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stress lavoro correlato nella scuola

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cesarean
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Iscritto il: 30 mag 2008 19:48

....mia moglie insegnate ha tentato di capire come mai la valutazione del rischio dello stres da lavoro correlato nella sua scuola dava risultato  assente...quando lei sostiene (come la stampa specializzata e non..) che nella scuola esistono situazioni di grande stres ...il preside gli ha risposto che se lei diceva di essere stressata dal lavoro lui la poteva licenziare in quanto nel contratto che ha firmato dichiara di essere idonea al lavoro e se dichiara di essere stressata lei non e' piu' idonea...
..e' rimasta allibita da questa risposta e mi ha chiesto cosa cavolo rispondergli......
io ho guardato il documento di valutazione del rischio e ho notato che era stato redatto senza il coivolgimento dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti....poi ad esempio non vi sono nessun tipo di valutazione sulle cause di stres dovute alle classi numerose...ai diversi carichi di lavoro tra insegnanti...e ltro...ma francamente non essendo esperto chiedo lumi ..se possibile..grazie...
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emipi
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Iscritto il: 16 feb 2010 09:17
Località: PAVIA PROVINCIA

non avrai mai una risposta certa, anche perchè lo stress non è certo misurabile o quantificabile in litri o kilogrammi.

e non c'è neanche una legge che dica "fate così"... nel senso che ci sono tante linee guida (ispesl, regioni...) ma vista la confusione che si è creata e che si crea, una circolare ha sancito di:

fare una valutazione per indici oggettivi (Assenteismo, rotazione etc) che alla fine da un risultato numerico
se questa da esito non basso (numero sotto una certa soglia, anche se mi è capitato di avere rischio minimo indue parametri e massimo in un parametro, ma la somma stava comunque nel rischio basso, quindi semplice monitoraggio della situazione) comunque dicevo se l'esito è non basso, allora si procede all'analisi dei fattori soggettivi e individuali dei lavoratori.

cosa sensata sarebbe fare tutto, ma certamente, nella media delle aziende, fare questo sarebbe estremamente oneroso e il risultato comunque approssimativo, anche perchè una può essere stressata, poi magari in realtà è già stressata alle 7.59 perchè il proprio bimbo l'ha fatta disperare, ha dovuto fare la via cittadina più trafficata, oppure perchè ha fuso il motore della macchina e non ha modo di ripararla o... mille motivi.

personalmente ritengo che, visto che non è quantificabile lo stress dovuto al lavoro rispetto al resto della vita di un lavoratore, sia giusto non caricare le aziende di un onere eccessivo.
penso anche che la valutazione per indici oggettivi non serva a nulla. potrebbe essere più stress il non potere assentarsi e quindi esserci sempre che non asssentarsi per i propri bisogni.
penso però anche che anche la valutazione del profilo soggettivo serva ben poco, almeno se non si fanno più sedute con uno psicologo per ogni lavoratore. però a questo punto che lo psicologo provveda a salariare i lavoratori :P
persone riescono a farsi passare per sorde cieche o zoppe, vuoi che non riescano a farsi passare stressate per il lavoro?

per quanto riguarda il tuo caso specifico tua moglie potrebbe sentire il RLS e RSPP e proporre altri metodi di valutazione. certo
la risposta del preside è davvero causa di stress LC, ma certamente può dipendere anche da come gli è stato posto il quesito. anche perchè ultimamente i presidi non hanno neanche i soldi per comprare la carta igienica, figurati per fare spese che non affrontano neanche grandi aziende!
per quanto riguarda i fattori di stress nella scuola la maggior parte sono "causa di forza maggiore" nel senso che sono necessità "statali". sovrffollamento, scarso numero di docenti... se fossi preside e mi vieni a lamentare queste cose ti direi :vuoi venire al mio posto? faccio cambio volentieri.
se invece le proposte sonopropositive e in spirito di miglioramento del contesto, allora sarei ben contento. <bene professori, studiate fuori dall'orario di lavoro un metodo e sottoponetemelo. lo valutero col SPP e poi vediamo di approfondire!>

:smt003
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cesarean
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Iscritto il: 30 mag 2008 19:48

e' il tuo un punto di vista sicuramente condivisibile...eppero'...il punto secondo me e' anche questo...in tutto il processo di ricerca ed eliminazione dei rischi la filosofia della normativa e' quella di un coinvolgimento del datore di lavoro, lo scopo neanche tanto nascosto e' quello di arrivare a coinvelgere lo stesso in un processo di condivisione  dei costi che gli infortuni..( le malattie professionali..) si portano dietro...e io in relazione a questo avevo pensato a un'altra risposta: bene preside...poniamo che una mattina un insegnante va fuori di testa e si butta dalla finestra.... se muore ..poco male..il costo e' relativo...se rimane gravemente infortunato so caxxxi... poniamo che l'inail e gli avvocati dello stesso insegnante adottano una line di questo tipo.." l'insegnante s'e' buttato dalla finestra perche' era stressato...lo stres che ha cusato questa perdita di controllo dipendeva dall'ambiente di lavor.o..dal tipo di lavoro..., ecco tu preside hai fatto tutto il possibile per evitare il rischio di un comportamento cosi' tragico.? ..hai valutato  in maniera esuriente i fattori di rischio che hanno provocato sta cosa?...secondo noi no..e ora paghi..."...!!!.....
p.s. : scusa la semplificazione ..si fa per parlare!!
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emipi
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Iscritto il: 16 feb 2010 09:17
Località: PAVIA PROVINCIA

la filosofia non è di coinvolgimento del DL nella valutazione, il DL deve e basta.
per quanto riguarda il contributo del DL negli infortunie malattie professionali non mi sembra un punto di vista corretto, anche se a dire il vero non ho contezza di sentenze circa la rivalsa dell'INAIL verso i DL.

la filosofia credo (e spero proprio) sia la prevenzione di infortuni e malattie professionali.
infatti, fossi lo stato, investirei di più in organi di vigilanza i cui costi rientrerebbero nel breve termine in non costi per l'inail, oltretutto con tutti i dipendenti statali che non fanno una mazza come le sfilze di militari, l'investimento sarebbe solo in formazione (ho omesso di citare i politici di ogni ordine e grado solo perchè quelli è scontato e lo sanno orami  tutti.
:smt003

comunque credo mai nessuno vincerà una causa in un caso tipo quello che hai descritto, per lo stress lavoro correlato.
se non altro perchè mettendo in ordine gli inadempimenti medi delle aziende italiane, lo stress  viene moooolto indietro
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cesarean
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Iscritto il: 30 mag 2008 19:48

forse mi so spiegato male.... tu dl devi evalutare ed eliminare i rischi...se fai sta cosa male...hai responsabilità sulle consequenze .......se un muratore dell'impresa ha l'enfisema polmonare per la polvere ...e tu datore di lavoro non l'ahi informato e formato e non gli hai fatto mettere la mascherina...sei responsabile quindi ...io credo che prima o poi si arriverà a dire ora paghi....
...poi sulla posizione dello stres...be anche il rumore...la polvere ...le vibrazioni ...l'amianto son partiti da posizioni arretrate..... il problema prima erano le cadute dall'allto e i vari incidenti da contusioni o cadute di materiale...poi...si e' arrivati all'infortunistica da esposizione ...ec...ec...
...comunque mi sembra che non siamo molto distanti nelle posizioni....
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

io insisto nel dire che abbiamo un Legislatore mentalmente dissociato: da un lato, mi propugna ed enfatizza ogni forma di job on call (chiamiamolo precariato e facciamo prima), non dice una sola parola sulla dissoluzione del nostro intero sistema economico e di tutto ciò che dovrebbe esserne a supporto, compresa la scuola o quel che ne rimane e non dico una virgola sull'università.
Dall'altro, dice che il DdL (e quindi anche il preside) deve valutare per eliminare/ ridurre tutti i rischi
anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato, secondo i contenuti dell’Accordo Europeo dell’8 ottobre 2004, .... e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro.

Come se ci volesse uno Psicologo del Lavoro, per svelare ai DdL che un dipendente o peggio mi dici un "equiparato" può sentirsi sotto pressione se non sa come pagare il fitto nè il cibo tra 2 mesi che gli scade il contratto o che finisce "agli ammortizzatori sociali" (tra cui i più affidabili ma anche i più frustranti risultano sempre nonni e genitori, in italia).
Allora, se il preside dà retta alla gelmini, tutti i supplenti e i non di ruolo fuori, i superstiti si arrangiassero anche se hanno un mare di alunni nelle classi; se dà retta al coso 81, e se non lo fa il reato è penale e non una ca##iata gerarchico-amministrativa, tutti i supplenti e i non stabilizzati passano a tempo indeterminato ma questo NON E' in potere dei presidi. Quindi, volenti o nolenti i Dirigenti Scolastici con funzione di DdL sono esposti con le propria terga personali e a rischio a loro volta di SLC, visto che tra le "vocine" favorenti fenomeni di distress è l'ISPESL  (quindi non i cobas o le RDB) che ci mette anche l'insufficiente autonomia nell'esecuzione dei propri compiti ed i rigidi protocolli di supervisione del lavoro svolto, per non parlare della eventuale inadeguatezza delle risorse, sia umane che strumentali, allo svolgimento dei compiti.
E se un insegnante, ma anche un ATA, va in distress se la può prendere con il DdL/preside; ma quando ci va, per gli stessi identici motivi, il preside,  essendo egli a propria volta comunque un dipendente dello Stato tenuto -a pena di licenziamento- a fare ciò che gli ordinano, con chi se la può prendere?
Soprattutto, io vorrei che facessimo "a capirse", come dicono dalle parti della Capitale (a proposito, è sempre roma o...?): vogliamo perseguire la logica del massimo profitto -non qualità, profitto- con la minore spesa o quella della convivenza funzionale alle esigenze di tutti i componenti della comunità?

Perchè, secondo me beninteso, che uno non solo lavori male e/o magari  a quando capita e che per di più lo faccia anche contento che sia così, credo proprio che non possano pretenderlo: saremo anche un popolo di pecore, ma non così infinitamente caproni.
SPERO.
Nofer
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Alfeo
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Scusate,  non ce la faccio a tacere.

Caro Cesarean, molto probabilmente nella scuola dove lavora tua moglie non è stata effettuata una corretta valutazione dello stress. E' probabile che siano state utilizzate delle check list, tanto care a fior di professionisti, che nei fatti non valutano assolutamente nulla.

Non è affatto vero che non esistano tecniche valide di valutazione dello stress lavoro correlato, le tecniche esistono e sono note a tutti i professionisti di settore.
Non è affatto vero che non si possa distinguere lo stress generato sul luogo di lavoro da quello generato all'esterno: siamo in grado di effettuare delle analisi che mettono in luce le carenze organizzative dalle quali lo stress viene causato.
Non è affatto vero che servano diverse sedute individuali con uno psicologo per valutare lo stress lavoro correlato, mi spiace per emipi, ma purtroppo è male informato in merito all’argomento.

In merito alla risposta fornita dal preside a tua moglie vorrei chiarire la situazione: se una persona è fortemente stressata a causa di motivi estranei al lavoro (problemi familiari, personali, etc.) e la sua condizione psicologica la rende inabile allo svolgimento della propria mansione lavorativa, allora il datore di lavoro ha l'obbligo di ricollocarla, se possibile; solo nel caso in cui ciò non fosse possibile è passibile di licenziamento. Mi sembra comunque una prospettiva alquanto improbabile, considerando che normalmente il periodo di comporto (cioè il periodo massimo di malattia fruibile in un anno) è di almeno 180 giorni; una sindrome da stress acuto rientra in tempi decisamente minori, in altri casi si è probabilmente di fronte a disturbi di natura differente e di carattere più grave.
Se, d'altra parte, una persona lamenta la presenza di situazioni  lavorative stressanti  il discorso cambia radicalmente: il datore di lavoro è responsabile della gestione di tutti i rischi, compreso quello stress lavoro correlato; se lo stress nasce da una scorretta organizzazione, progettazione e gestione del lavoro le responsabilità, civili e penali, dell'eventuale danno causato al lavoratore ricadono sul datore di lavoro e sulla dirigenza aziendale, così come per tutti gli altri rischi.

Vorrei confortarti, inoltre, sul fatto che fare una valutazione superficiale e che non valuta, quindi, ciò che dovrebbe valutare, non esime il l datore di lavoro dalle sue responsabilità; le linee guida emanate dall’apposita commissione danno indicazioni su come effettuare la valutazione facendo riferimento a DUE LIVELLI DI ANALISI: il primo è quello all’acqua di rose, effettuato tramite check list ed è obbligatorio. Il secondo è quello che fa riferimento a metodologie valide di analisi e deve essere effettuato  nel caso in cui, siano emersi dalla prima fase di valutazione elementi di rischio da stress lavoro correlato e non essendo riusciti a gestirli tramite l’introduzione di interventi correttivi.

Ora, se la prima fase di valutazione è stata effettuata in maniera scorretta e non ha portato all’emergere dei fattori di rischio questo è un problema del datore di lavoro, non potrà scusarsi di fronte a un magistrato dicendo “Ma io ho seguito le linee guida…” statene certi.
Teniamo presente che esistono anche altre pubblicazioni, effettuate dall’Ispesl, l’ultima delle quali di una settimana fa:  http://www.ispesl.it/focusstresslavorocorrelato/  , che mettono in luce la presenza di metodologie di analisi molto più approfondite e che inquadrano in ogni caso l’uso delle check list all’interno di un piano metodologico di respiro più ampio.

Questo ci porta all’evidenza della presenza  e della fruibilità di metodologie che rientrano in quella “Tecnica” a cui fa riferimento l’art. 2087 del codice civile ed alla quale il datore di lavoro ha l’obbligo, non la facoltà, di attenersi.

In merito alle sentenze di condanna per responsabilità del datore di lavoro, poi, è bene ricordare che ne sono già state emesse e sono facilmente reperibili anche su internet.

A tutti un saluto.
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Alfeo
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Quindi che i presidi facessero la valutazione dello strss lavoro correlato come si deve e poi mandassero tutti i risultati al Ministero dell'Istruzuione, questo forse ci aiuterebbe a far emergere i problemi e non a lasciarli sotto il tappetino in regalo ai nostri figli.
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Nofer
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Alfeo ha scritto:Quindi che i presidi facessero la valutazione dello strss lavoro correlato come si deve e poi mandassero tutti i risultati al Ministero dell'Istruzuione, questo forse ci aiuterebbe a far emergere i problemi e non a lasciarli sotto il tappetino in regalo ai nostri figli.
quoto integralmente, ed ovviamente estendo agli altri DdL anche là dove non sono coinvolti i nostri piccoli/giovani.

Al merito, mi permetto di segnalare che tutto ciò che dice alfeo lo dice anche mio genero "quello psichiatra", peccato che "quelli come me" spesso credono di poter mettere 3 crocette e aver valutato: e non dite che io ce l'ho con gli algoritmi, ma la crocettatura dei c.d. "dati oggettivi aziendali" sta alla valutazione del rischio da stress lavoro correlato esattamente come la crocettatura dei vari "qualkerisch" & C. sta alla valutazione del Rischio Chimico.
Lo stress LC è una cosa da non sottovalutare, ma è un problema specialistico e deve essere definito/risolto dai competenti specialisti, così come il rischio incendio o quello di formazione atex.
Quelli come me possiamo solo saper renderci conto di che tipo di specialista dobbiamo coinvolgere in ciò in cui non siamo noi degli specialisti a nostra volta.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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Carlodg
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ciao
vediamo la cosa da due lati.
Spesso nei requisiti per un'assunzione c'è la frase: "capace di lavorare sotto stress". sembrerebbe un requisito professionale.
Io per primo so che non riuscirei ad insegnare (l'ho fatto) senza incappare nello stress.
Quindi sembrerebbe giusta causa di licenziamento perchè il dominio dello stress è essenziale.


Se invece il requisito non è necessario, lo stress che coglie il lavoratore potrebbe essere dovuto al lavoro e quindi è malattia professionale.

??

Ciao
Carlo
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