Facendo una ricerca in rete per una questione degna di un commercialista (oltre che di un tecnico a quanto pare.... ) relativa a come inquadrare a livello di sicurezza una impresa individuale con collaboratore familiare......nonchè padre del titolare), mi sono imbattuto in un articolo pubblicato su una rivista del settore on line (non so se posso postare il pezzo
![:smt017](./images/smilies/017.gif)
![:smt013](./images/smilies/013.gif)
Io (forse erroneamente) finora....in presenza di imprese individuali di tipo "familiare" :smt017 , ossia con indicazione di impresa individuale nella CCIAA e presenza di n°2 o + componenti "indipendenti", tipo fratello, padre, zio...... mi son limitato a richiedere il POS + l'accertarmi che avessero i Dpi, avessero fatto i corsi di formazione (ove previsti), etc...insomma quanto previsto dall'art.21 del D.Lgs 81/2008.....
Ma il Dott. Gallo, sostiene che una impresa familiare (quindi che possa usufruire dei benefici dell'art.21) per essere tale, "oltre a possedere i requisiti delineati dall'art.230-bis cod. civ. sia considerata tale al fisco e questo può aver luogo solo attraverso un atto di natura ricognitiva....omiss....Nell'atto (pubblico o per scrittura privata) devono essere inserite le generalità dei soggetti partecipanti e i vincoli di parentela".
Quindi.......se noi poveri CSE vogliamo far le cose perbene, dovremo prima richiedere esplicitamente copia dell'atto di costituzione dell'impresa e verificare se ci son tutte le condizioni per considerarla impresa familiare. SE anche uno dei vari requisiti non viene soddisfatto, l'impresa per quanto mi par di capire, è "impresa a tutti gli effetti", quindi RSPP, Resp antincendio, etc,etc, etc......
Ho preso una "cantonata", oppure è proprio così?
![:smt003](./images/smilies/003.gif)
Un ringraziamento a chi vorrà dire la propria opinione in materia...
![:smt002](./images/smilies/002.gif)