Salve a tutti!
parlando con un collega, è uscito fuori che l'acqua potabile è obbligatoria non solo per dissetare il personale, ma anche per lavarsi.
io, sinceramente colto impreparato, ho risposto che non ne ero così sicuro, ma il mio interlocutore ne era certissimo...
ho cercato un po' e ho trovato che la normativa vigente parla di "...acqua in quantità sufficiete, tanto per uso potabile, quanto per lavarsi", quindi, a mio avviso, per lavarsi non occorre acqua potabile...
e Voi, cosa ne pensate??????
Il forum di SICUREZZAONLINE è stato ideato, realizzato e amministrato per oltre 15 anni da Giuseppe Zago (Mod).
A lui va la nostra gratitudine ed il nostro affettuoso ricordo.
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acqua potabile per lavarsi???
Personalmente, penso che solo un'umanità di idioti totali -quali noi siamo- usa per lo sciacquone acqua potabile, oppur per lavare i pavimenti (ma anche la biancheria) e/o per innaffiare le piante, e tutto sommato una doccia si può correttamente fare anche con acqua che non abbia i requisiti di purezza richiesti per la potabilità, a patto che- per quanto riguarda gli umani - non contenga sostanze tossiche assorbibili per via cutanea (tipo clorurati di tutti i generi) o sostanze tossiche assorbibili mediante i peli radicali (nel caso dei vegetali, soprattutto ad uso alimentare).
Che io -ogni volta che vado in bagno - debba sprecare per la mia pur onorevolissima pipì l'acqua che basta per far sopravvivere un mese un altro essere umano sulla faccia della terra, mi fa venir voglia di farla nel vasino, come 150 anni fa, di conservarle tutte in un cisternino e poi chiamare l'apposito bottino per mandarle a compostaggio.
Tornando alla discussione, se il legislatore avesse ritenuto opportuno che i lavoratori si lavassero con acqua potabile avrebbe scritto "...acqua ad uso potabile in quantità sufficiente per lavarsi", e non avrebbe utilizzato il "tanto...quanto...", figura grammaticale denominata comparativo di eguaglianza che è lessicamente riferibile alle quantità sufficienti che si intendono prescrivere.
Un po' di logica, d'altronde: molte aziende solo dislocate in aree non servite da acquedotti, e "pescano" in pozzi artesiani (anche per l'antincendio, come spesso viene ricordato), e che facciamo? Ci facciamo portare l'acquedotto, magari a 6 Km dal centro abitato più vicino? In quel caso, il DdL è tenuto a fornire acqua potabile, cosa che si risolve con forniture incredibili di bottiglie di acque minerali oppure, come più in uso da un po' in qua, con gli appositi distributori a barilotto, purchè in "misura sufficiente". Se beccano 2 o 3 dipendenti che bevono -come faccio io - 3 litri di acqua al giorno, è un costo notevole, ma ambientalmente (e quindi nel medio-lungo termine) molto più basso che non l'utilizzo incontrollato di risorse idriche ad uso potabile.
Al collega di Savelli, da parte mia, il suggerimento di andare a documentarsi sulla vigente normativa in materia di acque, L.152/99 e s.m.i., ed in particolare l'art. 1 (così, per cominciare...) comma 2 lettere a) e f)
http://www.camera.it/parlam/leggi/deleg ... 9152dl.htm
Nofer
Che io -ogni volta che vado in bagno - debba sprecare per la mia pur onorevolissima pipì l'acqua che basta per far sopravvivere un mese un altro essere umano sulla faccia della terra, mi fa venir voglia di farla nel vasino, come 150 anni fa, di conservarle tutte in un cisternino e poi chiamare l'apposito bottino per mandarle a compostaggio.
Tornando alla discussione, se il legislatore avesse ritenuto opportuno che i lavoratori si lavassero con acqua potabile avrebbe scritto "...acqua ad uso potabile in quantità sufficiente per lavarsi", e non avrebbe utilizzato il "tanto...quanto...", figura grammaticale denominata comparativo di eguaglianza che è lessicamente riferibile alle quantità sufficienti che si intendono prescrivere.
Un po' di logica, d'altronde: molte aziende solo dislocate in aree non servite da acquedotti, e "pescano" in pozzi artesiani (anche per l'antincendio, come spesso viene ricordato), e che facciamo? Ci facciamo portare l'acquedotto, magari a 6 Km dal centro abitato più vicino? In quel caso, il DdL è tenuto a fornire acqua potabile, cosa che si risolve con forniture incredibili di bottiglie di acque minerali oppure, come più in uso da un po' in qua, con gli appositi distributori a barilotto, purchè in "misura sufficiente". Se beccano 2 o 3 dipendenti che bevono -come faccio io - 3 litri di acqua al giorno, è un costo notevole, ma ambientalmente (e quindi nel medio-lungo termine) molto più basso che non l'utilizzo incontrollato di risorse idriche ad uso potabile.
Al collega di Savelli, da parte mia, il suggerimento di andare a documentarsi sulla vigente normativa in materia di acque, L.152/99 e s.m.i., ed in particolare l'art. 1 (così, per cominciare...) comma 2 lettere a) e f)
http://www.camera.it/parlam/leggi/deleg ... 9152dl.htm
Nofer
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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grazie cara Nofer!
anche io ho pensato le stesse cose, anche sottolineando che ho una casa in campagna con un pozzo artesiano e che l'acqua da bere la compravo ma che mi lavavo con quella proveniente dal mio pozzo.
mi ha risposto che ero un potenziale portatore di malattie! (scherzando??) e che il ddl poteva installare un depuratore che, "oggi costa solo circa 800 euro".
forse non ha chiaro in che condizioni vivono molte aziende...
resta l'aspetto importante dell'articolo citato da entrambi che sottolinea la differenzazione tra "acqua potabile" e "per lavarsi".
grazie ancora
anche io ho pensato le stesse cose, anche sottolineando che ho una casa in campagna con un pozzo artesiano e che l'acqua da bere la compravo ma che mi lavavo con quella proveniente dal mio pozzo.
mi ha risposto che ero un potenziale portatore di malattie! (scherzando??) e che il ddl poteva installare un depuratore che, "oggi costa solo circa 800 euro".
forse non ha chiaro in che condizioni vivono molte aziende...
resta l'aspetto importante dell'articolo citato da entrambi che sottolinea la differenzazione tra "acqua potabile" e "per lavarsi".
grazie ancora
Attenzione!
con la 31/2001 il termine potabile è stato sostituito con "acque destinate al consumo umano", e vorrei porre la vostra attenzione soprattutto sugli articoli 1 2 e 5.
Quest'ultimo, in particolare, pone dei parametri (allegato I) tali per cui è ben difficile che un'acqua che NON esca dal rubinetto possa considerarsi "destinata al consumo umano". A tal proposito ricordo che, in questo campo, questa è la legge più restrittiva in assoluto di tutta Europa! Questo significa anche che l'acqua che esce dai nostri rubinetti, anche la più schifosa, è la più buona e salubre di tutta Europa! Compresa la Francia, dove da anni c'è una vera e propria cultura dell'acqua.
Siamo in un campo minato: dalla legge in questione si evince che se l'acqua esce da un rubinetto (anche quello del gabinetto, eh si...) deve essere considerata "destinata al consumo umano". Con questo non significa che debba arrivare dall'acquedotto comunale, ma se non si dispone di un pozzo da falda sotterranea profonda conviene usare quella! Altrimenti ciccia!
Siamo una nazione consumista!
Meditate gente, meditate!
Un Fabio d'accordo con Nofer
, ma la legge è questa!
con la 31/2001 il termine potabile è stato sostituito con "acque destinate al consumo umano", e vorrei porre la vostra attenzione soprattutto sugli articoli 1 2 e 5.
Quest'ultimo, in particolare, pone dei parametri (allegato I) tali per cui è ben difficile che un'acqua che NON esca dal rubinetto possa considerarsi "destinata al consumo umano". A tal proposito ricordo che, in questo campo, questa è la legge più restrittiva in assoluto di tutta Europa! Questo significa anche che l'acqua che esce dai nostri rubinetti, anche la più schifosa, è la più buona e salubre di tutta Europa! Compresa la Francia, dove da anni c'è una vera e propria cultura dell'acqua.
Siamo in un campo minato: dalla legge in questione si evince che se l'acqua esce da un rubinetto (anche quello del gabinetto, eh si...) deve essere considerata "destinata al consumo umano". Con questo non significa che debba arrivare dall'acquedotto comunale, ma se non si dispone di un pozzo da falda sotterranea profonda conviene usare quella! Altrimenti ciccia!
Siamo una nazione consumista!
Meditate gente, meditate!
Un Fabio d'accordo con Nofer
![:smt049](./images/smilies/049.gif)
Non c'è mai abbastanza tempo per fare tutto il niente che vorrei (Voltaire)
...e insomma, fabio mi ha solleticato lo spirito polemico.
Cosa intendiamo per consumo umano? Atteso che i vari "Ministro della sanità, di concerto con i Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dell'ambiente, dei lavori pubblici e delle politiche agricole e forestali" dal febbraio 2001 ad oggi devono essere stati in ben altre faccende affaccendati, per non aver emanato il decreto previsto in art. 2 c.2 del D.Lgs. 31/01 che avrebbe dovuto dire quali erano le acque destinate ad usi ininfluenti sulla salute dei consumatori, mi sa che dobbiamo andare ad interpretazione della lingua italiana. Allora, facciamo esempio: lavare un'autovettura, per quanto eseguito in genere da umani, possiamo definirlo un consumo umano? Ed anche attivare lo sciacquone di un servizio igienico, cosa che sicuramente è fatta da un umano, è "consumo" umano? Ed ancora, stavolta andiamo nel difficile, spegnere un incendio in un negozio -cosa che sfido a far avvenire senza l'intervento umano almeno fino a che c'è di che bruciare- siamo certi che sia un "consumo umano"???
Se per consumo intendiamo la fruizione del bene in assoluto, certamente sì. Ma mi sembra che sia una teoria lessicale quanto meno "consumistica", perdonate il bisticcio di parole.
Se invece per consumo intendiamo, come immagino ed anzi spero intendesse il legislatore, l'assunzione per ingestione del bene, e allora i discorsi cambiano!
é normale dire "ho consumato 2 fustini di detersivo per lavatrici, questo mese!" ma questo certo non implica che io li abbia mangiati. Parimenti è consuetudine dire che la macchina consuma x litri di carburante ogni 100 km, e questo invece significa proprio che se li è mangiati: a modo suo, ma mangiati; altresì si dice spesso che quel certo elettrodomestico consuma x KW/h, che secondo me significa pure che se li mangia, anch'esso a modo suo ma se li mangia.
Francamente, penso che abbiamo una pletora eccessiva di leggi che dettano delle specifiche la cui definizione viene però demandata ad altre leggi "da emanarsi", e ne abbiamo sotto gli occhi una discreta quantità, partendo dagli ormai mitici contenuti dei corsi per RSPP fino alla definizione di "rischio chimico moderato" (
).
E, secondo me, mi sono anche stufata, perchè tutto questo non dà alcun senso di certezza a nessuno e si presta a tutta quella serie di manipolazioni più o meno strumentali che poi ci rendono la vita più complicata di quello che che è, dando ampio spazio solo agli UCAS del momento.
Ma io insisto: 303 dice "acqua in quantità sufficiente, tanto per uso potabile quanto per lavarsi", e io deduco che potabile è una cosa,e per lavarsi è un'altra cosa.
In alternativa, sui treni i controllori non possono lavorare perchè non si possono lavare la mani visto che anche sugli eurostar è ben visibile la segnaletica di "non potabile" nei lavandini in bagno. E nemmeno su buona parte delle navi possono lavorare non solo i marinai, ma nemmeno il personale di tipo alberghiero, perchè l'acqua che esce dalle docce, sulle navi con più di 5 anni, proviene da una distribuzione diversa da quella dell'acqua potabile (utilizzata invece in cucina e nei bar) che infatti si chiama "acqua lavanda". Continuo? vogliamo parlare delle docce nelle strutture ricettive turistico-alberghiere di buona parte delle nostre più note località di villeggiatura che hanno la sfortuna di trovarsi in isole splendide ma con notevole scarsità di acque potabili??
...adesso mi sento meglio!
Nofer
Cosa intendiamo per consumo umano? Atteso che i vari "Ministro della sanità, di concerto con i Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato, dell'ambiente, dei lavori pubblici e delle politiche agricole e forestali" dal febbraio 2001 ad oggi devono essere stati in ben altre faccende affaccendati, per non aver emanato il decreto previsto in art. 2 c.2 del D.Lgs. 31/01 che avrebbe dovuto dire quali erano le acque destinate ad usi ininfluenti sulla salute dei consumatori, mi sa che dobbiamo andare ad interpretazione della lingua italiana. Allora, facciamo esempio: lavare un'autovettura, per quanto eseguito in genere da umani, possiamo definirlo un consumo umano? Ed anche attivare lo sciacquone di un servizio igienico, cosa che sicuramente è fatta da un umano, è "consumo" umano? Ed ancora, stavolta andiamo nel difficile, spegnere un incendio in un negozio -cosa che sfido a far avvenire senza l'intervento umano almeno fino a che c'è di che bruciare- siamo certi che sia un "consumo umano"???
Se per consumo intendiamo la fruizione del bene in assoluto, certamente sì. Ma mi sembra che sia una teoria lessicale quanto meno "consumistica", perdonate il bisticcio di parole.
Se invece per consumo intendiamo, come immagino ed anzi spero intendesse il legislatore, l'assunzione per ingestione del bene, e allora i discorsi cambiano!
é normale dire "ho consumato 2 fustini di detersivo per lavatrici, questo mese!" ma questo certo non implica che io li abbia mangiati. Parimenti è consuetudine dire che la macchina consuma x litri di carburante ogni 100 km, e questo invece significa proprio che se li è mangiati: a modo suo, ma mangiati; altresì si dice spesso che quel certo elettrodomestico consuma x KW/h, che secondo me significa pure che se li mangia, anch'esso a modo suo ma se li mangia.
Francamente, penso che abbiamo una pletora eccessiva di leggi che dettano delle specifiche la cui definizione viene però demandata ad altre leggi "da emanarsi", e ne abbiamo sotto gli occhi una discreta quantità, partendo dagli ormai mitici contenuti dei corsi per RSPP fino alla definizione di "rischio chimico moderato" (
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E, secondo me, mi sono anche stufata, perchè tutto questo non dà alcun senso di certezza a nessuno e si presta a tutta quella serie di manipolazioni più o meno strumentali che poi ci rendono la vita più complicata di quello che che è, dando ampio spazio solo agli UCAS del momento.
Ma io insisto: 303 dice "acqua in quantità sufficiente, tanto per uso potabile quanto per lavarsi", e io deduco che potabile è una cosa,e per lavarsi è un'altra cosa.
In alternativa, sui treni i controllori non possono lavorare perchè non si possono lavare la mani visto che anche sugli eurostar è ben visibile la segnaletica di "non potabile" nei lavandini in bagno. E nemmeno su buona parte delle navi possono lavorare non solo i marinai, ma nemmeno il personale di tipo alberghiero, perchè l'acqua che esce dalle docce, sulle navi con più di 5 anni, proviene da una distribuzione diversa da quella dell'acqua potabile (utilizzata invece in cucina e nei bar) che infatti si chiama "acqua lavanda". Continuo? vogliamo parlare delle docce nelle strutture ricettive turistico-alberghiere di buona parte delle nostre più note località di villeggiatura che hanno la sfortuna di trovarsi in isole splendide ma con notevole scarsità di acque potabili??
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Nofer
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Cara Nofer,
non posso fare altro, per l'ennesima volta in questo forum, che darti ragione!
Siamo sempre qui ad arabattarci per interpretare l'italiano in una leggina! Io dico, non potrebbero fare le leggi con scritto "questo si e questo no"?
Baci da un Fabio sempre più sostenitore delle tabelle in allegato (da lì difficilmente si scappa)![:smt044](./images/smilies/044.gif)
non posso fare altro, per l'ennesima volta in questo forum, che darti ragione!
Siamo sempre qui ad arabattarci per interpretare l'italiano in una leggina! Io dico, non potrebbero fare le leggi con scritto "questo si e questo no"?
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Baci da un Fabio sempre più sostenitore delle tabelle in allegato (da lì difficilmente si scappa)
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Non c'è mai abbastanza tempo per fare tutto il niente che vorrei (Voltaire)