Il forum di SICUREZZAONLINE è stato ideato, realizzato e amministrato per oltre 15 anni da Giuseppe Zago (Mod).
A lui va la nostra gratitudine ed il nostro affettuoso ricordo.

Sfogo sul 1 Maggio e sicurezza sul lavoro solo in TV

Archivio Discussioni di carattere generale/Off Topic.
In questa sezione del forum vengono riportate discussioni generiche anche non pertinenti la sicurezza e salute sul lavoro ovvero off topic (Riservato agli abbonati)
Avatar utente
Ronin
Messaggi: 1229
Iscritto il: 07 apr 2006 19:09

ursamaior ha scritto:Elena, Andromaca, Briseide, Criseide... Loro sono le infortunate, quelle che subiscono le scelte degli altri
mmmh, sicuro?
in fin dei conti elena è quella che per noia provoca la guerra.
e anche briseide, a ben guardare manipola achille come vuole.
criseide svolge un ruolo secondario, però alla fine dovrà essere restituita ai genitori, per placare l'ira degli dei (segno che in fondo, più di tanto le donne non si potevano maltrattare nemmeno allora...).
andromaca, beh, è la figura tipica della vedova di guerra.

non condivido molto questa interpretazione in chiave moderna. la mitologia della guerra di Troia è dominata, più che dalla sopraffazione, dal destino e dalla sua ineluttabilità.
odisseo che sa che non tornerà per vent'anni, si finge pazzo, ma poi per proteggere il figlio deve farsi scoprire.
achille sa che se parte non tornerà, i genitori lo nascondono in mezzo alle figlie di un re amico, ma lui non è un vigliacco e quindi si fa scoprire dal trucco di ulisse.
ifigenia sa che deve morire, ma la devozione filiale le impedisce la fuga (e diana la trasformerà in cerva, segno che le donne non si possono toccare...).
agamennone sa che uccidendola causerà la sua rovina, eppure deve farlo per placare la furia delle tempeste.
cassandra sa che le sue profezie non vengono mai credute, eppure è costretta a farle.
enea non vuole la guerra, ma l'arrivo dei mirmidoni lo trascina nel conflitto.
priamo sa che paride causerà lutti e sventure, ma è pur sempre suo figlio.
ettore che sa che non può battere achille, eppure è obbligato ad affrontarlo.

neppure gli eroi più forti sono esenti dal potere del fato: aiace telamonio si suiciderà per la vergogna di essersi reso ridicolo, e perfino diomede (tanto forte da ferire in battaglia due dei, tra cui ares dio della guerra) è atteso da un destino di oblìo ed esilio.
_____________________________
Tutti sono a favore della porta aperta, fino a che sono chiusi fuori (H. Kissinger).
Avatar utente
ursamaior
Messaggi: 4942
Iscritto il: 16 dic 2004 14:01
Località: L'isola che non c'è

Senza addentrarmi nelle vicende omeriche, diffido dalle interpretazioni delle vidende terrene che mettono in ballo eventi esterni (fato, destino, dei, caso, ineluttabilità).
Ognuno, anche sulla base della propria cultura, fede e religione, può ricercare le risposte dove meglio crede, ma la logica del deus ex machina è tramontata per quanto mi riguarda.
Sono un accanito sostenitore del libero arbitrio, non solo nel senso che ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma anche nel senso che il dio di turno non si immischierà nella sua scelta.
All'epoca di Omero era di moda leggere i segni (se non erro c'è un passaggio nell'Iliade in cui i troiani, quando ormai avevano in pugno gli assalitori, quasi rinunciano alla battaglia perchè vedono un'aquila volare con un serpente in bocca che, poco dopo, si libererà dalla presa), ma oggi non mi pare essere più molto attuale (almeno voglio credere che si comincino a leggere i fenomeni con la fisica piuttosto che col soprannaturale).
La lettura classica dei poemi omerici è quella che tu affermi essere, senza dubbio, non fosse altro perchè quello era lo spirito originale con cui è stata scritta.
Ma delle medesime vicende è possibile fare anche delle riletture che non mutano di una virgola il significato originale. Se levi gli dei di torno, restano le vicende umane e queste da sole hanno molto più significato dell'interpretazione che le vorrebbe condannate ad un destino ormai segnato, qualunque esso sia.

Questo malcostume di assegnare ad eventi esterni l'accadimento di incidenti o accidenti è un retaggio culturale che è bene finisca. La stessa parola infortunio etimologicamente deriva dalla negazione "in" (non) e dal sostantivo "fortuna", che lascia intendere un accadimento avvenuto senza colpa propria o altrui.
Risulta essere questa la stragrande maggioranza degli infortuni sul lavoro? E' una logica che rifiuto.
E' una questione di mentalità, cultura, assenza di senso etico che ci spinge a rivolgere all'esterno responsabilità nostre, dirette ed indirette.
Seduti sui loro scranni parlamentari, quanti farisei si sono sciancati le vesti e cosparsi il capo di cenere per il milione di infortuni che ogni anno riguardano il lavoro? Questo gesto, contrariamente a quello che il senso comune lascia intendere, è una presa di distanza dagli eventi (così reagisce il capopolo degli ebrei quando sente Gesù "bestemmiare" di fronte a Ponzio Pilato: prende le distanze dalle sue parole), non una compartecipazione, una presa d'atto e di responsabilità.

Mi stupisco come all'infortunato (ovvero etimologicamente allo sfigato) non venga somministrata una qualche pozione magica che allontani il malocchio. Forse nel prossimo testo unico verrà presa in considerazione anche questa ipotesi, chissà....

Non condivido la lettura che fai del ruolo delle donne nell'Iliade, ma su questo possiamo sbizzarrirci via mail, o Ronin  :smt050 (vocativo)
Lo Stato è come la religione: vale se la gente ci crede (Errico Malatesta)
Rispondi

Torna a “Archivio Discussioni Generiche/Off Topic”