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Ritiro TU e lavoratori atipici

Archivio Documenti di Valutazione dei Rischi (DVR) attività varie/Mobbing/Discussioni Legislative/Tecniche di carattere generale.
Discussioni Legislative e Tecniche, non rientranti nelle categorie specifiche degli altri archivi, dove vengono affrontati gli aspetti di applicazione della legislazione e della normativa tecnica in materia di sicurezza e salute sul lavoro (assetti societari e relative conseguenze sulla sicurezza, documenti di valutazione dei rischi (DVR) di attivita' specifiche, mobbing, ecc...) (Riservato agli abbonati)
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Marzio
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Iscritto il: 14 ott 2004 16:38
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E' cronaca di questi giorni il ritiro da parte del governo del TU in materia di sicurezza sul lavoro.
Che fare dunque con gli atipici (in particolare i co.co.pro. ex co.co.co.)?

Ricordo che la circolare del Ministero del Welfare n. 1 del 2004, facendo proprie le perplessità sull'applicazione del D.Lgs. 276/03 ai co.co.pro., concludeva in questo modo: "...non poche prescrizioni di tale provvedimento (...il D.Lgs. 626/94, ndr) risultano di problematica applicazione nei confronti di figure, come quelle dei collaboratori, fortemente connotate da una componente di autonomia nello svolgimento della prestazione...
In proposito, l'attuazione della delega (di cui all'articolo 3 della legge di semplificazione 2001, n. 229 del 2003) per il riassetto normativo in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro costituisce l'occasione per un adattamento dei principi generali di tutela prevenzionistica alle oggettive peculiarità del lavoro a progetto."

Ora dato che il TU non esiste più (per fortuna, visto lo sgorbio che era stato partorito), che ne sarà delle linee guida per l'applicazione del 276/03?

Chi vivrà vedrà...

Ciao

Marzio
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catanga
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Iscritto il: 17 nov 2004 19:44

Mi permetto di fare un'osservazione.

Penso tutti si sia d'accordo che prima i CoCoCo ed adesso i CoPro, altro non siano, nella maggior parte dei casi, dei lavoratori subordinati "mascherati" per le ovvie ragioni economiche da parte delle imprese utilizzatrici.

In questa situazione, personalmente consiglio sempre di gestire tali situazioni "uniformando" in termini di tutela reale sul luogo di lavoro, i CoPro ai lavoratori dipendenti.
Sono diverse, le situazioni d'infortunio sul lavoro che ho dovuto affrontare quale CTP, dove coinvolti erano proprio dei CoCoCo.

In questi casi, gli inquirenti si indirizzano sempre verso l'esame della situazione reale con la verifica dei rapporti in essere, la verifica della forma del potere direttivo esistente, ecc..

In genere, andando ad indagare nel concreto, tutti questi contrattini da CoPro, diventano carta straccia di fronte ad evidenze concrete relative alla gestione del lavoro dove si è verificato l'evento.
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Nofer
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catanga ha scritto: In genere, andando ad indagare nel concreto, tutti questi contrattini da CoPro, diventano carta straccia di fronte ad evidenze concrete relative alla gestione del lavoro dove si è verificato l'evento.
...che, in buona sostanza, è come dire che si vede tutelato il diritto alla salute ed al lavoro quando per un motivo qualunque hai perso l'una o l'altro...
Pratico, direi. Soprattutto, assai competitivo  :smt013 .
Il 276, con quell'assurdità della somministrazione di lavoro a tempo indeterminato, è un'altra di quelle norme che andrebbero stracciate a pezzi piccoli, e gli stessi infilati nel naso di chi l'ha firmata, ed ancor più nei nasi di chi ha permesso di legare il nome del prof. Biagi a qualcosa che invece ne ha stravolto integralmente il pensiero.
Ma ritengo impensabile (direi immondo) dover ricorrere alla giustizia ogni volta che si cammina sui più elementari criteri costituzionali: intanto, pare proprio che è così che sta andando, come la nota di catanga ben sottolinea, anche se "tra le righe".
Nofer
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ursamaior
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Località: L'isola che non c'è

scusate ma il decreto biagi non aveva sciolto ogni dubbio sui cocopro? era stato scritto chiaramente (art.66 se non sbaglio) che questi, qualora lavorassero nei luoghi di lavoro del committente dovessero essere equiparati a lavoratori subordinati. Non credo di sbagliarmi, ma non ho il testo sotto mano
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catanga
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Iscritto il: 17 nov 2004 19:44

ursamaior ha scritto:scusate ma il decreto biagi non aveva sciolto ogni dubbio sui cocopro? era stato scritto chiaramente (art.66 se non sbaglio) che questi, qualora lavorassero nei luoghi di lavoro del committente dovessero essere equiparati a lavoratori subordinati. Non credo di sbagliarmi, ma non ho il testo sotto mano
Dici assolutamente bene.

Io, però, ho detto quanto segue:
<<In questa situazione, personalmente consiglio sempre di gestire tali situazioni "uniformando" in termini di tutela reale sul luogo di lavoro, i CoPro ai lavoratori dipendenti.>>

Mi pare una cosa ben diversa dalla generica affermazione dell'art. 66 della Biagi,

Basta andare a vedere come vengono trattati i CoPro in un Call center rispetto ai pochissimi dipendenti esistenti, per comprendere che si fanno due pesi e due misure.

Il problema è che bisognerebbe, nello specifico esempio, svergognare le grandi aziende che si avvalgono di questi Call center
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ursamaior
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Iscritto il: 16 dic 2004 14:01
Località: L'isola che non c'è

Quanto avevo scritto non voleva essere in disaccordo con quanto affermi tu.
Sono pienamente d'accordo che vige il principio di effettività della mansione, per cui se un copro fa lavoro da subordinato, come tale deve essere trattato (nel senso della tutela ovviamente).
Tuttavia, l'applicazione da parte delle asl del principio di effettività della mansione è complesso in quanto non hanno la competenza tecnica e giuridica per intervenire. In questo senso invece l'art. a cui mi riferisco, che ancora non ho cercato, taglia la testa al toro: almeno per i CoPro che lavorano nei luoghi di lavoro del committente si applicano le stesse tutele dei lavoratori subordinati. Non farlo è un reato direttamente sanzionabile dall'ASL.
Sullo svergognare tutte le aziende che hanno comportamenti ottocenteschi in termini di tutela dei loro sfruttati sei solo un moderato (io non posso dire che farei a tutti costoro, il codice penale mi osserva)
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Marzio.

A mio avviso il problema è quello evidenziato da Catanga. In teoria i Co.Co.Pro. non dovrebbero possedere vincolo di subordinazione invece nella maggioranza dei casi lo possiedono, possiedono pure orari ben stabiliti di accesso ai luoghi del committente e non poche volte ho verificato che lavoravano all'interno di linee chiaramente riconducibili ad un preposto. Senza parlare di che tipo di progetto potrebbe avere un saldatore piuttosto che un verniciatore...

Ora io mi chiedo, ci dobbiano tappare occhi, naso ecc..  :smt003  e dire che si applica il 273 dato che il lavoratore possiede un contratto a progetto, oppure questo è un rischio per noi valutabile (es problemi di coordinazione legati all'assenza del vincolo di subordinazione che invece dovrebbe essere presente nel lavoro di reparto)?

Ciao

Marzio
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

direi che la problematica avanzata da marzio, soprattutto nei termini esposti da marzio, ha oggettivamente notevole rilevanza giuridica.
Tralasciamo le considerazioni socio-politiche per un momento, e esaminiamo i fatti in modo asettico.
Poniamo il caso di un lavoratore adibito ad una macchina complessa, per quanto possa e deva essere all'uopo formato: nel momento in cui tale macchina per il suo stesso funzionamento possa essere di danno a terzi può essere affidata a un soggetto che, non avendo vincoli di subordinazione, non è tenuto a seguire le eventuali procedure aziendali? E ancora, un soggetto "estraneo" può oggettivamente essere in grado di captare un malfunzionamento in tempo utile a segnare l'evento di pericolo?
Un verniciatore che per contratto si deve limitare ad applicare uno strato di x decimi di protezione su un certo numero di superfici è in grado di eseguire tale operazione nelle condizioni atte a contenere il livello di solventi infiammabili in ambiente al di sotto di un certo limite x prestabilito dal DVR con determinate procedure?
E ancora, siamo proprio certi che un addetto a facchinaggio e movimentazione materiali verifichi quotidianamente ed anzi più volte nel turno le condizioni delle imbragature?  
Forse, noi potremmo prospettare questo problema di sicurezza intrinseca, nei casi in cui esso si presenta.
Già. Così l'unico contratto di progetto che finirà certamente a breve  :smt010 potrebbe diventare il nostro...
Scherzi a parte, in alcuni casi o il lavoratore a progetto lo è con la qualifica di operaio specializzato, il che presuppone davvero un'adeguata ed autonoma formazione sufficiente quanto indispensabile al corretto adempimento delle mansioni assegnate, oppure è una mina vagante, pericoloso per sè e per gli altri e persino per i beni aziendali.
E se è un operaio specializzato, a quel punto più che in regime di co.co.pro ovvero di somministrazione lavoro mi sembra sarebbe almeno più corretto instaurare un rapporto di appalto, con diritti e doveri come da C.C. e art. 7. nelle vesti di artigiano/lavoratore autonomo.
Il lavoratore si apre la sua bella partita IVA, fa fattura a fine mese, e diciamo che così almeno si scarica parte delle spese di benzina, di telefono acqua e luce (che diventano al 50% "aziendali") e non devolve la quota di paga a terzi (caporali, concordo).
Che ne pensate?
Nofer
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