ancora sul mobbing
Inviato: 05 gen 2005 14:06
dalla "Gazzetta di Parma" del 03/01/05
Era il suo lavoro, è diventato il suo inferno. Cinque anni senza un problema, spazzati via da pochi ma pesanti mesi di calvario. Una storia che ha portato una quarantenne prima dal medico e poi in questura, per sporgere querela contro una collega e il vicepresidente dell'impresa di pulizie nella quale è stata assunta quasi sei anni fa. La prima è accusata dalla donna di essere la responsabile della « persecuzione » nell'ambiente di lavoro; l'altro di non fare nulla per « impedire questa cattiveria gratuita » . Una vicenda di mobbing che ha rischiato di avere ripercussioni anche sulla serenità di una famiglia, che si è trasferita a Parma da Milano. « Mia moglie - racconta il marito - in un primo tempo non mi aveva detto nulla, per non coinvolgermi. Ma io l'ho vista smettere di sorridere e di mangiare. Lei, che ama la vita e ha un carattere gioviale: non potevo crederci. E' cambiata in un modo incredibile. Per un paio di mesi è andata avanti cosí. Poi, mi ha spiegato quanto le stava accadendo » . E' il marito a raccontare la storia, dopo aver accompagnato la donna in Questura per la denuncia ( « Lei è a casa, in malattia, con i nervi a pezzi » spiega lui). « Tutto iniziò con la richiesta a mia moglie, che da cinque anni ha la qualifica di capogruppo, di occuparsi delle pulizie di un'altra azienda - prosegue l'uomo -. Lei accettò, pur con dispiacere, visto che dove lavorava si trovava bene. In aprile, iniziò ad occuparsi del nuovo servizio, e tutto andò bene fino a quando non si ruppe un braccio » . Dopo settimane di forzato riposo, la donna rientrò al lavoro in agosto. Per scoprire che il suo posto di capogruppo era stato occupato da un'altra persona. « Una donna che fin da subito assunse nei suoi confronti un atteggiamento aggressivo. «Tu ora torni a fare l'operaia» le disse. E lei non reagí, non chiese nemmeno spiegazioni ai superiori che, eventualmente, avrebbero dovuto comunicarle un eventuale cambiamento del suo incarico » . Sembra sia stato solo il primo attacco di una serie che, secondo l'uomo, avrebbe avuto come obiettivo l'allontanamento di una rivale sul posto di lavoro. « Davanti ad altra gente, questa signora spesso si prendeva la briga di dire frasi del tipo: «In questo gruppo non ti vuole nessuno. Devi andartene via, non vedi che fai schifo come persona e per come lavori? » » . Secondo l'uomo, la nuova capogruppo avrebbe avuto manforte da altre colleghe nella sua presunta azione persecutoria. « Alcune volte è stata anche bloccata in uno sgabuzzino. Le altre, impedendole di uscire, le dicevano: «Sei un'incapace. O te ne vai tu o ti faremo cacciare noi». E la sua unica reazione continuava ad essere affidata al silenzio e al pianto » . Dimagrita e sempre pi ù tesa, la donna alla fine ha raccontato tutto al marito, che l'ha convinta a rivolgersi al vicepresidente dell'impresa di pulizie. « Ma lui, anzichè trovare parole di aiuto e conforto, si è lasciato prendere dall'ira, rispondendole: «Non m'importa nulla delle vostre brighe. M'interessa solo che eseguiate il lavoro... » Un punto di vista che sarebbe stato ribadito in un incontro con le altre parti in questione. « A questo punto, ho provato anche a dire a mia moglie di cambiare lavoro. Ma lei mi ha risposto: «Sarebbe come arrendersi, come accettare tutte queste cattiverie». Intanto, il medico, all'ultima visita, ha riscontrato che mia moglie è stata colpita da una forte depressione. Ora è in cura. Ma è anche la situazione che va «curata»: per questo abbiamo deciso di sporgere denuncia. Queste cose non devono succedere » .
Era il suo lavoro, è diventato il suo inferno. Cinque anni senza un problema, spazzati via da pochi ma pesanti mesi di calvario. Una storia che ha portato una quarantenne prima dal medico e poi in questura, per sporgere querela contro una collega e il vicepresidente dell'impresa di pulizie nella quale è stata assunta quasi sei anni fa. La prima è accusata dalla donna di essere la responsabile della « persecuzione » nell'ambiente di lavoro; l'altro di non fare nulla per « impedire questa cattiveria gratuita » . Una vicenda di mobbing che ha rischiato di avere ripercussioni anche sulla serenità di una famiglia, che si è trasferita a Parma da Milano. « Mia moglie - racconta il marito - in un primo tempo non mi aveva detto nulla, per non coinvolgermi. Ma io l'ho vista smettere di sorridere e di mangiare. Lei, che ama la vita e ha un carattere gioviale: non potevo crederci. E' cambiata in un modo incredibile. Per un paio di mesi è andata avanti cosí. Poi, mi ha spiegato quanto le stava accadendo » . E' il marito a raccontare la storia, dopo aver accompagnato la donna in Questura per la denuncia ( « Lei è a casa, in malattia, con i nervi a pezzi » spiega lui). « Tutto iniziò con la richiesta a mia moglie, che da cinque anni ha la qualifica di capogruppo, di occuparsi delle pulizie di un'altra azienda - prosegue l'uomo -. Lei accettò, pur con dispiacere, visto che dove lavorava si trovava bene. In aprile, iniziò ad occuparsi del nuovo servizio, e tutto andò bene fino a quando non si ruppe un braccio » . Dopo settimane di forzato riposo, la donna rientrò al lavoro in agosto. Per scoprire che il suo posto di capogruppo era stato occupato da un'altra persona. « Una donna che fin da subito assunse nei suoi confronti un atteggiamento aggressivo. «Tu ora torni a fare l'operaia» le disse. E lei non reagí, non chiese nemmeno spiegazioni ai superiori che, eventualmente, avrebbero dovuto comunicarle un eventuale cambiamento del suo incarico » . Sembra sia stato solo il primo attacco di una serie che, secondo l'uomo, avrebbe avuto come obiettivo l'allontanamento di una rivale sul posto di lavoro. « Davanti ad altra gente, questa signora spesso si prendeva la briga di dire frasi del tipo: «In questo gruppo non ti vuole nessuno. Devi andartene via, non vedi che fai schifo come persona e per come lavori? » » . Secondo l'uomo, la nuova capogruppo avrebbe avuto manforte da altre colleghe nella sua presunta azione persecutoria. « Alcune volte è stata anche bloccata in uno sgabuzzino. Le altre, impedendole di uscire, le dicevano: «Sei un'incapace. O te ne vai tu o ti faremo cacciare noi». E la sua unica reazione continuava ad essere affidata al silenzio e al pianto » . Dimagrita e sempre pi ù tesa, la donna alla fine ha raccontato tutto al marito, che l'ha convinta a rivolgersi al vicepresidente dell'impresa di pulizie. « Ma lui, anzichè trovare parole di aiuto e conforto, si è lasciato prendere dall'ira, rispondendole: «Non m'importa nulla delle vostre brighe. M'interessa solo che eseguiate il lavoro... » Un punto di vista che sarebbe stato ribadito in un incontro con le altre parti in questione. « A questo punto, ho provato anche a dire a mia moglie di cambiare lavoro. Ma lei mi ha risposto: «Sarebbe come arrendersi, come accettare tutte queste cattiverie». Intanto, il medico, all'ultima visita, ha riscontrato che mia moglie è stata colpita da una forte depressione. Ora è in cura. Ma è anche la situazione che va «curata»: per questo abbiamo deciso di sporgere denuncia. Queste cose non devono succedere » .