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calandre
Inviato: 29 giu 2005 17:31
da Stilo
Facendo riferimento all'art. 132 primo comma del 547/55, laddove si dice che le calandre devono essere protette da un idoneo riparo nella zona d'imbocco per tutta la sua estensione.
Ora, premesso che non ho mai visto una calandra provvista di tale dispositivo, qualcuno è in grado di fornire qualche descrizione sulle caratteristiche di detto riparo? Magari una foto?
Grazie
Stilo
Inviato: 29 giu 2005 18:00
da vise
Inviato: 29 giu 2005 18:19
da Stilo
Grazie Vise.
Ma è proprio lì che non ho avuto sufficienti riscontri.
Stilo
Inviato: 29 giu 2005 19:14
da vise
Attenzione che se la calandra è da considerare molto pericolosa va applicato l'art. 133.
Se consideri invece di poter applicare l'art. 132 non è sufficiente applicare il secondo comma, quindi l'applicazione di un dispositivo che permetta il rapido arresto dei cilindri, in conformità a quanto esplicitato nell'art. 69?
Tipo la "costola sensibile" o come si voglia chiamare la protezione di cui le foto allegate.
Oppure le barre di sicurezza.
Per ora ho solo questo a disposizione, mi riprometto di controllare nel mio archivio.
Inviato: 29 giu 2005 19:16
da vise
Mi scuso per il doppio intervento.
Voglio riportare un documento che deve far riflettere
"Astrusi e distanti dalla realtà. Così appaiono, agli occhi dei non addetti ai lavori, i testi delle leggi. Non sempre, naturalmente, è così. Un esempio in controtendenza, importante e ampiamente rappresentativo, ci viene dalla recente condanna dell’Italia da parte della Corte di giustizia europea (su cui abbiamo riferito nel n. 21 di Rassegna) per non aver trasposto correttamente la Direttiva del Consiglio 89/655/Cee sui requisiti minimi di sicurezza e di salute nell’uso di attrezzature di lavoro. Una delle norme nazionali che non sono state ritenute sufficienti a garantire la Direttiva Ue è l’articolo 133 del dpr 547/55, che così recita: “I laminatoi e le calandre (…) debbono essere provvisti di un dispositivo per l’arresto immediato dei cilindri avente l’organo di comando conformato e disposto in modo che l’arresto possa essere conseguito anche mediante semplice e leggera pressione di una qualche parte del corpo del lavoratore nel caso che questi venga preso con le mani dai cilindri in moto. Il dispositivo di arresto (…) oltre al freno deve comprendere anche un sistema per la contemporanea inversione del moto dei cilindri prima del loro arresto definitivo”.
La Direttiva europea in questione, tuttavia, stabilisce anche dell’altro: che nelle zone pericolose “la persona esposta deve avere il tempo e/o i mezzi di sottrarsi rapidamente a eventuali rischi causati dalla messa in moto e/o dall’arresto dell’attrezzatura di lavoro” (allegato I, punto 2.1, sesta frase). La realtà di cui parlano queste norme la descrive nel suo “Diario di un infortunio” Andrea Ben Leva, giovane operaio di una fabbrica di gomma, il cui racconto del terribile incidente subito dimostra la vitale importanza che la normativa sia ampia e dettagliata: “Ogni mattina e ogni pomeriggio, quando accendevo la calandra, facevo le prove per verificare se le sicurezze e le protezioni funzionavano correttamente (…). Queste protezioni erano costituite da due barre basculanti poste sopra alla testa di chi lavorava; bastava alzare un braccio e far oscillare quelle barre per veder suonare la macchina, che di punto in bianco rallentava e cambiava il senso di rotazione dei rulli, allargandoli contemporaneamente e facendo fuoriuscire qualsiasi cosa si fosse inserita tra i rulli. Poi c’era un pulsante grande e rosso sulla consolle dei comandi che, schiacciato, dava lo stesso effetto. Ora ero dietro la macchina, vedevo i rulli ruotare velocemente, le voci che provenivano dall’altra parte della macchina erano concitate veloci e forti, a causa del rumore. All’altezza della vita avevo il rotolone di tela arancione, e sopra la testa avevo la barra di sicurezza, ferma immobile (…). Presi le estremità della tela e le inserii tra il rullo cosparso di gomma e quello inferiore pulito (...). Feci passare la tela arancione tra quei due rulli, dall’altra parte dei quali la voce del capo risuonò con un: “pronti?”, in risposta ebbe un “quando vuoi!”; tagliò la gomma, che ricadde sulla tela arancione, e fu avvolta attorno al rullo che doveva avvolgere gomma e tela. Io mi sporgevo in avanti, con la testa bassa e le mani protese, ero in punta di piedi, quando l’accelerata brusca della tela trascinò le mie mani tra i rulli che ruotavano vorticosamente, schiacciando piano piano le mie dita, la macchina faceva fatica, e le mie mani piano piano entravano in quella pressa. La barra della sicurezza era posta sopra alla mia testa, riuscivo a vederla, ma con le mani incastrate non potevo farla oscillare. Gridai a squarciagola: “ferma!”, non successe niente, sentivo che le mani entravano ancora, “ferma!”, nulla in quel rumore sembrava guardare nella mia direzione, tutti continuarono a svolgere il loro lavoro (…), finché il capo non vide la macchia di sangue rosso vivo che da sotto la macchina si allargava nella sua direzione”.
Solo per far presente a vise che ho provveduto a togliere il primo dei suoi due interventi mancante dell'allegato.
Grazie ancora per il suo eccezionale contributo alla crescita della community.
Cordiali saluti
Mod :smt039
Inviato: 29 giu 2005 19:28
da vise
Oppure barriere ottiche
Inviato: 29 giu 2005 19:59
da Marzio
A mio avviso le calandre sono tra le macchine più pericolose, direi a pari merito con le macchine per la lavorazione del legno. Io penso che, in generale, tutte le macchine che non prevedono il rigido fissaggio del pezzo lavorato perché non esistono rilevanti forze in gioco (una fresatrice o un tornio scaricano sull'utensile e sul pezzo in lavoro centinaia di kg e possono arrivare a superare la tonnellata per avanzamenti, velocità di taglio e profondità di passata "severi") risultano essere intrinsecamente insicure. Per lamiere di piccole dimensioni, l'imbocco della stessa nei rulli avviene con l'operatore agisce posizionando con le mani la lamiera durante l'intera lavorazione. Dato che la curvatura delle lamiere (o virole) è una funzione assolutamente variabile che deve tenere conto delle esigenze del manufatto finale, la posizione del rullo mobile rispetto ai rulli fissi è anch'essa totalmente variabile; se a questo aggiungi che ogni lamiera può possedere un spessore variare dal qualche decimo ad alcuni millimetri, ben si capisce che qualsiasi riparo mobile sarebbe inevitabilmente prima o poi eluso. Io focalizzo molto di più l'attenzione, più che sui ripari fissi (inutilizzabili nelle molto pericolose "piccole calandre"), sulla gestione delle chiavi di interblocco della fune o barra di emergenza. Quel dispositivo, dato che rappresenta l'unico presidio a protezione delle mani dell'operatore a mio avviso deve essere correttamente manutenuto e assolutamente mai eluso. Una parte rilevante, a questo proposito, è legata all'addestramento sull'utilizzo del dispositivo di sicurezza (art. 38, D.Lgs. 626/94).
Ciao
Marzio
OK, ma il riparo?
Inviato: 30 giu 2005 09:59
da Stilo
Da questo giro di opinioni, mi par di capire che nessuno ha mai visto un riparo per impedire la presa e il trascinamento delle mani...
Ed infatti io non riesco ad immaginare come possa essere concepita tale protezione. Questo il senso della domanda. D'accordissimo poi su tutte le altre misure prevenzionistiche, ma con 'sto benedetto riparo la cui presenza è sancita dal citato art. 132, come la mettiamo?
Stilo
Inviato: 30 giu 2005 11:19
da vise
Il secondo comma dell'art. 132 dice che se non è possibile proteggere la zona di imbocco, ....., le macchine debbono essere provviste di un dispositivo che in caso di pericolo, permetta, mediante agevole manovra, di conseguire il rapido arresto dei cilindri.....
Quindi, figuriamoci se mai in una calandra italiana è stato possibile proteggere....... a volte però protezioni e lavorazioni sono molto incompatibili...o sono incompatibili i costi per una protezione "ingegnerizzata".
I ripari non li ho mai visti onestamente ma sicuramente dovessi pormi il problema di inserirne in una calandra, in base al tipo di lavorazione, sceglierei tra quelli schematizzati in allegato, tenendo conto di prevedere la possibilità di montaggio e smontaggio di diverse tipologie di ripari (forma e dimennsioni) per permettere alla macchina di eseguire tutte le lavorazioni che normalmente è chiamata ad eseguire.
OHHHH nOOOO ho raggiunto il limite di allegati....come fare!??!!?
Ho upgradato or ora il livello per gli attachments da Low (256 kB) a Medium (1 MB) ... mi raccomando se avesse delle foto, disegni, ecc... pesanti puo' sempre mandarli a me che poi provvedo io a postarli.
Grazie per la sua collaborazione contiua al Forum.
Cordialissimi saluti
Mod :smt039
Inviato: 30 giu 2005 12:17
da vise
Molto bene grazie mille Mod!
Allego il promesso.