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Criteri TLV / Monitoraggi Ambientali

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Alfeo
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Cari colleghi, ho bisogno di aiuto. La solfa sarebbe lunga, ma cercherò di farla breve.
SPP interno in ospedale. Valutazione rischio chimico, tralasciando al momento il rischio per la sicurezza, devo portare evidenze della necessità di chiamare qualcuno per effettuare monitoraggi ambientali e della necessità di far effettuare al MC  monitoraggi biologici.
Sto effettuando la valutazione preliminare con un software che usa il movarisch. Questo mi aiuta a tirar fuori le evidenze sulla necessità di inserimento di una serie di MPP aggiuntive su alcune fasi di processo che comunque avevamo già chiare in mente (cappe a flusso  laminare, macchine a ciclo chiuso, necessità di eliminare o gestire diversamente sostanze ad  azione dose/risposta, etc.).
Oltre a questo, tuttavia, voglio arrivare alla determinazione della necessità di passare ad una fase più approfondita di valutazione che preveda il monitoraggio ambientale e biologico su almeno una serie di sostanze, tirando in ballo, quindi, dei tecnici specializzati e il MC. Per far questo ho individuato tutte le sostanze (contenute per lo più in miscele)  per le quali abbiamo un TLV indicato in all. 38, 81/08. Per alcune di queste sostanze  il  software/movarisch mi dice pure che il rischio è sotto controllo (un esempio è l’acetone contenuto in un disinfettante cutaneo), ma, a mio avviso, il software non dà sufficienti garanzie di attendibilità (come sapete il movarisch i TLV proprio non se li fila).

Ora, io sto cercando di trovare un criterio di valutazione della necessità di procedere ai monitoraggi, ma finora  non sono riuscito a  trovare riferimenti precisi in merito, anzi sulle linee guide ministeriali 2012 “Criteri e  strumenti per la valutazione e la gestione del rischio chimico…”  c’è scritto che i monitoraggi non sono mai esigibili per legge e questo non mi è di  aiuto. (Pag. 29 “Va sottolineato che in linea prettamente giuridica, un tassativo obbligo a misurare l’esposizione ad agenti chimici non permane nemmeno nelle situazioni al di sopra del rischio irrilevante per la salute”).

Sto pensando quindi di seguire il seguente criterio:  sono andato a farmi una tabella in cui inserisco il valore in mg/ml della sostanza utilizzata giornalmente (calcolata effettuando la proporzione dalla percentuale contenuta nella miscela con l’uso effettivo che della miscela viene fatto) e lo confronto con i TLV indicati in allegato 38. Vorrei richiedere il monitoraggio ambientale quando la quantità di sostanza utilizzata, espressa in ml, è pari o superiore al TWA, espresso in PPM.
Sto sbagliando? E’ esagerato? Dovrei ragionare in modo diverso?
In effetti così è come pensare che tutta la quantità di sostanza utilizzata si concentri nel metro cubo in cui ha la faccia il lavoratore e che ci rimanga per 8 ore. Mi rendo conto che non è verosimile, sia perché non tutta la sostanza si disperderà nell’aria, sia perché gli ambienti sono costituiti da diversi metri cubi, sia perché un certo ricambio d’aria, per forza di cose, c’è sempre.
Allora come regolarmi?
In realtà non sto tenendo conto né dello stato fisico della sostanza, né del suo punto di ebollizione, né del grado di diluizione della stessa nella miscela in cui è contenuta e neanche di quanti metri cubi è grande lo spazio in cui si lavora e dei cicli di ricambio aria/ora nell’ambiente.  
Ho pensato, infatti, che un altro criterio di approccio potrebbe essere quello di cercare di capire quanta dispersione di sostanza potrei aspettarmi in relazione a questi parametri, ma non so se esistono dei modelli matematici di riferimento che mi permettano di fare una cosa del genere.

Mi sto facendo troppe pippe mentali? Esiste un criterio più semplice da adottare, tipo campionamenti quando si supera TWA per 480 per l’utilizzo giornaliero della sostanza e STEL per 15 per l’utilizzo nei 15 minuti?

Riporto alcuni esempi delle sostanze in questione: Acetone, Acido cloridrico, Acido formico, Esano (puro), Fenolo, Metanolo (al 90%), etc.

Grazie a chiunque voglia intervenire e chiedo venia in anticipo se mi mancano riferimenti importanti, in tal caso sarei bene felice di andarmeli a studiare e sono pronto ad essere crocifisso in sala mensa!  :smt039
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Bouc
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Campionamenti ambientali in un ospedale?  :smt017

Che lavorazioni fanno in quell'ospedale?

L'obbligo di misurare deriva dall'art. 225 comma 2 dell'81:
Salvo che possa dimostrare con altri mezzi il conseguimento di un adeguato livello di prevenzione e di protezione, il datore di lavoro, periodicamente ed ogni qualvolta sono modificate le condizioni che possono influire sull’esposizione, provvede ad effettuare la misurazione degli agenti che possono presentare un rischio per la salute, con metodiche standardizzate

Di acetone come disinfettante quanti litri al giorno ne usano?
Col movarisch dovrebbero venirti tutti rischi irrilevanti... quindi sei autorizzato a non misurare, se non è così spiegaci meglio di che lavorazioni stiamo parlando.

A occhio mi sembra che il problema non esista dato che parli di ml...
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Alfeo
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Buongiorno Bouc, intanto grazie per l’interessamento.
In Ospedale si svolgono vari tipi di attività che richiedono l’uso di prodotti chimici: pulizie, attività infermieristiche di reparto, attività di sala operatoria, laboratorio analisi, laboratorio istologico, lavanderia, guardaroba, etc.
Si usano più di 30 prodotti e complessivamente ci sono più di 60 sostanze tra quelle pure e quelle contenute nei vari prodotti.
Il movarisch in realtà mi dà rischio Non Irrilevante per diverse sostanze (per inciso sto usando un software che porta il nome di un noto matematico siracusano che è bastato sul movarisch).

In particolare, le lavorazioni più interessanti sono quelle che si svolgono in laboratorio analisi, dove si usano reagenti e coloranti per effettuare alcuni tipi di esami, che sono classificati tossici per tutte le vie di assorbimento (301+311+331), ma non solo, ci sono prodotti classificati nocivi per inalazione e utilizzati per la sanificazione di alcune aree (sale operatorie e simili) e, più in generale, vari irritanti che vengono utilizzati in quantità massicce nelle fasi di pulizia (varichina e anticalcare) e per la disinfezione della cute (disinfettanti vari). Abbiamo poi formalina e sensibilizzanti che meritano un ragionamento a parte nel quale ora non mi addentro.
Per fare degli esempi: in laboratorio abbiamo un colorante a base di metanolo (90%), tossico per tutte le vie di assorbimento, che viene usato (a ciclo aperto) nell’ordine di più di mezzo litro al giorno. Per questo prodotto il software mi dà rischio non irrilevante ed in più il metanolo ha anche un TLV indicato in allegato 38.
Idem per il Fenolo, contenuto nella carbolfucsina: il software  mi dice che il rischio è non irrilevante, anche se la quantità qui è nell’ordine di pochi centilitri al giorno ed il fenolo è al 5% nella miscela, ed ho un TLV  di riferimento.
In questi casi, prima di richiedere il campionamento, vogliamo richiedere l’introduzione di misure di gestione supplementari, come macchine a ciclo chiuso e cappe a flusso laminare verticale e poi richiedere i campionamenti per verificare comunque l’efficacia delle azioni adottate.

Abbiamo, però, anche sostanze  per le quali il software dà rischio irrilevante, ma per le quali sono comunque presenti TLV  di riferimento, come l’acido cloridrico, presente in soluzioni al 37% e 5%.  In questo caso ho una quantità di sostanza utilizzata superiore al TWA ( 250 ml  di soluzioni su 8 ore; contenenti  circa 85 ml di sostanza  contro un  ppm 5 di TWA), il software mi dà rischio basso perché si lavora sotto una semplice cappa di aspirazione, ma, non essendo una cappa a flusso laminare ed essendo una piccola stanza, a me rimane il dubbio che possa esserci una concentrazione significativa di sostanza nell’ambiente, per questo vorrei introdurre i monitoraggi.  Ho anche altre situazioni simili, come per l’esano, usato in alcune circostanze come sgrassatore della cute.

Insomma sto cercando di individuare un criterio per capire quando far effettuare i monitoraggi che non sia basato esclusivamente sulle risultanze delle analisi effettuate con il software; forse sto sovrastimando il rischio, non so, ma non vorrei neanche classificarlo come irrilevante con troppa facilità, specie  per sostanze classificate come tossiche per cui è indicato un TLV.  Sto esagerando?
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Nofer
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sì, forse stai esagerando un pochino :smt003 !
comunque, per quanto riguarda il laboratorio ti riconfermo che se il laboratorio è ben gestito il rischio chimico per la salute non può non essere che irrilevante.
Per esempio, non mi convince affatto quella cosa che hai scritto
Per fare degli esempi: in laboratorio abbiamo un colorante a base di metanolo (90%), tossico per tutte le vie di assorbimento, che viene usato (a ciclo aperto) nell’ordine di più di mezzo litro al giorno.

Non può essere, il metanolo evapora mentre lo guardi, anche usandone mezzo litro se davvero lo tengono aperto nella vaschetta,  ma persino nella bottiglina sua, dopo 2 ore al massimo il metanolo è evaporato tutto e ti ritrovi con i cristalletti di colorante incozzicati alla vaschetta.

E se tu stessi per caso parlando dei coloranti per emocromo "tradizionali" (May-Grunwald, Giemsa), quelli non si lasciano aperti per nulla, anzi: se lo fanno sono degli spreconi, e ci credo che ogni giorno debbano buttare gli avanzi (scarsi di certo, peraltro). Ci sono vaschette di vetro apposite munite di coperchio, e carrellini portavetrini che ci entrano giusti giusti dentro: un laboratorio ospedaliero dove c'è ancora chi guarda gli strisci con il microscopio merita ampiamente una spesa che non supera i 50 euro!  
Personalmente, e parlo da direttore di laboratorio, se me li chiedesse in cristallo di boemia con i portavetrini di argento platinato glieli comprerei.
In ogni caso, sia per la rapidità dell'esecuzione di colorazione che per l'efficacia, suggerisci all'ematologo una colorazione di tipo Romanowsky modificata, che è su base acquosa tamponata e dura 5 volte tanto proprio perchè non fa precipitati.
C'è di inconveniente che si deve preparare a mano e non lo vendono bello e fatto: ma ne vale la pena, sia come spesa che, soprattutto, come resa al microscopio.
Domani, se trovo il tempo parliamo del resto...
Nofer
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Alfeo
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Grazie millissimo Nofer!
C’hai preso proprio in pieno, il metanolo sta esattamente nel May Grundwald (usato in 30 cl + 15 cl) e nel Giemsa ( 4 cl) e lo usano per gli strisci di sangue, come dicono loro, per l’emocromo. Hanno proprio le vaschette di cui parli, con il porta vetrini col manichetto, solo che io, due volte su quattro, le ho trovate aperte queste vaschette e mi è stato confermato che non sempre le chiudono; inoltre a fine giornata il residuo di prodotto viene vuotato in una tanica che sta lì nel laboratorio con il tappo aperto. In questa tanica ci scaricano anche due macchinari che lavorano a ciclo chiuso e che utilizzano reagenti che, stando a quanto dichiarato, dovrebbero essere innocui, ma ancora non sono riuscito a farmi dare le schede di sicurezza (usano più di 350 reagenti nei macchinari a ciclo chiuso e sto cercando di reperire tutte le schede, per ora ne ho viste una 50ina ed in effetti erano tutte sostanze non pericolose; la maggior parte dei macchinari ha comunque un sistema di scarico automatizzato che porta in un fusto in un'altra stanza che poi si vengono a prendere quelli della ditta di smaltimento rifiuti, tranne 4 macchine che mi scaricano in taniche poste sotto le macchine stesse).

Oltre a questo, gli altri processi sui quali ho dubbi sono la colorazione di Kinyoun per Il bacillo di Koch, che viene fatta a ciclo aperto, cioè mettendo un’asta di traverso su una bacinella, sull’asta poi si posano i vetrini e ci buttano la carbolfucsina, l’alcool/acido solforico e il blue di metilene. I residui li versano anche questa volta in un tanica aperta dove scarica pure la macchina che fa la colorazione di Gram (Safranina, acqua distillata, soluzione di iodio e cristalvioletto).

Infine ci sarebbero gli esami delle urine, fatti sotto cappa aspirante in una stanzetta piccolina con l’acido cloridrico al 37%.

Ora, oltre a richiedere, di concerto con il primario, una serie di misure quali l’eliminazione delle taniche aperte, una macchina per l’emocromo e l’eliminazione del ciclo aperto per la colorazione di Kinyoun (farlo fare almeno sotto cappa), volevo capire se le attuali modalità di lavoro non giustificassero l’effettuazione di monitoraggi.  Certo, magari sarà la ditta a dirmi che non serve (ancora non ci ho parlato, perché prima devo finire di raccogliere bene tutti i dati e organizzarli), ma volevo arrivarci con le idee un po’ più chiare.
Per la cronaca, il software per il May Grundwald e la colorazione di Kinyoun mi dà rischio Non Irrilevante, per l’acido cloridrico mi dice invece che il rischio è sotto controllo.

Grazie davvero moltissimo!
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ursamaior
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Ciao Alfeo,
comprendo il tuo scrupolo, ma lo ritengo anch'io eccessivo.
Gli algoritmi, se usati con sapienza, sono altamente conservativi.
Se quello ti dice che il rischio è irrilevante, vuol dire che lo è e il TLV manco lo vede.

Come diceva giustamente Bouc, tu devi dimostrare il raggiungimento di un adeguato livello di prevenzione e di protezione. Più adeguato del di un rischio irrilevante, cosa c'è?
Ovviamente, l'esito del movarisc non è sufficiente. Devi anche dimostrare che le condizioni che hai inserito lì dentro sono corrette e dunque:
- uso effettivo di cappe e di tutti i presidi di protezione collettiva
- rispetto delle procedure

Se questi non rispettano le procedure e lasciano aperte le vaschette, è lì che bisogna intervenire, dato che questo comportamento è sbagliato a prescindere.
Fatto questo, per me su tutto ciò su cui il rischio è irrilevante puoi (anzi direi: devi) evitare la misura.
Lo Stato è come la religione: vale se la gente ci crede (Errico Malatesta)
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Alfeo
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Grazie mille Ursa.
Quello che dici mi rasserena molto. Nel senso che sul rispetto delle procedure già esistenti e sul controllo delle cappe ci possiamo lavorare bene, così come sul miglioramento delle procedure di smaltimento dei prodotti.
Per le sostanze per cui il software mi dà rischio non irrilevante, invece, richiederemo l'introduzione di misure aggiuntive (tipo la lavorazione sotto cappa per quella colorazione di cui parlavo).

Rimangono fuori da questa riflessione i sensibilizzanti (dei disinfettanti e sanificanti particolari) e i cancerogeni (la formaldeide), ma su questi stiamo cercando prodotti alternativi e metodi alternativi di utilizzo.
Per la formalina, ad esempio, ci sono dei contenitori con la sostanza contenuta nel tappo che viene rilasciata a pressione dopo la chiusura e macchine per il sottovuoto per i pezzi più grandi.

Grazie ancora e speriamo capiti qualche occasione per incontrarci presto!  
:smt039
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Nofer
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:smt011 cioè fammi capire Alfeo, tu del processo analitico per la ricerca e determinazione della tubercolosi ti preoccupi della carbolfucsina di kinyoun?
guarda, se io non sapessi che hai tutt'altra estrazione potrei anche picchiarti per qusta cosa!
a parte che non si "butta" nulla, in quella colorazione: con la pipetta si fanno gocciolare poche decine microlitri di microlitri di colorante, che essendo in base alcolica (etanolo) fa anche da fissatore. E' proprio perchè non sono strisci asciutti, come quelli dell'emocromo, che non si possono usare le stesse vaschette: altrimenti, il micobatterio che cerchiamo siccome ha la "pellecchia" scivolosa se ne scende nel liquido di fissaggio che di solito è alcol, e non lo troveremo mai. Allora, si è trovato - ma da secoli - sto sistema di colorarlo stesso mentre lo fissi.
Ma poi, spiegami, cosa sarebbe a preoccuparti? la carbolfucsina , che a quelli della mia generazione è stata a lungo nota come cloridrato di pararosanilina? Ti premetto che non c'è nel database ICSC-CDC e nemmeno nel 1272, però è stata ed è tuttora un "sospetto cancerogeno".
Ma guardiamo perchè: perchè la fucsina del suo è liquida, e per farla si usava un coso in polvere (trifenilmetano, è solido, a c.n.) per buttarne quantità cospicue in vasconi con acqua a caldo  e questo bagno così ottenuto serviva a colorare stoffe di vario genere, dalle lane ai sintetici, bagno il cui colore cambiava a seconda che fosse a pH acido o basico. la "carbolfucsina" è quella basica.  Teniamo presente che comunque parliamo di una ammina "aromatica" ma non è di quelle particolarmente reattive di cui in all. XL, ma: si usa in soluzione circa del 4% in peso, ogni vetrino ne richiede 0,25 ml circa, non evapora (il che è essenziale) a differenza dell'etanolo che apposta si usa quello e ritengo che nessuno si slinguazzi un vetrino, men che mai se sa che ci sta cercando un micobatterio della tubercolosi, e lo sa perchè se no prendeva un altro colorante.
Quindi: non la si può inalare, non la si può ingerire e tendo a escludere pure che ci si facciano gli impacchi a pelle. Normale che l'algoritmo ti tranquillizzi, non trovi ?
Passiamo invece adesso a questa strana cosa che acidificano le urine con acido cloridrico al 37 %... presumendo che parliamo di urine su cui eseguire alcune indagini un po' particolari, in genere parliamo di ormoni, che è l'unico caso in cui le urine devono essere certamente acidificate in maniera anche piuttosto netta, anche lì se ne usa decisamente poco per ogni pisciazza  (famoso termine tecnicissimo di lab...) e si mettono poche gocce in ogni provetta, anche se ne fanno tante comunque sempre poche gocce per volta se ne mettono, il punto di maggiore- direi unica - liberazione di vapori è il collo della bottiglia. Bene: in questo caso si usano i dispenser a volume regolabile che si avvitano sui colli delle bottiglie,  e si usano come dei sifoncini che tu premi il pistoncino da sopra e quelli ti fanno uscire dal rubinettino giusto la quantità che ti occorre, quindi dispersione di vapori kaputt, ma anche certezza di non inquinamento del reattivo, che in un lab come importanza procedurale viene molto prima anche della sicurezza dei lavoratori. Te ne accludo una schermata da google immagini...

Tutto questo, per la routine: ma... ma cosa avrò detto, io, millemila volte?
quand'è che un agente chimico non potrà mai avere un rischio irrilevante per la salute?
Quando :
1) è corrosivo
2) ha un TLV STEL o Ceiling
3) è un sensibilizzante
4) è un cancerogeno certo.
Bene: l'acido cloridrico è un potente corrosivo ed infatti ha addirittura un TLV Ceiling: come puoi pretendere da quel povero algoritmo che ti dia un irrilevante, anche se se ne usano pochissimi ml al giorno?
E' un rischio irrilevante per la salute nelle condizioni di uso normale (meglio il dispensere che il sotto cappa, solo la ricarica del dispenser va eseguita sotto cappa in quel caso) ma di certo non lo sarà in caso di incidente (tipo sversamento massivo, ad esempio), e quindi occorre definire le procedure di intervento in emergenza, e di questo vanno formati gli addetti, ivi compresi quelli del primo soccorso se per caso qualcuno ricevesse qualche schizzo addosso...  

Su, che su questo indirizzo ce la puoi fare  :smt002

P.S.: a differenza che nelle fabbricone, nei laboratori le quantità in gioco anche delle fetenzie più allucinanti sono sempre assai contenute, e ci sono da anni e anni tutti i sistemi per contenere enormemente la dispersione in aria ambiente anche senza necessità di intasare le postazioni di lavoro alle cappe. Oltre tutto, le cappe fanno caos con l'aspirazione, e tenerle accese una giornata sana rincitrullisce, mentre in lab occorre sempre essere presentissimi a se stessi. E' il lay out di un laboratorio che va pensato prima e in maniera funzionale al tipo di lavoro che ci si deve fare.
Ed è anche l'unica attività lavorativa dove l'uso dei DPI come occhiali e schermi anti schizzo, guanti e camici monouso anti-acido è dovuto non solo quando non si riesce a ridurre oltre il rischio tecnologicamente, ma proprio PER ridurre al minimo il rischio di "incidente". Laddove l'incidente può anche essere solo schizzarsi a macchiettine infinitesimali ma di tutti i colori dell'universo un camice bianco fresco indossato.
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Nofer
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Alfeo
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Nofer, mi pento e mi dolgo, ma è proprio così. Io mi sono preoccupato della carbolfucsina, perché in scheda di sicurezza c’è scritto che contiene fenolo al 4% circa ed io, nella mio limitata capacità di comprensione della materia, ho pensato: “Qua c’è scritto che questa sostanza è tossica per tutte e tre le vie ed ha un TLV, come faccio a capire se e quanto si disperde nell’ambiente?”. Mi rendo conto che le quantità sono comunque minime, ma non avevo capito che per essere assorbito te lo dovevi mangiare e dovevo essere sicuro che non ci fossero rischi. Considera, a mia parzialissima discolpa, che di pipette contagocce non ce n’era manco l’ombra e che il tecnico mi ha proprio fatto vedere che le sostanze vengono “buttate” sul vetrino direttamente dai flaconcini (come fa il kebabbaro con le salse, per capirci) nella quantità di circa 2 cl a sostanza e poi la vaschetta in cui finiscono viene svuotate in una tanica aperta lì affianco.

Idem per l’acido cloridrico, che, se pure viene usato in piccole quantità, leggo comunque in scheda di sicurezza essere tossico per inalazione ed avere TLV-TWA 5 ppm, TLV-STEL 10 ppm; mi dicono di usarne 2/4 cl a botta (questo è l’unico processo che non ho visto fare con i miei occhi ed ora andrò a vedere se almeno lì ci sono i dispenser di cui mi parlavi) e io mi sono fatto lo scrupolo. Da qui la mia sviscerata voglia di chiamare qualcuno a fare le misurazioni, che poi, spero, in qualità di esperto mi avrebbe detto quello che mi stai dicendo tu.
Certo, è stato molto meglio leggerle prima qui da te queste cose, che rischiare di farci fare analisi inutili.
Lavorerò comunque sulle procedure di emergenza e sui Dpi, come mi hai consigliato, cercando di coinvolgere di più anche primario e MC, che sicuramente potrebbero darci un grosso aiuto in questo senso.

Ti ringrazio davvero moltissimo, anche se sono quasi sicuro di aver detto qualche altra bestialità che ti farà arrabbiare... ora vado ad indossare il cilicio, per espiare i miei peccati!
:smt073
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Nofer
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:smt050
tranquillo, nessun cilicio: tu non hai nessuna delle lauree per cui quello che hai scritto sarebbe stato da ben più che non cilicio!

Comunque, quel fatto che spruzzettano il colorante direttamente dai flaconcini è laboratoristicamente PESSIMO, diglielo da parte mia!
A parte che 2 ml (spero, ossia cc, perchè i 2 cl che scrivi tu sono 0,02 L e 20 ml di colorante sono uno spreco assurdo) sono sin troppi, ho sufficiente conoscenza di come sia un vetrino e di come si conducano le colorazioni per dire che, usando invece delle micropipette tarate a 0,50 o tutt'al più a 0,75 , si copre ampiamente la superficie da colorare e si riduce anche lo scarto, che quando uno è pure quello che paga le forniture come lo sono stata io per decenni significa lo spreco. Se stanno con la manella a risparmio sulle micropipette, ci sono le pipette pasteur di plastica, tra cui quelle da 2 ml anche tarate a 0,5 ml: si aspira un po' in più e si versa il necessario, quello in più si rimette nel suo contenitore.
Per farti capire: è come se tu ogni volta che vuoi riempirti il bicchiere di vino aprissi e ci versassi dentro un'intera bottiglia. Certo, avrai il bicchiere pieno sino al'orlo: ma tutto quello che non ti serviva ha solo imbrattato tovaglia e tavolo. Uno spreco, appunto, diretto sul prodotto da usare e indiretto dopo per smaltire lo scarto/spreco; sempre per tornare al paragone del vino, butti sia prima i soldi di vino che nessuno ha bevuto e dopo il tempo e i soldi di più detergenti e più acqua per levare la macchia dalla tovaglia
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