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Non entro nel merito della disputa "Lodo Alfano". La mia è un'affermazione molto più generale.
Personalmente però ho il timore che di ummunità non scritte ve ne sia più di una in giro ...
Ho scritto un secondo Disegno di Legge. Al momento devono ancora presentare l'istanza all'Ufficio Legislativo per il nulla-osta. Se verrà autorizzato pubblicherò il testo integrale.
Vorrei mostrare una delle difficoltà maggiori che ho dovuto affrontare nel chiedere giustizia: la difficoltà ad illustrare la gravità dei fatti accaduti, la intenzionalità della violenza ed il concatenarsi degli eventi in modo tipicamente strutturato.
Per fare questo mi posso avvalere del lavoro particolarmente apprezzato di un Consulente Tecnico di parte, della sua concreta Testimonianza davanti al Giudice e dell’esame dell’Avvocato della controparte.
Fate attenzione alle modalità puramente dialettiche con le quali l’Avvocato della controparte cerca, nel controesame, di insinuare costantemente il dubbio. Le sue domande, sebbene indirizzate al Consulente Tecnico, in realtà sono un modo indiretto per comunicare con il Giudice. Certe sfumature non le si apprezza se non dopo aver riletto il testo della trascrizione almeno tre volte, immaginate il Giudice che capacità di analisi dovrebbe possedere.
E’ bene evidente poi la difficoltà di raccontare in un’aula di giustizia ciò che realmente avviene nei luoghi di lavoro. In quell’ambito la pura normalità di un luogo di lavoro sembra particolarmente irreale.
Ciao Marco.
Ho letto e riletto sia la testimonianza che, soprattutto, la relazione del medico legale.
Concordo pienamente sulla cazzimma preprogrammata dell'avvocato di controparte, quella a me è risultata subito evidente: ma perchè leggevo, se fossi stata presente non me ne sarei resa conto nemmeno io, mi è già capitato rileggendo le stenotipie di udienze cui avevo assistito.
Ti volevo però dire che ho trovato incredibilmente illuminanti, per fatti che hanno invece riguardato me tempo fa, le citazioni della Hirigoyen e di Leymann, dove ho a mia volta trovato la descrizione teorizzata di comportamenti apparentemente non anomali che non supponevo, prima di stamattina, configurassero la violenza privata. Come vedi, non parlo di mobbing.
Leggendo la citazione e, subito dopo, il comportamento di fattispecie (la tua) che alla citazione medesima si attagliava in maniera perfetta mi sono resa conto (da vittima, ahimè povera noferella) della ratio e consecutio di fatti ormai vecchi, avvenuti nell'arco di diversi anni, che comunque bene non mi hanno certo fatto.
E mi sono detta: meno male che ho il carattere di m... che ho, che ad un certo punto ho detto adesso mi avete rotto le OO, tutti fuori di qui. Anche se stamattina all'improvviso non mi è più sembrato un carattere di m..., ma una insperata saldezza mentale ed emotiva che forse non immaginavo nemmeno di avere: la mia autostima intima e personale ha avuto una bella impennata! Nel periodo intercorso da che ho reagito ad oggi, ho avuto mio malgrado modo e maniera di vedere fino a quali livelli fossero falsi certi comportamenti esteriori di alcune persone, e addirittura strumentalmente falsi e mirati solo alla mia "distruzione". Di questa rivelazione che grazie a te ho appena avuto, ti ringrazio.
Ancora non so che uso farò di tutto questo, a dire il vero non so nemmeno se ne farò un qualche uso: ma sappi che - essendo io non totalmente stupida - leggere e iniziare a capire e scoprire di non essere stata solo sfigata mi è certamente assai utile e benefico.
Quindi, di nuovo: GRAZIE.
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
... mi ero ripromesso di non parlare più del procedimento penale. Ho rimosso i file perché mi sono, evidentemente, lasciato andare. Desidero così tanto recuperare la mia dignità di uomo e di cittadino che, a volte, mi sembra impossibile anche solo raccontare in modo credibile quanto mi sta accadendo.
Ritornando all'analisi, gli elementi che caratterizzano la violenza sono:
• l’iniziale comportamento ambiguo, paradossale, abnorme, violento e minaccioso finalizzato a destabilizzarmi;
• il tentativo di assoggettamento indebito;
• la durata nel tempo di una condotta sempre più illegittima dell’aggressore quando esaminata unitariamente; • la reiterazione delle azioni ostili inquadrabili come una forma di “terrorismo psicologico” (mobbing);
• l’esaurimento delle risorse e delle capacità di reazione del mio organismo dopo un tentativo di resistenza inefficace;
• un danno da rottura dell’equilibrio psicofisico ingiustamente provocato.
Come si può vedere quello che chiamano "mobbing" è solo una fase della strategia violenta.
Per Nofer
Sinceramente sono io che ringrazio te, non foss'altro che per la straordinaria umanità che esprimi da anni in questo Forum. :smt045
Ora abbiamo un criterio in più per valutare lo stress lavoro-correlato, usiamolo al meglio delle nostre possibilità.
Per Catanga
Nella mia attività lavorativa ho conosciuto tantissime persone, anche se a volte solo per pochi minuti. Da qualche anno ho difficoltà a ricordare i nomi e le date. Sembrerà strano ma mi ricordo come si risolve un'equazione di secondo grado, fatto appreso oramai 30 anni fa, ed ho difficoltà con la memoria a breve termine. Se non ci siamo mai incontrati nulla esclude che, prima o poi, potrò stringerti la mano.
caro marco, è da tempo che seguo la tua storia all'ombra di questo forum.... e soffro con te, e mi beo di tutti quei dotti, ma universali riferimenti (tipo la storia di uria l'hittita) che solo un'anima molto, ma molto sofferente sa individuare.
grazie per questo.
penso che tutti noi seguiamo rabbrividendo la tua storia, seguendo il tuo processo (e/ma pensando a quello di kafka) teniamo ben presente il proverbio "oggi a te, domani a me"..............
perchè la tua storia è come un topos, il peggiore incubo in cui capitare.....: "dottore, mio marito mi vuole far uscire pazza!!!!", e il medico pensa: "ma è il marito che la vuole far uscire pazza o è lei che è veramente pazza??!!"
anche Hitchcock (e speriamo che l'ho scritto bene!!) ha fatto un film su questo topos, ma non mi ricordo il titolo.
volevo dirti tante cose carine, per la gran pena (per te, ma anche per me!) che ho provato leggendo quei documenti che avevi allegato al tuo post precedente, ma non ne riesco più a trovare nessuna, tranne dirti: stringi i denti e tieni duro, per te e per noi.
volevo chiederti una cosa (se puoi): era così bella, così vera, così sottile l'analisi fatta dal tuo consulente tecnico, che mi dispiace non averla salvata sul mio computer, o averla perlomeno stampata.
non so se la giustizia degli uomini ti renderà giustizia (ma te lo auguro vivamente!), ma se tu puoi, aiuta noi a crescere ed a riflettere: rimetti quella perizia a nostra disposizione (se vuoi, togli i riferimenti personali!); almeno io ne ho tanto bisogno per riconsiderare tante di quelle cose che pure mi succedono (e che succedono a tanti)....
tutto il tuo dolore, puoi star certo, non è passato invano: in qualche modo qui tu lo sublimi, noi qui lo raccogliamo e cerchiamo di farlo fruttificare perchè questo NON possa più accadere negli ambienti di vita e di lavoro
con tanto affetto
protopatty
La Valutazione Medico Legale del mio Consulente Tecnico ha gia fatto nascere invidie ed abbondanti gelosie professionali. In particolare è successo che alcune persone che hanno avuto un ruolo secondario (peraltro in una inchiesta ora archiviata dal GIP), hanno raccontato, in un Convegno, di essersene occupate in prima persona. In pratica avrebbero dato loro al Consulente la traccia da seguire.
La realtà dei fatti è molto diversa. Evidentemente a qualcuno fa comodo raccontare una realtà abilmente orientata in una direzione diversa da quella effettiva. E ti posso garantire che non lascerò che la vicenda venga strumentalizzata. Se ti interessa l’argomento ti consiglio di leggere i libri di Marie-France Hirigoyen, di Alexander Lowen, e “Gli Invidiosi” di Francesco Alberoni.
Nel Forum ho cercato di convincere quella parte di popolazione assolutamente incredula o indifferente alla violenza perpetrata con la strategia delle sistematiche vessazioni. Nel contempo spero di aver illustrato validi suggerimenti a chi, questa violenza, la subisce senza reagire.
Per Catanga
Io sono arrivato ad operare in TAV nel novembre 1997. Prima ero in una Provincia Autonoma.
Ti posso garantire che sono io quello che passa per essere persona incapace di svolgere con professionalità il proprio mestiere. Il discredito è servito a questo.
Domani è il 25 novembre: Giornata mondiale contro la violenza sulle Donne.
Riporto una lettera ad un direttore di un quotidiano che dovrebbe far pensare. Perché la condizione della donna nel lavoro dell'attuale società occidentale sia migliore di quella attuale.
“Ho un’amica laureata, che ricopre un ottimo posto presso un’azienda considerata solida e sicura. Un ambiente dinamico, interessante, moderno. Ci lavora da oltre dieci anni. E’ stata assunta con regolare e pubblico concorso, ha dimostrato di sapere il fatto suo, di avere buone capacità, di essere competente. Avrà sicuramente dovuto sgomitare per farsi rispettare, avrà spesso dovuto alzare la voce, avrà trovato pane per i suoi denti: ma mi sembra degno del Medioevo quello che le è successo.
Hanno atteso che stesse a casa in maternità per infierire su di lei: le hanno tolto responsabilità, le hanno fatto restituire persino il cellulare (senza neanche aspettare il suo rientro al lavoro: si sono recati a casa della puerpera che neppure aveva tolto i punti del cesareo per farsi consegnare il telefonino!); al suo rientro le hanno lasciato il computer e la scrivania, ma l’hanno cambiata di posto, sollevata dai gravosi incarichi che ricopriva, messa altrove, sotto il controllo di qualcuno di cui l’azienda ha evidentemente fiducia.
Un caso di mobbing, forse, difficile anche da provare qualora si volesse ricorrere alle vie legali.
Anche a me è capitato qualcosa di simile, non nell’ambito lavorativo (per fortuna), ma altrettanto umiliante e violento. Non proprio mobbing, forse, ma altrettanto doloroso e difficile da provare. Nel mio caso si trattava di un incarico “onorifico”, basato su un rapporto di fiducia. Mi sono state attribuite mansioni, date responsabilità, concesse promozioni. E quando è stato il momento, dopo tante vicende che non sto a raccontare, mi è stato tolto l’incarico, in modo barbaro e meschino, senza un “grazie” per il lavoro svolto, senza una pacca sulla spalla, senza troppe spiegazioni. Chi agiva lo faceva solo per dimostrare che lo poteva fare.
Ho riflettuto a posteriori sul fatto che, mentre ricoprivo il mio ruolo, sono stata vittima di molestie psicologiche continue e mi sono spesso trovata isolata, quasi senza accorgermene.
Ricordo i messaggi che mi venivano inviati sul cellulare (anche nel mio caso “aziendale”): continui rimproveri per banalità, spacciate per errori gravissimi e di cui venivo giudicata responsabile. Confesso che quando mi hanno ingiunto (chissà che piacere hanno provato in quel momento!) di restituire il cellulare, l’ho fatto con sollievo, perché non sopportavo più la tortura che mi si infliggeva con esso.
Mi hanno fatta seguire, durante lo svolgimento delle mie mansioni: persone di loro fiducia, subdole e silenziose, vigilavano sul mio operato, per riferire e fornire elementi a mio danno; su di me sono stati chiesti pareri, resoconti a chi mi ha frequentato, magari casualmente, mentre svolgevo gli incarichi che mi erano stati affidati.
Mi si convocava con una frequenza pazzesca, per arrivare a concludere che non potevo essere presente sempre: madre, moglie, lavoratrice, impegnata in varie associazioni e direzioni non potevo certo fare miracoli. Il mio impegno così assiduo e variegato, che era stato un elemento positivo all’inizio, oltre che onestamente dichiarato da parte mia, è diventato poi una scusa per darmi dell’assenteista.
Il tempo passa e medica tutte le ferite. Resta vivo il ricordo del danno subito e della durezza con cui esso è stato perpetrato. La gratuità con cui si agisce, la leggerezza con cui si pensa di poter mancare di rispetto, rendono impossibile dimenticare e perdonare. Rimangono la consolazione dell’affetto e della solidarietà di chi ha vissuto le tue stesse esperienze. Qualche mano tesa. Qualche parola amica.
Non chiedeteci, però, di partecipare al 25 novembre, all’8 marzo, alle giornate per le donne, magari a fianco di chi, dopo aver commesso azioni come quelle sopra raccontate, crede di confondere la gente facendosi paladino di queste nobili cause, organizza cortei e manifestazioni, si indigna per la violenza ai danni delle donne e rivendica le pari opportunità”.