Salve a tutti,
vi scrivo alla luce di una recente campagna di visite ispettive che lo Spisal della mia provincia ha svolto all'interno dei calzaturifici e desideravo porvi alcuni miei dubbi in proposito alla valutazione del rischio da atmosfere esplosive all'interno dei locali e considerazioni degli UPG.
Certamente il calzaturificio (specie se di rilevanti dimensioni) può presentare delle criticità per quanto riguarda l'innesco e la propagazione di incendi (deposito collanti e solventi, ma non solo, anche il becco bunsen per lavorazioni di fino acceso e a 10 cm da stracci imbevuti di R10 e R11, gli impianti di aspirazione polveri e solventi) tant'è vero che i più grossini devono dotarsi di CPI, tuttavia vederci addirittura la possibilità di esplosioni mi sembra un tantino esagerata, giacchè prove in letteratura non mi pare ve ne siano.
Ora l'unico punto che potrebbe esplodere è l'impianto di aspirazione polveri (sempre esterno al luogo di lavoro), anche se pensare che l'esplosione di tale impianto possa portare a danno strutturale tale da demolire la parete sul quale è appoggiato mi pare sia una ipotesi veramente remota. Ma qua chiedo ai guru dell'atex qualche lume (sono ai primi capitoli del libro dell'ing. Marigo!), anche su eventuali dispositivi minimi da adottare presso tali impianti.
Inoltre gli UPG erano armati di un fotoionizzatore PID e sono andati alla ricerca di vapori infiammabili all'interno delle aziende, sostenendo il fatto che i collanti e solventi, essendo nella maggior parte a base di nafte o sostanze infiammabili, con l'evaporazione naturale andavano a formare delle sacche potenzialmente esplosive (e sembra che di queste sacche le aziende ne fossero piene dalle loro rilevazioni).
Questa asserzione mi lascia molto perplesso e per diversi motivi. In prima battuta il calzaturificio è un luogo di grande movimento del personale, che lavora a portoni spalancati assicurando un notevole ricambio d'aria e comunque con aspirazioni sui banchi incollaggio (sulla cui efficacia certo non è da mettere le mani sul fuoco). In secondo luogo per formarsi sacche degne di nota per una esplosione e soprattutto per raggiungere il LEL dovrebbe evaporare una bella quantità di roba no? teniamo presente che qua si usano esagerando al massimo 50 litri di roba infiammabile al giorno per una intera azienda da 50 persone, sparsi su centinaia di metri quadri di fabbrica (un volume notevole).
Chiedo lumi ai più esperti, per capire meglio o comunque qualsiasi scambio di idee è ben gradito. Grazie a tutti.
Il forum di SICUREZZAONLINE è stato ideato, realizzato e amministrato per oltre 15 anni da Giuseppe Zago (Mod).
A lui va la nostra gratitudine ed il nostro affettuoso ricordo.
A lui va la nostra gratitudine ed il nostro affettuoso ricordo.
Valutazione atex in un calzaturificio: pareri spisal
Attendendo l'intervento degli esperti del forum, mi sorgono alcune domande.
Lo SPISAL ti contesta la mancanza di valutazione ATEX, oppure le risultanze di tale valutazione (quindi della preliminare classificazione delle zone)?
Questo perchè, ovviamente nel DVR devi sempre avere il Documento sulla protezione dalle esplosioni, anche se il rischio lo hai valutato come irrilevante.
Dal punto di vista tecnico, ammetti che sono impiegate sostanze infiammabili sotto forma di gas e liquidi, quindi è necessario valutare i rischi connessi ad una emissione in ambiente.
I liquidi infiammabili devono essere contenuti in recipienti chiusi, ma nell'eventualità che vi sia uno sversamento al suolo, la pozza conseguente costituisce una sorgente di emissione di vapori infiammabili, con creazione di una zona EX.
Stesso discorso per i gas infiammabili (occorre verificare la presenza di SE sull'impianto di adduzione, le misure di sicurezza per evitare l'emissione in ambiente dai becchi bunsen..........)
Insomma di carne al fuoco da valutare nel DVR, e prima nel documento di classificazione delle zone, ne trovi parecchia.
Lo SPISAL ti contesta la mancanza di valutazione ATEX, oppure le risultanze di tale valutazione (quindi della preliminare classificazione delle zone)?
Questo perchè, ovviamente nel DVR devi sempre avere il Documento sulla protezione dalle esplosioni, anche se il rischio lo hai valutato come irrilevante.
Dal punto di vista tecnico, ammetti che sono impiegate sostanze infiammabili sotto forma di gas e liquidi, quindi è necessario valutare i rischi connessi ad una emissione in ambiente.
I liquidi infiammabili devono essere contenuti in recipienti chiusi, ma nell'eventualità che vi sia uno sversamento al suolo, la pozza conseguente costituisce una sorgente di emissione di vapori infiammabili, con creazione di una zona EX.
Stesso discorso per i gas infiammabili (occorre verificare la presenza di SE sull'impianto di adduzione, le misure di sicurezza per evitare l'emissione in ambiente dai becchi bunsen..........)
Insomma di carne al fuoco da valutare nel DVR, e prima nel documento di classificazione delle zone, ne trovi parecchia.
Beh nel caso in esame mi ha contestato la mancanza del documento specifico (un pò per ignoranza, un pò per inesperienza non avevo valutato tale rischio).Terminus ha scritto: Lo SPISAL ti contesta la mancanza di valutazione ATEX, oppure le risultanze di tale valutazione (quindi della preliminare classificazione delle zone)?
Questo perchè, ovviamente nel DVR devi sempre avere il Documento sulla protezione dalle esplosioni, anche se il rischio lo hai valutato come irrilevante.
Dalla considerazione che fai dovrei fare un documento separato per ogni rischio che ritengo essere presente. Però io sarei anche contrario ai pacchi di carta che fanno certi sedicenti professionisti. Sarei più orientato su una decina di paginette ben scritte, chiare e con una bella tabella riassuntiva, anche da inserire direttamente nel DVR. Che ne pensi?
Questo lo dico perchè mi sono rivolto ad un esperto del settore che m'ha rifilato un DVR atex da 80 pagine che faticavo a capire, anche come misure di prevenzione e protezione: che utilità operativa può avere un documento del genere?
Sono impiegati solo liquidi a bassa viscosità (solventi) e liquidi ad alta viscosità (mastici). I becchi bunsen fanno una fiamma, sono gli stessi che vengono usati in laboratorio, hanno la bombolina di liquido attaccata. I bidoni che sversano sono una ipotesi molto remota, in quanto piccoli (25 litri) e maneggiati pochissimo. La mia domanda era più che altro un dubbio se l'essenza quantitativa del problema fosse stata realmente colta: possibile che in un calzaturificio possa esplodere un impianto esterno di captazione polveri e buttare giù la parete perimetrale? Possibile che una di queste famigerate sacche di vapore possa con ragionevolezza esplodere? A me sembrano ipotesi un tantino eccessive nello zelo, seppur condivisibili.Terminus ha scritto: Dal punto di vista tecnico, ammetti che sono impiegate sostanze infiammabili sotto forma di gas e liquidi, quindi è necessario valutare i rischi connessi ad una emissione in ambiente.
I liquidi infiammabili devono essere contenuti in recipienti chiusi, ma nell'eventualità che vi sia uno sversamento al suolo, la pozza conseguente costituisce una sorgente di emissione di vapori infiammabili, con creazione di una zona EX.
Stesso discorso per i gas infiammabili (occorre verificare la presenza di SE sull'impianto di adduzione, le misure di sicurezza per evitare l'emissione in ambiente dai becchi bunsen..........)
Popoeo
Non sto dicendo che tu non abbia ragione riguardo il risulato della valutazione dei rischi.
Rimane il fatto che tale valutazione deve comunque essere esplicitata all'interno del DVR ed in particolare all'interno del documento che ho citato, il quale potrà essere parte integrante del DVR, oppure una relazione separata (ciò poco importa).
Essendo presenti sostanze infiammabili, in qualsiasi forma, è preliminarmente necessario effettuare la zonizzazione, ovvero stabilire se vi sono sorgenti di emissione e che probabilità vi sia per la formazione di atmosfere EX: anche tale documento deve entrare a far parte del DVR.
Rimane il fatto che tale valutazione deve comunque essere esplicitata all'interno del DVR ed in particolare all'interno del documento che ho citato, il quale potrà essere parte integrante del DVR, oppure una relazione separata (ciò poco importa).
Essendo presenti sostanze infiammabili, in qualsiasi forma, è preliminarmente necessario effettuare la zonizzazione, ovvero stabilire se vi sono sorgenti di emissione e che probabilità vi sia per la formazione di atmosfere EX: anche tale documento deve entrare a far parte del DVR.
ufffff.....
poi dite che io sono sempre la solita rumpaca##o, con le mie fisse per il rischio chimico...
E ma porcapumitrozzolamadre sì che lo sono!
Allora, se è vero, ed è in teoria verissimo, che dei liquidi ad alta infiammabilità POSSONO creare delle atex, ebbene questo rientra pienamente ed integralmente nel "rischio per la sicurezza" da valutarsi SEMPRE per tutti gli ambienti di lavoro.
Io di tutto ciò che marzio, e non solo lui, ha cercato di insegnarmi, per mio deficit personale nello specifico campo della fisica (io schifo la fisica, da sempre), ho recepito solo poche cose, ma ho capito che sono state ben recepite.
Prima di tutto, devo avere una concentrazione del vapore/polveri ricompreso in un range ben definito. Range che - nel caso di vapori multipli e diversi - avrà a sua volta livelli differenti da quelli dei singoli vapori: e questo l'ho capito perchè come succede per il danno biologico/sanitario è molto ragionevole sia la stessa cosa in ambito di BOUMMività. Tuttavia, mentre per i livelli di danno alla salute parliamo di cncentrazioni di mg/mc, o ppm quando opportunamente convertite per peso molecolare della sostanza in esame e della temperatura dell'aria in cui è dispersa, per LEL e UEL, ossia per il range di esplosività, siamo nel campo dei valori % v/v (=in volumi).
Orbene, un vapore che ha un'esplosività decisamente notevole (es: benzina= 1,3-7,1%; acetone = 2,2-13,0%; etanolo =3,3-19%; n-esano =1,1-7,5%; cicloesano =1,3-8,4%) nel momento in cui dovesse raggiunge il livello di LEL nell'intera aria ambiente dei locali di tutto ci possiamo preoccupare tranne che l'eventuale esplosione: infatti, essendo tutti già morti da diversi minuti -date le concentrazioni raggiunte ed inalate- è improbabilissimo che si accendano una sigaretta o che accendano la luce scatenando la scintillina d'innesco.
Perchè se pure abbiamo il potenziale problema della pozza sversata e di calcolo dello spessore in mm o anche cm in cui sino alla completa evaporazione possiamo avere la formazione di un'atex, c'è sempre a dire che non trattandosi di volumetrie confinate la effettiva atex in questione sarà certamente molto piccina: basta che nessuno ci butti un fiammifero acceso, anche se ho visto fare cose quasi di questo genere (era una sigaretta accesa) proprio da un VF in una pozzetta di benzina per spiegare che persino l'innesco di vapori infiammabilissimi ed esplosivi ha necessità di un determinato tempo di contatto e soprattutto della sua temperatura di innesco.
Ben diverso è invece il discorso dei condotti di captazione ed evacuazione dei vapori stessi, e questo per più di un motivo: innanzi tutto, specie in un calzaturificio -ma del pari anche in una verniciatura di carrozziere- parliamo di vapori tutti più pesanti dell'aria, che quindi in via autonoma tendono a sedimentare verso il basso e non ad andare verso l'alto come alcuni gas (dall'idrogeno al metano). Dunque, nel condotto di evacuazione verso l'esterno questi vapori avranno da un lato la tendenza a sedimentare per gravità contrastata dalla ventola e, contemporaneamente, il "tappo" fisico del sistema filtrante di abbattimento. A propria volta, una volta raggiunta la saturazione di efficienza, anche gli stessi carboni attivi tenderanno per strippaggio a rilasciare tot quantità di vapori, ma la possibilità di fuoriuscita di detti vapori - sempre fidando sull'efficienza della ventola e sull'opportuno dimensionamento della prevalenza- ridurrà verosimilmente lo spessore /volume della parte a rischi atex in classe 0.
Quindi, io davvero non so dove popoeo abbia preso questa fissa dedicata al ciclone polveri che dovrebbe far saltare il muro perimetrale, ma tenendo conto che comunque le polveri hanno una temperatura di innesco ben più alta di ogni vapore organico mi sembra proprio che non abbia messo a fuoco non solo cosa sia un'atex, ma soprattutto (e marzio mi perdonerà ma a me sembra assai più grave! :smt002 ) che significa eseguire una "valutazione di rischio chimico". L'atex, sovente, non è che un'evoluzione applicata del RC.
In ogni caso, le polveri per arrivare all'impianto di abbattimento devono passare per dei tubi all'interno del capannone, proprio come i vapori dalle griglie-cappe di aspirazione sino agli impianti di abbattimento. Ed è tutto lì il discorso serio da fare con enorme attenzione: agli stoccaggi fai le grigliette sulla parte bassa delle porte, per lo sversamento accidentale utilizzi un adsorbente a basso rilascio, ma mi pare ovvio che non puoi fare dei buchi "di sfiato" nelle condotte di captazione e abbattimento di vapori nocivi!
poi dite che io sono sempre la solita rumpaca##o, con le mie fisse per il rischio chimico...
E ma porcapumitrozzolamadre sì che lo sono!
Allora, se è vero, ed è in teoria verissimo, che dei liquidi ad alta infiammabilità POSSONO creare delle atex, ebbene questo rientra pienamente ed integralmente nel "rischio per la sicurezza" da valutarsi SEMPRE per tutti gli ambienti di lavoro.
Io di tutto ciò che marzio, e non solo lui, ha cercato di insegnarmi, per mio deficit personale nello specifico campo della fisica (io schifo la fisica, da sempre), ho recepito solo poche cose, ma ho capito che sono state ben recepite.
Prima di tutto, devo avere una concentrazione del vapore/polveri ricompreso in un range ben definito. Range che - nel caso di vapori multipli e diversi - avrà a sua volta livelli differenti da quelli dei singoli vapori: e questo l'ho capito perchè come succede per il danno biologico/sanitario è molto ragionevole sia la stessa cosa in ambito di BOUMMività. Tuttavia, mentre per i livelli di danno alla salute parliamo di cncentrazioni di mg/mc, o ppm quando opportunamente convertite per peso molecolare della sostanza in esame e della temperatura dell'aria in cui è dispersa, per LEL e UEL, ossia per il range di esplosività, siamo nel campo dei valori % v/v (=in volumi).
Orbene, un vapore che ha un'esplosività decisamente notevole (es: benzina= 1,3-7,1%; acetone = 2,2-13,0%; etanolo =3,3-19%; n-esano =1,1-7,5%; cicloesano =1,3-8,4%) nel momento in cui dovesse raggiunge il livello di LEL nell'intera aria ambiente dei locali di tutto ci possiamo preoccupare tranne che l'eventuale esplosione: infatti, essendo tutti già morti da diversi minuti -date le concentrazioni raggiunte ed inalate- è improbabilissimo che si accendano una sigaretta o che accendano la luce scatenando la scintillina d'innesco.
Perchè se pure abbiamo il potenziale problema della pozza sversata e di calcolo dello spessore in mm o anche cm in cui sino alla completa evaporazione possiamo avere la formazione di un'atex, c'è sempre a dire che non trattandosi di volumetrie confinate la effettiva atex in questione sarà certamente molto piccina: basta che nessuno ci butti un fiammifero acceso, anche se ho visto fare cose quasi di questo genere (era una sigaretta accesa) proprio da un VF in una pozzetta di benzina per spiegare che persino l'innesco di vapori infiammabilissimi ed esplosivi ha necessità di un determinato tempo di contatto e soprattutto della sua temperatura di innesco.
Ben diverso è invece il discorso dei condotti di captazione ed evacuazione dei vapori stessi, e questo per più di un motivo: innanzi tutto, specie in un calzaturificio -ma del pari anche in una verniciatura di carrozziere- parliamo di vapori tutti più pesanti dell'aria, che quindi in via autonoma tendono a sedimentare verso il basso e non ad andare verso l'alto come alcuni gas (dall'idrogeno al metano). Dunque, nel condotto di evacuazione verso l'esterno questi vapori avranno da un lato la tendenza a sedimentare per gravità contrastata dalla ventola e, contemporaneamente, il "tappo" fisico del sistema filtrante di abbattimento. A propria volta, una volta raggiunta la saturazione di efficienza, anche gli stessi carboni attivi tenderanno per strippaggio a rilasciare tot quantità di vapori, ma la possibilità di fuoriuscita di detti vapori - sempre fidando sull'efficienza della ventola e sull'opportuno dimensionamento della prevalenza- ridurrà verosimilmente lo spessore /volume della parte a rischi atex in classe 0.
Quindi, io davvero non so dove popoeo abbia preso questa fissa dedicata al ciclone polveri che dovrebbe far saltare il muro perimetrale, ma tenendo conto che comunque le polveri hanno una temperatura di innesco ben più alta di ogni vapore organico mi sembra proprio che non abbia messo a fuoco non solo cosa sia un'atex, ma soprattutto (e marzio mi perdonerà ma a me sembra assai più grave! :smt002 ) che significa eseguire una "valutazione di rischio chimico". L'atex, sovente, non è che un'evoluzione applicata del RC.
In ogni caso, le polveri per arrivare all'impianto di abbattimento devono passare per dei tubi all'interno del capannone, proprio come i vapori dalle griglie-cappe di aspirazione sino agli impianti di abbattimento. Ed è tutto lì il discorso serio da fare con enorme attenzione: agli stoccaggi fai le grigliette sulla parte bassa delle porte, per lo sversamento accidentale utilizzi un adsorbente a basso rilascio, ma mi pare ovvio che non puoi fare dei buchi "di sfiato" nelle condotte di captazione e abbattimento di vapori nocivi!
Nofer
_______________________________________
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
e per fortuna che lo sei Nofer.Nofer ha scritto:ufffff.....
poi dite che io sono sempre la solita rumpaca##o, con le mie fisse per il rischio chimico...
E ma porcapumitrozzolamadre sì che lo sono!
Speravo potessi partecipare al confronto.
Al fatto che raggiunto il LEL in un locale sono morti tutti non ci avevo pensato. Per caso si potrebbe avere un aiuto in più sul reperimento di tabelle coi dati di interesse di TLV o altri parametri limite di sopravvivenza in internet? Io solitamente devo fare delle ricerche su siti tipo toxipedia, tuttavia mi comporta un investimento di tempo notevole. Hai qualcosa da suggerirmi per caso?Nofer ha scritto:
Orbene, un vapore che ha un'esplosività decisamente notevole (es: benzina= 1,3-7,1%; acetone = 2,2-13,0%; etanolo =3,3-19%; n-esano =1,1-7,5%; cicloesano =1,3-8,4%) nel momento in cui dovesse raggiunge il livello di LEL nell'intera aria ambiente dei locali di tutto ci possiamo preoccupare tranne che l'eventuale esplosione: infatti, essendo tutti già morti da diversi minuti -date le concentrazioni raggiunte ed inalate- è improbabilissimo che si accendano una sigaretta o che accendano la luce scatenando la scintillina d'innesco.
Perchè se pure abbiamo il potenziale problema della pozza sversata e di calcolo dello spessore in mm o anche cm in cui sino alla completa evaporazione possiamo avere la formazione di un'atex, c'è sempre a dire che non trattandosi di volumetrie confinate la effettiva atex in questione sarà certamente molto piccina: basta che nessuno ci butti un fiammifero acceso, anche se ho visto fare cose quasi di questo genere (era una sigaretta accesa) proprio da un VF in una pozzetta di benzina per spiegare che persino l'innesco di vapori infiammabilissimi ed esplosivi ha necessità di un determinato tempo di contatto e soprattutto della sua temperatura di innesco.
La storia delle sacche di vapori infiammabili non è farina del mio sacco, ma dei tecnici Spisal, i quali fotoionizzatore alla mano giravano per le fabbriche in preda all'isteria dai vari beep emessi dallo strumento, che quasi sembrava di stare a Fukushima come livello di rischio per la gente (sempre loro parlavano di "sacche" di vapori potenzialmente esplosive).
Inoltre mi facevano notare anche che molti prodotti contenevano "Nafta (petrolio), frazione leggera di hydrotreating" (il CAS non ce l'ho sottomano), che è un R45. Tuttavia da MSDS il prodotto non era considerato tale. Ma allora di chi mi devo fidare? di chi produce il prodotto o degli ispettori? Dovrò pur basarmi su un dato certo. E' condivisibile che un prodotto fatto per il 50% con un R45 di sicuro sia da valutare con attenzione (con dei campionamenti ambientali accurati magari), certo che se da MSDS il prodotto lo classificano solo come irritante come tale mi era venuto da considerarlo. Quanto ho sbagliato? E come mai lo Spisal tortura solo me dicendomi di stare attento che i produttori minimizzano (ed è vero! su quante MSDS ho visto la dicitura "indossare guanti idonei per l'uso"... perchè vendono anche quelli non idonei? E quelli idonei come son fatti? Hanno la scritta "guanto idoneo" stampigliata sull'etichetta al posto della UNI EN 374?) e non il produttore stesso?
Ma questa è una questione da rischio chimico puro che forse sarebbe meglio affrontare nella sezione dedicata. Se sei disponibile aprirei un thread di la.
Io mi chiedevo se tutto questo allarmismo potesse avere un serio fondamento e son comunque molto contento di questa risposta, che mi ha fatto capire veramente molte cose in merito. Io però a sta storia delle "sacche" ci credo sempre meno, anche alla luce dell'esempio che mi riportavi.
Anche la storia del muro perimetrale non è farina del mio sacco, ma testuale esempio dell'ispettore Spisal. E qua devo dire che ci parlava un mio collega, tuttavia appena me l'ha riferito ho subito pensato che a sto punto tanto valeva riportare nel DVR anche le probabilità che l'azienda venga colpita da un aereo che precipita oppure da una autobomba.Nofer ha scritto:
Quindi, io davvero non so dove popoeo abbia preso questa fissa dedicata al ciclone polveri che dovrebbe far saltare il muro perimetrale, ma tenendo conto che comunque le polveri hanno una temperatura di innesco ben più alta di ogni vapore organico mi sembra proprio che non abbia messo a fuoco non solo cosa sia un'atex, ma soprattutto (e marzio mi perdonerà ma a me sembra assai più grave! :smt002 ) che significa eseguire una "valutazione di rischio chimico". L'atex, sovente, non è che un'evoluzione applicata del RC.
A me risultano (e non sono neanche tanto infrequenti) gli incendi dell'impianto polveri per la parte esterna dove ci sono i sacchi di raccolta, ma esplosioni non ne ho mai sentite. E gli incendi succedono perchè durante la fresatura della tomaia sulle forme fresano anche i chiodini che la tengono tesa sulle stesse, generando delle belle scintillone che accendono tutto quello che trovano e difatti ogni tanto accendono della polvere di cuoio (che essendo abbastanza grossa brucia in certo t di tempo) che riesce ad arrivare fino ai sacchi di raccolta e da li brucia tutto. Ovviamente parliamo di impianti realizzati non a regola d'arte.
Il mio problema è che sono debole sull'argomento (sia rischio chimico che atex) e molte volte fatico a dialogare con competenza con una persona che studia quell'argomento da 10 anni e per di più è pure il controllore.
Certo che pensare all'atex come ad un evoluzione del rischio chimico mi apre un mondo.
Mi chiedo anche cosa aspetti a scrivere un bel libro di igiene industriale che io acquisterei subito, visto la chiarezza e l'immediatezza con cui esprimi anche concetti di una certa complessità (e mi riferisco anche ad altri tuoi interventi sul forum).
Nella speranza di raggiungere anche io i vostri livelli in futuro!
Grazie mille
Popoeo
per i dati delle sds internazionali, il link di riferimento èquello dell'ARPA ER per conto di ex apat ora ISPRA.
Per ogni sostanza ci trovi densità sua, densità del vapore rispetto all'aria, % di esplosività, temperature di fusione, ebollizione, autoignizione (che sarebbe la minima di innesco per fare BOOUMMM)
Per quanto riguarda il PID portatile, mi viene da piangere sapendo che - con quello che costano - li hanno acquistati e messi in mano a gente che verosimilmente non sa nemmeno che:
1) essendo a lettura sulla luce trasmessa (PID = PhotoIonizationDetector), se non c'è la celletta di lettura ben pulita mano mano legge di tutto tranne quello che c'è.
2) anche i rilevatori multigas, quelli da oltre 20.000 €/cad che usano i signori NBCR, danno delle percentuali di "probabilità" che sia un composto o qualcun altro simile, e lavorano in IR quindi con sensibilità e rivelabilità infinitamente superiori.
Se il PID con cui questi geni della chimica ambulante giravano per l'azienda era giallo, ed io credo proprio di sì, quello legge qualunque cosa tu gli dica di leggere: clicchi su "nafta" dal menu e lui traduce i segnali di luce che gli arrivano "come se" fossero di nafta, poi nello stesso posto gli chiedei "alcol etilico" e lui legge sempre la stessa luce "come se" fosse alcol etilico. Infatti, per poter davvero fare rilevazioni con un pid portatile occorre averlo fatto tarare per tutti i singoli vapori/gas che ti possono interessare, con il fattore di conversione certificato per ciascun agente. E però, se hai una miscela, e nei luoghi di lavoro di solito sono sempre miscele, lui non riesce a disinguerle: li dici "benzina" e lui traduce la luce "come se" fosse benzina, ma non ti potrà mai dire "c'è tot di esano, tot di eptano, tot di ottano, tot di p-xilolo" etc.
Per questo servono quelli ad IR, che però comunque hanno un limite per ciascun campionamento a n. 6 o poco di più tipi diversi di gas e vapori.
Oppure quelli ad infrarosso sì di tipo PAS integrale, la cui portabilità consiste in una valigia con alloggiamento del peso complessivo di circa 28 kg, poi per funzionare devono avere un piano assolutamente orizzontale (da livella letteralmente) e... l'energia elettrica. A pile non si possono fare. Non ancora, almeno.
Da tutto quello che mi dici, però, se non risolvete il problema delle semmenzelle (i residui di chiodini) l'esplosione forse no, ma un cacchio di incendio che ve lo ricordate prima o poi ci sarà: non dimenticate mai la Thyssen, i 7 morti in quel modo atroce e la loro "abitudine" a intervenire sui piccoli incendi... E di roba infiammabile in un calzaturificio ne trovi quanta te ne pare e di quanti tipi preferisci.
Propongo un deferrizzatore magnetico assai potente posto a monte del condotto di evacuazione delle polveri, in modo che al limite la scheggetta incandescente non se ne vada camminando con le polverille appicciabili.
Vabbè, e poi un po' di attenzione quando si fresa ma soprattutto quando si mettono le semmenzelle.
Senti, fa niente se anche quelli dell'OdV sanno poco: mettiti a studiare tu, per l'intanto, e fai quello che serve al meglio possibile. E passa sempre appresso quello che impari, se no non serve a nessuno se non a te, forse.
Per ogni sostanza ci trovi densità sua, densità del vapore rispetto all'aria, % di esplosività, temperature di fusione, ebollizione, autoignizione (che sarebbe la minima di innesco per fare BOOUMMM)
Per quanto riguarda il PID portatile, mi viene da piangere sapendo che - con quello che costano - li hanno acquistati e messi in mano a gente che verosimilmente non sa nemmeno che:
1) essendo a lettura sulla luce trasmessa (PID = PhotoIonizationDetector), se non c'è la celletta di lettura ben pulita mano mano legge di tutto tranne quello che c'è.
2) anche i rilevatori multigas, quelli da oltre 20.000 €/cad che usano i signori NBCR, danno delle percentuali di "probabilità" che sia un composto o qualcun altro simile, e lavorano in IR quindi con sensibilità e rivelabilità infinitamente superiori.
Se il PID con cui questi geni della chimica ambulante giravano per l'azienda era giallo, ed io credo proprio di sì, quello legge qualunque cosa tu gli dica di leggere: clicchi su "nafta" dal menu e lui traduce i segnali di luce che gli arrivano "come se" fossero di nafta, poi nello stesso posto gli chiedei "alcol etilico" e lui legge sempre la stessa luce "come se" fosse alcol etilico. Infatti, per poter davvero fare rilevazioni con un pid portatile occorre averlo fatto tarare per tutti i singoli vapori/gas che ti possono interessare, con il fattore di conversione certificato per ciascun agente. E però, se hai una miscela, e nei luoghi di lavoro di solito sono sempre miscele, lui non riesce a disinguerle: li dici "benzina" e lui traduce la luce "come se" fosse benzina, ma non ti potrà mai dire "c'è tot di esano, tot di eptano, tot di ottano, tot di p-xilolo" etc.
Per questo servono quelli ad IR, che però comunque hanno un limite per ciascun campionamento a n. 6 o poco di più tipi diversi di gas e vapori.
Oppure quelli ad infrarosso sì di tipo PAS integrale, la cui portabilità consiste in una valigia con alloggiamento del peso complessivo di circa 28 kg, poi per funzionare devono avere un piano assolutamente orizzontale (da livella letteralmente) e... l'energia elettrica. A pile non si possono fare. Non ancora, almeno.
Da tutto quello che mi dici, però, se non risolvete il problema delle semmenzelle (i residui di chiodini) l'esplosione forse no, ma un cacchio di incendio che ve lo ricordate prima o poi ci sarà: non dimenticate mai la Thyssen, i 7 morti in quel modo atroce e la loro "abitudine" a intervenire sui piccoli incendi... E di roba infiammabile in un calzaturificio ne trovi quanta te ne pare e di quanti tipi preferisci.
Propongo un deferrizzatore magnetico assai potente posto a monte del condotto di evacuazione delle polveri, in modo che al limite la scheggetta incandescente non se ne vada camminando con le polverille appicciabili.
Vabbè, e poi un po' di attenzione quando si fresa ma soprattutto quando si mettono le semmenzelle.
Senti, fa niente se anche quelli dell'OdV sanno poco: mettiti a studiare tu, per l'intanto, e fai quello che serve al meglio possibile. E passa sempre appresso quello che impari, se no non serve a nessuno se non a te, forse.
Nofer
_______________________________________
Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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buongiorno a tutti i miei amici
ultimamente sono un pò assente dal forum, mi dispiace ma il tempo mi è finito...
vorrei portare la mia modestissima testimonianza in merito a quanto dice giustamente Nofer (e non potrebbe essere diversamente).
In un caso di esplosione in una linea di un calzaturificio è successo proprio questo.
nel condotto di aspirazione i vapori di solvente sono ristagnati in quanto più pesanti dell'aria inoltre gli addetti scarsamente informati e formati (per non dire per nulla) hanno spento l'impianto di aspirazione prima del termine della produzione dopo una giornata particolarmente attiva. Era un venerdì sera.
I vapori sono ristagnati nel condotto e il lunedi, all'accensione... BOOM
Me l'ha raccontata un ispettore dello SPRESAL è successo molti anni fa, ora non so di che solvente si parlava, di che concentrazione ecc... però a logica mi torna.
ragion per cui per non sapere ne leggere ne scrive in un calzaturificio che ho seguito ho fatto istallare (o meglio ho consigliato, poi non so se sia stato effettivamente fatto) un temporizzatore che, anche in caso di stacco del macchinario, per una mezzora permette all'aspiratore di far defluire i vapori di solvente.
manfro
ultimamente sono un pò assente dal forum, mi dispiace ma il tempo mi è finito...
vorrei portare la mia modestissima testimonianza in merito a quanto dice giustamente Nofer (e non potrebbe essere diversamente).
In un caso di esplosione in una linea di un calzaturificio è successo proprio questo.
nel condotto di aspirazione i vapori di solvente sono ristagnati in quanto più pesanti dell'aria inoltre gli addetti scarsamente informati e formati (per non dire per nulla) hanno spento l'impianto di aspirazione prima del termine della produzione dopo una giornata particolarmente attiva. Era un venerdì sera.
I vapori sono ristagnati nel condotto e il lunedi, all'accensione... BOOM
Me l'ha raccontata un ispettore dello SPRESAL è successo molti anni fa, ora non so di che solvente si parlava, di che concentrazione ecc... però a logica mi torna.
ragion per cui per non sapere ne leggere ne scrive in un calzaturificio che ho seguito ho fatto istallare (o meglio ho consigliato, poi non so se sia stato effettivamente fatto) un temporizzatore che, anche in caso di stacco del macchinario, per una mezzora permette all'aspiratore di far defluire i vapori di solvente.
manfro
"lasciate il mondo un po' migliore di come l'avete trovato." BP
Ah che ottimo sito!Nofer ha scritto:per i dati delle sds internazionali, il link di riferimento èquello dell'ARPA ER per conto di ex apat ora ISPRA.
Grazie mille.
Effettivamente mi pareva giallo lo strumento, ma non ne sarei sicuro perchè io ero destinato a parlare con il secondo UPG e il datore di lavoro che avrebbe voluto sparare all'UPG che girava per la fabbrica con lo strumento (e che a volte saliva sulle sedie per misurare l'aria sotto al solaio, con notevole scherno da parte di tutti gli operai... ancora si mettono a ridere quando lo ricordano ).Nofer ha scritto:
Per quanto riguarda il PID portatile, mi viene da piangere sapendo che - con quello che costano - li hanno acquistati e messi in mano a gente che verosimilmente non sa nemmeno che:
1) essendo a lettura sulla luce trasmessa (PID = PhotoIonizationDetector), se non c'è la celletta di lettura ben pulita mano mano legge di tutto tranne quello che c'è.
2) anche i rilevatori multigas, quelli da oltre 20.000 €/cad che usano i signori NBCR, danno delle percentuali di "probabilità" che sia un composto o qualcun altro simile, e lavorano in IR quindi con sensibilità e rivelabilità infinitamente superiori.
Il problema è stato risolto dal costruttore dell'impianto di aspirazione che ha posizionato un abbattitore a bordo macchina. Non so bene il principio del funzionamento, anche perchè siamo andati il giorno x in sopralluogo e x+30 giorni dopo abbiamo trovato l'impianto montato.Nofer ha scritto:
Da tutto quello che mi dici, però, se non risolvete il problema delle semmenzelle (i residui di chiodini) l'esplosione forse no, ma un cacchio di incendio che ve lo ricordate prima o poi ci sarà: non dimenticate mai la Thyssen, i 7 morti in quel modo atroce e la loro "abitudine" a intervenire sui piccoli incendi... E di roba infiammabile in un calzaturificio ne trovi quanta te ne pare e di quanti tipi preferisci.
Propongo un deferrizzatore magnetico assai potente posto a monte del condotto di evacuazione delle polveri, in modo che al limite la scheggetta incandescente non se ne vada camminando con le polverille appicciabili.
Vabbè, e poi un po' di attenzione quando si fresa ma soprattutto quando si mettono le semmenzelle.
Difatti sto cercando di acculturarmi anche sugli impianti aeraulici, perchè ho come l'impressione che molti installatori siano poco preparati e tentano pure di fregarti.
Mi piacerebbe prendermi le linee guida dell'ACGIH sulla ventilazione industriale, magari mi faccio un regalo per natale.
Nofer ha scritto:
Senti, fa niente se anche quelli dell'OdV sanno poco: mettiti a studiare tu, per l'intanto, e fai quello che serve al meglio possibile. E passa sempre appresso quello che impari, se no non serve a nessuno se non a te, forse.
Certamente. :smt023
Grazie mille intanto!
Popoeo
Ti ringrazio moltissimo per l'aneddoto. E questo può essere un consiglio che vale una vita di lavoro in certi casi.manfro ha scritto: ragion per cui per non sapere ne leggere ne scrive in un calzaturificio che ho seguito ho fatto istallare (o meglio ho consigliato, poi non so se sia stato effettivamente fatto) un temporizzatore che, anche in caso di stacco del macchinario, per una mezzora permette all'aspiratore di far defluire i vapori di solvente.
manfro
Mi chiedo solo una cosa: quanto può valere un consiglio del genere? Chissà se un giorno riusciremo mai a farlo capire all'imprenditore che non ci vuole pagare banalizzando il nostro impegno (io sono stato sui libri fino ad adesso per aggiornarmi, e la mia paga da impiegato arriva fino alle 18.30) e dicendo che ci mettiamo un attimo a scrivere 4 carte.
Mah, è la stanchezza dell'ora tarda che mi fa parlare così, scusate il mio momento di sconforto.
Popoeo