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episodio di malattia infettiva in fabbrica

Archivio Medicina del Lavoro/Registro infortuni/Strutture sanitarie.
In questa sezione vengono riportate tutte le problematiche inerenti la medicina del lavoro, gli infortuni e le strutture sanitarie (Riservato agli abbonati)
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Nofer
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Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

Ma buon pomeriggio a voi!
Chiedo lumi tecnico-giuridici, che 'sta cosa davvero non mi era mai successa.
Premessa: bel fabbricone grosso, lavorazione su 3 turni (il 3° meno frequentato, ma pur sempre frequentato).
Un lavoratore anzianotto non si sente bene, rifiuta di fare lo straordinario perchè si sente una schifezza, e va a casa. Il giorno dopo, ovviamente, non va a lavorare e comunica l'assenza per malattia.
Dopo qualche giorno, pare fosse domenica, dal locale Ospedale per le Malattie Infettive giunge al Servizio Epidemiologia dell'ASL di zona la segnalazione di un caso di sospetta meningite batterica di n.d.d. (natura da determinare, come dicono i medici), il medico di guardia del servizio si reca presso l'abitazione del paziente per le competenze profilattiche (=di profilassi, non pensate a male) e scopre che lavora presso il bel fabbricone; torna in ufficio e fa partire il fax per la UOPC competente per territorio sulla fabbrica -per inciso, stessa ASL- di avvisare in azienda. Il lunedì, la UOPC allerta il servizio sanitario aziendale, che l'indomani espone presso l'infermeria un avviso "tranquillizzante" sull'avvenuto episodio di meningite batterica e che invita i lavoratori interessati a sottoporsi eventuamente a terapia antibiotica.  
Orbene, premettendo che a mio avviso il Servizio Epidemiologia non solo ha funzionato ma ha anche funzionato bene, l'episodio in questi termini ha creato un panico generale in fabbrica. Cosa alquanto sciocca, nei fatti, ma giustificabile per i termini e le modalità di comunicazione. Il giorno successivo, vista l'agitazione del personale e la pubblicazione della notizia su un quotidiano locale, l'azienda convoca in massima urgenza i RLS perchè ascoltino quanto esprime la locale UOPC nonchè il Direttore sel Servizio Sanitario Aziendale, e -ahinoi - il RSPP che candidamente pare abbia sostenuto che ormai sono passati più di 7 giorni da che il lavoratore si è assentato, e visto che i medici della UOPC hanno detto che i tempi di incubazione sono giustappunto da 5 a 7 giorni, siccome non si è ammalato più nessuno vuol dire che non c'è più pericolo di niente.
Non intendo entrare nel merito delle procedure interne (non sono nemmeno miei clienti, dico), ma secondo me sarebbe stato almeno opportuno avvisare i RLS della cosa prima che avessero questa notizia dalla stampa, che oltre tutto sappiamo bene come ci sguazza in queste cose.
Uno di questi RLS si è imbufalito assai, anche perchè per di più è compagno di reparto del malato (che comunque adesso è ancora ricoverato ma in via di guarigione) e minaccia fuoco, fiamme, fulmini e tuoni. Anche perchè, sempre a scopo tranquillizzante, il signore della UOPC ha affermato coram populi che mica era necessario, infatti quando si era scoperto un caso di tubercolosi polmonare mica ci avevano messo i cartelli (sigh...)... vi lascio immaginare che caos si è scatenato!
La mia domanda è: in casi come questo, dove a posteriori si può dire che forse non ci sia stato un pericolo grave ed immediato (di epidemia), a parere vostro il DdL ha violato l'art. 4 comma 5 lettere h) e l), nonchè m) (che è il punto dove si è attaccato il RLS) del 626/94, o no?
Accettiamo consigli, suggerimenti ed opinioni che, venendo da questo forum, sono dogmaticamente preziosi.
Nofer
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Giuliano
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Iscritto il: 22 ott 2004 16:31

A mio avviso non mi pare che il DdL abbia violato le norme indicate nell'art.4 comma 5.
Il DdL è venuto a conoscenza del rischio di epidemia il Lunedì, ma il Martedi tale rischio non c'era più se il servizio sanitario aziendale espone un avviso "tranquillizzante".
Quindi ha informato i lavoratori (lettera ì) e non è stato necessario adempiere a quanto richiesto nella lettera l).
Per la lettera m) ha consentito di accedere alle informazioni? Da come la racconti mi sembra di si.
Ciao
Giuliano
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Meo
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Iscritto il: 07 feb 2005 18:59
Località: Ariccia

A riguardo posso raccontare la mia personale esperienza:
circa 2 anni e mezzo fa, premesso che non sapevo neanche cosa fossa la 626, in seguito ad una bronco polmonite mi viene diagnosticata una forma di tubercolosi! Fortunatamente, non convinto della diagnosi, dovendo iniziare a prendere io e i miei familiari dei componenti antibiotici che solo a leggere il foglietto delle controindicazioni già ti facevano fare la pipì rossa, ho sentito un'altro pneumologo, ed ho risolto con 2 settimane di un potente antibiotico per via endovenosa: era un ascesso polmonare! In questo caso, non so dire se la ASL di zona abbia messo in moto il meccanismo nei tempi previsti, in quanto l'accertamento io l'ho avuto, non ricordo le date esatte, quando ormai ero in convalescenza e avevo già effettuato la TAC e verificato che non era TBC ed ero ormai in via di guarigione. Io, sempre ignorando il potenziale pericolo, non immaginavo nemmeno che esistesse un servizio di controllo del territorio per le malattie infettive. Infatti poi ho capito il meccanismo per cui anche nei casi di sospetta malattia infettiva il medico curante deve avvisare la ASL.
Non entro in merito alla tematica sollevata da Nofer in quanto ancora credo di non avere abbastanza competenze in merito: è comunque un’ulteriore punto da aggiornare del DVR dell’azienda (dopo che avrò concluso il corso sulla 494 che sto per iniziare).
Colgo l’occasione per ringraziare il MOD per la bandiera canadese, alla quale sono particolarmente affezionato,e saluto Nofer, che ringrazio in egual misura per i suoi interventi sempre interessanti e formativi, ma alla quale vorrei fare un appunto:  essendo pur vero che respiriamo quotidianamente veleni in una grande città, tipo quelli da lei elencati e altri ancora, per non parlare di quello che mangiamo, a saper interpretare le etichette, noi ci saturiamo di sostanze tossiche/nocive/ecc. Se ci aggiungiamo anche le 20 sigarette al giorno ( io ad esempio per vent’anni, ma non lo dico da pentito), io credo che la soglia di rischio aumenti.
Un saluto
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Marco
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Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

Ciao Nofer

Proviamo a scomporre un attimo la vicenda in azioni più facilmente analizzabili. Come è stato coinvolto il Medico competente?
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effenne
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Iscritto il: 18 gen 2005 13:56

Mi associo a Giuliano, passo e chiudo!
Non c'è mai abbastanza tempo per fare tutto il niente che vorrei (Voltaire)
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Nofer
Messaggi: 7386
Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

intanto, un abbraccioso grazie :smt050
Quindi, passo a rispondere a Marco: il MC, o meglio il dirigente sanitario del servizio sanitario aziendale che  è MC di uno o due reparti (non ti so essere più precisa) è stato informato della malattia probabilmente infettiva dalla UOPC territorialmente competente per l'azienda; suppongo, per sapere se c'erano altri assenti/malati, o robe del genere, e per dare indicazioni profilattiche, sempre secondo mia supposizione, visto che l'esito è stata l'apposizione fuori all'infermeria del cartello di cui ho detto. E l'UOPC locale è stata allertata dal Servizio Epidemiologia. che te ne pare?
Nofer
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Marco
Messaggi: 979
Iscritto il: 14 ott 2004 15:45

Cerco di capire Nofer, però ad essere sinceri è ben difficile trarre un'idea dal di fuori di una situazione così complessa.

Io non ho ancora ben capito se il Mc è stato informato tempestivamente, e se lui ha preso iniziative per informare debitamente il Datore di Lavoro sui possibili rischi ai quali, il personale dipendente, poteva essere esposto.
Perché, secondo il mio modo di vedere, in caso di emergenza da agente biologico, se di emergenza si è trattata, l'unica figura aziendale che può fare valutazioni appropriate è il Medico competente.

Il Datore di Lavoro può anche non avere una competenza "medica", quindi bisognerebbe capire come il Mc ha agito, come lo ha informato (se lo ha informato), quali misure erano state pianificate, quali misure di tutela erano realmente necessarie, quali quelle possibili.

Sinceramente però devo anche dire che analizzare con queste modalità un simile evento non è educativo. Per esperienza posso dirti che le indagini per un infortunio o per una malattia professionale sono già complicate quando si riesce ad essere sul posto, figuriamoci ricostruire gli eventi in questo modo. Se stai aiutando qualcuno dall'esterno dell'unità produttiva credo che dovresti limitarti ad informarlo dei suoi diritti. Il rischio di arrivare a delle conclusioni sbagliate è elevato.

Saluti

Marco
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prosic
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Iscritto il: 17 nov 2004 17:03
Località: Bergamo

Riesco a vedere questa vicenda solo cosi:
1) L'evento non è infortunio e non è malattia professionale. (Almeno da quel che so io)

2) E' una causa esterna di cui il datore di lavoro deve essere informato.

3) Il servizio sanitario informando il datore di lavoro deve dirgli chiaramente cosa deve fare per porre sotto controllo l'eventuale epidemia.

4) L'eventuale diffusione epidemiologica non è controllabile dal datore di lavoro, non è da lui provocata con le sue azioni e non può adottare azioni prevenzionistiche di sua iniziativa.  E' una causa esterna di cui lui è del tutto estraneo.

Il datore di lavoro riceve tutte le nformazioni e le disposizioni dal servizio sanitario nazionale, il quale non ha ritenuto opportuno isolare i casi. (avviene spesso anche nelle scuole)

Tutte le prevenzioni sono a carico del servizio sanitario e non sono certo dipendenti dal servizio di prevenzione e protezione.

Qualora il servizio Nazionale ritenesse opportuno prendere specifici provvedimenti deve farsene carico provvedendo ad individuare i soggetti potenzialmente contaminati, isolarni ed adottare i provvedimenti del caso.

A mio avviso il DdL ha fatto fin troppo, tirandosi anche la zappa sui piedi (visto che non lo ha con perizia)

Il datore di lavoro ha voluto liquidare velocemente una questione che anche se non lo riguardava, lo ha trovato coinvolto (forse anche a causa di una non perfetta informazione sul dafarsi)

Informato dei fatti, al suo posto avrei convocato MC, RSPP, RLS; Convocato AUSL e detto: Dateci istruzioni precise e dettagliate su come intendete (AUSL) affrontare la questione. (.........ma dirlo dopo è sempre più facile)
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prosic
Messaggi: 295
Iscritto il: 17 nov 2004 17:03
Località: Bergamo

.. Concludo dicendo....
IO SPP (o DdL o MC o RlS)  non devo fare nulla: Attendo Istruzioni su come devo comportarmi. Unico mio compito è di far da tramite delle azioni che la AUSL intende adottare e delle informazioni che intende dare a noi azienda e a noi lavoratori.
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