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La storia di Marco ... (1a parte)

Archivio Discussioni di carattere generale/Off Topic.
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Marco
Messaggi: 979
Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

Ciao Patty

... sei ne hai la forza, leggi anche il libro "Tipi Psicologici" di Carl Gustav Jung.

Ti allego due file che ti aiuteranno a comprendere meglio lo schema generale. Conoscere se stessi a mio avviso è importante, ma ciò non può che avvenire con un processo di maturazione graduale.

Fammi sapere.

Saluti

Marco
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protomedico
Messaggi: 55
Iscritto il: 13 mar 2009 20:14

ciao marco, son contenta di risentirti....

tipi psicologici dici?......corro a rileggermelo, perchè l'ho letto tanto tempo fa che non mi ricordo più bene....certe cose lette formano lo zoccolo duro della tua formazione, ma poi non sai neanche più dove le hai precisamente acquisite!  :smt017

in ogni caso, se passi qui per il profondo italico sud (o profondo nord dell'africa. come al solito è solo un problema di punti di vista!) fatti sentire: mi vedo già te,  nofer (nofer, ci stai?) ed io a prendere un bel caffè e un sorso di umanità (che non guasta!)
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Nofer
Messaggi: 7386
Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

 :smt007 e magari un bel pomeriggio seduti in uno di quei nostri bar così gradevoli...
sì, dài marco: vieni!
... che protina e io ce lo diciamo da anni e non lo facciamo mai, se vieni tu abbiamo la scusa mentale che abbiamo l'ospite straniero e non possiamo proprio, per educazione, lasciarlo solo!
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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Delma
Messaggi: 402
Iscritto il: 12 ott 2004 09:02
Località: Milano

un caro saluto a Marco ed anche agli altri amici e colleghi della vecchia guardia di SOL che purtroppo non riesco a sentire tanto spesso....

quest'anno mi sono sciroppato 500 ore di docenza....il tempo per l'ufficio è stato abbastanza limitato...

saluti e buone feste

Delma
Agisci da uomo di pensiero e pensa da uomo di azione. (Henry Bergson)
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Marco
Messaggi: 979
Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

A Patty e Nofer

... appena questa vicenda sarà finita vi verrò a trovare, grazie per l'invito mi ha fatto molto piacere. Ora ho una missione da compiere. Ho un nuovo Avvocato (donna) e devo metterla in condizione di ben operare. La prossima Udienza è per l'08.03.2010. In pratica non ho un attimo di respiro.


Ciao Delma

Sono contento di risentirti. Ci sono in commercio dei telefonini, anche economici, che permettono di visualizzare il Forum di SOL e non solo il Forum. Non fare finta di non saperlo. :-) Io faccio così.

Saluti

Marco
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Marco
Messaggi: 979
Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

... riporto il testo di un Articolo apparso nel Web. Si tratta di DISINFORMAZIONE bella e buona. Invito tutti a fare molta attenzione a chi si auto-attribuisce la qualifica di "Esperto di mobbing" perché vi sono in ballo interessi economici e di potere enormi.

Per il momento mi limito a riportare questo testo perché mi da la possibilità di mostrare quale attività di disinformazione è in corso in buona parte del territorio nazionale.

"Mobbing e lavoro: sapere cos’è per affrontarlo - Mobbizzato sarà lei! In Italia, in un mercato del lavoro sempre più globale e flessibile, si sta assistendo negli ultimi anni a un aumento di conflitti relazionali che, se mal gestiti, possono portare alla comparsa di episodi disfunzionali riconducibili al mobbing (...). La parola "mobbing", che tradotta dall`inglese "to mob" nella lingua italiana significa "assalire in massa", venne utilizzata per la prima volta dall` etologo Konrad Lorenz per indicare il comportamento di alcuni animali contro un membro del loro gruppo al fine di escluderlo (...). In Italia il fenomeno è stato studiato scientificamente, nell`ambito della psicologia del lavoro, con la pubblicazione nel 1996 del primo libro dedicato espressamente all`argomento, scritto da ..., che in un suo scritto successivo ha descritto il mobbing come "una situazione lavorativa di conflittualità sistematica, persistente ed in constante progresso in cui, tramite violenza psicologica, una o più vittime vengono costrette ad esaudire la volontà di uno o più aggressori. Questa violenza si esprime attraverso attacchi che hanno lo scopo di danneggiare i canali di comunicazione, il flusso di informazioni e la professionalità delle vittime" (...).

Dall`analisi della letteratura corrente in materia non si riscontra una definizione univoca di mobbing, né gli autori sono concordi sul fatto che possano esistere nelle vittime alcune caratteristiche di personalità predisponenti: trattandosi di un fenomeno dalle molteplici sfaccettature, le varie definizioni e ipotesi risentono del punto di vista di chi le esprime. Tuttavia, le caratteristiche psicologiche del mobbizzato che emergono più frequentemente dalle indagini sull`individuazione delle personalità più inclini a subire persecuzioni morali, evidenziano che sono quelle di una persona scrupolosa, sensibile tanto ai riconoscimenti quanto alle critiche, con uno spiccato senso di giustizia, rigida, ostinata, con elevato senso del dovere, il soggetto che i superiori notano più facilmente, ma anche quello che più spesso infastidisce (...).

Questo articolo vuole essere un tentativo di riflessione su un fenomeno talvolta inconsapevolmente utilizzato da parte di coloro che, per motivi che andrò a illustrare, viene enfatizzato a scopo di rivalsa nei confronti di una realtà professionale diventata insostenibile dalla loro organizzazione di personalità. Il costrutto di "organizzazione di personalità" sottolinea la stretta interdipendenza tra dominio emotivo e dominio cognitivo, che ha alla base un articolato modello dell`organizzazione del Sé (...). Per meglio comprendere dobbiamo pensare alla nostra organizzazione di personalità come se fosse simbolicamente la colonna vertebrale del nostro corpo, che ci sostiene e ci permette di effettuare una serie di attività e di movimenti. Conoscere le articolazioni e quali movimenti possiamo o non possiamo fare ci permette di diventare, se vogliamo, atleti sempre più performanti. Lo scarso esercizio fisico ci rende invece sempre meno efficienti e tende a irrigidirci in movimenti sempre più limitati.

Nella riflessione sul sé, si riordina il flusso di esperienza in modo coerente con i principi che regolano la propria organizzazione di personalità. Laddove questo processo sia ostacolato, come accade nel caso di esperienze discrepanti rispetto al senso di sé, oppure di ridotte capacità di regolazione emozionale, il senso di coesione può risultare alterato. In questo caso la difficoltà emerge con il manifestarsi di sintomi psicopatologici. Bene, dopo alcune informazioni accademiche siamo ora pronti a dare un nome a questa organizzazione di personalità: "organizzazione ossessiva".

Tale struttura si riferisce a individui che presentano un senso di sé costruito attraverso una continua selezione tra polarità opposte, in accordo a un sistema astratto di regole di riferimento. In questi individui il senso di sé si basa tipicamente sulle loro capacità di controllare il pensiero, le emozioni e il comportamento. Essi tipicamente percepiscono un senso di sé dicotomico ogniqualvolta avvertono un`attivazione emotiva caratterizzata da ambiguità o mancanza di coerenza con il loro sistema di regole di riferimento (...), dove il controllo diventa quindi il loro meccanismo di base, percependo come "minaccioso" tutto ciò che sfugge a questo meccanismo di difesa e non si riesce quindi a controllare/dominare le situazioni. Le persone cercano quindi di controllare l`incontrollabile, esponendosi e predisponendosi a quelle dinamiche di svilimento ed inadeguatezza che emergono nella pratica clinica in soggetti rigidi e poco flessibili ai cambiamenti, ad esempio cambio della dirigenza, cambio delle mansioni o del luogo di lavoro. Tali cambiamenti sono spesso vissuti come demansionamento, svuotamento delle proprie competenze professionali, affronti e quant`altro, che spesso trovano spiegazione in una capacità di adattamento ridotta. In soggetti con un`organizzazione ossessiva di personalità, caratterizzati da una spiccata abitudine alla razionalizzazione, con un Io rigido, si incontrano facilmente gravi difficoltà nella gestione di situazioni complesse, soprattutto qualora queste generino la compresenza di istanze diverse dentro di sé, quali l`ambivalenza delle richieste lavorative, rispetto ai propri valori e alla propria struttura di personalità. La tendenza ad affrontare le situazioni in stato di allerta, con atteggiamento di autoprotezione, impiegando scarsamente le risorse affettive disponibili e la marcata rigidità difensivo-razionale espongono a una gestione di sé poco efficace ed adeguata, con inevitabili ripercussioni interpersonali, che vanno ad aggravare ulteriormente la conflittualità lavorativa.

In un mondo dove il lavoro ha come denominatore comune la precarietà e difficoltà da parte di entrambe le categorie, dipendenti e datori di lavoro (anche i più radicali difensori dei lavoratori hanno capito che gli interessi di uno sono gli interessi dell`altro), il denominatore comune dovrebbe essere il confronto e l`adattamento. Non sempre però, le cose vanno come si vorrebbe: sono le persone più flessibili a trarre il meglio dagli ambienti lavorativi, persone che dopo il lavoro hanno momenti di svago come famiglia ed amici, dove ricercare momenti di svago, fonte di appagamento e dove il lavoro rappresenta uno di questi momenti e non "il momento". Determinante appare quindi il ruolo della personalità e della sua comprensione, sulla quale è possibile lavorare con interventi mirati di psicoterapia, finalizzati a potenziare la capacità di adattamento, per il superamento della situazione di sofferenza".


Come potete vedere la vittima della violenza è colpevole! E' la organizzazione ossessiva della sua personalità la causa di tutto, quindi va "curata".

... e se fosse la personalità Psicopatica Perversa dell'aggressore la causa di tutto?!

Saluti

Marco
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catanga
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Iscritto il: 17 nov 2004 19:44

Questo tipo di "fenomeno" è sempre esistito.

Adesso lo si chiama "mobbing" ...... grazie alla persistente esterofilia degli italioti.

Una volta il "sciur parun" o il "granfigldiputsupermegadir" (Fantozzi docet) aveva più libertà di movimento quando doveva mettere alla porta qualcuno per qualsivoglia bieca ragione.
Oggi, è costretto ad adottare tecniche più striscianti.

Ecco quindi tutta una pletora di servi che, pur di soddisfare le aspettative del "capo", sono pronti a seguire le sue direttive allineandosi alle sue volontà che mirano a far fuori tizio o caio.

A Tizio o Caio va resa impossibile la vita lavorativa, perchè non si allinea, perchè ragiona con la sua testa, perchè spesso ha ancora un minimo di etica e di professionalità, perchè non cala la testa, perchè non viene alle feste aziendali di fantozziana memoria, perchè non si adegua alla massa, perchè non segue la strada tracciata da qualcuno che si crede un leader (ma che non guida o dà l'esempio ... ma comanda solamente), ecc., ecc.

Bisogna stancarlo, distruggerlo psicologicamente, riempire la sua vita extralavorativa dei prodotti di risulta non smaltibili della sua vita lavorativa, bisogna portarlo a non distinguire più tra lavoro e famiglia, svago, ecc..

Diventa il soggetto con cui non si deve più bere un caffè alla macchinetta dell'ufficio, con cui non si deve più parlare, che si deve evitare sempre, ecc..

Insomma, in una società sempre più opportunistica e populistica, chi non si allinea diventa bersaglio utile per distrarre tutta la pletora di rincoglioniti dalle cose importanti (vedasi quello che sta succedendo con il TFR).

In merito all'articolo, i pennivendoli sono sempre esistiti e sempre esisteranno così come i giradischi prezzolati.
Basta non starli a sentire.
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Marco
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Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

... ho trovato in un sito istituzionale questa Relazione in tema di Violenza e Disabilità. Non posso fare a meno di proporvela.

Forse un giorno Sicurezzaonline potrebbe decidere di partecipare ad uno di questi Bandi dell'Unione Europea. Le competenze professionali non vi mancano di sicuro.

Saluti

Marco
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Marco
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Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

Ciao a tutti

Domani pomeriggio ci sarà la seconda Udienza dibattimentale per il Processo per il reato di Violenza Privata nel quale sono Parte Civile.

In questi ultimi due anni, relativamente all’esercizio dell’azione penale, sono avvenuti fatti per così dire quantomeno “singolari”. Non ritengo però opportuno descrivere in questo spazio quanto accaduto nel procedimento nato da una mia precisa querela e poi trasposto in ben altro paradigma.

Poiché è comunque mia intenzione rendere partecipe la collettività di quanto accaduto, possibilmente senza commentare ma solo rendendo pubblici i documenti, mi sto interessando per trovare uno spazio sul web accessibile e protetto. Non è la mia materia, ho appena iniziato a cercare di capire qual è il modo migliore di operare.

C’è comunque un argomento di psicologia che vorrei illustrare, per mantenere il fine di fornire strumenti di comprensione di come avvengono e mutano queste dinamiche di potere. Si tratta di uno schema noto con il nome di “Triangolo drammatico di Stephen Karpman”.

In estrema sintesi, immaginate tre posizioni esistenziali poste ai vertici di un triangolo equilatero: Persecutore – Salvatore – Vittima.

All’inizio della vicenda io ero nella posizione “Salvatore”. Ho scelto il mio lavoro non per desiderio di potere o prestigio sociale, volevo solo operare per far affermare il Diritto a beneficio di tutti, soprattutto dei lavoratori subordinati.

Dopo ben poco tempo mi sono trovato invece nella posizione di “Vittima” ed è comparso sulla scena un “Persecutore”. Qualcuno mi ha visto come un elemento scomodo in quell’ambiente ed ha intrapreso iniziative per fare in modo che io mi allontanassi. Ovviamente ho cercato inizialmente di difendere le mie buone ragioni e mantenere il mio ruolo istituzionale, purtroppo senza apprezzabili risultati.

Durante queste iniziative alcune persone hanno deciso di prendere posizione. Quasi tutti a favore del più forte, ovvero il mio “Persecutore”, due persone si sono schierate dalla mia parte ed hanno intrapreso iniziative a mia tutela; hanno così occupato la posizione di “Salvatore”.

Le iniziative a mia tutela sono state ben presto neutralizzate dal più forte, ovviamente. La guerra è guerra. Però il tempo che il “Persecutore” ha impiegato per contrastare tali iniziative ha permesso a me, la “Vittima”, di recuperare energie, acquisire informazioni, raccogliere elementi di prova, comprendere e descrivere la strategia violenta. Così, senza dire nulla a nessuno, ho scritto e presentato una ulteriore Querela in un’altra Procura, poi trasmessa per competenza.

Questa iniziativa, inaspettatamente, è stata analizzata per prima da un Giudice per le Indagini Preliminari. L’illustrissimo Giudice ha accolto la mia tesi ed ha obbligato il Pubblico Ministero ad intraprendere l’azione penale rigettando la sua richiesta di archiviazione. La “Vittima” aveva rovesciato la situazione.

Per il momento mi fermo qui. Aggiungo solo un ulteriore passaggio. Le due persone nella posizione di “Salvatore” non hanno gradito la mia iniziativa. Evidentemente ho dimostrato capacità che riconoscono solo in loro stessi. Così ora la posizione di “Salvatore” è vuota, e quella di “Persecutore” è piena come un uovo.  :smt045

Fare la guerra è comunque uno spreco di energie che porta solo ad aumentare l’odio, il rancore, il desiderio di vendetta dell’intera comunità. Sarà stupido?!

Saluti

Marco
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

In effetti, sì. Peraltro, la guerra è guerra.
E forse è per questo che, tutto sommato, dovrei apprezzare il fatto che, nel nostro piccolo, abbiamo trovato il sistema di dirimere le discussioni a botte di decreti.
Tuttavia, non lo apprezzo, ed anzi noto che i risultati conclusivi sono gli stessi:
aumentare l’odio, il rancore, il desiderio di vendetta dell’intera comunità

E questo è senz'altro stupido, a mio avviso.
Nofer
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