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Timbro con abiti da lavoro, si o no?

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gibbo39
Messaggi: 1254
Iscritto il: 29 apr 2008 17:37

Buongiorno a tutti,
ho provato a cercare in ogni modo con l'apposita funzione, ma non ho trovato alcuna corrispondenza che potesse illuminarmi.

Come evincerete certamente dal titolo, la questione riguarda le modalità di ingresso sul posto di lavoro da parte dei lavoratori.

Un RLS (ipersindacalizzato) di una azienda che seguo per la 18001 ha messo in bacheca una comunicazione rivolta ai lavoratori nella quale afferma che il lavoratore NON E' TENUTO  timbrare il cartellino di ingresso già con gli indumenti di lavoro.

Nella stessa comunicazione afferma (e porta a suffragio della sua affermazione la  sentenza di cassazione n° 3763 del 14 apr 98) che il tempo necessario alla vestizione per prendere/lasciare il servizio DEVE ESSERE RETRIBUITO, in quanto sempre riprendendo la sentenza rientra nelle operazioni indispensabili al lavoratore per lo svolgimento della propria mansione.

Di contro le disposizioni aziendali sono riferibili al dovere da parte dei lavoratori di indossare, abiti da lavoro ed eventuali DPI necessari allo svolgimento della mansione prima di timbrare.

Per quanto mi riguarda ed intepretando la sentenza mi trovo ad essere concorde con la versione del RLS.

Qualcuno ha avuto esperienze similari ?

ciao e grazie a tutti come sempre !

gibbosky
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givi
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Iscritto il: 18 giu 2008 23:47

A me sembrano questioni sindacali e non da RLS.
givi
"... se sbaglio mi corriggerete!"
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larsim
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Iscritto il: 14 mag 2008 10:08
Località: Casnà

esperienze similari no, però ti posso portare casi che hanno qualche analogia

- libreria.
si chiude la libreria la sera alle 20 in punto. si firma la presenza fino alle 20, poi si fa la chiusura di cassa e la sistemazione del negozio (tempo, almeno 15 minuti). uno dice, chissa che saranno 'sti 15 minuti.. poi fai la somma di tutti i giorni lavorativi dell'anno, moltiplica per il numero dei dipendenti  :smt024

- GDO
regolamento interno che richiedeva a tutti i lavoratori di essere presenti negli spogliatoi almeno 15 minuti prima dell'orario di lavoro, così da essere "pronti" a timbrare in orario.
in questo secondo caso a quanto risulta dopo N vertenze, questo punto è stato annullato


(per il resto concordo con Givi)
"When a finger points at the sky, the imbeciles look at the finger"
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gibbo39
Messaggi: 1254
Iscritto il: 29 apr 2008 17:37

Ciao Givi,
A me sembrano questioni sindacali e non da RLS
senza dubbio...fermo restando che questo RLS è ovviamente anche una RSU.

Ciao Larsim
in questo secondo caso a quanto risulta dopo N vertenze, questo punto è stato annullato
In effetti sembra emblematicamente un caso similare al mio... la grande distribuzione pretende che se il turno inizia dalle 9 e termina alle 13 allora i lavoratori spendano 15 minuti prima e 15 dopo (non retribuiti) affinché possano rimanere esattamente 4 ore sul posto di lavoro (adeguatamente abbigliati)...
Allo stesso modo la mia azienda pretende che 10 minuti prima i lavoratori indossino tutto negli spogliatoi per presentari ad inizio turno spaccato per iniziare il lavoro abbigliati di tutto punto e con i necessari DPI.

A mio avviso tutte le sentenze che ho visto ed anche il tuo caso da ragione all'RLS.

Aspettiamo un po' se altri hanno esperienze simili...

intanto grazie a tutti

gibbosky
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pat
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Iscritto il: 25 ago 2008 16:48
Località: Torino

Nel settore metalmeccanico quando suona la sirena il lavoratore non solo deve essere già cambiato, ma sul posto di lavoro per avviare l'attività lavorativa.

Concordo non è materia di sicurezza, comunque sono sempre sindacalisti ...... ti consiglio di leggerti il CCNL applicato in azienda.

Ps: comunque a me sembra una stupidata.
Signore dammi la forza di cambiare le cose che posso modificare, la pazienza di accettare quelle che non posso cambiare e la saggezza per distinguere la differenza tra le une e le altre
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gibbo39
Messaggi: 1254
Iscritto il: 29 apr 2008 17:37

Grazie Pat...
vedrò meglio il CCNL.

Si...è pure una stupidata, ma nello stesso tempo una situazione un po' spinosa da gestire.

Grazie comunque.

ciao

gibbosky
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givi
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Iscritto il: 18 giu 2008 23:47

Dalle mie parti si fecevano/fanno 4 turni da 6 h.
Alle 17.55 il subentrante deve essere sulla macchina, si fa il passaggio delle consegne  a macchina in movimento e poi l'uscente va via.  Se l'escente timbra alle 18.00 (anzichè 18.01 o >) si prende la lettera di richiamo.
Di al RLS di fare l'RLS.
givi
"... se sbaglio mi corriggerete!"
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givi
Messaggi: 1912
Iscritto il: 18 giu 2008 23:47

PS
Mi sembra che l'RLS abbia funzionato obiettivamente poco.
Le funzioni di RLS fagocitate dal RSU ancora meno.
Amen
givi
"... se sbaglio mi corriggerete!"
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Nofer
Messaggi: 7386
Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

sinceramente, questa storia dell'orario di lavoro e dei 10 minuti vari mi sta facendo girare vorticosamente tutto ciò che di circolare/sferico io abbia, praticamente e concettualmente. Rifacendomi agli esempi di larsim, se parliamo di chiusura cassa in un negozio, la chiusura è computabile nel tempo di lavoro dell'addetto alla cassa ovvero di questi ultimi e del direttore.
Se invece parliamo di indossare particolari DPI e/o indumenti necessari od indispensabili a svolgere una certa attività, secondo i regolamenti, il discorso cambia: quando un centometrista fa la gara, non si fa partire il cronometro da quando comincia a indossare le scarpette. sono concorde che 10 minuti al giorno fanno 50 minuti a settimana o comunque 2400 minuti l'anno: ma 2400 minuti fino a prova contraria sono 5 giornate lavorative di 8 ore, ovvero una settimana, e se un'azienda ha 10 dipendenti ci rimette di produzione 10 settimane.
Personalmente, io questa questione dei 15 minuti prima che si pretendevano come orario lavorato - anche se al pari dei 15 di tolleranza dopo l'orario ufficiale di ingresso si passavano a prender caffè-  l'ho risolta in modo piuttosto brutale; opterei per prendere questi tempi dai "permessi retribuiti", che di solito sono presenti in ogni CCNL in misura pressocchè costante di 40 h/anno, che qualora non sfruttati devono essere corrisposti, il che equivale a dire che però ogni altro permesso rientra tra quelli non retribuiti e che sono a maggior ragione denegabili. Oppure, proprio dai non retribuiti, salvando quindi le 40 ore di permessi orari brevi.

E giusto per dirlo, non sono d'accordo con la Cassazione; tanto per cominciare, la sentenza è del 1998 e noi nel 2003 con il D.Lgs. 66 abbiamo recepito una direttiva comunitaria che rimodula l'orario di lavoro. Poi, se mi si paga per 40 ore di lavoro settimanale significa che devo lavorare 40 ore: e su questo non intendo nè ammetto discussioni, perchè è un'obbligazione a corrispettivo proprio come la vendita a peso di qualcosa, e la "tara" al più me la fai pagare convenzionalmente nel costo al dettaglio, non certo come il prosciutto ovvero la mortadella. Anche il salumiere che acquista il prosciutto o il parmigiano lo paga meno di quanto ce lo vende al dettaglio, proprio perchè ad esempio l'osso e la cotenna non sono "prosciutto" ma il prosciutto ce li ha, come il parmigiano ha la scorza.

A titolo chiarificatore, oltre al  link con il sito della camera per riguardare con un occhio attento e critico l'attuale normativa, copioincollo per comodità l'articolo di dettaglio:
Art. 8
Pause
1. Qualora l'orario di lavoro giornaliero ecceda il limite di sei ore il lavoratore deve beneficiare di un intervallo per pausa, le cui modalita' e la cui durata sono stabilite dai contratti collettivi di lavoro, ai fini del recupero delle energie psico-fisiche e della eventuale consumazione del pasto anche al fine di attenuare il lavoro monotono e ripetitivo.
2. Nelle ipotesi di cui al comma 1, in difetto di disciplina collettiva che preveda un intervallo a qualsivoglia titolo attribuito, al lavoratore deve essere concessa una pausa, anche sul posto di lavoro, tra l'inizio e la fine di ogni periodo giornaliero di lavoro, di durata non inferiore a dieci minuti e la cui collocazione deve tener conto delle esigenze tecniche del processo lavorativo.

3. Salvo diverse disposizioni dei contratti collettivi, rimangono non retribuiti o computati come lavoro ai fini del superamento dei limiti di durata i periodi di cui all'articolo 5 regio decreto 10 settembre 1923, n. 1955, e successivi atti applicativi, e dell'articolo 4 del regio decreto 10 settembre 1923, n. 1956, e successive integrazioni.
e quindi l'art. 5 del decreto anteventennio:
Art. 5
Non si considerano come lavoro effettivo:
1 i riposi intermedi che siano presi sia all'interno che all'esterno dell'azienda;
2 il tempo impiegato per recarsi al posto di lavoro. Nelle miniere o cave la durata del lavoro si computa dall'entrata all'uscita dal pozzo;
3 le soste di lavoro di durata non inferiore a dieci minuti e complessivamente non superiore a due ore, comprese tra l'inizio e la fine di ogni periodo della giornata di lavoro, durante le quali non sia richiesta alcuna prestazione all'operaio o all'impiegato. Tuttavia saranno considerate nel computo del lavoro effettivo quelle soste, anche se di durata superiore ai quindici minuti, che sono concesse all'operaio nei lavori molto faticosi allo scopo di rimetterlo in condizioni fisiche di riprendere il lavoro.
I riposi normali, perché possano essere detratti dal computo del lavoro effettivo, debbono essere prestabiliti ad ore fisse ed indicati nell'orario di cui all'art. 12.
É ammesso il ricupero dei periodi di sosta dovuti a cause impreviste indipendenti dalla volontà dell'operaio e del datore di lavoro e che derivino da causa di forza maggiore e dalle interruzioni dell'orario normale concordate fra i datori di lavoro e i loro dipendenti, purché i conseguenti prolungamenti d'orario non eccedano il limite massimo di un'ora al giorno e le norme per tali prolungamenti risultino dai patti di lavoro.

Ora, mi pare evidente che qua non si stia parlando di pausa cioè un tempo intermedio tra inizio e fine lavoro, ma di tempo "prima" del lavoro e di tempo "dopo" il lavoro. E se per i minatori si computa ad entrata e ad uscita pozzo, quindi con tuta, mascherine, elmetto etc. già indossati (e quindi ben dopo essere entrati nell'area di miniera) non capisco per quale motivo ad un operaio ma anche ad un medico o ad un insegnante si debba computare all'ingresso in stabilimento o in ospedale o a scuola. Forse, per invidia verso quegli impiegati il cui unico lavoro pare sia giustappunto timbrare il cartellino? E ma quelli son gente da poco.  
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

...dimenticavo: il tutto a fronte dell'art. 3 della Costituzione.
Non figli e figliastri, e men che mai figlie 'e zocc... o delle galline bianche!
Nofer
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