Il forum di SICUREZZAONLINE è stato ideato, realizzato e amministrato per oltre 15 anni da Giuseppe Zago (Mod).
A lui va la nostra gratitudine ed il nostro affettuoso ricordo.
In questo Forum verranno aperte discussioni su questioni eminentemente tecniche relative a impianti, macchine, rumore, vibrazioni, ATEX, prevenzione incendi, ecc...
Alla fine però, almeno al corso, il foglio di calcolo ce l'hanno dato per compiti, perchè in effetti in concreto è l'unico metodo usabile se non hai il dosimetro.
qui c'è un foglio Excel che copre anche gli le altre strategie, ma non in lingua italiana: francese (e ci mancherebbe visto che è made in INRS), inglese, tedesco.
1) otoprotettore presente in azienda -> valuto se è efficace su tutte le macchine presenti e censite in Leq su curva C e usando per es. il metodo SNR corretto con fattore beta
2) Se è efficacie (no iper o ipo protezione) mi fermo, se non è efficacie prescrivo il dpi giusto solo per quelle macchine ove si verifica l'iper o l'ipo protezione (dimostrando l'efficacia che si avrebbe).
Ma forse stiamo dicendo la stessa cosa
si dicevo quello che l'efficacia la valuto su ogni attrezzo
di fatti, i dosimetri che io sappia non danno analisi in frequenza e time history. Quindi non puoi sapere se su 30 min di misura hai 28 min a 78 db e 2 min a 95 o 30 min a 84 db. inoltre se ci prendono poco sopra i 4000, non danno sicuramente una analisi in frequenza. per questo dicevo che dopo aver fatto una analisi per mansione o per giornata, dovrei comunque indagare meglio le attività almeno per la valutazione dei DPI.
'cause tramps like us...... baby we were born to run
Ma da quel che si capisce, il senso del dosimetro è darti la ponderazione complessiva di tutti i contributi, disinteressandoti delle distribuzioni diverse nel tempo.
Poi spetta al tecnico indagare magari con analisi puntuali osservano direttamente o indirettamente il fenomeno nell'insieme, ma questo solo ai fini delle misure da intraprendere e per la verifica dei dpi, perchè per la classificazione della fascia di rischio, secondo norma, se usi il metodo con dosimetro ti basta quel Lex che ottieni.
Quindi si, oltre alle giornate per le misure ai fini del Lex, devi aggiungere tante misure in Leq per le strumentazioni, valutare eventuali casi particolari (magari con Lex8h) ai fini dei programmi di intervento e verifica dpi.
Tutto questo, da preventivare al DDL :smt003
Giosmile
P.S. una fonometria fatta bene e con PARE secondo norma uni/tr 11347:2010, può arrivare a costare davvero parecchi eurini in contesti medio-grandi.
Ah, aggiungo che nella valutazione dell'efficacia del DPI è stato introdotto anche il concetto di tempo parziale dell'uso del DPI. Cioè se si appura che il Tdpi è inferiore al Te, dovresti valutare l'efficacia tenendo conto di questa differenza.
Va tutto bene ci mancherebbe, ma il problema è: come appurare questa cosa? Chi si prende la responsabilità di dire che Tdpi = Te oppure che Tdpi < Te?
Il DDL ed il lavoratore diranno che il dpi sarà sempre usato per tutto il tempo... quindi solita firmetta?
il tempo parziale mi pare ci fosse già con la versione 2008
quello che lascia perplesso me è che le nuove norme non comportano un miglioramento dei livelli di rischio, visto che non sono abbassati i limiti di esposizione e le tecniche di misura non sono migliorative (anzi mi paiono traballanti) se non per il tempo di misura, ma questo è una lama a doppio taglio perchè più rendono le cose difficili, più diventano costose e meno DL faranno le valutazioni dell'esposizione a rumore.
Giosmile ha scritto:
P.S. una fonometria fatta bene e con PARE secondo norma uni/tr 11347:2010, può arrivare a costare davvero parecchi eurini in contesti medio-grandi.
In contesti medio grandi ci può anche stare, il problema è nei contesti tipo officina meccanica con 3 soci lavoratori oppure aziendina con 4-5 operai che magari fanno cose diverse ogni giorno..........
'cause tramps like us...... baby we were born to run
buonasera a tutti
mi mantengo nella discussione sulla 9612, lasciando perdere art 191 (se ho capito bene discusso in altro argomento, comunque mi sembra applicabile a casi ben specifici).
Come primo contributo sulla UNI vorrei dire che mi pare che questo sforzo di superamento della soggettività del valutatore, citato mi sembra da emipi (anch'io sono d'accordo che nelle cose acustiche la soggettività del valutatore sia un aspetto importante, dando per scontato che il valutatore sia onesto), derivi da una esigenza da parte del legislatore di trovare nella valutazione del rischio un migliore supporto (rispetto a quanto lo si possa trovare solitamente, anche nelle valutazioni scritte bene) in caso di malattia professionale.
Cioè la valutazione dell'esposizione pensata e scritta facendo riferimento alla 9612 e 9432:11 tende ad essere elaborata in un modo sempre più rigoroso e preciso perchè il legislatore vuole andare oltre l'ottica prevenzionistica (capire se devo fare il pare, quali dpi, cambiare le macchine obsolete, a chi fare formazione, a chi fare sorveglianza sanitaria etc) e si cerca (ambiziosamente) di fotografare benissimo la realtà acustica aziendale, così in caso di malattia professionale sarà più chiaro se effettivamente questa malattia sia stata provocata dalle condizioni di lavoro.
Una fotografia attendibile della realtà acustica aziendale, con un sempre più preciso collegamento alla singola mansione e alla singola persona, per avere maggiori prove in caso di malattia professionale.
Questa mi pare l'intenzione.
Però
la realtà italiana del lavoro rende inapplicabile la norma.
Gli esempi fatti (giardiniere, cantoniere, anche l'edile) sono di mansioni molto variabili, ed è verissimo che per queste realtà il valutatore sia costretto a procedere a misure eseguite cercando di riprodurre le condizioni di lavoro, perchè i cantieri aprono e chiudono, e sono diversi, la durata di uso delle attrezzature varia etc, ma anche le mansioni stesse non sono ben definite, si fa quello che c'è da fare, il turn over delle attrezzature è elevato, per furto o usura.
Anche nei luoghi di lavoro fisso, comunque , si registra una certa molteplicità di condizioni, i cicli di lavoro sono descrivibili con gradi di complessità crescenti (pensate alla mansione di “manutentore”).
Insomma, va a finire che il valutatore si deve trovare a fare misure "in simulazione", oppure fa le misure più significative, approfondendo dove è utile, e anche grazie alla sua esperienza aiuta il datore di lavoro a definire i tempi di esposizione (loro a volte dicono dei dati a casaccio), cercando di capire la situazione; in molti casi, non sono le misure che fanno la valutazione, ma le osservazioni del valutatore sul campo!
Sempre dando per scontato che il valutatore sia onesto.
Ma il fonometro secondo me non può sostituire un valutatore disonesto.
Da questo punto di vista, mi sembra che stringere il laccio del rigore nella attività di misura sia richiedere tanti costi per cercare una obbiettività che comunque i furbi non hanno nessuna intenzione di prendere in considerazione, cioè andiamo da quelli che vogliono lavorare in regola a fare una settimana di misure per ottenere un risultato che avremmo ottenuto anche senza tanta accademia, mentre con i furbi non abbiamo nessuna speranza di cavare un ragno dal buco!
I tempi di esposizione sono sicuramente il fattore limitante di qualunque valutazione esposizione, direi che di solito il valutatore li ipotizza, facendo il sopralluogo e capendo come gira il fumo, e li sottopone al datore di lavoro che li approva (il DDL non ha mai tempo per queste cose), un valutatore onesto farà un lavoro onesto.
Per quanto riguarda l'incertezza di misura, molti valutatori non sanno che cosa sia (anche nell'acustica ambientale), però mi sembra che qui si spinga un po' troppo; l'osservazione di Bond sull'ampiamento dell'incertezza di misure che mi fa scavallare due (o tre) fasce mi sembra molto pertinente.
Detto questo, ho comprato la norma Uni e ne farò tesoro, non voglio certo dire che accendere il fonometro e aspettare che il Leq si stabilizzi sia il mio metodo, quando vado a fare i rilievi.
ps si può trasformare un fonometro in un dosimetro, se uno vuole, con una borsa a tracolla e qualche sistema per fissare il cavo del microfono alla persona, se la mansione da studiare lo consente (il tutto può essere leggermente ingombrante).
concordo con la bellissima e pacata esposizione di silqua.
E' vero che il fonometro si può trasformare in dosimetro, ma l'ingombro è notevolmente maggiore (ci sono dosimetri da poche decine di grammi adesso) e poi ti fidi a lasciare il tuo fonometro, che magari usi anche per misure ambientali, per una giornata intera nella tasca di un muratore o di un manutentore con il microfono fissato sulla sua spalla ? io sinceramente no