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scarpe antinfortunistiche: criteri di scelta.

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sballone
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:smt033 Salve a tutti, sono RLS in una azienda da 140 persone e lo sono da relativamente poco.
tra i vari dubbi e problemi che vorrei esporvi voglio iniziare da questo:
scarpe antinfortunistiche.
l'azienda le fornisce regolarmente come tutti gli altri DPI (o quasi).
il problema è che un 30% del personale le ritiene troppo scomode, tanto da spingere queste persone ad acquistare autonomamente le calzature spendendo anche una bella cifra. queste asseriscono di averle prese di pari grado di protezione ma senza comunque fornire prove ufficialmente almeno. sollevo il problema alla riunione periodica proponendo almeno un rimborso parziale pari al costo della calzatura fornita dall'azienda ed il riconoscimento del modello acquistato dai lavoratori come idoneo. l'azienda boccia la proposta dicendo ch'è troppo complicato, che il fenomeno non è poi così diffuso e che, non verbalizzato, i lavoratori sono dei rompicoglioni e basta.
puntualizzo: il medico competente sorpreso afferma di credere che le calzature fornite dall'azienda fossero quelle invece acquistate autonomamente.
fatto stà che nel verbale della riunione la cosa viene stravolta.
il RLS propone un buono per comprare le scarpe che i lavoratori preferiscono.
il direttore ribatte...
il consulente aggiunge...
il medico sta zitto.
ed il fatto che una buona parte dei lavoratori non sono potenzialmente "protetti" non viene fuori.
fondamentalmente la questione mi interessa molto perchè l'azienda ha investito molto nella certificazione OHSAS 18001:2007 solamente per gli sconti, sgravi fiscali e penali, perchè i clienti ce lo impongono etc etc.
ma come accade spesso, non gliene frega una cippa, fanno il minomo indispensabile ed il resto sono solo belle parole. ora addirittura la sicurezza sta diventando un arma contro i lavoratori stessi, un collega operaio invalido, non ha l'uso del braccio sinistro con prescrizioni varie tra cui non può sollevare pesi sopra al chilo, si fa male "sollevando un cassone di plastica" e non se l'è di certo sognato da solo di sollevarlo. dall'azienda parte lettera all'inail sollevando dubbi sull'infortunio e lettera di richiamo al lavoratore in quanto venuto meno alle prescrizioni.
in pratica, e ne sono certo, appena possibilie, avrebbero tirato in ballo le scarpe antinfortunistiche non riconosciute come idonee dall'azienda.
faccio presente che nel verbale il messaggio è stato travisato completamente, al che il direttore (delegato) mi risponde citando leggi leggine etc etc che l'azienda ha fatto quello che dice la legge e che dall'indomani chiunque indossi scarpe diverse da quelle fornite dall'azienda verrà richiamato, che solo il medico può prescrivere calzature diverse in quanto, siccome marcate CE non possono essere scomode e creare intralcio alle attività lavorative.
cito testualmente non a caso questi ultimi passi della lettera perchè secondo me cruciali.
la marcatura CE non è garanzia di qualità e comodità ma solo di requisiti minimi che devono anche essere provati in quanto è il costruttore stesso che certifica di aver rispettato certi standard e basta.
il medico competente certifica necessità o prescrizioni oggettive ma non può valutare il comfort delle calzature, che secondo me, deve essere valutato e considerato dal datore di lavoro in fase di valutazione dei DPI, come da allegato VIII alla d.lgs 81/08 nel quale alla voce calzature per uso professionale, tra i rischi derivanti dall'uso del DPI cita testualmente "disagio, interferenza con le attività lavorative" cause "comfort inadeguato" e indica anche i criteri di scelta!
semmai il problema è l'oggettivita del disagio, come valutare oggettivamente una calzatura scomoda? beh statisticamente il 30% dei lavoratori è già un dato oggettivo secondo me...o no?
mi dite cosa ne pensate?
ah! per il codice di autotutela (art. 20 d.lgs 81/08) contrariamente a quanto affermato dal consulente aziendale, il lavoratore stesso, in caso di inadeguatezza come nel mio caso, può rispettando i criteri di scelta come grado di protezione etc etc, comprarsi le calzature che meglio crede?
e' sufficiente certificare all'azienda l'idoneità del grado di protezione tramite raccomandata A/R?
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sballone
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DIMENTICAVO....GRAAAZIEEEEEEEEEEEE
Fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza
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Nofer
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Guarda, ci vai bene che oggi mi dedico a sviscerare dove e soprattutto perchè certa gente che - nei fatti- detiene il "potere" ha invece macroscopicamente torto e attua comportamenti ultra legem: che per ora non sono consentiti nemmeno a S.B., (ma lui non ne è convinto...).

Allora, partiamo dicendo che il Megadirettore è nel proprio compiuto diritto nonchè preciso dovere quando asserisce che "chiunque indossi scarpe diverse da quelle fornite dall'azienda verrà richiamato", perchè ciò gli deriva dal coso 81
art. 18 c.1 lettera f) ha scritto:18 richiedere l’osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme vigenti, nonché delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione;

supportato anche da quanto asserito sempre da coso 81 nell'art. 78:
art. 78 ha scritto:2. In ottemperanza a quanto previsto dall’articolo 20, comma 2, lettera d), i lavoratori utilizzano i DPI messi a loro disposizione conformemente all’informazione e alla formazione ricevute e all’addestramento eventualmente organizzato ed espletato.
3. I lavoratori:
a) provvedono alla cura dei DPI messi a loro disposizione;
b) non vi apportano modifiche di propria iniziativa.

E c'è anche a dire che la sola marcatura CE non significa nulla nel merito. E' vero, ha ragione: non è la marcatura CE quella che "fa" il DPI  giusto bensì la certificazione di conformità alle norme internazionali di qualità per quel certo tipo di DPI. Cerco di piegarmi: una calzatura certificata antiscivolo e marcata CE non è detto che sia contemporaneamente anche certificata antischiacciamento o antielettrocuzione. Per cui quella che conta è la conformità ai requisiti individuati, non la "marcatura CE". Ciò deriva dritto dritto dall'art. 76, che testualmente detta
art. 76 ha scritto:1. I DPI devono essere conformi alle norme di cui al Decreto Legislativo 4 dicembre 1992 n. 475, e sue successive modificazioni.

Ecco: se tu ti vai a cercare in rete questo decret scoprirai che all'all. III è ben chiarito che l'attestazione di conformità di un DPI, di qualunque categoria sia, che ne consente la marcatura CE è sempre accompagnata dall'elenco esaustivo dei requisiti essenziali per la sicurezza e la salute, nonché delle norme armonizzate o altre specifiche tecniche, tenuti presenti al momento della progettazione del modello
Mo' ti faccio l'esempio per i guanti (che quelli ce li ho a portata di mano): un guanto marcato CE conforme allo standard EN 388:2003 (a,b,c,d) è adatto per proteggere da rischi di natura meccanica: per esempio, il tipo "b" va bene per la resistenza al taglio ma il tipo "d" protegge dalle perforazioni (sempre con dei limiti, che a mio parere è bene che siano dettagliati al lavoratore onde evitare che pensi che lo rendono mandrake). Ma se il tuo rischio specifico è la protezione delle mani da agenti chimici, te ne fai una sacrosanta ceppa di un guanto marcato CE a standard 388, anzi non riuscirai nemmeno a lavorarci, perchè per quel rischio ti servirà un guanto conforme allo standard EN 374:2003, differenziato per indici prestazionali di qualità anche alla permeazione (= quanto tempo può restare a contatto con una certa sostanza prima che quella inizi a trapassare) ed alla classe chimica del composto specifico per cui abbiamo identificato il rischio.
Dunque, la oggettiva conformità alle disposizioni/scelte aziendali di tutela fornita dai DPI eventualmente acquistati autonomamente potrà essere dimostrata non con la sola esibizione di marcatura CE ma con esibizione della conformità allo standard che l'azienda ha identificato come idoneo ai sensi del cit. d.lgs 475/92.

Da questo scaturisce la necessità di conoscere a quale standard l'Azienda, nella sua magnifica "augustità" ha inteso far riferimento per fornirvi quelle scarpe: come devono essere? anti perforazione? antischiacciamento? a rapida sfilatura? anti calore?

E qui veniamo - finalmente- all'origine della questione, quella su cui tu RLS hai non solo il diritto ma addirittura il dovere di intervenire almeno per far sentire la tua parola che sarà sempre in nome dei lavoratori che ti hanno eletto/prescelto ma soprattutto in nome della Legge.
La scelta dei DPI in genere, e quella delle misure complesssive di prevenzione e protezione, rientra tra le cose che DEVONO essere nel DVR:
art. 28, commillo 2, letterilla b) ha scritto: b) l’indicazione delle misure di prevenzione e di protezione attuate e dei dispositivi di protezione individuali adottati, a seguito della valutazione di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a);

ma per fare questo occorre che sia almeno consultato il RLS, nella fattispecie di oggi te:
art. 29 ha scritto: 1. Il datore di lavoro effettua la valutazione ed elabora il documento di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione e protezione e il medico competente, nei casi di cui all’articolo 41.
2. Le attività di cui al comma 1 sono realizzate previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza.

Tieni sempre presente che "consultare" non implica "assecondare", tuttavia a me pare che sia FONDAMENTALE che l'azienda scelga un tipo di DPI idoneo al tipo di rischio che ha identificato, e per amare esperienze personali io so che in genere la scelta è NON sugli standard prestazionali necessari, tranne per cose generiche del tipo "per i cantieri", "per la metalmeccanica", "per la falegnameria", e sono puntualmente sempre tutte uguali per tutti. Ebbene, in un'industria pesante ci può essere uno ed un solo punto in cui oltre che il rischio di scamazzamento del ditone  ci sia anche quello di scivolamento, e magari gli elettricisti manutentori dovranno avere anche una scarpa protezionistica con determinate prestazioni dielettriche.

C'è a dire che mentre nel 626 buonanima la scelta dei DPI in genere era esplicitamente da attuarsi sentito il MC e consultato (non sentito, consultato) il RLS, oggi potrebbe sembrare che tale consultazione sia relegata alla sola scelta dei DPI per l'udito e il RC, ma in realtà la consultazione ci deve essere a monte e per tutto.

Ora, vengo alle dolenti note che peraltro ti sono immagino già conosciute, ed in ogni caso lo saranno tra breve.
Tutto quello che ti ho appena scritto doveva fare parte della tua formazione specifica come RLS. Il fatto stesso che tu sia qui a chiedere è la più lampante prova documentale che:
  • 1) nessuno ti ha mai parlato di standard dei DPI,
    2) nessuno ti ha mai detto che i DPI vanno scelti non per l'azienda ma per la mansione e per lo specifico rischio identificato per quella mansione,
    3) nessuno ti ha mai informato che tu come RLS sei tenuto a sapere per ogni rischio identificato che sistemi di prevenzione collettiva o di protezione individuale sono contemplati dalla buona tecnica,
    4)  e men che mai ti hanno mai detto nel tuo comparto produttivo (che io non so quale sia) quali siano di solito quelli più comuni, almeno,
    5) né che esistono queste regole.

Ora, io sono prontissima a giocarmi gli zebedei di tutti i miei antenati che nemmeno i c.d. sindacati (perchè ormai solo cosiddetti li si può chiamare) sanno che è così che dev'essere la formazione dl RLS: dirgli "tu puoi chiedere la riunione" oppure "ti devon consultare e devi poter accedere al DVR" e poi non dirgli di che DEVE parlare nelle riunioni, non sfiorare neppure quali sono le cose su cui lo devono consultare e almeno dove se le può studiare/cercare, e su cosa deve realmente consultare il DVR è sempre solo ed esclusivamente PRENDERE IN GIRO IL RLS E I LAVORATORI.

La mia opinione personale, ma ormai consolidatissima, è che ciò non sia un caso, Tomasi di Lampedusa ben sintetizzò questo fare pseudoitaliota di stampo savoiardo già più di un secolo fa. Potrei adesso slanciarmi sull'idiozia di cambiare l'art. 41 della costituzione come se ora non si potesse fare ciò che non è proibito, ma lascio stare perchè ho un momento da distruggere - sempre per forum ma un altro- uno di quelli che hanno deciso di detenere ogni verbo perchè hanno avuto, per disgrazia di tutti, un picogrammo di potere.

Allora, caro ragazzo, SE tu vuoi fare BENE (i maiuscoli non sono occasionali) il tuo dovere di, nell'ordine, cittadino, lavoratore e RLS, che questo è l'ordine temporale di consecutio logica, devi essere così accurato da prendere visione del DVR e capire quale rischio di che è stato identificato e dove, andarti a cercare le norme standard delle calzature idonee per quel o quei certi rischi, verificare la conformità delle calzature scelte dall'azienda accedendo (e puoi farlo) alla documentazione tecnica di cui all'all. II del decreto 475/1992,  confrontarne i requisiti prestazionali e quindi informare di tutto questo i tuoi colleghi, intanto.
Se per caso tu dovessi scoprire che la scelta è stata troppo generica o anche imprecisa, non ti agitare e ricorda le parole del grande Mao (non sapremo mai se era vero, io non ho mai letto il librett  rosso, lo confesso) per cui agitarsi durante una sodomia passiva fa il gioco del tuo nemico.
Prenderai carta e penna (meglio PC e tastiera, ormai si fa prima) e scriverai una bella nota in questi termini:
Caro Datore di Lavoro,
Caro RSPP,
Caro MC,
avendo preso visione ed eseguito profonda disamina del DVR aziendale e dei suoi aggiornamenti, ho avuto modo di rilevare che per il Reparto X è stato segnalato il Rischio Infortunistico/per la salute di ...., a fronte del quale sono state fornite calzature di protezione individuale del tipo... marca..., conformi allo standard NNN. Rilevando che lo standard NNN da voi prescelto non è adeguato alla protezione individuala dal rischio di ... da Voi identificato, chiedo che siano messe a disposizione dei lavoratori X, Y, Z, Z1, Z2 etc. etc, operanti nel reparti in parola, calzature di protezione conformi allo standard MMM, più compiutamente efficace, entro i tempi tecnici più solleciti possibile, provvedendo nel contempo ad adeguamento in tal senso del DVR.
In attesa di un gradito e sollecito riscontro, mi dichiaro sin da ora disponibile ad ogni altra modalità consultiva prevista dalla normativa vigente in merito al mio ruolo di RLS.
Vi voglio tanto bene, ma se non mi rispondete formalmente entro 30 giorni passo appresso, e inoltro questa mia richista a ASL, DPL, INAIL e poichè non guasta mai un po' alla alla Procura.


Vai, e fai. Quando hai capito di che si tratta, se sei in difficoltà torna qui e chiedici, c'è sempre qualcuno di noi a rispondere. Una sola cortesia personale: non limitarti a "chiedere in giro", controlla sempre con i tuoi occhi, oggi internet consente al popolo-capra di non essere più vittima di chi lo vuole raggirare.  
E si sente anche profumo di gelsomini, anche se il calore estivo un po' lo maschera.
Nofer
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sballone
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perdindirindina, sei stata più prolissa del mio megadirettore ma ben più efficace ed estremamente utilee interessante.
corsi di formazione ne ho fatti ma non servono a un gran chè, troppo dispersivi e staccati dalla relatà dei fatti. penso sarebbe molto più utile avere gente con le pal.e magari come te con le quali confrontarsi regolarmente.
la mia azienda, mia...per modo di dire, è una azienda metalmeccanica ed i rischi sono stati identificati dallo schiacciamento (scamazzamento del ditone è bellissimo) allo scivolamento, alla perforazione e al rischio di zompare in aria per atmosfere esplosive per chi lavora in verniciatura che COMUNQUE VIENE FORNITO di scarpe idonee, lo so perchè me ne sono interessato in prima persona.
il mio problema è leggermente diverso:
se da una parte le calzature fornite proteggono più del necessario es grado S1P per tutti, anche dove non c'è rischio di perforazione, ne hanno scelto un modello solo e si sono tolti il pensiero, io non mi trovo di fronte a colleghi, come spesso succede a quanto leggo, che non vogliono indossarle, ma ad un 30% che volendo indossarle ma non riuscendo a "sopportare" quelle messe a disposizione dalla azienda sono andati e vanno regolarmente a spendere circa un centinaio di euri per avere scarpe "più comode".
l'azienda non dice niente per ben due motivi:
il primo è che risparmia sulle calzature
secondo in caso di infortunio darebbe la colpa, e ne sono sicuro, al lavoratore in quanto non indossava scarpe antinfortunistiche fornite dall'azienda.
sulla marcatura CE il megadirettore si sorprende di come queste, essendo marcate CE possano essere scomode.

magari non sono proprio così sprovveduto e disinformato
COMUNQUE LA FORMAZIONE CHE MI VIENE FATTA NON E' IN NESSUN MODO SUFFICIENTE per poter gestire il mio ruolo.
non mi da i mezzi prima di tutto per poter partecipare attivamente alla sicurezza, non sapere che l'azienda mi DEVE CONSULTARE per la scelta dei DPI e tante altre cose (che vi chiederò!!!!) non mi permette di essere del tutto coscente del mio ruolo E NON MI DA LA POSSIBILITA' di difendermi dagli attacchi (continui) dell'azienda.
ogni volta io cerchi di proporre soluzioni, esporre dei problemi e collaborare con l'azienda vengo azzittito dicendomi che non sono tenuti, che non sono affari miei etc etc ed ogni volta a leggere e studiare decreti leggi e leggine che s'incrociano tra loro in reiterazioni ubriacanti.
il problema è non avere nessuno che possa supportarti in queste situazioni.
per cui vi ringrazio fin d'ora per tutto il supporto che riuscirete a darmi.
grazie!
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Nofer
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sballone ha scritto:...ed ogni volta a leggere e studiare decreti leggi e leggine che s'incrociano tra loro in reiterazioni ubriacanti.
 :smt040 e pensa a noi che di mestiere dobbiamo cercare di fare applicare al meglio quelle reiterazioni ubriacanti ( il mio pensiero è sempre che fosserno 'mbriachi queli che le hanno scritte, ma si sa il mio pensiero conta pochetto...)
Allora, figliolo un "maggior" grado di protezione NON è sempre anche un "buon" brado di protezione. E qui la questione te le devi fare con il RSPP.
Allora, partiamo che non ci sono scarpe antiesplosione (altrimenti voglio proprio sperare che le daremmo a quei poveracci dei nostri genieri in afghanistan, che ogni tante ce ne perdiamo uno.) ma quelle antischiacciamento sì, come sai.
Dove non c'è rischio di perforazione, non si devono usare quelle antiperforazione: a meno che quelli del reparto senza chiodi a tre punte per terra non debbano andare/passare/transitare per quelli dove ci seminate i chiodi bucaruotadinemico. Questo è il classico esempio di "iperprotezione" fatta per assoluta pigrizia, da un verso, ed al grido di "mobilizziamoci anche all'interno dell'azienda !" dall'altro.  
Poi, il grosso del problema delle antinfortunistiche è che pesano a bestia. Allora, si deve valutare il peso che vi può cadere sul ditone e scamazzarvelo, tenuto conto del peso iniziale con l'accelerazione dovuta all'altezza da cui può cadere e premesso che è sempre meglio un dito scamazzato che non un pezzo di piede tranciato, quindi si modula la scelta del rinforzo in funzione del peso teoricamente possibile. Se il peso è alto, e quindi il pericolo è grosso, ha un senso il rinforzo in acciaio, altrimenti ci sono quelli in vetroresina che sono molto più leggeri, così come ci sono le antiperforazione con suola intera in vetroresina o in retina metallica e non con tutta la piastra.
Al tuo capo, per fargli capire che una marcatura CE non è sinonimo di comodità, spiegagli che nemmeno la grande marca di scarpe "civili" lo è: i piedi non sono tutti uguali. Poi, a parte il peso grossa importanza ha il fattore traspirazione, nelle scarpe, e la flessibilità della suola . E' ovvio che la suola tutta rigida perchè c'è una sola lamina metallica a flessibilità lascia a desiderare parecchio, ma piuttosto che rischiare di mettere un piede in fallo e ritrovarsi con mezzo piede dall'altra parte della lamina tagliente uno la sopporta anche. Cosa avete per terra che vi fa correre questo rischio? e soprattutto, perchè sta a terra? Se infatti parlassimo dei truciolini ricciolutissimi che vengono fuori dai torni, quelli sono sì di un tagliente infernale, ma non hanno la rigidità e quindi la capacità di infilarsi nella suola e superare la lamina antiperforazone anche metallica ma grigliata e quindi più flessibile.
Il tipo di pelle, inoltre, ma soprattutto la qualità della fodera interna fanno la differenza sulla sensazione di traspirabilità.
Ciò che dovresti, ma con grande garbo mi raccomando, far intuire loro che è vero che se comprano 200 paia di scarpe tutte uguali risparmiano, ma risparmiano al più 2, 3, ma diciamo anche 5 euro al paio. Una volta l'anno. Risparmio che sarà vanificato nel giro di una giornata con la obbligatoria lentezza di movimento che alcune scarpe comportano in sè, proprio perchè hanno quelle caratteristiche (rigidità e peso, di base) perchè i vostri movimenti e quindi la vs. produttività saranno rallentati di circa il 2-3 %. Dici tu: è fesseria. E dipende: il 2 % di 8 ore sono 10 minuti, e tra costi di personale e mancata produzione 10 minuti possono valere ben più dei 3 euro di risparmio. E dal secondo giorno in poi diventano perdita: non gli conviene scegliere a priori le calzature giuste? Questo, per cominciare. Poi, una volta definito lo standard di riferimento, la lotta successiva è fare accettare al DdL che se il lavoratore per motivi suoi fossero solo di comfort se ne vuole prendere un'altro tipo, purchè appartenga alla stessa classe di standard non potrà essere sottoposto a provvedimento disciplinare per questo. E sì, perchè nemmeno è poi tanto giusto che - senza una specifica indicazione sanitaria - quello sia tenuto a comperare a ognuno quelle "più comode". Anche perchè le scarpe X  che risultano comode a te, magari al tuo amico mario che ha il collo del piede più alto del tuo fanno un male atroce, e viceversa quele che come modello stanno bene a lui tu sei costretto a stringerle talmente tanto che i lacci ti lasciano i segni e il piede ti ci scivola dentro lateralmente, e se prendi il numero più piccolo di quel modello lì ti va corto e ti si fanno le bolle. Ti renderai conto che non si può fare andare i dipendenti uno alla volta a scegliersi marca modello e numero; nè io ritengo concretamente praticabile il criterio del "le compero io e tu mi rimborsi" perchè se ci sono i deputati che si alzano 18-20.000 euro al mese che si comprano i vestiti firmati a spese collettive (spese di rappresentanza, le chiamano) per risparmiare i loro,  figurati se non vogliamo trovare l'operaio a 1200 euro al mese che nella bolletta/scontrino dell'antinfortunistica non ci infila anche parte delle scarpe del figlio (e questa io già la capisco di più, ma non si fa uguale).  
Ma se invece scelgono le calzature in vera correlazione con ciò che serve, già vedrai che passando dai puntali in metallo a quelli in vetroresina, idem dicasi per lo strato antiperforante, sempre se sufficicienti a proteggere dal rischio specifico, dal 30% già passerai al 15 se non al 10% di scontenti/scomodi. Avere male ai piedi è una cosa brutta, lavorare è per definizione faticoso, ma secondo me lavorare con il mal di piedi è davvero orrendo, quindi io capisco eccome. Ciò nonostante, la questione scarpa antinfortunistica è assai spesso indice latente di ben altri problemi.  
Non ti perdere di coraggio, se i tuoi si fidano di te ci saranno dei motivi, no? Non è con il muso a muso che otterrai nulla, anche il più invertebrato dei capi quando gli fai il discorso dei 10 minuti persi al giorno drizza le antenne, abbiamo esempi famosi di questi tempi. Devi essere metodico e preciso, un punto per volta te lo approfondisci: all'inzio diranno che se un rompibae, come li chiama bond, ma se porterai avanti richieste sensate con un buon supporto legislativo vedrai i risultati. Tu, i tuoi colleghi e, se avrai ben lavorato, anche l'azienda.
Il principio del RLS doveva esser questo, è questo nella gran parte delle aziende eurpee di quelli che non stanno fallendo proprio come stati, qua lo hanno fatto diventare una specie di sindacalista in seconda.

Ora, in linea generale l'Allegato VIII, tutto sui DPI ma è una paginetta, dice:
Protezione dei piedi
Per la protezione dei piedi nelle lavorazioni in cui esistono specifici pericoli di ustioni, di causticazione, di punture o di schiacciamento, i lavoratori devono essere provvisti di calzature resistenti ed adatte alla particolare natura del rischio. Tali calzature devono potersi sfilare rapidamente.

Come vedi, di iperprotezione non si parla, e per di più l'art. 76 dice
art.76, comma 2 ha scritto:2. I DPI di cui al comma 1 devono inoltre:
a) essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un rischio maggiore;
b) essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;
c) tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore;
d) poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità.


L'affaticamento gratuito da "peso soverchio" secondo me potrebbe anche essere invocabile come "rischio maggiore", perchè ad esempio in caso di necessità di evacuazione veloce potrebbe darsi che il lavoratore non riesca ad essere sufficientemente "veloce", ma è tirata per i capelli, sappilo se la vuoi portare avanti, così come una particolare scarpa su misura può essere dovuta solo se appunto siamo in presenza di una particolare caratteristica del lavoratore (es: piede piatto o valgo). Sulla comodità di una scarpa, però, ribadisco e ricordalo al tuo capo, nè il marchio CE nè la firma griffata possono assicurare nulla.

P.S. Non riuscirò mai nella vita ad essere sintetica.  
Nofer
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givi
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Caro sballone
con un nick name così cominciamo male perchè ci vorrebbe (a seconsa della mansione) un alcol o drug test.

Se il 6 agosto sta qui a menarti i pixel forse anche tu, come Nofer, ci tieni.
Capisco che sei all'inizio perchè si comincia dai DPI e da quello più comune/banale.
Cio detto:
a) potresti pretendere che, a parità di prezzo e codicillo che "classa" il grado di protezione, con alcuni lavoratori provi 3 marche diverse di scarpe e alla fine scegliete voi (ti prendi una rogna ma funziona);
b) siccome rappresenti tutti i lavoratori pretendi che anche RSPP e il megadirettori portino anche loro le scarpe in officina per dare l'esempio  (con lo slang di Nofer: capisc'ammè :smt002 );
c) leggiti l'art. 15 del TU.  La qualità del tuo lavoro si vedrà da cosa riesci ad ottenere sulle prime lettere dell'alfabeto (più che sulle ultime).

Guarda la foto: se riesci ad ottenere cio da RSPP etc... ti offro volentieri un caffè.
Allegati
RSPP che ha capito.jpg
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givi
"... se sbaglio mi corriggerete!"
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sballone
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@nofer & @givi

Ragazzi se il forum funziona così bene mi sa che ci passo le nottate.
inizio con le banalità che alleggeriamo un po.
GIVI il drug test lo faccio da anni, sempre negativo, lo sballo mi è rimasto solo in testa ormai :P
si ci tengo come a tutto quello che faccio solo che per chi non è abituato (pensare è sconsigliato diceva qualcuno) districare e interpretare il codice civile e penale non sempre è "easy".

il bello sapete qual'è che almeno "rivedere" le scarpe in modo da far tacere almeno i non rompiglioni era il mio obiettivo principale.
il buono non voleva essere inteso come un rimborso ma come un ticket da presentare direttamente al fornitore convenzionato che eventualmente scontasse la cifra stipulata con l'azienda.
e questa è la proposta avanzata dai lavoratori.
il mio obiettivo, proposto al direttore, è quello di, appunto, rivalutare il modello.
provarne altri scelti dall'azienda, questa volta a chi farli provare lo scegliamo "insieme" con un criterio che abbia una logica (non all'addetto al spp) in modo da far scendere la percentuale ai soli scassatori.
il rischio perforazione è dato dal solo truciolo, il rischio schiacciamento ditone relativamente basso, caduta oggetti da un'altezza pari al mezzo busto dal peso max e improbabile di 15 kg dati dalle attrezzature delle macchine, i pezzi di produzione difficilmente superano i 3 kg per qualche metro di lunghezza (tubi raccordati in acciaio) si scivola per l'olio e si zompa per le polveri di vernice, la scarpa antizompamento non esiste ma c'è quella con la suola che eventualmente disperde le cariche elettrostatiche senza fare scintille. dispersive, disperdenti, antidetonanti
non ricordo sinceramente il termine esatto.

all'allegato VIII in particolare mi riferisco al punto 4) indicazioni non esaurienti per la valutazione dei dispositivi di protezione individuale.
c'è una bella tabella che prende in considerazione proprio il comfort come fonte di rischio.

quanto all'articolo 76 comma 2 da te citato:
2. I DPI di cui al comma 1 devono inoltre:
a) essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un rischio maggiore;
b) essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;
c) tenere conto delle esigenze ERGONOMICHE o di salute del lavoratore;
d) poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità.

poi un'altra cosa,
il DPI va indossato necessariamente quando il pericolo sussiste, e: NON, quando il pericolo non sussiste in quanto tolti i vantaggi rimangono solo i rischi ai quali espone GIUSTO?
quindi la suola antiperforazione dove non sussiste perioclo di perforazione NON deve essere usata secondo me.

comunque alla base di tutto sta il fatto che herr director vuole fare come gli pare senza rotture o rls che vogliano mettere il naso nei "suoi" affari.

fuorviare il verbale della riunione periodica, ero stato invitato all'incontro per la valutazione stress lc, i dati oggettivi, assenza malattie, infortuni, per il 28 di gennaio 2010. mi dicono che è stata rimandata il giorno prima. all'ultima riunione si presentano con il documento completato da firmare e datato 28 gennaio 2010.
ovviamente non vi è rischio.

quali sono gli strumenti in mio possesso per farmi valere?
a chi mi posso rivolgere in caso continuino ad ignorare la mia figura?

con questo per oggi mi arrendo, spero di non essere pesante.
vi ringrazio per il supporto, anche morale ormai!
DAVVERO GRAZIE
Fatti non foste a viver come bruti ma per seguire virtute e conoscenza
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Sint
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Iscritto il: 08 set 2008 17:32
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Domanda: ma i lavoratori non si lamentano dal MC????
E pensare che io avevo accompagnato anche un lavoratore a farsi il plantare per poter indossare le scarpe antinfortunistiche e mi ero sbattuto non poco per trovare un paio confortevole (dopo averle fatte testare ai RLS per un certo periodo).
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jordistella
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Iscritto il: 06 giu 2013 19:27

Salve,

purtroppo i problemi soggettivi relativi all'antinfortunistica sono inevitabili.

Le scarpe, come altri idumenti, antinfortunistica sono troppo standardizzate e la legislazione poco spazio lascia al "diritto alla comodità" dei lavoratori.

Ho un'impresa a padova con 12 dipendenti e le discussioni sull'abbilgiamento antinfortunistca sono all'ordine del giorno.

Qaulche tempo fa mi sono pure rivolto ad una società per ricevere consulenze sull'antinfortunistica ( http://www.... ) .
Nonostante l'approccio nettamente diverso e che contraddistingue una consulenza dalla mera vendita di abbigliamento antinfortunistica non tutti i lavoratori sono rimasti soddisfatti.

Ricordo, gentilmente, che nel nostro forum non e' permessa pubblicita' di societa' di consulenza, motivo per cui il link e' stato oscurato.  
Cordiali saluti e buon w.e. a tutti!  
Mod :smt039
Ospite

salve
oggi mi hanno avvisato che ricevero a casa
la lettera di richiamo xche non avevo le scarpe.
cosa devo aspettarmi?
mi detrarranno ore x pagare una  multa?
cosa succedera adesso?
devo rispondere?
siccome rompono solo x le scarpe e tipo
pantaloni corti casco guanti occhiali
per nn parlare che tutte le macchine nn sono a
norma perche senza protezioni disabilitate
ecc.
posso dire di questo e farmi valere su altro?
poi ci sono i preferiti che non portano le scarpe
e a loro non dicono niente.
posso farmi valere anche su questo?
posso verificare se hanno ricevuto la lettera?
meglio fargli una foto?

settore vetro.
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