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crisi economica e sicurezza aziendale

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In questa sezione del forum vengono riportate discussioni generiche anche non pertinenti la sicurezza e salute sul lavoro ovvero off topic (Riservato agli abbonati)
marco mi

Gentilissimi, ho letto con avvincente interesse le Vostre ultime argomentazioni, fra cui le Vostre perplessità sul recente decreto rumore (in particolare l'intervento di Nofer), e quelle del decreto vibrazioni.
Orbene, voglio rivolgermi non solo a Voi in veste di RSPP, consulenti sicurezza e docenti sicurezza, ma a Voi in veste di osservatori del mercato economico italiano.
Vi rendete conto che il lavoratore in Italia è diventato anzi lo abbiamo fatto diventare un PANDA?
Un panda è una categoria protetta, da difendere al di sopra di ogni parte.
Un uomo ha centinaia di diritti e di doveri ma quando entra in fabbrica ecco che l'uomo si trasforma in panda e qualsiasi azione che leda la propria incolumità è ovviamente difesa e le responsabilità sono del Suo datore di lavoro.
Il Panda è intoccabile sia dagli enti primari (ASL; Ispettorato) che da quelli superiori (Pretura).

Prendiamo un signore sui 25 anni magrebino, tunisino oppure pakistano che arriva qui in Italia per guadagnarsi da vivere.
Mille caos per arrivare qui, poi non appena mette piede in azienda ecco che l'uomo si realizza in panda, in categoria protetta.
E quanti studi legali sono nati qui nel milanese che si occupano ESCLUSIVAMENTE di cause di lavoro infortunistiche agli extracomunitari, e quante organizzazioni sindacali hanno le Loro adesioni?

Non chiediamoci perchè la crisi sta mettendo in ginocchio la nostra nazione, non chiediamoci come fare a recuperare su altri mercati quando abbiamo creato un meandro fitto come una foresta di cavilli, leggiucole, diritti, diritti, diritti e sempre meno doveri.
E chi paga è sempre l'imprenditore!

E  non meravigliamoci se finalmente qualche ministero si accorge che snellire alcune norme sarebbe un auspicio (mi riferisco al nuovo decreto rumore).

Anni fa andai in un Paese del nord Africa per analizzare una commessa di lavoro, rimasi colpito della cultura sulla sicurezza aziendale, ossia INESISTENTE.
Poi quegli stessi lavoratori arrivano qui e si vendono anche le scarpe antinfortunistica che il nostro imprenditore gli DEVE dare anche quando l'operaio le ha dimenticate a casa (o vendute la sera prima).. La crisi c'è anche perchè l'abbiamo voluta, quindi snellire le norme e ridurre i costi (consulenti compresi) può essere un primo inizio.
Buona giornata.
Renato

Caro Marco MI,
il tuo discorso noi lo sentiamo ripetere nelle aziende ogni settimana da sempre, ed è sempre lo stesso...
Quello che descrivi è pero' il risultato dell'accanimento legislativo contro il perdurare di datori di lavoro completamente insensibili alla sicurezza degli ambienti di lavoro.
E sappiamo tutti che sarebbe sufficente che esistessero i CONTROLLI per allineare il divario tra la sala parto leggi e la realtà aziendale, che non è fatta di panda ma di laboriose formiche spesso a rischio di  infortunio o di contrarre una malattia professionale.
Se poi mi chiedi di guardare il tutto con occhio economico, ti dico che i costi della sicurezza sono ininfluenti sul fatturato e fanno statisticamente  pari con  gli eventuali costi dell'infortunio o  della malattia professionale (se visti nel medio-lungo termine).
Ma a te piacerebbe fare una bella grigliata mista di pakistani, tunisini, ghanesi e consulenti della sicurezza eehh ? e dai dillo pure tranquillo che tanto qua siamo tra quattro amici :-)
Renato
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manfro
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eh eh eh renato , il signor marco mi solo con me mangerebbe fino a Natale, Io alla brace vengo benissimo specie se servito caldo con un filo di salsa barbeque!
:smt006 manfro
"lasciate il mondo un po' migliore di come l'avete trovato." BP
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ursamaior
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Nell'altro thread riservato all'eccesso di incarichi per un RSPP non ero intervenuto per risponderLe, in parte perché condividevo alcune Sue schiette osservazioni, in parte perché a volte, in particolare quando si parla di questi temi di carattere non squisitamente tecnico, il rischio di non esprimere compiutamente il proprio pensiero è elevato e si potrebbe facilmente essere fraintesi nel lanciare frasi eccessivamente lapidarie.
Visto che però Lei riaccende in un ulteriore thread l'argomento, volendogli dare dunque anche una maggiore visibilità, non mi sottraggo e Le esprimo il mio pensiero in proposito.

La metafora del 'Panda' è la più inadatta che poteva impiegare se il Suo tentativo era quello di far emergere le disparità di trattamento, di diritti e di doveri tra le realtà economiche e sociali.
Oppure, al contrario, tale metafora è la più corretta da impiegare per esprimere il Suo pensiero, se quello che Lei vuol fare emergere è che bisogna finirla col protezionismo ad oltranza delle classi lavoratrici, concentrandoci semmai maggiormente sulle realtà aziendali.

Nel primo caso, vorrei ricordarLe che il panda non è specie protetta per puro caso, anzi sono propenso a pensare che avrebbe fatto volentieri a meno di tale privilegio se l'uomo (non i processi naturali o fisiologici) non lo avesse portato sul baratro dell'estinzione. In analogia, posso affermare che il lavoratore non è 'protetto' per puro caso, ma egli attualmente si trova in una fase storica nella quale lo Stato sta cercando di trovare il giusto equilibrio tra l'assenza totale di diritti che ha contraddistinto tutta la storia del lavoro e dei lavoratori sino al primo trentennio del secolo scorso e le rivendicazioni sociali, in particolare, degli anni 60 e 70.
Mi pare anacronistico citare l'art.35 della costituzione in cui si afferma che la repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni: non si tutela il lavoro in quanto entità astratta, ma si tutelano le aziende e i lavoratori. I principi hanno un senso se calati nella realtà storica nella quale si è avuti la fortuna di nascere. Nel caso dei lavoratori, io personalmente non scordo la storia, perché è attraverso la sua lettura che posso comprendere la situazione attuale. Lei pensi che anche quando la schiavitù era concessa, le aziende di allora si lamentavano della scarsa produttività dei loro schiavi! Non era sufficiente che lavorassero senza essere pagati e senza alcun diritto, avrebbero anche dovuto essere dei titani per far contento il padrone.
Lungi da me paragonare le aziende italiane ai negrieri, ma lo stato attuale è il risultato dell'evoluzione fordista e del sistema capitalistico attuale. Le leggi così restrittive sono dovute al fatto che in un passato neanche tanto passato, le aziende non hanno avuto cura del loro capitale umano e si è posto un freno netto a questa pericolosa deriva. Con  gli aiuti del piano Marshall, l'introduzione del 547/55 del 303/56, rispetto alle benemerite leggi dei Savoia si è avuto un netto calo degli infortuni e delle malattie professionali rispetto al regime preesistente e questo è indiscutibile. Il lavoratore, allora, aveva tutto il diritto ad essere trattato come un panda o non ci sarebbe stato futuro per lui.
Ma tutelare la sicurezza dei lavoratori è solo uno degli aspetti che consente di affermare che si sta tutelando il lavoro. Se difatti si guardano le cose nel loro complesso, non concentrandoci solo sull'argomento sicurezza, mi dice, dal punto di vista contrattuale, dove vede altra disparità di trattamenti? Io personalmente vedo intorno a me un proliferare, dietro la spinta delle aziende, di contratti di lavoro a progetto nei quali il progetto è solo nella testa dell'imprenditore (parliamo anche di grandissime aziende) o di cooperative i cui soci sono dei lavoratori subordinati ai quali non vengono pagati gli straordinari perché sono soci. I numeri in gioco sono immensi, milioni di persone interessate da questo gioco perverso (ricordo che all'entrata in vigore della legge 30 commercialisti e consulenti del lavoro erano letteralmente fomentati ed eccitati nel loro tentativo di far diventare un 'progetto' il lavoro di una centralinista nei call center). La Sua frase 'diritti, diritti, diritti e sempre meno doveri' dovrebbe godere, quantomeno, della biunivocità, non riferirsi solo ai lavoratori.

Nel secondo caso, trovo indiscutibile che oggigiorno vi sia un eccesso di tutela nei confronti di lavoratori che non meriterebbero di vedersi riconosciuti certi diritti. Ritengo che Lei fosse un buona fede e si sia semplicemente espresso male quando ha citato l'esempio dei lavoratori africani, nati un paese senza tutele e che si trovano poi a lavorare in una nazione un po' più civile. Già, perché è un banale discorso di civiltà quello di ritenere che tutti coloro i quali lavorano in un'azienda italiana godano degli stessi diritti, indipendentemente dalla loro nazione di provenienza o dalla loro cultura. Ripeto, non dubito che quel 'poi quegli stessi lavoratori arrivano qui' non volesse minimamente significare 'e anziché ringraziare il cielo e lavorare senza discutere'.
Tuttavia, mi permetta, mi sa distinguere la differenza tra colui il quale si vende le scarpe antinfortunistiche e chi lo assume con un contratto a progetto senza che esista alcun progetto? Nel primo caso C'è una persona che commette un reato, nel secondo caso pure.
Se invece mi cita un esempio in cui un lavoratore regolarmente assunto con contratto a tempo indeterminato vende le proprie scarpe antinfortunistiche, io le cito un caso in cui un lavoratore onesto che compie il suo dovere in maniera limpida è assunto con contratto a progetto e svolge la mansione di facchino.
In Italia le disparità si trovano da ambo le parti: come non ci sono condanne a lavoratori che vendono le proprie scarpe, così non ci sono condanne per le aziende che assumono illecitamente.
Però, per essere seri, è corretto concentrarsi anche sulle aziende che operano onestamente e non c'è alcun dubbio che queste possano trovarsi facilmente alla mercè di qualche lavoratore svogliato e disonesto che reclama solo i propri diritti senza pensare di avere anche doveri. La necessità di far compiere un salto di qualità in tal senso al nostro impianto legislativo è ovvia e su questo accetto e promuovo la sua richiesta di miglioramento.
In ballo c'è la serenità di tutti, in termini di diminuzione del precariato da una parte e di maggiore prosperità dall'altra. Tuttavia, non può attendersi che delle critiche da parte degli addetti ai lavori quando, per 'snellire alcune norme', come Lei ha affermato con riferimento al nuovo DLgs 195/06, non ci si limita ridurre alla normalità l'eccesso di tutela, ma si abbassa concretamente il livello della sicurezza. Un conto è dire che il DLgs 277/91 eccedeva nelle misure di tutela, un conto è affermare che per verificare il rischio di esposizione di un lavoratore si debba tener conto dell'attenuazione dei DPI. Stiamo parlando della malattia professionale più diffusa in Italia, con numeri estremamente più elevati rispetto a tutte le altre malattie professionali. Perché non si debbono fare in nessun caso le cose per bene?
Lei saluta con favore una norma che non è nata dalla precisa strategia di ridurre la burocrazia nel paese col più alto numero di leggi al mondo, ma dall'incapacità scientifica del legislatore (anch'io avevo notato l'abrogazione del già abrogato art 24 del DPR 303/56 e se questa non è idiozia al servizio dell'umanità, vuol dire allora che abbiamo a che fare con geni incompresi).
Non può solo vedere un lato della medaglia, quello che più Le fa comodo, anche perché tale ragionamento Le si ritorcerà contro in termini di nuove ipoacusie denunciate a causa di sottovalutazione del rischio.

Scusate la prolissità dell'intervento che, credo, leggeranno in pochi, ma non potevo essere più conciso ed in ogni caso ho potuto esprimere solo l'infinitesima parte del mio pensiero.
Salute.
Lo Stato è come la religione: vale se la gente ci crede (Errico Malatesta)
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Nofer
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AAAALLLTTTTTT!!!!!    
                             STOP

caro marco mi, ti ringrazio per l'interesse manifestato al mio intervento: e quindi ti chiedo, per piacere, di leggere questo con altrettanta benevolenza, nonché attenzione.
C'è qualcosa di tristemente oggettivo, in quel che dici: tempo fa, nel senso di 10-15 anni fa, spesso mi sono trovata in posti (fabbriche ma soprattutto cantieri) dove alcuni lavoratori si portavano a casa le scarpe antinfortunistche, perchè per fare le debite cure alle loro piccole coltivazioni/orticelli di pomodori, uva, melenzane pesche e quant'altro le trovavano eccezionali ed utilissime; e il DdL aveva doppia spesa di calzature, puntualmente ogni anno. Ma mi è bastato spiegare a queste persone che se le ritenevano ottimali per la sicurezza dei loro piedi nel loro orto, a maggior ragione lo erano in fabbrica o in cantiere, spiegare quale fosse il costo (relativamente accessibile per lo più) del singolo paio- e quanto fosse invece significativo per l'azienda che gli passava il pane quotidiano- per avere, nel breve medio termine, una remissione totale di questi comportamenti; oh, beh, ci ho anche aggiunto qualche piccola nozioncina presa dal Codice Civile sui doveri dei lavoratori e qualche altra dal Codice Penale sulla rimozione/disativazione dei sistemi di sicurezza, ma insomma ha funzionato.
Da come ti esprimi, a me sembra evidente che ti è sin qui mancata la riflessione sull'art. 38 c. 2 della Costituzione, che non mi risulta sia stato corretto, che testualmente dice:
Costituzione della Repubblica Italiana ha scritto:  I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria.    
nonchè sul successivo art.41 che ti riporto ad ogni buon conto:
Costituzione della Repubblica Italiana ha scritto:  L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perchè l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Il grassetto, ovviamente, l'ho inserito io.
Allora, ricominciamo dall'inizio. Tu sostieni che la pandizzazione dei lavoratori abbia causato la débacle economica in cui ci troviamo. Io, per contro, sostengo che è stata la commercializzazione della sicurezza a creare danni anche economici al nostro sistema, e cercherò di spiegare il noferpensiero al merito senza fare comizi né trattazioni enciclopediche.
Non so te, ma io faccio doppio lavoro: sono Igienista Industriale, e sono anche Imprenditore. Ho le mie brave 3 I anche io, insomma. Quando assumo qualcuno (poco, recentemente ci sono stati più licenziamenti, ma spero nel futuro), nella letterina oltre le frasette di rito ci inserisco anche i 3 articoli del CC 2104, 2105 e 2106, che ti puoi andare a leggere nel sito istituzionale Ispolitel al link http://dbase.ipzs.it/cgi-free/db2www/no ... ac/report2
E ci tengo a chiarire in modo particolare il "superiore interesse della Nazione".
Non credo possa essere interesse di una nazione con la nostra costituzione (intendo quella del 1947) educare e formare dei lavoratori anche specializzatissimi, e poi atterrarli, come si dice quaggiù in Terronia.  E' idiota almeno quanto formare dei cervelli eccezionali, e poi costringerli ad andare nei paesi stranieri a pensare, per ricomperarci con tutti gli oneri del caso i prodotti pensati da Italiani ma commercializzati da altri Paesi, dalle più sofisticate tecnologie (penso alla fisica applicata) alle sigarette.
Sono anni e anni che ci lamentiamo del costo del lavoro: ti sei mai chiesto nel costo del lavoro quanto incidono le assenze per malattia/infortunio, fosse solo per calo produttivo o per sovraccarico dei lavoratori non assenti, in quantità nonché in qualità? Stilo, nel seminario tenuto a Bologna da SOL a settembre scorso, ha disquisito in maniera eccellente su queste vlautazioni economiche dell'immediato.
E adesso, io ti spingo a pensare a quanto si è detto giusto l'altro ieri (ISS) sul fatto che nel 2010 si prevede che 1/3 della popolazione italiana si ammalerà di tumore, ma sarà più facile curarli rispetto al passato.
Ora, io magari penso alla femminile come al mio solito -per forza di cose - ma se una fetta decisamente enorme della nostra spesa pubblica è la sanità pubblica, ma non sarebbe molto meglio evitare che questo terzo di poolazione si ammali? E ti prego di notare che non ne faccio questioni etiche, ma solo e squisitamente a soldoni.
Se ti prendi la briga di riguardare alcuni miei post del passato, troverai mie imprecazioni  solenni sul fatto che alcune cose che sono "tutelate" negli ambienti di lavoro dipendente non lo sono in casa né in ambito artigianale (ditta individuale anche a carattere familiare), con il famoso esempio della trielina, o tricloroetilene che dir si voglia, cancerogeno provato con organo bersaglio i reni, proibito in fabbrica ma venduto nei supermercati.
Ecco, vedi, è queso il problema, siamo incoerenti.
Se una legge, per ottima che sia, non viene spiegata a modino prima di tutto a quelli che devono vigilare sull'osservanza e subito affianco alla popolazione, data la nostra vivacità mentale e spirito di intraprendenza è assai difficile che venga osservata per puro senso dello stato. Noi non abbiamo la sensibilità di citoyens dei Francesi, perchè veniamo da duemila e passa anni di governatorati locali, ai quali qualcuno vorrebbe che ritornassimo; pure, sono appunto 2000 anni che proprio da Roma si disse "divide, et impera", e tutto sommato non mi sembra una politica compatibile con quello che il pianeta è diventato nel frattempo.
Se un imprenditore non si rende conto che ridurre la capacità lavorativa di un suo dipendente -diretto o indiretto, mettiamoci anche questa finezza- equivale a darsi una solenne martellata sulle parti tenere, è un idiota che si merita di andare a gambe all'aria; un imprenditore che si ruba da solo i soldi della sua azienda, è un imbecille che si merita di andare gambe all'aria; un imprenditore che ha messo tutto il suo capitale e le sue capacità nella creazione di un'azienda produttiva e poi la svende al concorrente per intascarsi il valore economico della concorrenza eliminabile, è un deficiente che non ha le OO per rimanere sul mercato ed è giusto che si levi da mezzo.
Tuttavia, questi imprenditori non hanno il senso della responsabilità sociale d'impresa, di cui oggi si parla tanto. Che non è mettere le aiuolette fiorite nel piazzale, o fare la saletta di fitness per il personale, o concedere benefit in beni e servizi ai dipendenti. La responsabilità sociale d'impresa è mettere le proprie capacità (commerciali, professionali, inventive, dirigenziali) al servizio del miglioramento dell'intero sistema, quindi nazione, e quindi ancora sovranazionale. E' questo che s'intende quando si dice che "il lavoro nobilita l'uomo", atteso che, ne converrai con me, non c'è nulla di nobilitante in sè nel rientrare a casa dopo 12-14 ore di fatica (N.d.R.: alla napoletana) e non avere nemeno la forza di togliersi le scarpe.
Il mare magnum di leggi e leggine sia sulla tutela del lavoro che su quella dell'ambiente che abbiamo sin qui prodotto non hanno visto una collaterale formazione nè del personale di vigilanza/gestione nè tanto meno -purtroppo- della implementazione formativa professionale in ambito scolastico ed universitario. Il risultato è quello che anche tu hai sotto gli occhi: un papocchio incredibile, dove ognuno può svegliarsi una bella mattina e decidere di fare sicurezza e ambiente. Con alcuni OO.VV. che vanno avanti irrogando sanzioni economiche o blocchi produttivi per sentito dire, con consulenti che guardano un'azienda e la vedono come un bel pollo piumato trasformabile in pollo arrosto, con probabili polli che per evitare di essere spennati scappano nel bosco e finiscono per esser mangiati con tutte le penne da volpi e faine.
 
Il lavoratore non è un panda, è un essere umano. Come me, come te, come tutti noi, in tutte le parti del mondo.

Se vai in Inghilterra, in un pub tu ordini tagliatelle alla bolognese?

La sicurezza sul lavoro non è fine a sè stessa, né è utile al solo fine del reddito dei raccoglitori di incarichi. E' piuttosto la base di una piramide che subito sopra trova la sicurezza ambientale, nel senso che quel che fa male in fabbrica non può certo far bene fuori, che a sua volta sopra ha il piano della qualità della sopravvivenza, che ancora sopra ha l'organizzazione sociale coordinata, che ancora sopra ha la quaità della vita e finalmente, in cima, ha il benessere fisico e mentale delle persone. Di TUTTE le persone.
Tu, di che razza sei? io, di razza umana.

Noferfilosofa
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
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catanga
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Imprenditori modello "Chiagne e fotte"

Una volta in un convegno sulla sicurezza sul lavoro, organizzato da una nota associazione imprenditoriale, feci una domanda agli astanti:

Se la mattina alle 5:00 suonassero al campanello di casa vostra ..... sareste più preoccupati se fosse:
- il dip. Prevenzione della ASL locale;
- il nucleo ispettivo della DPL;
- la Guardia di Finanza.

Secondo Voi quale è stata la risposta?

In una nazione dove:
- non si investe nulla in ricerca,
- il numero di diplomati in età lavorativa è la metà della Germania (ed i laureati sono un quarto),
- siamo dietro la Colombia in competitività,
- la Macedonia ci precede in sostenibilità ambientale,
- ci sono 3.855.000 imprese con meno di 10 dipendenti (2.370.000 hanno un dipendente), su un totale di poco più di 4 milioni (4.052.000) - si vede che "piccolo conviene ...." e non certo "piccolo è bello";
- ........

stiamo ancora a parlare di "impreditori che pagano" le scarpe ..........

Per favore ........
marco mi

Gentilissimi, premetto che ho concretamente apprezzato il significativo intervento di Nofer e non nego che mi ha dato utili spunti riflessivi nella mia abituale chiacchierata del lunedi mattina con i miei preposti in azienda.

Premetto anche se sono un RSPP interno di un'azienda di 400 dipendenti ma non posso dimenticare chi elargisce il mio stipendio a fine mese.

Una annotazione però a Catanga.
Certamente se da noi suonasse il campanello il dipartimento ASL sicuramente avremmo iniziato la mattina con una rogna o per lo meno con una sanzione, ma credimi, non perchè siamo inadempienti, ma perchè "quel genere di ispettori" ci troverebbero sicuramente qualcosa da apporre sul loro verbale...... e poi vaglielo a dimostrare al tuo DL che avevi fatto il possibile.

Non si investe in ricerca????
Ma tu sai quanto investe lo Stato e le Regioni in ricerca, nella sanità e nell'industria? Meno che in un ristorante !
Ricerca?
Ma ti rendi conto di quanto è difficile competere oggi con le concorrenze dei Paesi emergenti nonchè di quelli sottosviluppati ?
Non avevamo una comemssa con una multinazionale americana, che ora ha dato il lavoro in Algeria........ e dovremmo guardare la ricerca?

Possibile che non rendiate conto che stiamo esagerando o per lo meno rendetevi almeno conto che quando le aziende, che secondo Catanga vivono tutte immerse nell'oro, saranno alla ricerca di lavoro come fosse acqua nel deserto, anche i Signori Consulenti dovranno abbassare i toni degli spauracchi alle sanzioni, delle analisi per il continuo miglioramento alla sicurezza.
Ho più di sessant'anni e ricordo che mio padre mi diceva:" se tutti fanno gli ingegneri, chi farà l'operaio"
Beh gli ingegneri staranno qui in Italia a fare ricerca (de che?) e gli operai staranno in Algeria.......
Ma per favore, Catanga........ non credere che questa bella festa e questo ben godi possa perdurare ancora a lungo.
Li leggi i numeri e i trend economici della Cina e dell'India?
Credi potremmo competere a lungo qui?

Prova a parlare di sicurezza in quei paesi.

E non dimenticare che ci mantiene è sempre la classe imprenditoriale, il lavoro insomma ..... il resto è tutto condimento.
Buona domenica.
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ursamaior
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marco mi ha scritto: E non dimenticare che ci mantiene è sempre la classe imprenditoriale, il lavoro insomma ..... il resto è tutto condimento.
Santo cielo, la classe imprenditoriale ora è il lavoro.
Devo aggiornarmi, pensavo che da Agrippa in poi si fosse rimasti d'accordo che patrizi senza plebei non andavano da nessuna parte.
Non vorrei dare un giudizio affrettato, ma credo che Lei non faccia molta fatica a ricordarsi chi le elargisce lo stipendio a fine mese. Forse piuttosto uno sforzo in più dovrebbe farlo per ricordarsi di essere RSPP in un'azienda di 400 dipendenti.
Lo Stato è come la religione: vale se la gente ci crede (Errico Malatesta)
Renato

Allora se non ho capito male Marco Mi, se nell'azienda dove sei RSPP il Datore di Lavoro riducesse drasticamente le spese per la sicurezza, potrebbe recuperare il gap competitivo contro i paesi emergenti, giusto ? Va beh! o comunque fare un bel salto di competitività.

Ma allora potresti dare il buon esempio e lunedi' mattina portare subito le tue dimissioni, e poi....già....e poi, chi ti assume piu' a 60 anni.
Allora potresti diventare consulente per la sicurezza, giusto ? (è solo un'ipotesi grazie a Dio)........ e magari finisce che la pensi come noi, ci scommetterei.

ciao :-)
Renato
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catanga
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marco mi ha scritto:Gentilissimi, premetto che ho concretamente apprezzato il significativo intervento di Nofer e non nego che mi ha dato utili spunti riflessivi nella mia abituale chiacchierata del lunedi mattina con i miei preposti in azienda.

Premetto anche se sono un RSPP interno di un'azienda di 400 dipendenti ma non posso dimenticare chi elargisce il mio stipendio a fine mese.

Una annotazione però a Catanga.
Certamente se da noi suonasse il campanello il dipartimento ASL sicuramente avremmo iniziato la mattina con una rogna o per lo meno con una sanzione, ma credimi, non perchè siamo inadempienti, ma perchè "quel genere di ispettori" ci troverebbero sicuramente qualcosa da apporre sul loro verbale...... e poi vaglielo a dimostrare al tuo DL che avevi fatto il possibile.

Forse nessuno te lo ha detto ma sono solo pochi gli UPG come li descrivi Tu. Ci sono persone serie, oneste e preparate che fanno questo lavoro. Si vede che quei pochi che ci sono in giro vengono da te perchè il Tuo datore di lavoro gli sta simpatico

Non si investe in ricerca????
Ma tu sai quanto investe lo Stato e le Regioni in ricerca, nella sanità e nell'industria? Meno che in un ristorante !
Ricerca?
Ma ti rendi conto di quanto è difficile competere oggi con le concorrenze dei Paesi emergenti nonchè di quelli sottosviluppati ?
Non avevamo una comemssa con una multinazionale americana, che ora ha dato il lavoro in Algeria........ e dovremmo guardare la ricerca?

Lascia perdere lo Stato e le Regioni e dimmi cosa fa e quanto investe la Tua azienda in ricerca.

La competizione con la Cina e l'India non la si imposta con il contenimento del costo del lavoro.

Un datore di lavoro che cerca di fare questo è un demente.
Non puoi mai competere su questo piano con loro.

Oggi ci sono la Cina e l'India.
Domani ci saranno i paesi africani che hanno raggiunto un minimo di stabilità politica (e non solo l'Algeria, la Tunisia e il Marocco).

La competizione con questi paesi la vinci solo se come imprenditore, invece di mettere i soldi in Lusserburgo, in Svizzera, a Jersey Island , alle Cayman, ecc., investi facendo innovazione e ricerca e non in altro modo.
Perchè aziende che fanno ricerca e innovazione se ne fregano di Indiani e Cinesi?

Ma lo sai che il 54% del prodotto esportato dalla Cina altro non è che prodotto fabbricato lì da aziende europee e americane, sovvenzionate ad investire lì dai propri paesi?
La concorrenza cinese ....... ma per favore.

Basta fare due conti.... Quando l'incidenza della manodopera sul costo industriale per unità di prodotto è superiore al 40% conviene delocalizzare.
E questo lo si sa da anni.

Prima si andava in Romania, Cecoslovacchia, Ungheria, ecc.
Adesso si va più lontano.

Possibile che non rendiate conto che stiamo esagerando o per lo meno rendetevi almeno conto che quando le aziende, che secondo Catanga vivono tutte immerse nell'oro, saranno alla ricerca di lavoro come fosse acqua nel deserto, anche i Signori Consulenti dovranno abbassare i toni degli spauracchi alle sanzioni, delle analisi per il continuo miglioramento alla sicurezza.
Ho più di sessant'anni e ricordo che mio padre mi diceva:" se tutti fanno gli ingegneri, chi farà l'operaio"
Beh gli ingegneri staranno qui in Italia a fare ricerca (de che?) e gli operai staranno in Algeria.......
Ma per favore, Catanga........ non credere che questa bella festa e questo ben godi possa perdurare ancora a lungo.

Li leggi i numeri e i trend economici della Cina e dell'India?

Io in Cina ed India ci sono stato a lavorare ed i trend socio-economici li  leggo. Tu , invece, che parli solo per sentito dire ....

Credi potremmo competere a lungo qui?
Se la Tua azienda fa prodotti che non comportano innovazione e ricerca non Ti preoccupare .... quando sarai in pensione la Tua azienda avrà chiuso da un pezzo, così come tutte le altre che ragionano industrialmente allo stesso modo

Prova a parlare di sicurezza in quei paesi.
Quindici anni fa si diceva la stessa cosa per in Romania, Cecoslovacchia, Ungheria, ecc.. Basta aspettare.....


Ma lo vuoi capire che non è certo il differenziale sulla sicurezza o sul costo del lavoro che fa sopravvivere un'azienda?
E non dimenticare che ci mantiene è sempre la classe imprenditoriale, il lavoro insomma ..... il resto è tutto condimento.
Certo che non lo dimentico visto che, nel mio piccolo, sono anch'io imprenditore. Solo che cerco di farlo in un modo un po' più etico della media italiana.

Buona domenica.


Altrettanto e senza alcun rancore.
Bloccato

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