... se non intervengo, "schiatto"!!!
Allora: io insisto che tutti gli UPG di ASL e di Isp Lav, quando vanno e tornano dall'ufficio, non può essere che non si imbattano in cantieri, cantierini e cantierucoli lungo la loro strada, e non può essere che li vedo solo io. Non può essere che quando vanno in isp in una area ASI non trovino qualche capannone in costruzione (io stamane vengo fresca fresca da un'esperienza di questo genere).
Non può essere che i cantieri edili siano lasciati scoperti come se non più delle fabbriche.
Diciamo che è invalso per anni il concetto che il DPR 303/56 si applicasse solo alle fabbriche, e per pura insipienza si continua a pensare che anche il 626/94 abbia tale ambito di applicazione.
Sono certa di non essere smentita, se dico che qua dalle mie parti ci sono uffici di sorveglianza dove non esiste nemmeno un testo vecchio del 626, figuriamoci uno aggiornato. Diciamo che in pochi casi qualche dirigente ha dato delle dritte su alcuni articoli, e le multe si fanno su quelli e solo su quelli (che so, il 16-17 per i medici, 21-22 per la formazione, magari qualcosina sul 4 relativamente al DVR), ma non sognatevi che ci sia qualcuno che se gli parli di 49 quinquies o di 72 quater o di 36 bis sappia di che gli state parlando. Molti, e mi consta di persona, nemmeno sanno che ci sono stati dei decreti che hanno rinumerato alla latina il 626, si fermano al 242 come aggiornamento e tutto muore lì.
Allora, io direi una cosa: lungi da me sostenere che la Repubblica debba conseguire una 14000, che prevede l'istruzione formale dei lavoratori diretti ed indiretti sullo svolgimento dei loro compiti, ma mi fa strano assai che lo Stato multi un qualunque altro DdL per non aver formato i suoi lavoratori, e però non formi i propri.
Una volta, tanto tempo fa quando ho iniziato a lavorare io, si facevano i concorsi pubblici, e c'era anche il programma di esame per questi concorsi, e vi dò la mia parola d'onore che di solito era una lunga sequela di Leggi, e ciò partendo dagli archivisti-dattilografi (allora si chiamavano così) che dovevano comunque sapere cosa era l'ufficio dove sarebbero andati, quale era lo scopo e la finalità dell'ufficio stesso. E per gli "impiegati di concetto" c'era anche l'obbligo di studiarsi le gerarchie e la divisione delle mansioni, e i funzionari dovevano sapere come funzionare (giustappunto!) e per accedere alla dirigenza si facevano almeno 2 prove scritte e c'era anche una prova pratica (che era di lab se in materie scientifiche o tecnica per le finanziarie, ma ti mollavano dei mattoni da farci relazione anche per le materie giuridiche) ed infine la prova orale non durava mai meno di un'ora. Insomma, ti facevano "pulito pulito", come si dice dalle mie parti. E anche coloro che non superavano l'esame o solo non accedevano alla carica comunque ne sapevano più del pubblico qualunque.
Bene: oggi come oggi, conosco un discreto numero di dipendenti delle stesse ASL, specie negli ospedali e negli ambulatori, che ignora nella maniera più totale ed assoluta quali altri compiti che non siano strettamente di diagnosi e cura siano compito istituzionale delle ASL stesse. Alcuni, addirittura, non sanno nemmeno perchè ogni tanto arriva un medico e li sottopone a visita. Eppure, c'è una mobilità interna tale - funzionale più che altro al ravvicinamento della sede di lavoro all'abitazione- per cui al momento ti puoi trovare un tecnico di laboratorio come UPG addetto alla Vigilanza, oppure un ex Vigile Annonario che dovrebbe fare verifiche ai carriponte.
Alla faccia di formazione e informazione.
Io credo che questo possa bastare ad esprimere per perifrasi il mio recondito pensiero, anche senza metterlo in viola su bianco.
Nofer
Il forum di SICUREZZAONLINE è stato ideato, realizzato e amministrato per oltre 15 anni da Giuseppe Zago (Mod).
A lui va la nostra gratitudine ed il nostro affettuoso ricordo.
A lui va la nostra gratitudine ed il nostro affettuoso ricordo.
Sfogo sul 1 Maggio e sicurezza sul lavoro solo in TV
Ciao Nofer
Mettiamola così: io sono convinto che i Processi si debbano fare nelle aule di Giustizia. Per cui ho presentato delle Denunce in Procura descrivendo fatti gravissimi senza abusare del potere che mi è sato delegato; ossia senza utilizzare la Notizia di Reato ed il Decreto Legislativo n. 758 del 19.12.1994.
Per inciso, da pubblico ufficiale obbligato a denunciare fatti per i quali è possibile procedere d'ufficio, ho anche pagato i 3,10 € di bollo.
Ora, appena si avrà una qualche conclusione, mi impegno a riportare quanto avvenuto. Però ti prego di credermi sulla parola, la realtà che ho trovato nel mio Dipartimento non è minimamente paragonabile all'idea di pubblica amministrazione che avevo quando lavoravo nel privato.
Chiunque ha letto l'Iliade di Omero sa bene che la guerra ha una componente psicologica. L'abilità nell'uso delle armi ed il coraggio di Achille non consentono ad Agamennone di sconfiggere l'esercito nemico. Sarà l'astuzia di Ulisse a creare quel vantaggio decisivo per le sorti del conflitto. Ebbene io ritengo di essere sufficientemente preparato ad affrontare difficoltà per poter svolgere il mio lavoro come Diritto vuole, ma per fare ciò ho dovuto sostenere una guerra psicologica inenarrabile. E per quanto ne so, anche in altri Dipartimenti alcuni colleghi si battono con la stessa determinazione.
Forse un giorno finirà tutto sui giornali, ma per il momento aspetto la decisione del Magistrato e difendo come posso la mia integrità.
(Nel fare questo può anche darsi che stamattina sono passato sotto un ponteggio mal fatto, ma adesso comprenderai che se l'ho fatto non me ne sono reso conto).
Ciao Nofer
Marco
Mettiamola così: io sono convinto che i Processi si debbano fare nelle aule di Giustizia. Per cui ho presentato delle Denunce in Procura descrivendo fatti gravissimi senza abusare del potere che mi è sato delegato; ossia senza utilizzare la Notizia di Reato ed il Decreto Legislativo n. 758 del 19.12.1994.
Per inciso, da pubblico ufficiale obbligato a denunciare fatti per i quali è possibile procedere d'ufficio, ho anche pagato i 3,10 € di bollo.
Ora, appena si avrà una qualche conclusione, mi impegno a riportare quanto avvenuto. Però ti prego di credermi sulla parola, la realtà che ho trovato nel mio Dipartimento non è minimamente paragonabile all'idea di pubblica amministrazione che avevo quando lavoravo nel privato.
Chiunque ha letto l'Iliade di Omero sa bene che la guerra ha una componente psicologica. L'abilità nell'uso delle armi ed il coraggio di Achille non consentono ad Agamennone di sconfiggere l'esercito nemico. Sarà l'astuzia di Ulisse a creare quel vantaggio decisivo per le sorti del conflitto. Ebbene io ritengo di essere sufficientemente preparato ad affrontare difficoltà per poter svolgere il mio lavoro come Diritto vuole, ma per fare ciò ho dovuto sostenere una guerra psicologica inenarrabile. E per quanto ne so, anche in altri Dipartimenti alcuni colleghi si battono con la stessa determinazione.
Forse un giorno finirà tutto sui giornali, ma per il momento aspetto la decisione del Magistrato e difendo come posso la mia integrità.
(Nel fare questo può anche darsi che stamattina sono passato sotto un ponteggio mal fatto, ma adesso comprenderai che se l'ho fatto non me ne sono reso conto).
Ciao Nofer
Marco
più che altro, se ben ricordo, il problema di fondo era che Achille si rifiuta di combattere, in quanto non adeguatamente supportato dal superiore (che gli ruba perfino lo "stipendio", che briseide mi perdoni...); guardacaso, si muove soltanto quando ci lascia le penne qualcuno che conosce direttamente (patroclo).Marco ha scritto:L'abilità nell'uso delle armi ed il coraggio di Achille non consentono ad Agamennone di sconfiggere l'esercito nemico
ah, l'antichità classica, quanto è attuale...
_____________________________
Tutti sono a favore della porta aperta, fino a che sono chiusi fuori (H. Kissinger).
Tutti sono a favore della porta aperta, fino a che sono chiusi fuori (H. Kissinger).
... c'è ancora un aspetto che mi preme evidenziare.
Quando un Datore di Lavoro non provvede alle misure di sicurezza (un ponteggio senza parapetti, un'attrezzatura di lavoro priva delle protezioni, un ambiente adibito alla verniciatura senza captazione ...), nella totalità dei casi lo fa per risparmiare denaro. Ossia non tutela i propri collaboratori perché non gli conviene economicamente.
Io ho trovato in alcuni ambienti di lavoro la volontà di danneggiare un lavoratore!
Nel primo caso si tratta di reati colposi, è evidente. Il ponteggio mi costa e mi fa perdere tempo. Ma non ho l'intenzione di procurare deliberatamente una lesione al mio collaboratore. Per questo ci sono le leggi speciali a tutela dei lavoratori e la procedura di depenalizzazione prevista nel Decreto Legislativo n. 758 del 19.12.1994.
Ma in certi ambienti si commettono reati da Codice Penale con la precisa volontà di violare il Diritto per procurare un evento voluto. Ovvero reati dolosi perpetrati ai danni dei collaboratori migliori.
Io da qualche anno cerco di combattere questi secondi, con risultati purtroppo deludenti. In linea di principio li ritengo di maggiore gravità e più difficilmente dimostrabili, tanto che nelle Procure i procedimenti penali di questo tipo sono rarissimi. Ma non sono il tipo che si arrende facilmente.
Saluti
Marco
Quando un Datore di Lavoro non provvede alle misure di sicurezza (un ponteggio senza parapetti, un'attrezzatura di lavoro priva delle protezioni, un ambiente adibito alla verniciatura senza captazione ...), nella totalità dei casi lo fa per risparmiare denaro. Ossia non tutela i propri collaboratori perché non gli conviene economicamente.
Io ho trovato in alcuni ambienti di lavoro la volontà di danneggiare un lavoratore!
Nel primo caso si tratta di reati colposi, è evidente. Il ponteggio mi costa e mi fa perdere tempo. Ma non ho l'intenzione di procurare deliberatamente una lesione al mio collaboratore. Per questo ci sono le leggi speciali a tutela dei lavoratori e la procedura di depenalizzazione prevista nel Decreto Legislativo n. 758 del 19.12.1994.
Ma in certi ambienti si commettono reati da Codice Penale con la precisa volontà di violare il Diritto per procurare un evento voluto. Ovvero reati dolosi perpetrati ai danni dei collaboratori migliori.
Io da qualche anno cerco di combattere questi secondi, con risultati purtroppo deludenti. In linea di principio li ritengo di maggiore gravità e più difficilmente dimostrabili, tanto che nelle Procure i procedimenti penali di questo tipo sono rarissimi. Ma non sono il tipo che si arrende facilmente.
Saluti
Marco
Dato per assodato che nessuno fa niente per niente (Achille, come giustamente ricorda Ronin, torna in guerra dopo la morte di Patroclo e gli restituiscono Briseide assieme a tanta altra roba come risarcimento per l'ira funesta ingiustamente provocatagli da Agamennone) avrei da discutere (e con questo non intendo togliere nulla al parallelo di Marco con l'Iliade) proprio sull'atteggiamento dell'italica mentalità nei confronti del problema.
Marco, persona che lascia intravedere un'approccio morale sull'argomento (in linea con la sua personalità INFJ), pone la questione in termini di guerra e di mezzi per vincerla.
Io francamente, stante l'evidenza di trovarsi (almeno in termini numerici di vittime e feriti) di fronte ad un fenomeno paragonabile, in termini numerici, a quello di una guerra, rifiuto la logica dell'opposizione dell'un contro l'altro armati, perchè più di guerra, trattasi di sterminio.
Volendo tornare al parallelo con l'Iliade, il problema non è come vincere la guerra, ovvero se con mezzi bellici (cui Omero ha dedicato l'intera Iliade) o con l'astuzia (cui è dovuto ricorrere per far terminare la guerra, ma nell'Odissea), ma se le ragioni della presunta guerra sono giuste o meno.
Tutta l'Iliade, con la giustificazione della contestualizzazione del tempo in cui è stata scritta e la necessità di volerne trarre un poema epico, è un'assurda storia di potere in cui pochi uomini decidono le sorti di migliaia di altri per i loro interessi privati (Agamennone aiuta il fratello Menelao a riprendersi Elena e Priamo si rifiuta di restituire Elena per non giocarsi l'onore del figlio Paride, il quale - credendosi un grande eroe (prima che Menelao gli faccia capire a legnate che la guerra non è fatta per lui) - fa finta di nulla e l'unico che ci rimette è il povero Ettore che si farà tre giri di pista dietro il cocchio di Achille che per il proprio onore ferito, porta involontariamente alla morte l'amato Patroclo). Questo, all'epoca dell'Iliade, era normale, adesso è indice di barbarie.
Ritengo che le responsabilità politiche dei vari governi siano infinitamente peggiori di quelle dei vari DdL che operano e fanno operare i propri lavoratori in condizioni spesso disastrose.
Ben venga l'azione di Marco che, se ho ben capito, si rivolge alle sfere più alte del proprio dipartimento, ma la vera azione andrebbe fatta ogni 5 anni.
Il clamore di questi giorni, e la stessa presenza di questo thread, sono la riprova del gioco di potere che si sta preparando sul tavolo della sicurezza sul lavoro. Ma chi è così ingenuo da pensare che dietro, oltre all'interesse privato dei politici (governo e opposizione) ci sia l'interesse puro e semplice?
E credete davvero che leggi nate dietro una logica di interessi privati possano avere risultati pubblici?
Qualche thread dietro si discute sulla necessità o meno della vigilanza.
Tutti problemi della nostra società (questa è la mentalità che si sta costruendo) a poco a poco vedono come unica soluzione la repressione, il proibizionismo, la negazione. L'approccio è totalmente distorto.
Queste soluzioni sono solo utili alla conservazione e alla riproduzione del potere, ma ci ritroveremo sempre a difendere l'Elena di turno - chi per qualche ragione è dalla parte di Troia - o ad attaccare per riprenderci il maltolto - coloro i quali tifano per gli achei.
In mezzo ci sono tutti i troiani e gli achei che ci rimettono le penne perchè hanno accettato la sudditanza ai vari Ulisse, Agamennone, Menelao, Diomede, Priamo, Ettore, Achille.
Facile essere i migliori e passare alla storia se si è semidei....
Molto meno se cadi insieme a migliaia di altri da un ponteggio.
Marco, persona che lascia intravedere un'approccio morale sull'argomento (in linea con la sua personalità INFJ), pone la questione in termini di guerra e di mezzi per vincerla.
Io francamente, stante l'evidenza di trovarsi (almeno in termini numerici di vittime e feriti) di fronte ad un fenomeno paragonabile, in termini numerici, a quello di una guerra, rifiuto la logica dell'opposizione dell'un contro l'altro armati, perchè più di guerra, trattasi di sterminio.
Volendo tornare al parallelo con l'Iliade, il problema non è come vincere la guerra, ovvero se con mezzi bellici (cui Omero ha dedicato l'intera Iliade) o con l'astuzia (cui è dovuto ricorrere per far terminare la guerra, ma nell'Odissea), ma se le ragioni della presunta guerra sono giuste o meno.
Tutta l'Iliade, con la giustificazione della contestualizzazione del tempo in cui è stata scritta e la necessità di volerne trarre un poema epico, è un'assurda storia di potere in cui pochi uomini decidono le sorti di migliaia di altri per i loro interessi privati (Agamennone aiuta il fratello Menelao a riprendersi Elena e Priamo si rifiuta di restituire Elena per non giocarsi l'onore del figlio Paride, il quale - credendosi un grande eroe (prima che Menelao gli faccia capire a legnate che la guerra non è fatta per lui) - fa finta di nulla e l'unico che ci rimette è il povero Ettore che si farà tre giri di pista dietro il cocchio di Achille che per il proprio onore ferito, porta involontariamente alla morte l'amato Patroclo). Questo, all'epoca dell'Iliade, era normale, adesso è indice di barbarie.
Ritengo che le responsabilità politiche dei vari governi siano infinitamente peggiori di quelle dei vari DdL che operano e fanno operare i propri lavoratori in condizioni spesso disastrose.
Ben venga l'azione di Marco che, se ho ben capito, si rivolge alle sfere più alte del proprio dipartimento, ma la vera azione andrebbe fatta ogni 5 anni.
Il clamore di questi giorni, e la stessa presenza di questo thread, sono la riprova del gioco di potere che si sta preparando sul tavolo della sicurezza sul lavoro. Ma chi è così ingenuo da pensare che dietro, oltre all'interesse privato dei politici (governo e opposizione) ci sia l'interesse puro e semplice?
E credete davvero che leggi nate dietro una logica di interessi privati possano avere risultati pubblici?
Qualche thread dietro si discute sulla necessità o meno della vigilanza.
Tutti problemi della nostra società (questa è la mentalità che si sta costruendo) a poco a poco vedono come unica soluzione la repressione, il proibizionismo, la negazione. L'approccio è totalmente distorto.
Queste soluzioni sono solo utili alla conservazione e alla riproduzione del potere, ma ci ritroveremo sempre a difendere l'Elena di turno - chi per qualche ragione è dalla parte di Troia - o ad attaccare per riprenderci il maltolto - coloro i quali tifano per gli achei.
In mezzo ci sono tutti i troiani e gli achei che ci rimettono le penne perchè hanno accettato la sudditanza ai vari Ulisse, Agamennone, Menelao, Diomede, Priamo, Ettore, Achille.
Facile essere i migliori e passare alla storia se si è semidei....
Molto meno se cadi insieme a migliaia di altri da un ponteggio.
Lo Stato è come la religione: vale se la gente ci crede (Errico Malatesta)
ci sta pure un altro aspetto importante, IMHO.
i vari attori, anche dello stesso schieramento, tra di loro non collaborano poi molto, proprio come Diomede che pretende, girando per le strade della città, che Ulisse gli stia davanti, e non dietro, perchè non si fida...
per il resto non ho capito quale sarebbe il cavallo della situazione: se la vigilanza non è la soluzione, allora qual è? l'educazione? in teoria son d'accordo, ma nella pratica occorre iniziare subito e attendere vent'anni, che il ricambio generazionale produca i suoi effetti.
possibile che non ci siano misure a termine un poco più breve?
i vari attori, anche dello stesso schieramento, tra di loro non collaborano poi molto, proprio come Diomede che pretende, girando per le strade della città, che Ulisse gli stia davanti, e non dietro, perchè non si fida...
per il resto non ho capito quale sarebbe il cavallo della situazione: se la vigilanza non è la soluzione, allora qual è? l'educazione? in teoria son d'accordo, ma nella pratica occorre iniziare subito e attendere vent'anni, che il ricambio generazionale produca i suoi effetti.
possibile che non ci siano misure a termine un poco più breve?
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Tutti sono a favore della porta aperta, fino a che sono chiusi fuori (H. Kissinger).
Tutti sono a favore della porta aperta, fino a che sono chiusi fuori (H. Kissinger).
Cosa accadrebbe se la vigilanza si fermasse totalmente per un anno in Italia?
Probabilmente da 1000 morti l'anno si passerebbe a qualche migliaio.
Risultato: la vigilanza attuale previene qualche migliaio di morti.
Credo che questo sia assodato e incontestabile da chiunque fa questo lavoro.
Cosa accadrebbe se la vigilanza in Italia raddoppiasse?
Probabilmente da 1000 morti l'anno si passerebbe a qualche centinaia.
Risultato: la vigilanza raddoppiata previene qualche centinaia morti.
Cosa accadrebbe se la vigilanza in Italia una volta raddoppiata fosse anche specialistica?
Probabilmente da qualche centinaia di morti l'anno si passerebbe a qualche decina.
Risultato: la vigilanza raddoppiata e specialistica previene qualche centinaia morti.
Certo è che la cultura della sicurezza non è qualcosa che si fa con un corso aio e oio di 8, 16, 32 o 64 ore.
Ottima la proposta di inserire "la materia" negli istituti di istruzione secondaria.
Probabilmente, se ciòavvenisse, tra una decina di anni cominceremo a sentire la cultura della sicurezza nei ns imprenditori e lavoratori.
Il tutto tasse permettendo ovviamente altrimenti il fattore economico, purtroppo, rimarrebbe l'unico a sensibilizzare l'Italia che lavora.
Non lo condivido ma lo comprendo con amarezza.
Ciao
Probabilmente da 1000 morti l'anno si passerebbe a qualche migliaio.
Risultato: la vigilanza attuale previene qualche migliaio di morti.
Credo che questo sia assodato e incontestabile da chiunque fa questo lavoro.
Cosa accadrebbe se la vigilanza in Italia raddoppiasse?
Probabilmente da 1000 morti l'anno si passerebbe a qualche centinaia.
Risultato: la vigilanza raddoppiata previene qualche centinaia morti.
Cosa accadrebbe se la vigilanza in Italia una volta raddoppiata fosse anche specialistica?
Probabilmente da qualche centinaia di morti l'anno si passerebbe a qualche decina.
Risultato: la vigilanza raddoppiata e specialistica previene qualche centinaia morti.
Certo è che la cultura della sicurezza non è qualcosa che si fa con un corso aio e oio di 8, 16, 32 o 64 ore.
Ottima la proposta di inserire "la materia" negli istituti di istruzione secondaria.
Probabilmente, se ciòavvenisse, tra una decina di anni cominceremo a sentire la cultura della sicurezza nei ns imprenditori e lavoratori.
Il tutto tasse permettendo ovviamente altrimenti il fattore economico, purtroppo, rimarrebbe l'unico a sensibilizzare l'Italia che lavora.
Non lo condivido ma lo comprendo con amarezza.
Ciao
Il problema, oltre quanto detto riguardo la strategia politica terremotata, è la totale mancanza di un pur "minimo etico" nei principali attori del processo industriale.
Ad esempio, nell'edilizia, se oggi, io come imprenditore edile mi facessi il Cayenne Turbo o un Hummer (orribile macchina ma di gran moda), lucrando su tutto ed anche sulla sicurezza sul lavoro delle persone che lavorano per me, verrei visto come un vincente, un modello da imitare e non come un deliquente o almeno come un soggetto da biasimare e mettere nelle condizioni di non nuocere.
L'attuale generazione di imprenditori è ormai persa. Su questa si può operare solo provando a contenere i danni che sta provocando.
Pertanto, dovremmo investire sulle generazioni future per ricostruire quel po' di etica che può servire per "inquadrare" bene lo spessore di questi soggetti ed indurli a comportamenti in linea con le attese della pubblica opinione.
Ad esempio, nell'edilizia, se oggi, io come imprenditore edile mi facessi il Cayenne Turbo o un Hummer (orribile macchina ma di gran moda), lucrando su tutto ed anche sulla sicurezza sul lavoro delle persone che lavorano per me, verrei visto come un vincente, un modello da imitare e non come un deliquente o almeno come un soggetto da biasimare e mettere nelle condizioni di non nuocere.
L'attuale generazione di imprenditori è ormai persa. Su questa si può operare solo provando a contenere i danni che sta provocando.
Pertanto, dovremmo investire sulle generazioni future per ricostruire quel po' di etica che può servire per "inquadrare" bene lo spessore di questi soggetti ed indurli a comportamenti in linea con le attese della pubblica opinione.
... temo di aver mal espresso un passaggio della mia esposizione. Quando affermo ho dovuto sostenere una guerra psicologica inenarrabile mi riferisco ad elementi della mia stessa struttura.
Io trovo di una bellezza e di un'attualità straordinaria l'Iliade di Omero. Descrive le dinamiche di potere con una sensibilità ed una profondità da lasciare intuire che le vicende narrate sono realmente avvenute.
Io trovo di una bellezza e di un'attualità straordinaria l'Iliade di Omero. Descrive le dinamiche di potere con una sensibilità ed una profondità da lasciare intuire che le vicende narrate sono realmente avvenute.
Catanga ha inteso quanto ho voluto esprimere.
Sia chiaro, io non nego l'utilità della vigilanza e potrei persino arrivare a condividere pienamente una strategia iniziale che punti al raddoppio dei controlli (in una prima fase), ma la vigilanza e la repressione devono servire ad eliminare eventuali sbavature del sistema, non possono essere il martello col quale forgiare il sistema stesso.
Se in Italia il problema del mancato rispetto delle norme è a livello pandemico e riguarda una fetta importante della sua popolazione, c'è qualcosa che non va.
Ritornando ad un parallelismo classico, questa volta con l'Antigone, la legge è per l'uomo o l'uomo è per la legge? E' evidente come la legge sia uno strumento che consenta di regolare la società e pertanto un mezzo, non il fine. La legge è scritta dai componenti stessi della società, dunque dovrebbe essere stata scelta.
Se non la si rispetta, ce ne si assume la responsabilità, ed anche dal punto di vista etico viene riconosciuto il diritto all'obiezione di coscienza qualora un individuo ritenga che la legge sia sbagliata.
Ma se molti, troppi individui, per i loro interessi, a fini privatistici, per noia, per quallo che vi pare, violano la stessa legge, c'è un problema di cultura, una necessità di rivedere certe scelte.
Io ritengo che in mezzo a molti colpevoli che in modo doloso, come dice Marco, violano scientemente le norme, vi siano altrettanti colpevoli che lo fanno in modo colposo, anche semplicemente perchè non lo sanno.
Non si può a colpi di manette, sanzioni, multe cercare di cambiare una cultura, per quanto sbagliata essa sia. La storia lo insegna, la logica lo conferma, la moralità lo impone.
Adesso, ripeto, vedremo il risultato di un'altra riforma operata da persone che hanno avuto il loro ultimo contatto con la società reale il giorno che l'ostetrica li ha tirati fuori dall'utero materno.
Tutti Achille, Menelao, Diomede, Ulisse, Paride.....
P.S.
Nei miei riguardi Marco non deve preoccuparsi, non ho frainteso il suo pensiero, ma l'ho usato in modo pretestuoso. Sono io a scusarmi con lui.
Che L'Iliade sia una splendida opera non v'è dubbio, ma che descriva un mondo in cui si strumentalizzano le ingiustizie per il proprio tornaconto è altrettanto evidente. Sapere che il potere ha sempre la stessa faccia, nonostante cambino gli attori è la lezione che si deve trarre da quel poema.
Io tifo per Elena, Andromaca, Briseide, Criseide... Loro sono le infortunate, quelle che subiscono le scelte degli altri e che pagano vedendo i propri figli gettati dalle torri, o uccisi in battaglia, che vengono rapite, stuprate e uccise perchè altri possano riceverne potere e gloria.
L'Iliade indubbiamente contiene un'etica che va ben oltre l'epica, ma culturalmente siamo troppo occupati a narrare l'alme degli eroi.
Sia chiaro, io non nego l'utilità della vigilanza e potrei persino arrivare a condividere pienamente una strategia iniziale che punti al raddoppio dei controlli (in una prima fase), ma la vigilanza e la repressione devono servire ad eliminare eventuali sbavature del sistema, non possono essere il martello col quale forgiare il sistema stesso.
Se in Italia il problema del mancato rispetto delle norme è a livello pandemico e riguarda una fetta importante della sua popolazione, c'è qualcosa che non va.
Ritornando ad un parallelismo classico, questa volta con l'Antigone, la legge è per l'uomo o l'uomo è per la legge? E' evidente come la legge sia uno strumento che consenta di regolare la società e pertanto un mezzo, non il fine. La legge è scritta dai componenti stessi della società, dunque dovrebbe essere stata scelta.
Se non la si rispetta, ce ne si assume la responsabilità, ed anche dal punto di vista etico viene riconosciuto il diritto all'obiezione di coscienza qualora un individuo ritenga che la legge sia sbagliata.
Ma se molti, troppi individui, per i loro interessi, a fini privatistici, per noia, per quallo che vi pare, violano la stessa legge, c'è un problema di cultura, una necessità di rivedere certe scelte.
Io ritengo che in mezzo a molti colpevoli che in modo doloso, come dice Marco, violano scientemente le norme, vi siano altrettanti colpevoli che lo fanno in modo colposo, anche semplicemente perchè non lo sanno.
Non si può a colpi di manette, sanzioni, multe cercare di cambiare una cultura, per quanto sbagliata essa sia. La storia lo insegna, la logica lo conferma, la moralità lo impone.
Adesso, ripeto, vedremo il risultato di un'altra riforma operata da persone che hanno avuto il loro ultimo contatto con la società reale il giorno che l'ostetrica li ha tirati fuori dall'utero materno.
Tutti Achille, Menelao, Diomede, Ulisse, Paride.....
P.S.
Nei miei riguardi Marco non deve preoccuparsi, non ho frainteso il suo pensiero, ma l'ho usato in modo pretestuoso. Sono io a scusarmi con lui.
Che L'Iliade sia una splendida opera non v'è dubbio, ma che descriva un mondo in cui si strumentalizzano le ingiustizie per il proprio tornaconto è altrettanto evidente. Sapere che il potere ha sempre la stessa faccia, nonostante cambino gli attori è la lezione che si deve trarre da quel poema.
Io tifo per Elena, Andromaca, Briseide, Criseide... Loro sono le infortunate, quelle che subiscono le scelte degli altri e che pagano vedendo i propri figli gettati dalle torri, o uccisi in battaglia, che vengono rapite, stuprate e uccise perchè altri possano riceverne potere e gloria.
L'Iliade indubbiamente contiene un'etica che va ben oltre l'epica, ma culturalmente siamo troppo occupati a narrare l'alme degli eroi.
Lo Stato è come la religione: vale se la gente ci crede (Errico Malatesta)