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Legionella, consigli su misure preventive

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larsim
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Mi scuso allora.... :smt039
MAS

Buongiorno a tutti, premetto che la mia azienda si occupa di trattamenti di disinfezione (inclusa la prevenzione ed il controllo della legionellosi)
mi permetto quindi di darvi una mia opinione sull'argomento:

il tuo approccio primario, dal punto di vista della sicurezza, dovrebbe essere quello di fare una valutazione dei rischio, in sede di valutazione implementi poi alcune misure di controllo interne come i flussaggi periodici dei rubinetti o docce non utilizzate o addirittura la sostituzione di doccette e rompigetto.
Per quanto riguarda il trattamento della rete, lo consigliano le line guida almeno una volta l'anno, ed a mio avviso è un passaggio veramente importante.
La pulizia dell'intera rete, se ben fatta, rimuove il biofilm; senza voler fare troppo i tecnici te la spiego in poche parole:
il biofilm è una poltiglia di materiale organico e calcare adeso all'interno del tubo; dentro il biofilm trovi stratificati vari batteri, tra cui la legionella.
Le legionelle si staccano dal biofilm a gruppi, a causa di colpi d'ariete o anche repentini sbalzi di temperatura, ecco spiegato il motivo per cui facendo analisi anche tutti i giorni puoi avere risultati cosi tanto oscillanti.

il tuo intervento dovrebbe quindi prevedere una pulizia dal biofilm, chi ti diceva di utilizzare cloro oltre i 50ppm (inteso come principio attivo di cloro totale, quindi con qualsiasi prodotto... dall'ipoclorito in su...) lo diceva perchè per esperienza il cloro sotto quel dosaggio non riesce a staccare il biofilm, verò però ceh a quei dosaggi rischia di essere corrosivo sul rame.

non sono poi troppo d'accordo su svuotamento della linea o addirittura utilizzo di aria compressa, si rischia il distacco in blocchi di biofilm e calcare con possibili ostruzioni successive, meglio agire nel primo periodo con interventi ravvicinati aumentando i dosaggi per vedere l'effetto sul materiale organico presente.
come metodica di intervento, secondo come è fatto l'impianto, potresti operare anche solo creando un punto di iniezione al quale collegare una pompa per il dosaggio del prodotto concentrato.... forse piu comodo che muoversi con grosse taniche prediluite.

io personalmente ho riscontrato mimgliori risultati con prodotti a base di perossido di idrogeno (o meglio ancora, perossido con acido peracetico).

L'idea poi del trattamento in continuo non è da scartare, ma la valuterei in fase di analisi del rischio, sulla base di tutti i dati raccolti: materiale dellimpianto, consumo di acqua, frequenza di utilizzo delle docce, etc etc...
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Nofer
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ci terrei solo a ricordare che la formazione di cloruro di rame, che è quella che "rovina la metallurgia" delle tubazioni di rame sanitario (quindi pressocchè purissimo), partendo da rame metallico e cloro libero può avvenire solo in presenza di ossigeno libero e per temperature del rame prossime all'incandescenza, quindi almeno intorno ai 6-700 °C: tutte condizioni impossibili da raggiungere all'interno di una tubazione piena d'acqua, per calda che sia.
Infatti, la reazione completa prevede :
CuO + 2 (H+ Cl-) = CuCl2 + H2O.

Il che significa che NON E' il rame metallico che reagisce bensì l'ossido di rame, che non si forma a temperatura e condizioni ambiente: vi pare mai che per la distribuzione idrico-sanitaria permettevano come metallo al posto del piombo, che non ha sali solubili, un metallo che poteva dare sali solubili e per di più tossici? E su, un poco di logica!
E in ogni caso poichè il cloruro di rame dà anche una colorazione azzurrina dell'acqua, dove è solubilissimo e la colora appunto di azzurro, qualora possa misteriosamente e contro ogni legge della chimica-fisica avvenire una reazione "indesiderata" oltre che indesiderabile. la stessa sarebbe visibile letteralmente ad occhio nudo.
Tranne per chi ha gli igienici blu... :smt003

Quanto all'acido peracetico, che comunque si commercializza in soluzione di acido acetico ed acqua ossigenata (o perossido di idrogeno, possiamo chiamarlo come ci pare), la sua funzione è solubilizzare il carbonato di calcio (=fil di calcare) in bicarbonato, quindi si scioglie un po' alla volta e riduce le possibilità di colonizzazione dei piccoli pori del calcare da parte dei batteri, film che spiega perchè dalla doccia sprizzano batteri a iosa, qundo poco utilizzate.
Pero, come risaputo alle massaie, l'impiego di decalcificanti provoca inevitabilmente una lenta ma inesorabile corrosione della superificie metallica, in quanto per loro natura chimica i carbonati ben reagiscono anche con i metalli-metalli, specie in forma bivalente: non è un caso se calcio e magnesio, i cui sali identificano la durezza totale delle acque siano nel gruppo di elementi che si chiama "metalli alcalino-terrosi".
Una volta, prima dell'avvento delle siringhe monouso, per far levare lo straterello di caccare dalle siringhe in vetro le si faceva bollire nell'aceto, che scioglieva il calcare che ci deposita quando si bolle la siringa per sterilizzarla. Io lo uso ancora oggi per eliminarmi il velo di calcare che si forma comunque sui bicchieri in lavastoviglie, anche con il brillantante. Lo preferisco ai decalcificanti chimici perchè è meno aggressivo anche sul vetro di bicchieri e bottiglie, che già risente dell'azione abrasivo-corrosiva della soda contenuta nei detersivi per lavastoviglie.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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