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A lui va la nostra gratitudine ed il nostro affettuoso ricordo.
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deposito fieno-atex
Grazie per i chiarimenti. Per deposito di fieno mi sto convincendo, pero', del contrario, nel senso che mi sembra che la polvere accumulata abbia una granulometria molto elevata e credo che seppure ci siano particelle inferiori ai 500micrometri queste sono in minima percentuale. Poi, ogni volta che sono tornata sul posto lo stato di polvere era sempre lì immobile, per cui mi sembra improbabile che il vento riesca a sollevare le polveri ed a tenerle sospese in aria tanto da formare la giusta concentrazione. Per la pulizia delle superfici, sicuramente è da consigliare.
allora, io notoriamente di antincendio e di atex dichiaro di non sapere nè capire una ceppa, e tuttavia -come hanno già ricordato sia ursamaior che marzio- la condizione di deposito di fieno all'aperto non può dare atex.
A maryG che evidentemente dato il suo percorso culturale (da profilo) non ha sufficienti conoscenze delle reazioni biologiche, comunico che prima che si possa formare metano il fieno o quel che sia dev'essere ampiamente marcito, tanto marcito da aver percolato l'acqua intracellulare (che per definizione nel fieno secco non ci può essere, se no non è fieno ma erba) e reso del tutto assente l'aria tra i frustoli. Perchè digestione anaerobica significa "in assenza di aria", i batteri metanigeni sono anaerobi obbligatori e dunque fino a che non si impappa tutto, solido e liquidi, il metano non si può formare dalla digestione dei batteri. La stessa identica cosa avviene all'interno del silos di trinciato di mais: tenderei ad escludere che sia stivato bagnato.
Quella di cui parli e che stai seguendo è un'azienda agricola, e tutti i contadini sanno che cereali e simili devono essere stivati asciutti, e questo non per problematiche atex ma molto semplicemente perchè se i vegetali vanno a male non li possono più vendere e hanno buttato un anno di lavoro. I silos di sfarinati ove si possono oggettivamente formare atmosfere esplosive sono quelli soggetti a operazioni di carico e scarico, soprattutto durante il carico, con polveri impalpabili e scarse condizioni igieniche, nel senso appunto di residui ingenti di materiali umidi o già in fase di fermentazione.
Per capirci, tentando di portare un esempio più tecnico e meno biologico, il metano nelle discariche di RSU si forma (poco) dopo mesi e mesi di macerazione ed in assenza totale di aria (i rifiuti sono compattati e ricoperti con terreni a granulometria assai fine) dove i liquidi intracellulari fuoriescono creando una specie di "zona satura" dove -se presenti- batteri metanigeni fanno il loro mestiere. Anche nel compostaggio ci può essere formazione di metano, ed infatti si rivoltano i cumuli con periodicità quindicinale al massimo, proprio per evitare che si possano formare sacche, anche minuscole, di gas, oltre che per alternare la fase di mineralizzazione aerobica con quella anaerobica, in modo da degradare del tutto le originarie sostanze organiche in acidi umici e fulvici. Più macabro, è il principio del fuoco fatuo : a determinate condizioni dà fiamma, ma di solito le tombe non esplodono.
Se si potesse ottenere anche metano dal mais facilmente, oltre che biodiesel, davvero da mangiare non ce ne sarebbe proprio più per nessuno...
A maryG che evidentemente dato il suo percorso culturale (da profilo) non ha sufficienti conoscenze delle reazioni biologiche, comunico che prima che si possa formare metano il fieno o quel che sia dev'essere ampiamente marcito, tanto marcito da aver percolato l'acqua intracellulare (che per definizione nel fieno secco non ci può essere, se no non è fieno ma erba) e reso del tutto assente l'aria tra i frustoli. Perchè digestione anaerobica significa "in assenza di aria", i batteri metanigeni sono anaerobi obbligatori e dunque fino a che non si impappa tutto, solido e liquidi, il metano non si può formare dalla digestione dei batteri. La stessa identica cosa avviene all'interno del silos di trinciato di mais: tenderei ad escludere che sia stivato bagnato.
Quella di cui parli e che stai seguendo è un'azienda agricola, e tutti i contadini sanno che cereali e simili devono essere stivati asciutti, e questo non per problematiche atex ma molto semplicemente perchè se i vegetali vanno a male non li possono più vendere e hanno buttato un anno di lavoro. I silos di sfarinati ove si possono oggettivamente formare atmosfere esplosive sono quelli soggetti a operazioni di carico e scarico, soprattutto durante il carico, con polveri impalpabili e scarse condizioni igieniche, nel senso appunto di residui ingenti di materiali umidi o già in fase di fermentazione.
Per capirci, tentando di portare un esempio più tecnico e meno biologico, il metano nelle discariche di RSU si forma (poco) dopo mesi e mesi di macerazione ed in assenza totale di aria (i rifiuti sono compattati e ricoperti con terreni a granulometria assai fine) dove i liquidi intracellulari fuoriescono creando una specie di "zona satura" dove -se presenti- batteri metanigeni fanno il loro mestiere. Anche nel compostaggio ci può essere formazione di metano, ed infatti si rivoltano i cumuli con periodicità quindicinale al massimo, proprio per evitare che si possano formare sacche, anche minuscole, di gas, oltre che per alternare la fase di mineralizzazione aerobica con quella anaerobica, in modo da degradare del tutto le originarie sostanze organiche in acidi umici e fulvici. Più macabro, è il principio del fuoco fatuo : a determinate condizioni dà fiamma, ma di solito le tombe non esplodono.
Se si potesse ottenere anche metano dal mais facilmente, oltre che biodiesel, davvero da mangiare non ce ne sarebbe proprio più per nessuno...
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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A Nofer, hai perfettamente ragione sulle mie conoscenze in campo biologico, per questo ho anche chiesto ad un biologo ed igienista industriale ma non è stato così chiaro ed esauriente! Per cui grazie. Comunque è vero che il trinciato di mais depositato è sempre secco ma quando ho visto gli strati più profondi in condizioni di marcescenza allora pensavo di dovermi preoccupare, ora mi è chiaro che non è cosi’.
A Nofer, hai perfettamente ragione sulle mie conoscenze in campo biologico, per questo ho anche chiesto ad un biologo ed igienista industriale ma non è stato così chiaro ed esauriente! Per cui grazie. Comunque è vero che il trinciato di mais depositato è sempre secco ma quando ho visto gli strati più profondi in condizioni di marcescenza allora pensavo di dovermi preoccupare, ora mi è chiaro che non è cosi’.
Sono lietissima :smt008 di aver contribuito a chiarirti certe dimensioni e certi fenomeni: il merito è tutto del Mod, che ha creato 10 anni fa questo sito e questo forum, dove hai avuto in un colpo solo la botta di fortuna di imbatterti in una che è biologa E, contemporaneamente, igienista industriale!maryG ha scritto:A Nofer, hai perfettamente ragione sulle mie conoscenze in campo biologico, per questo ho anche chiesto ad un biologo ed igienista industriale ma non è stato così chiaro ed esauriente! Per cui grazie. Comunque è vero che il trinciato di mais depositato è sempre secco ma quando ho visto gli strati più profondi in condizioni di marcescenza allora pensavo di dovermi preoccupare, ora mi è chiaro che non è cosi’.
Nofer (che saluto cordialmente e ringrazio infinitamente a nome di tutti per il lavoro che fa nel Forum) e', come sempre, molto generosa nei miei confronti.
Io mi limito solo a fare un controllo affinche' le discussioni avvengano nel migliore dei modi.
Tutto il resto e' solo ed esclusivamente merito dei partecipanti attivi della community che con una abnegazione e generosita' straordinarie rendono viva ed interessante ogni giorno la nostra 'bacheca virtuale'.
UN GRAZIE INDISTINTO A TUTTI ED UN OTTIMO 2010!
Mod
Nofer
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