Dopo una settimana di vera tregenda in ambito di applicazioni normative per la specie "DdL", ormai in via di estinzione, in cui mi sono trovata a tentare di scalfire le erronee convinzioni tanto di Pubblici Ufficiali quanto addirittura dei legali che detti DdL vorrebbero assistere, riconosco che riapprodare in questo forum è davvero confortevole.ursamaior ha scritto:...
La norma che come dici tu "nega", non nega proprio nulla, anzi apre.
Ti ricordo che già per il lavoro in spazi confinati con il DPR 177/2011 si è attuato l'obbligo per i lavoratori autonomi di avere formazione e adestramento specifici, nonchè sorveglianza sanitaria
Ed allora oggi parlo seriamente, e seriamente intendo porre l'accento sull'aspetto della questione sottolineato da ursinodolce (seeeeeeee......) che secondo me va rivalutato.
Innanzi tutto, spiego perchè dico che deve essere rivalutato: prescindendo che sono storicamente una propugnatrice della corretta formazione e professionalità di chiunque, perchè per mia convinzione c'è un solo modo di fare le cose ed è "bene", se è vero come è oggettivamente vero che quasi tutti gli episodi infortunistici hanno luogo per degli errori compiuti dall'infortunato, non vedo il motivo per cui solo il lavoratore dipendente debba essere adeguatamente formato. E' il lavoratore tout court che deve essere formato, perchè come dice spesso bond non è la macchina ad essere cattiva ma l'uomo ad usarla impropriamente quando non decisamente male. Appunto, un trattore in sè, al pari di un aereoplano ma anche di una matita, è pensato per fare certe cose in un certo modo, quando il fattore Uomo pretende di usarli non secondo le loro squisitissime ed impersonalissime regole meccaniche succede "il guaio". Che può essere tanto che si spezzi la punta della matita usata come un cacciavite quanto che si cappotti un trattore usato come dei rampini da rocciatore o un aereo usato come una giostra.
Vi faccio notare che ho apposta fatto dei paragoni per spiegarmi, ho scritto "come..." per tutto. Questo che cosa significa? che tutte le macchine e strumenti indicati hanno un loro preciso ambito di utilizzo con relativo modo si utilizzo, e chiunque li utilizzi (appunto!) lo deve fare in quegli ambiti.
Io mi rendo conto che introitare questo cambiamento può risultare pesante e difficoltoso persino per noi, ma dal mio modo di vedere questo, una tantum, è davvero un cambiamento epocale nella storia della prevenzione sul lavoro. Dirò di più: tanto epocale quanto epocalmente ed innovativamente positivo.
Certo, mo' so' cacchi tutti nostri trovare il modo di trasmettere l'importanza ENORME di tutto ciò alle realtà produttive con cui interagiamo, ma la nostra mission :smt003 è proprio questa.
Potrei slanciarmi sul fatto che l'industria stessa nasce come evoluzione dell'artigianato: l'artigiano bravo che sapeva fare ben il suo lavoro lo insegnava ad altri e poi si è strutturato in modo che ognuno di quelli cui aveva insegnato facesse sono la parte di attività che gli riusciva meglio o più congeniale, e così via. Ebbene, uno degli effetti negativi dell'industrializzazione è stata proprio che si è dimenticato come l'ausilio delle macchine, essenziale, nasceva proprio dai limiti operativi ma anche dei pericoli della manualità in certe operazioni, e ciò vale anche per degli strumenti più complessi.
Se andare per campagne scoscese con un ciuco o un mulo era lento, tuttavia il ciuco ed il mulo non saliranno mai sul lato scosceso di una scarpatella con le sole zampe di destra: quindi, non si può pretendere che lo faccia un trattore, che perde l'equilibrio esattamente come il mulo. Cadere da un mulo che a sua volta ti rovina addosso può essere mortale: ma se addosso ti cade il trattore non hai scampo.
Potremmo parlare dei tempi lunghi dell'aratura con il bue: ma se l'aratro trainato dal bue cozzava contro un masso semisepolto lo faceva ad una velocità che non provocava l'espulsione violenta della punta in ferro con traiettorie imprevedibili.
Ed è molto più veloce e comodo trasportare casse o sacchi con un muletto che non spingerle con la carriola: ma anche la carriola se le fai fare curve troppo veloci si rovescia... ma non si rovescia con te dentro.
Mi si può opporre, a questa mia teoria della corretta formazione ed addestramento anche verso i lavoratori autonomi che ognuno è padrone di se stesso, e quindi può disporre di sè come gli pare. Beh, un momento: se io dispongo solo di me, ok ma nemmeno, ma nel momento stesso in cui il mio comportamento mette a rischio qualche diritto di qualcun altro e allora occorre ripensarci. Un infortunio grave provoca in ogni caso un danno sociale, c'è chi lo può vedere dalla parte dello spirito compassionevole umano ma anche chi lo vede dal lato dei costi economici che comunque delle morti o delle invalidità costano alla società.
A me non importa la motivazione: mi importa che si evitino.
E se finalmente con le direttive europee traslate nel nostro 626 prima e 81 poi si chiede "al lavoratore" di aver cura in prima persona della propria salute, e per questo si obbliga un DdL di lavoratori dipendenti ad informarli sui rischi possibili, a formarli su come si abbattono/prevengono e ad addestrarli correttamente sull'utilizzo in sicurezza dei mezzi a loro diposizione per produrre, non mi parrebbe equo non pretendere la stessa tutela della salute con gli stessi mezzi anche dai lavoratori autonomi.
Allora, e concludo, battersi per queste formazioni ed addestramenti anche per gli autonomi ha la stessa valenza civile del battersi per far capire ai DdL che una corretta valutazione dei rischi non serve a scansarsi sanzioni o ad andare in paradiso ma a non avere introppi di produzione, e campare tutti e tutti più tranquilli.
Prima o poi, ci si deciderà anche a far entrare questa banalità anche nella testa di quegli OdV che purtroppo continuano a vedere il solo lato sanzionatorio della loro funzione, ma per questo dobbiamo attendere che la sicurezza sul lavoro entri nei programmi scolastici.