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valutazione rischio stress con frequenza biennale? (1a)

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masger
Messaggi: 18
Iscritto il: 05 mag 2008 09:14
Località: Trento

In riferimento al rischio stress lavoro correlato leggo da autorevole fonte istituzionale quanto segue: "L’obbligo per la verifica della valutazione/aggiornamento del documento ha frequenza biennale, in
assenza di cambiamenti organizzativi e/o gestionali evidenti (art. 29 D.Lgs. 81/08 e s.m.i)."
Qualcuno è in grado di darmi il riferimento normativo circa il "biennale". Ho cercato in tutte le norme di riferimento ma non ho trovato niente che assomigli ad un obbligo (sanzione/dovere) circa i tempi di rielaborazione. Mi rivolgo a voi perchè la fonte di questa affermazione è autorevole e non vi sarebbe motivo di dubitare, ma visti i tempi... Grazie a tutti.
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Giuliano
Messaggi: 1480
Iscritto il: 22 ott 2004 16:31

Neanche a me risulta questa scadenza biennale. Mi sembra inoltre una cavolata, in varie linee guida si ipotizza un tempo necessario di almeno tre anni per avere un qualche riscontro significativo (almeno per aziende di una certa consistenza) alle misure eventualmente adottate.
Dicci quale è la fonte autorevole :smt017
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masger
Messaggi: 18
Iscritto il: 05 mag 2008 09:14
Località: Trento

Innanzitutto ringrazio Giuliano che stimo molto e di cui seguo con attenzione particolare i suggerimenti nel forum, a seguire rispondo... Si tratta dell'ISPESL che a pag. 15, penultimo capoverso, de "la valutazione dello stress lavoro correlato - proposta metodologica" del mese di marzo 2010 asserisce senza motivare quanto in dubbio. Considerata la valenza concettuale di tale affermazione (se vale la biennalita per la valutazione rischio stress, perchè no per genere, età, paese di provenienza o più semplicemente per tutti gli altri rischi??). Ripropongo la questione, anche se, sentito il parere di Giuliano, ritengo fondato il mio dubbio e non credo che terrò conto di quanto asserito da ISPESL. :smt018 Allego ovviamente il documento citato che a parte questo "piccolo particolare" trovo senz'altro molto ben fatto e di grande utilità. Grazie

Presumo che masger (che saluto e ringrazio per la collaborazione) non sia riuscito ad allegare, per la fretta o motivi di spazio, il documento che aveva citato.
Riporto, quindi, qua sotto il riferimento alla nostra pagina web dove e' possibile recuperarlo:
http://www.sicurezzaonline.it/homep/inf ... 100504.htm

Cordiali saluti e buon inizio di settimana a tutti

Mod :smt039
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Pitia
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Iscritto il: 10 mag 2008 12:59

Il documento ISPESL è uno strumento ottimo e validato che può essere somministrato senza problemi dall'RSPP (questo lo dico perchè qui da noi, l'azione aggressiva delle categorie che ambivano fare business della valutazione di questo rischio, ha prodotto minacce, denunce, terrorismo spicologico etc.)

Vi allego il foglio excell del Metodo ISPESL
Allegati
ISPESL_Stress lavoro correlato.xls
(292.5 KiB) Scaricato 201 volte
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Pompa
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Iscritto il: 16 feb 2010 16:34

Non c'è nessun riferimento normativo sulla periodicità biennale. Il documento di valutazione del rischio stress lavoro correlato non è da rifare ogni 2 anni. L'unico motivo di legge che prevede di rifare la valutazione deriva dal classico "quando ci sono cambiamenti nel ciclo produttivo, ecc ecc..." (cioè l'art 29, comma 3 del D.Lgs. 81/08)

PERO'

se avete effettuato la valutazione dello stress lavoro-correlato con la metodologia ISPESL, sarebbe bene seguirla fino in fondo. Nel senso che, leggendo il paragrafo 4.2 del documento ISPESL (pagg. 21 e 22), vedrete che, per qualunque grado di rischio (basso, medio, alto) che otterrete dalla valutazione, la valutazione stessa va ripetuta entro un periodo non superiore ai 2 anni Immagine

quindi ci sono 2 punti di vista:
  • da un lato avete il D.Lgs. 81/08 che non stabilisce una periodicità rigorosa, e che quindi lascia a voi ogni scelta
    dall'altro avete una linea guida di un autorevole istituto che stabilisce una periodicità biennale
Personalmente, fino adesso ho usato la metodologia dell'ISPESL ed ho intenzione di rispettarla del tutto. Ah, badate bene che, se risulta un rischio MEDIO o ALTO, ci sono delle tappe intermedie ai 2 anni (monitoraggio delle azioni di miglioramento entro un anno, secondo livello di approfondimento, bla bla bla...)
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

ovviamente, può capitare che alla scadenza del biennio ci sia più stress, ma disoccupazione-correlato.
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masger
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Iscritto il: 05 mag 2008 09:14
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Mi riaggancerei allo spunto gentilmente offerto da Pompa: concordo naturalmente sul fatto che nel momento in cui si decide di seguire una proposta metodologica è opportuno adottarne TUTTI i criteri, compresi quindi quelli relativi alla periodicità; ciò che non mi aveva e tuttora non mi ha convinto è la asserzione che "l'obbligo di verifica ha frequenza biennale" (riporto testualmente) piuttosto che "dovrebbe avere valenza biennale" e questo proprio per il fatto che lo stress deve a mio parere essere valutato al pari di altri rischi per la salute e la sicurezza. Concludendo, il fatto non è tanto relativo alla opportunità di valutare biennalmente il rischio quanto piuttosto il fatto che un ente istituzionale come Ispesl aggiunga obblighi ad una norma in vigore (la verifica biennale nel testo citato è un obbligo), senza peraltro specificare le relative sanzioni e l'articolo di legge di riferimento. Personalmente mi aspetterei che i testi proposti da enti statali fossero completamente armonizzati con la legislazione vigente. Ringrazio tutti per la preziosa collaborazione :smt039
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Nofer
Messaggi: 7386
Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

Beh, assistiamo quotidianamente a manifestazioni di arroganza ultra-legem da parte ormai di chiunque, forse anche l'ISPESL si è lasciata prendere da questo malvezzo...
Commenti acidi a parte, questa prima parte di "screening" la ritengo abbastanza valida, l'ho testata su aziende che conosco da annissimi e direi che mi ci trovo.
Quello che secondo me richiede una rivisitazione periodica - direi anche annuale - è soprattutto la parte riferibile alle assenze, in quanto io ritengo che -epidemie più o meno realistiche a parte- l'indicatore "assenze" è il più significativo.
Però... e però consentitemi ( :smt019  ) una criticuccia piccina piccina... al programmillo ed al  concetto che lo ispira.
Prendete la schermata "contenuto del lavoro", la parte relativa a carico e ritmo di lavoro, e piazzateci dentro le indicvazioni caratteristiche di una grossa metalmeccanica che lavori su 3 turni a catena di montaggio (non faccio nè nomi nè cognomi men che mai marchi) ... avrete che:
1 I lavoratori hanno autonomia nella esecuzione dei compiti no
2 Ci sono variazioni imprevedibili della quantità di lavoro no
3 Vi è assenza di compiti per lunghi periodi nel turno lavorativo no
4 E’ presente un lavoro caratterizzato da alta ripetitività  sì
5 Il ritmo lavorativo per l’esecuzione del compito, è prefissato sì
6 Il lavoratore non può agire sul ritmo della macchina sì
7 I lavoratori devono prendere decisioni rapide no
8 Lavoro con utilizzo di macchine ed attrezzature ad alto rischio sì
9 Lavoro con elevata responsabilità per terzi, impianti e produzione sì
con rischio giallo, e se poi nella stessa schermata alla parte sull'orario di lavoro ci mettete quello che è di solito, ossia:
1    E’ presente regolarmente un orario lavorativo superiore alle 8 ore     sì
2    Viene abitualmente svolto lavoro straordinario       sì (è obbligatorio, salvo andare in CIG a produzione raggiunta...)
3    E’ presente orario di lavoro rigido (non flessibile)?         sì
4    La programmazione dell’orario varia frequentemente     no
5    Le pause di lavoro sono chiaramente definite       no (non ci sono pause e basta)
6    E’ presente il lavoro a turni    sì
7    E' abituale il lavoro a turni notturni    sì
8    E’ presente il turno notturno fisso o a rotazione     sì

Vi troverete immediatamente in fascia rossa.
Oh, e tuttavia se quello è il lavoro quello è, o mangi quella minestra o salti dalla finestra si diceva. Finestra serba o polacca o brasiliana, ma sempre finestra.

E sempre perchè di carte piene ne ho molto pieno tanto altro, direi che sarebbe proprio arrivato il momento di fermarci un momento e discutere.

Io vi ho portato l'esempio di una metalmeccanica, ma vi posso portare anche quello di un pronto soccorso di un ospedale (di cui pure so bene per via della noferpargola emigrata) dove tutto quello che ho scritto sull'orario vale uguale, e per quanto riguarda il contenuto cambiano delle voci, per esempio c'è autonomia decisionale, protocolli ministeriali ed attrezzature diagnostiche permettendo, e non c'è ripetitività, però l'affluenza di utenti è del tutto imprevedibile e le pause sono un miraggio puro. Comunque, sempre in fascia gialla stiamo.
Ok, perfetto: e che facciamo, per evitare che si stressino i medici di PS permettiamo che dalle 10:30 alle 10:45 stacchino -per esempio- una rianimazione o un tamponamento emorragico o una defibrillazione per fare una pausa caffè o più semplicemente una pausa pipì? Ma siamo pazzi? A parte che nessun medico degno di questo nome farebbe mai nulla del genere, ma mi sembra eticamente inaccettabile.

E allora, signori cari, qualunque cosa dica la norma (sempre il coso 81) ebbene si fa come si fa per altri rischi professionali non altrimenti riducibili: c'è, e quindi io so che in quel lavoro ho un'alta possibilità di trovarmi davanti ad un acciacco del lavoratore, per cui devo mettere in conto un elevato turn over per quelle mansioni in quei reparti e pure che se chiedono il trasferimento è bene valutare la richiesta con atteggiamento non negativo. Punto, basta, non c'è da discutere oltre. Ci si può anche mettere a ragionare su possibili turnazioni, sull'aumento del personale per evitare almeno gli straordinari obbligatori (per inciso, in ospedale non li pagano ma li compensano in ore di ferie aggiuntive, non ho osato chiedere se a parità di numero o con l'aggiunta della quota economica surplus, peccato uno poi non se le possa prendere perchè se no non c'è copertura dei turni...), ma il lavoro è quello e non c'è santi che lo possano cambiare.
Non ho idea di se e di come si possano dare compensazioni in una mega fabbrica, ma io penso che non sia nè possa essere solo una questione di soldi: anche, specie per le paghe basse, ma non è solo quello il mezzo per "attutire" gi effetti psicologici negativi di condizioni di lavoro in parte inevitabili, e soprattutto non credo che siano o possano essere nell'attuale momento storico problemi di cui far carico solo al DdL o al RSPP (po'raccio pure quello).
Secondo me, ma sarà che io sono di sx e siamo rimasti proprio in pochissimi, il disagio lavorativo da stress dovuto a queste cose praticamente inevitabili (in fabbrica meno, in ospedale proprio inevitabili) si può ridurre solo con un sistema di servizi sociali complessivi che metta il lavoratore in condizione di percepire il proprio "sacrificio" come un contributo al buon funzionamento del sistema nella sua interezza: poter andare al lavoro con mezzi pubblici, per le fabbriche che sono di solito assai delocalizzate rispetto ai centri residenziali, per esempio.
Oppure, sapere a chi mollare un bambino di 9 anni o un genitore anziano durante il turno notturno, ed ancora avere la possibilità di trovare qualche negozio aperto anche all'uscita del turno pomeridiano oppure poter fruire del SSN (come ambulatori) indifferentemente di mattina o di pomeriggio e su appuntamento, avere asili-nido ed asili e scuola a tempo prolungato e magari con strutture sportive attrezzate -e controllate- in misura sufficiente, poter fruire di una forma di assistenza per i figli minori quando finisce la scuola, poter fruire di costi agevolati per l'abitazione vicina al posto di lavoro, etc. etc. etc: sbizzarritevi.

Tantissimi anni fa, parlo anni 50-60 ma anche assai prima, queste cose erano benefit aziendali, delle Grandi Fabbriche: dove la gente faceva quasi a botte pur di entrare. E che hanno fidelizzato tutta una serie di generazioni che ha contribuito a farci diventare una delle maggiori Nazioni Industrializzate.

Ora come ora, mi sembra obiettivamente improponibile chiedere questo ai DdL: ma se i DdL pagano tutte le tasse che devono sui guadagni che pure gli spettano (responsabilità sociale dell'Impresa ok, ma si imprend eper guadagnare non per beneficenza) E LA SMETTONO di farsi invece solo molare soldi dei contribuenti, magari se qualcuno inizia a pensare al sistema paese anche questi fattori di stress lavoro correlato a mio avviso lo attutiamo.

In alternativa, ma in questo caso parlo solo per i turni, si torna a com'era fino a 40 anni fa, che si era assunti PER il turno di pomeriggio oppure PER il turno di notte, fisso e senza discussioni: si guadagna una cosarella di più che compensa il doversi organizzare la vita con orari diversi da quelli degli altri, ma eliminiamo tutta una serie di problemi, partendo dal fatto che il turno settimanale, in fabbrica, provoca inevitabilmente dei disturbi fisici che vanno dalla cattiva digestione alla stanchezza cronica alla "irregolarità dell'alvo" (=stitichezza), perchè quando ti sei finalmente abituato al turno di notte ti passano a quello di giorno: un jet-lag continuo a casa propria...

Ok, io di mestiere faccio, o meglio farei, la consulente: ma nessuno mi consule su questo, perchè giustamente i DdL devono pensare alla loro produzione e non comprendono che comunque la loro produzione tanto ha senso fino a che la cali in un certo contesto. E soprattutto perchè chi fa le leggi non sa più nemmeno di che parla, ed abbiamo le prove pubbliche che spesso non sa nemmeno cosa ha firmato.

Qualcuno con un programma politico, per caso ne avete notizia?
Nofer
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Pompa
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Si, ma se anche l'ispesl mi lascia il dubbio, mi muoiono tutte le certezze, no?

Tutto parte dall'idea che l'ispesl è una fonte autorevole e ha emesso una linea guida per la valutazione. Ok. La sua linea guida non è legge, non è vincolante, ma è un buon metodo.

Se l'ispesl mi scrive "dovrebbe" (verbo dovere al condizionale), e già sappiamo che ciò che dice non è legge...allora? A quel punto è meglio che non emanasse niente, se tanto è tutto discutibile e se c'è sempre la possibilità di svincolare dalla metodologia stessa

Invece l'ispesl scrive "l'obbligo ha frequenza biennale" (verbo avere all'indicativo), in questo modo è chiaro ciò che vuole dire, perchè comunque, a monte, tu sai già che la metodologia non è vincolante, ma, come dicevo all'inizio, se la segui, la segui del tutto.

cioè, è vero che l'ispesl ti dà un obbligo, ma solo all'interno di un contesto (la sua metodologia) che NON E' UN OBBLIGO

Capito cosa intendo? Sembra un paradosso, ma non lo è....è un po' come con le norme UNI


e poi, magari si arriva tra 2 anni come dice Nofer, e allora, bye bye metodologia
Errare è umano, perseverare è umano
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Nofer
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comprendo il senso del tuo scoramento.
Vorrà dire che ai tuoi clienti "in qualità" dici (e scrivi...) che la LG dell'Ispesl prevede che tu ripassi tra 24 mesi, il che dovrebbe dare per scontato che lo rifacciano, sperando sia di nuovo con te, s'intende, e non con il neocazzillo che si è convinto che basta mettere le crocette alle caselle su un foglio excel e lo fa a due centesimi.
Agli altri, puoi dirlo e subito dopo aggiungere: ma non è obbligo normativo questa periodicità/scadenza, come per tutto il resto è una parte di DVR che andrà rivisitata in caso di cambiamenti sostanziali. E lì spiegherai che ti riferisci a nuove assunzioni o significative riduzioni di personale, a variazioni di prodotto o di target aziendale, ad improvvise epidemie di lombalgia o di cefalea o scoppi d'ira con mazzate reiterate e a grappolo, e robe assimilabili.

E, come per tutte le norme volontarie, potrebbe finire che chi non le segue nella pura forma, ma nella sostanza, fa a volte meglio di chi passa gli audit volontariamente richiesti sempre a punteggio pieno.

rinnovo una mia ormai antica teoria: siamo passati dall' "avere o essere?" all' "essere o apparire ?" ed infine abbiamo trionfalmente ed universalmente concluso con la sagra mondiale dell'apparenza.  
Nofer
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