semplicemente intestardito in questo problema e stranamente prima di finirne dentro! Penso, pero', che ci siano molte realta' che rispecchiano l'esempio da me portato, visto anche l'andamento del mercato del lavoro.

Buon Lavoro a tutti!
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