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Valutazione stress-lavoro correlato

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Adso da Melk
Messaggi: 31
Iscritto il: 26 mag 2010 09:57
Località: Roma

Buongiorno a tutti!
Mi sembra di non aver visto, in questo topic, altro riferimento se non la Guida Operativa del Coordinamento Tecnico Interregionale.
Mi permetto quindi di segnalare un link (aimè ex istituzionale) al sito internet del già compianto  :smt022  ISPESL: http://www.ispesl.it/networkmobbing/val ... relato.asp

Il lavoro è voluminoso ed aggiornato (Marzo 2010), spero di fare cosa gradita.

Buon lavoro a tutti!

Ringrazio Adso e gli do il benvenuto nel Forum.
Ne approfitto per segnalare le news sull'argomento presenti nella nostra home page di venerdi' scorso e per ricordare il thread presente nel forum Novita' in tempo reale:
http://www.forumsicurezza.com/forum/vie ... hp?t=11139

Cordiali saluti e buon inizio di settimana a tutti

Mod :smt039
Ospite

Sono alla prese con la preparazione della valutazione stress lavoro-correlato in vista del 1 agosto per un'azienda di piccole dimensioni ma con più di 10 addetti. Utilizzerò innanzitutto il metodo messo a punto dallo Spisal di Verona che mi sembra molto semplice da adottare e assolutamente gratuito.

Avevo inoltre intenzione di incrociare i dati con quelli del metodo VIS, ma a parte la spiegazione del metodo in un inserto di una nota rivista specializzata facilmente reperibile su internet, delle 4 schede complete del metodo non riesco a trovarne traccia, nonostante sia a disposizione gratuitamente (almeno così enunciato).

La cosa che più mi preoccupa è che per entrambi i test, nel caso venga rilevato un rischio alto, occorre procedere a una valutazione completa con somministrazione di questionari "validati scientificamente" cosa che in altre parole significa costo elevato del questionario (per esempio il Q-Bo circa 2.200 euro + iva per aziende <20 addetti) e credo necessità della somministrazione da parte di uno psicologo (abilitato alla professione).
Tutto questo si tradurrebbe in un costo per l'azienda assolutamente improponibile per un rischio che i datori di lavoro difficilmente riconoscono.
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ursamaior
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Iscritto il: 16 dic 2004 14:01
Località: L'isola che non c'è

Niente di ufficiale, eh, ma nella seduta di ieri della Commissione Bilancio del Senato, nel corso dell’esame del d.l. n. 78 del 2010 (A.S. 2228), recante la manovra economica, è stato approvato un emendamento volto ad estendere la proroga di cui al comma 12 dell’articolo 8 in materia di valutazione dello stress da lavoro correlato anche ai datori di lavoro privati.

Il decreto-legge è attualmente all’esame della Commissione Bilancio del Senato, dovrà essere esaminato ancora dall’Aula di Palazzo Madama e superare il vaglio della Camera dei Deputati.

Mi limito a dare la notizia, qualunque uso scorretto della medesima e la crezione di leggende metropolitane non sono addebitabili al sotoscritto.

Io sono responsabile di quello che scrivo, non di quello che capite.

Ma esprimo un unico parere personale:

C.V.D.
Lo Stato è come la religione: vale se la gente ci crede (Errico Malatesta)
Ospite

Bond ha scritto:Ti dico come la penso io che è ancora il modo in cui opero così come ho sentito ad un seminario organizzato da una nota associazione.

In tutte le aziende - che siano di piccole, medie o grandi dimensioni - faccio organizzare una riunione periodica di sicurezza (anche sotto i 15 dip.)
In quella sede spiego informo loro che esiste questo obbligo ma aggiungo anche altre cose.

Innanzitutto questa valutazione è più una "mission" che una mera misurazione con test, quiz, check-list e quant'altro.

Tutto sta nel capire qual'è l'obiettivo del DDL ossia cosa pretende di ottenere da questa valutazione?
Questa è la domanda cardine a cui va data una risposta.

Spiego loro che esistono sostanzialmente due metodi per eseguire una valutazione:
- il primo è con le check-list tipo quella dello SPSAL di Verona
- il secondo con un'analisi più approfondita di tutti i possibili indicatori di stress aziendali e lavorativi

Poi i vantaggi e svantaggi dell'una e dell'altra sluzione

Vantaggi della prima:
- costa poco
- è veloce da compilare
- è emanata da un ente pubblico (SPSAL di Verona)
Svantaggi della prima
- non serve a nulla
- abbiamo in mano un documento fine a se stesso utile solo per evitare sanzioni da parte degli OOdV
- abbiamo un documento (per dirla alla NIOSH) il cui errore sistematico è almeno di 20 volte superiore al valore rilevato (es. valore ril. 0,5 con errore sist. di 10 ossia 0,5+/-10) e da cui non possiamo prelevare informazioni che ci permettano di adottare MPP serie ed efficaci

Vantaggi della seconda
- può portare ad un abbattimento dei costi di gestione di almeno il 20-30% a seguito di...
- abbattimento delle assenze per malattia e per infortuni
- miglioramento della produttività sia in termini di tempo che di qualità
- miglioramento della comunicatività sia interna tra colleghi che esterna vs. clienti e fornitori
- abbattimento delle N.C. sia gestionali che tecniche
- miglioramento del benessere interno dei lavoratori

Svantaggi della seconda
- costa di più della prima ed il suo costo dipende dall'impegno profuso dalla ditta
- richiede tempi di realizzazione ed attuazione medio-lunghi (2, 3 o anche 4 anni)
- può richiedere una riorganizzazione interna con inserimento di determinate procedure e modifica dei comportamenti ormai consolidati
- richiede un maggiore impegno da parte di tutti i lavoratori a tutti i livelli

Rispote che mi danno

Il più della volte, i DDL non hanno fede e non credono alle potenzialità della seconda soluzione quindi optano per la prima e accettano di compilare il semplice questionario da mettere poi nel cassetto come allegato al DVR.

Per quei pochi che hanno fede si parte con la stesura di un programma di intervento e/o valutazione per step successivi.
Sul breve:
- redazione di verbale di riunione periodica in cui si definisce il programma di massina su base n-annuale
- aggiornamento del DVR inserendo il programma di cui sopra
- a scanso di equivoci con ispettori zelanti si decide comunque per la compilazione della check-list nel caso in cui gli stessi storcessero il naso alla vista di tale valutazione
- poi si segue (o si cerca di seguire) il programma elaborato.

Ciaaa
Bond
Il tuo mi sembra un buon approccio alla questione ed al tempo stesso un coerente realismo.
Concordo del tutto con te che la figura dello psicologo del lavoro è del tutto fuori luogo sia nella valutazione del contenuto della attività aziendale e sia nell'analisi del contesto.
E' una forzatura commerciale.
Approvo e sottoscrivo i due percorsi che indichi e i tempi necessari per un intervento condiviso che sia mirato ad un utile aziendale con finalità molteplici, non ultimo un incremento della produttività.
Queste tematiche richiedono tuttavia interlocutori attenti ed intelligenti, sono un investimento e non è facile farlo capire ai DDL.
Per chi ci riesce è un grande successo professionale e indice di alta qualità.
L'andamento del mercato ha tuttavia orientamento opposto: vendere il "pacco" con un fiocchetto e il marchio di credibilità (psicologo di turno reclutato nel mercato della sottocupazione).

Tcam
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tcam
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Iscritto il: 23 feb 2009 01:18
Località: firenze

Gran parte delle opinioni che ho letto sul tema in questo sito, mi sembrano dotate dei requisiti di professionalità e competenza che non sempre è facile riscontrare.

La questione del WRS è particolarmente delicata per più motivi rilevanti:
1) è un'occasione per tutti per una riflessione sul tema della produttività come sfida di mercato in un momento di gravissima crisi apparentemente insanabile nel breve termine
2) è un'occasione per i lavoratori per esprimere e render noti ai propri DDL i disagi sanabili della organizzazione del lavoro nella proria azienda
3) è un'occasione per i consulenti dei DDL per mostrare (o provare a farlo) le proprie competenze professionali

Chi svolge il ruolo di consulente del DDL, ad ogni titolo, conosce per definizione l'azienda e le sue caratteristiche, ha avuto modo di incontrare in modi e tempi diversi i lavoratori, conosce nel bene e nel male pregi e difetti della organizzazione e dei soggetti che sono in essa coinvolti (DDL, Dirigenti, Preposti).
Ha dunque gli strumenti e l'occasione per trasmettere opinioni maturate nel tempo, convinzioni e proposte di miglioramento se solo il DDL glielo concede.
Se non vogliamo considerare le aziende per le quali facciamo consulenza dei bovini lattiferi, credo sia un obbligo professionale quantomeno cercar di trasmettere con l'informazione al DDL le nostre competenze e convinzioni, pur mettendo in conto la non remota possibilità di ottenerne un rifiuto o la tradizionale ed abusata affermazione della scarsa utilità dell'intero processo e della loro convinzione di un nostro ruolo parassitario sostenuto da norme e leggi vessatorie nei loro confronti.
E' un rischio conosciuto e calcolato.
Sono d'accordo con chi sostiene nel forum che un primo passo necessario ma non esaustivo possa essere adeguare formalmente l'azienda alla norma e quantomeno renderla libera da provvedimenti sanzionatori, ma questo non dovrebbe essere  un alibi per fermare un processo la cui utilità (diversa da azienda ad azienda) è pesabile solo nel medio termine.

Non è del tutto casuale che il legislatore abbia redatto l'art 29 nel Dlgs 81, dando un indirizzo prioritario nella valutazione di ogni rischio individuato.
Dalle figure contemplate nell'art 29 si deve partire anche nella valutazione dello SLC, con risorse interne e di consulenza consolidate, possibilmente con il coinvolgimento di più e diversificate rappresentanze aziendali.
La prefase della valutazione, colloquiale, può già servire ( e non serve essere esperti) per rilevare, illustrando il tema e le sue finalità, la presenza di condizioni di disagio e concludere sulla utilità di un approfondimento valutativo.
Concordo ancora con coloro che hanno citato la soggettività del disagio come importante e necessario momento di riflessione.
Anche questa non richiede competenze eccelse, ma buona volontà ed attenzione che si esprimono fondamentalmente nella somministrazione personale, diretta e guidata ai lavoratori dei quesiti mirati per i vari temi di indagine.
Quest'opera può e deve essere delegata al Medico Competente se non altro per garantire, suo tramite, il mantenimento del diritto di riservatezza dei dati.
I questionari anonimi sono fuordevianti e le risposte vengono date con le certezza dell'anonimato ma con la possibilità di dare risposte non ponderate e non corrispondenti alle reali percezioni soggettive.
Un questionario nominale ben somministrato ottiene delle risposte che si avvicinano notevolmente alle percezioni che noi stessi consulenti abbiamo delle condizioni di quella azienda.
Sulla questione delle valutazioni specialistiche basterebbe dire che il dipartimento di sicurezza del Regno Unito (HSE) rende disponibile on line sul suo sito un questionario e il software di interpretazione rivolgendolo direttamente ai DDL perchè essi stessi ne facciano uso per le proprie analisi del rischio.
Ciò per ribadire ancora, se fosse davvero necessario, che questa valutazione deve essere svolta all'interno dell'azienda e con l'utilizzo delle risorse aziendali esistenti.
Consulenze "pregiate" serviranno solo per dirimere dubbi delicati e particolari, ma non come base di valutazione.

Ho cominciato già nel 2008 ad attivare alcune valutazioni con queste modalità e qualche risultato, piccolo certamente, sta già rendendosi visibile.

Grazie per l'attenzione
Tcam
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Nofer
Messaggi: 7386
Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

benvenuto nel forum degli amichetti di sicurezza, tcam !  :smt050

Per i forumiani di SOl, spiego che Tcam è un MC, ed è il secondo amichetto MC dopo protina che trascino qui: fanno parte di quello sparuto gruppo di MC che si inca@@ano come bisce bulgare quando si trovano davanti i capolavori dei cartari che ci scippano il lavoro dalle mani e turlupinano i DdL con quintalate di copiaincolla; e spero che Tcam non se ne abbia a male, se spettegolo dicendo che nel passato questo gli è già costato delle rescissioni di contratti, perchè come noi ben sappiamo spesso è responsabilità dei DdL che i DVR siano volutamente vacui (non vaghi, proprio vacui nel senso di vuoti).  


Un cordialissimo saluto ed un benvenuto nel Forum anche da parte mia a tcam ed un sentito grazie, a nome di tutta la community, a Nofer sia per l'enorme lavoro che fa quotidianamente che per aver invitato a parteciparte alle nostre discussioni professionisti di elevato spessore che danno un contributo molto importante per una corretta e completa diffusione della cultura della sicurezza e salute sul lavoro nel nostro Paese.
Infinite grazie ed un ottimo weekend a tutti!

Mod :smt039
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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Giuliano
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Iscritto il: 22 ott 2004 16:31

Dopo aver inviato un cordialissimo saluto a Nofer (che non vedo da un paio d'anni), do il mio benvenuto a tcam.
Ho letto con interesse il suo intervento. Mi interesso dell'argomento da un po' di tempo (da quando è uscito l'81/2008) e mi scervello per trovare una procedura "accettabile" per fare una valutazione passabile per piccole realtà (imprese edili con poche unità fisse e altre temporanee).  :smt001
Sono in trepida attesa del Decreto promesso dal Ministero del Lavoro (avv. Fantini) in diversi recenti convegni :smt015
Poi  discuteremo sulla parte scientifica da adottare. :smt023
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tcam
Messaggi: 92
Iscritto il: 23 feb 2009 01:18
Località: firenze

[quote="fiaste"]Salve a tutti,
come sempre il confronto all’interno di questo forum è molto interessante, e vorrei condividere con voi qualche ulteriore spunto di discussione.
...............................................
...............................................
Mentre invece mi fa un po’ sorridere chi, professionalmente formato nel valutare gli elementi “oggettivi” (quelli, diciamo, che “prescindono” dal coinvolgimento delle persone all’interno dei processi), pensa di poter fare tranquillamente da solo. Discorso analogo vale per il MC (che peraltro, almeno secondo quelli con cui ho interagito personalmente, sono tutt’altro che ansiosi di prendersi anche questa “competenza” !), professionalmente legato alla valutazione a livello del singolo lavoratore.



Questa affermazione mi lascia di stucco.

Posso dar spazio a due ipotesi entrambe sgradevoli:
1) chi scrive non ha la più pallida idea di quale sia l'attività di un medico competente ovvero
1a) ha a che fare con medici competenti "particolari"
2) Se non fosse valida la prima ipotesi, bisognerebbe immaginare che cerchi di forzare il proprio ruolo disattendendo però in tal caso gli orientamenti non solo nazionali ma anche comunitari (EU-OSHA)

Tuttavia vorrei ricordare e citare ad esempio una posizione molto chiara ed esplicita comunicata in un incontro sul tema (Regione Veneto):

"Come affrontarlo

Se il problema di stress da lavoro è identificato, bisogna agire per prevenirlo,
eliminarlo o ridurlo. La responsabilità di stabilire le misure adeguate da adottare
spetta al datore di lavoro. Queste misure saranno attuate con la partecipazione e la
collaborazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti.

Chi compie l’analisi

La valutazione deve essere organizzata e definita dalle aziende stesse, ossia dal
gruppo aziendale di prevenzione che prevede la partecipazione del Datore di
Lavoro, RSPP, RLS, MC, oltre che di eventuali altri soggetti indicati dalle
organizzazioni. E’ opportuno che sia gestita all’interno dell’azienda, non
demandata a degli “esperti”,
deve essere pratica, veloce, ripetibile, condivisa,
utile e di immediata comprensione, almeno per lo screening iniziale che
risponde alla domanda: “c’è o non c’è un rischio da stress?”

L’analisi deve consentire di raggiungere un livello di azione. Ossia un livello da
cui scatta l’obbligo di adottare misure specifiche di prevenzione. L’azione deve
sempre muoversi in vista della finalità, cui risponde la valutazione stessa dei rischi,
ossia la predisposizione delle misure di prevenzione e bonifica dei rischi.

Scrive Fulvio D'orsi nel documento del coordinamento tecnico interregionale della prevenzione nei luoghi di lavoro a riguardo (marzo 2010):
" la valutazione dello stress lavoro-correlato, con le misure per prevenirlo, eliminarlo o
ridurlo, rientra nel più generale processo di valutazione di tutti i rischi ed è un compito del
datore di lavoro, da svolgere con la partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e dei
rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. L’aspetto della partecipazione dei lavoratori,
in questo caso, appare più decisivo rispetto agli altri rischi lavorativi. La lettura
dell’organizzazione del lavoro (contesto e contenuto) e delle dinamiche interpersonali non
può essere fatta da soli osservatori esterni, né dalla sola visione del datore di lavoro; il
contributo dei lavoratori aiuta a rappresentare la realtà delle condizioni lavorative sia nel
ricostruire gli aspetti organizzativi, sia nel fornire il contributo derivante dalle percezioni
che ognuno ha del proprio vissuto rispetto all’organizzazione stessa. Inoltre l’efficacia delle
misure di tutela individuate sarà direttamente proporzionale al livello di consultazione e
condivisione delle scelte operate tra direzione aziendale e lavoratori."

e di seguito:
"Infatti la natura del rischio stress lavoro-correlato, diverso da altri rischi occupazionali (es. rumore)
affrontabili con metodi e strumenti di misura standardizzati, richiede, più che uno strumento di
valutazione “meccanicistico”, l’applicazione di metodi condivisi di approccio al problema con la
valutazione del rischio specifico attraverso strumenti differenti, articolati fra loro e la gestione degli
interventi correttivi con il concorso di tutti gli attori del sistema di prevenzione e protezione interna
(datore di lavoro, dirigenti, preposti, responsabile del servizio di prevenzione e protezione, medico
competente, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, lavoratori)."

Per finire con riguardo alle tipologie di aziende dominanti nel territorio nazionale
(percentualmente più rappresentate) cito la seguente considerazione e linea guida del documento:
"Aziende con meno di 10 lavoratori
Nelle aziende con meno di 10 lavoratori (le cosiddette “microaziende” che in Italia costituiscono
oltre il 90% delle imprese ) l’uso di strumenti per la rilevazione della percezione soggettiva dei
lavoratori non è generalmente indicato.
Il percorso proposto per queste aziende di minori dimensioni è quello della valutazione oggettiva a
cui seguono direttamente, se viene confermato il rischio, gli interventi di eliminazione o riduzione
del rischio.
Elementi soggettivi possono essere introdotti dalle segnalazioni da parte del medico competente e
dalla partecipazione dei lavoratori alla discussione sulle soluzioni da attuare.
Sia alla fase di valutazione, sia a quella di individuazione degli interventi correttivi e della loro
attuazione è necessaria la partecipazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza interno o territoriale."


Tutto ciò premesso in modo che sia oggetto di riflessione e discussione certamente utili, sarei propenso a concludere che nelle micro aziende l'unico percorso utile per una prevenzione del rischio stress LC possa essere il coinvlgimento informato del DDL e dei lavoratori. In assenza di questa condizione è improponibile illudersi di ottenere un benchè minimo grado di attenuazione del rischio qualora esso vi sia (documentabile oggettivamente o meno)
Senza coinvolgimento tanto vale un documento che il DDL rediga come gli pare, visto che ne è esclusivo responsabile, meglio se non condiviso nè sottoscritto dai consulenti (RSPP E MC).
L'una e l'altra delle due figure di consulenza hanno il diritto -dovere quantomeno di esprimere delle riserve laddove risultino aver collaborato alla VDR, se la loro valutazione è dissonante rispetto alle conclusioni cui perviene il DDL.
Nelle piccole imprese la negazione dei rischi è metodica da parte del DDL che mal tollera che qualcuno glieli segnali. Un DDL che nega rischi fisici, rischio chimico, carico di lavoro fisico elevato , mancanza delle minime condizioni di igiene, assenza di protezioni collettive ed individuali,rischio infortunistico, condizioni ambientali sconcertanti, potrà mai accoglire la valutazione di un rischio che disconosce a priori?

In aziende di maggiori dimensioni con articolazione di profili professionali e mansioni, se si giunga da una prima fase valutativa alla convinzione che il rischio SLC sia non irrilevante  (non bassso), credo che il ruolo del mc e del RSPP debba essere quello di evidenziare l'importanza del risultato e proporre un arricchimento della consulenza da parte di figure specializzate, tanto più quanto più si noti che i determinanti dei risultati ottenuti sono complessi e multifattoriali.
Uno psicologo del lavoro con esperienza adeguata potrà svolgere allora efficacemente il suo ruolo sia nel migliorare la messa a fuoco delle problematiche emerse nella prima valutazione distinguendo ed organizzando i dati per rilevanza e possibilità di attenuazione, sia organizzando il percorso di bonifica ed individuando gli indici di verifica di effetto più sensibili ed adeguati a quel caso specifico.

Ovviamente sono mie convinzioni personali e indirizzo pratico che sto seguendo ed intendo seguire finchè non mi convincerò diversamente.

Concludo ribadendo che mi sembra molto grossolana e distorta la considerazione e l'analisi della figura del mc così come rappresentata da fiaste e mi auguro che egli non proceda con la stessa genericità mal informata anche nelle valutazioni dello SLC cui è chiamato a partecipare.

Tcam
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DOCORRU
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Iscritto il: 15 feb 2009 17:43
Località: BOLZANO

Anonymous ha scritto:
fiaste ha scritto:Salve a tutti,
come sempre il confronto all’interno di questo forum è molto interessante, e vorrei condividere con voi qualche ulteriore spunto di discussione.

quoto (in gran parte) Rocco, relativamente alle competenze dello psicologo del lavoro.
Lo SLC è un fenomeno “sistemico”, generato da flussi comunicativi inefficaci, processi lavorativi confusi, dipendenze gerarchiche ambigue, sistemi di valutazione e valorizzazione del personale disapplicati, ecc…
Non è una mia personale interpretazione – ci mancherebbe! – ma la definizione che si evince dall’Accordo Quadro europeo, laddove indica proprio queste come le dimensioni da analizzare per la rilevazione dello SLC.
Diversamente da uno clinico, lo psicologo del lavoro si specializza proprio su questi aspetti organizzativi, quindi direi che è una figura, se non necessaria (lo lascio alla vostra personale valutazione) almeno utile.
Del resto, io - che psicologo sono - non mi sogno neanche lontanamente di proclamare la competenza esclusiva su questo oggetto di valutazione. Secondo me sono piuttosto necessari il coinvolgimento e la partecipazione di diverse figure professionali, interne ma anche esterne all’azienda. Mentre invece mi fa un po’ sorridere chi, professionalmente formato nel valutare gli elementi “oggettivi” (quelli, diciamo, che “prescindono” dal coinvolgimento delle persone all’interno dei processi), pensa di poter fare tranquillamente da solo.
Discorso analogo vale per il MC (che peraltro, almeno secondo quelli con cui ho interagito personalmente, sono tutt’altro che ansiosi di prendersi anche questa “competenza” !), professionalmente legato alla valutazione a livello del singolo lavoratore. Mentre lo SLC riguarda la “popolazione aziendale” …poi, certo (per fare un paragone scemo) – se alcuni hanno le difese immunitarie basse, si prendono subito l’influenza mentre altri la passano indenni. Sui primi può intervenire, legittimamente ed efficacemente, solo il MC. Ma il “problema” è valutare se nell’aria ci sia o no il virus influenzale…D’altronde, non mi pare che questo fattore di rischio costituisca una  eccezione, favorendo interventi prioritariamente a livello individuale piuttosto che collettivo (ex art. 15)

Le “checklist” (o questionari, o altri strumenti “oggettivi”) le uso più che volentieri anche io, anzi le uso elettivamente perché ho il dovere, ai sensi dell’art. 29, di indicare non solo i risultati ma anche i criteri utilizzati per la rilevazione, dando la possibilità (almeno teorica) di fornire dati verificabili e replicabili.

Infine, una parola sull’anonimato. Obiettivo difficile da raggiungere pienamente, in effetti – almeno, nel rendere i lavoratori sereni al momento di dare le risposte sulle dimensioni indagate. Personalmente, mi sono dotato di una procedura di tutela dei dati sensibili ai sensi del Dlgs 196/03, che mi complica assai la vita (e mi aumenta i costi…), ma fattivamente protegge me e tutela i lavoratori in questo tipo di valutazione. Però ripeto, di questa cosa anche i lavoratori si accorgono pienamente solo DOPO che la valutazione è stata fatta e il DVR consegnato e diffuso. Ciò che invece porta a rispondere serenamente alle domande del questionario e dei focus group, è frutto di un percorso (non proprio facilissimo) di coinvolgimento e “convincimento” di DDL, RSPP e RLS…

saluti
Anzititto, buongiorno a tutti i frequentatori del forum.

Su invito di Tcam e (spero) con la benedizione di Nofer, permettetemi di rispondere alle affermazioni che cito sopra.

Precisando, anzitutto, che sono un MC. Anzi, sono un MC atipico. Perchè, da tempi non sospetti, ho la pessima abitudine di informarmi, formarmi e discutere sui contenuti e la modalità di esecuzione dei DVR in generale e su quelli che riguardano le mie competenze speficiche in particolare. E cioè sui movimenti ripetuti dell'arto superiore, sulal movimentazione manuale dei carichi e, adesso, sullo stress lavoro correlato.

Ma ne avrei anche da dire sulle radiazioni ottiche artificiali.

E sono abituato a non prendere tutto per oro colato, anzi. A maggior ragione adesso, quando ben due articoli del cosottantuno (il 25 ed il 29, per i più distratti) obbligano, di fatto, i MC a collaborare coi datori di lavoro per la estensione del DVR.

Devo dire che queste mie pessime abitudini, nella misura in cui sono state applicate, mi hanno creato non pochi problemi tra i cosiddetti consulenti delle aziende che seguo. le quali, onestamente, fidandosi del mio giudizio, hanno ribaltato spesso le questioni sui consulenti, con conprensibile sviluppo di avversità da parte di questi verso il sottoscritto.

Ma non sono affatto preoccupato di ciò, visto che il mio obbiettivo principale è la tutela della salute dei lavoratori e non la necessità di ingraziarmi questo o quel consulente.

Perchè, me ne si dia atto, i giocatori di questa partita (avrei detto gli attori di questa tragicommedia) sono 4:
1) il datore di lavoro;
2) i lavoratori;
3) il medico competente;
4) il responsabile del servizio di prevenzione e protezione.

Gli altri, con buona pace delle prebende che vengono loro attribuite, sono assolutamente ed unicamente comparse nel gioco che stiamo svolgendo.

Non voletemene, ma credo che si debba, specie su un argomento del genere, che personalmente prendo molto sul serio, fare il punto della situazione , specie in un forum altamente qualificato come questo.

Mi sono permesso, a tal riguardo, di sottolineare 3 passi dell'intervento che ho citato (e che mi ha condotto qui non già come solito spettatore, ma come - stavolta - presenza attiva), per svolgere qualche commento.

Anzitutto, vorrei dire all'estensore di quel post, che i MC non sono tutti uguali. Così come non lo sono tutti i consulenti o i DL od i RSPP. Vero è che molti di noi preferiscono "la pappa pronta", ma non credo (per quanto possa piacermi fare i fasci - e mi piace-) fare di tutta l'erba un fascio.

E non m itrova d'accordo, epidemiologicamente parlando, l'affermazione per cui "se uno ha le difese immunitarie basse...". Qui la questione è ben diversa. Perchè, se è vero che la valutazione dello stress LC riguarda l'intera collettività aziendale, è solo attraverso il coinvolgimento del MC che si possono avere quegli elementi spia (di natura puramente epidemiologica) che possono condurre al sospetto di un quadro generale non favorevole e meritevole di interventi (oltre che, naturalmente, della VDR obbligatoria ope legis).

Ancora oggi, nei preventivi che i consulenti inviano le aziende, non vedo menzionato il MC (col quale, a mio avviso, sarebbe sembre auspicabile interagire) nei contatti che gli sstessi sviluppano con le aziende.

Lo psicologo del lavoro, indubbiamente, può essere una figura utile nel panorama aziendale (specie di aziende grandi) ma non è ipotizzabile che interagisca con una struttura aziendale organizzata senza tenere debito conto di chi l'azienda conosce e "vive". Mi sembrerebbe come inviare un "drone" su un campo di battaglia, senza impegnare, contestualmente, una forza di ricognizione che possa verificare il terreno su cui si dovrà combattere. L'uno senza l'altra sono limitati.

E non è pensabile, sempre parlando di strategia militare, andare avanti in ordine sparso. Il risk management, nel caso dello stress LC, dev'essere un lavoro corale e non un assolo.

Devono essere percorsi condivisi tra tutte le figure coinvolte. Nessuna esclusa.

Mia opinione personale, naturalmente.

Cordialità
Mi sa che ho impiegato troppo tempo a scrivere e non ha annotato la mia identità.

Eccola.

Saluti

Un cordiale benvenuto nella community anche al gentile Docorru ed un sentito grazie a Tcam per averlo invitato a partecipare ai nostri lavori.
Buon inizio di settimana a tutti.
Mod :smt039  
".. la posta in giuoco è suprema e richiede che ognuno si assuma le proprie responsabilità attraverso il vaglio della propria coscienza". B.M. 2 aprile 1925
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Nofer
Messaggi: 7386
Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

ecco qua, adesso ce n'è anche un altro dei miei amichetti MC!
E vi assicuro che docorru (ciao tesòro!) è "tosto", nel senso che anche lui appartiene alla schiera esigua dei gran rompiscatole che devono capire i perchè, rendersene conto e convincersene pure!
Non è mica colpa sua,  :smt003  ci è nato!

Come dicevo nel loro forum, sono anni e anni e anni che cerco di far parlare tra loro tecnici e medici, perchè abbiamo competenze non diverse bensì complementari, tutte a pari dignità e tutte di uguale importanza. Io, che medico non sono, ho in compenso comunque fruito di un master universitario in medicina aziendale in epoca non sospetta di business della sicurezza (anno accademico 1983-84) e nasco biologa ad indirizzo igienistico-industriale, che all'epoca che mi sono laureata io nemmeno si sapeva che si sarebbe chiamato così, era una branca dell'Igiene Generale e basta: è proprio per questo mio percorso personale che mi sono convinta della indispensabile multidisciplinarietà della prevenzione in senso lato; e - non mi stancherò mai di ripeterlo - continuo a imparare tantissimo anche dagli amichetti con altre culture professionali, ma in ogni caso non prtetenderò mai di saperne quanto loro: mi basta sapere quando devo chiamare l'esperto di antincendio, o di atex, o anche di NIR in genere. Per le poche aziende che seguo come RSPP, o come consulente al SPP laddove è il DdL ad essere anche RSPP, già all'uscita del coso 81 mi sono potuta permettere di affermare e sottoscrivere che non emergevano fenomeni da collegarsi a fattori di stress LC. E mi ero basata proprio, sia pure in spannometria applicata, sui fattori che ora rientrano nelle LG fresche uscite: perchè prima di essere qualunque cosa, sono una persona che lavora e tenta di farlo con un criterio logico.  

Io mi auguro davvero che con la reciproca collaborazione e informazione specialistica che ci possiamo scambiare su queste pagine si riesca a dare un contributo pratico ed efficace alle azioni di prevenzione cui ognuno di noi mira nello svolgimento di "questo mestiere". La speranza immediatamente successiva è che i risultati che tutti assieme potremo ottenere facciano capire al mondo dei DdL che la prevenzione non è nè una tassa nè un obolo nè un business ma - ben predisposta- è il miglior modo di lavorare e di produrre. Per ultima, ma c'è, metto la speranza che in seguito a questo fenomeno di comprensione del lavoro, tanto e decisamente specialistico, che facciamo ci si liberi dei cartari e dei visitifici del "tutto va ben, madama la marchesa": perchè in questo ramo non solo c'è lavoro per tutti, persino adesso che le attività produttive languono e spesso muoiono, ma è fondamentale che sia ben fatto perchè abbia frutti davvero positivi per tutti: consulenti compresi.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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