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Autorevoli banche dati...

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gibbo39
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Ciao a tutti,
sono rimasto abbastanza perplesso da quanto riscontrato durante la comparazione di dati informativi in merito alla stessa sostanza su più banche dati o magari su schede di sicurezza e banche dati.

La mia perplessità, che sfocia poi in confusione... è legata alla comprensione delle proprietà pericolose di un agente chimico, attingendo a fonti autorevoli come ad esempio la seguente:

http://www.arpa.emr.it/sostanze_pericolose.asp

Provate ad esempio a digitare PIRENE, sappiamo essere un IPA, ma dal sito emerge che alla voce imballaggio etichettatura, ossia dove solitamente sono riportate le frasi R ed S (ormai quasi defunte per le sostanze) non vi è assolutamente nulla.

Mentre dal buon vecchio Wiki noto come il simpatico PIRENE assume le sottostanti frasettine di rischio:

36/37/38-45-53

Ora, a chi dar letta quando in un DVR chimico si devono descrivere le proprietà pericolose di una sostanza?
Voglio dire... tra le righe in quel link emergevano quelle frasi ed io non sono stato capace di leggerle?
Voglio ben sperare di no!

Stesso dicasi ad esempio per l'antracene, il quale nel sito illustre sopra linkato alla sezione etichettatura e imballaggio non riporta una benemerita cippalippa... mentre il buon wiki mi riporta le sottostanti frasi H:

315 Provoca irritazione cutanea
410 Molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata.

Come regolarsi nel consultare queste banche dati?
Vanno lette in una chiave particolare?

Sono un po' smarrito direi...

Grazie a tutti

gibbosky
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Nofer
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Con tutta la simpatia per wiki, ed è tanta, diciamo che ha ragione arpa-ER... persino nel CLP-GHS il  pirene (anche scritto pyrene, che quello ci ha i nomi in inglese) non compare.
Tu mi dirai "Ma è un  IPA!" ed io ti risponderò: certo che lo è, anche il colesterolo e il progesterone e tutti gli steroidi chimicamente sono IPA, addensati con addirittura un ciclopentano ... ma non provocano il cancro.

E adesso vi svelo un segreto segretissimo: ma lo sapete che i fanghi termali - ma anche le acque termali - più utili per curare le affezioni della pelle contengono sempre un pochettino di pirene e di benzo-a-antracene? Certo, in quantità talmente infinitesime (a livelli di pochissimi microgrammi/litro o appena un po' di più per kg nei fanghi), ma così infinitesime che mai più si potrebbero definire pericolosi se fossero rifiuti.
Il che conferma ciò che paracelso insegnò, ossia che è la dose che non fa il veleno.

E vergognati di dire che wiki è una "banca dati": è una grandissima cosa, ma non assurge certo a livello di parametrazione internazionale.  Per inciso, prima che si rendessero conto che anche dei "maledetti 16" non tutti erano R45, qualcuno solo R 40 e parecchi addirittura solo R22, ce n'è voluto: l'importante è arrivarci.  
Nofer
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gibbo39
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Ciao Nofer,
anzitutto grazie della risposta e dei chiarimenti.
Non ho preso wiki alla stregua di una banca dati, ho solo citato la stessa per mettere in evidenza la varietà di caratterizzazioni che esistono dello stesso prodotto.


Quando redigo una valutazione del rischio chimico (quelle alla mia portata chiaramente) sono solito far susseguire al capitolo dove ho identificato tutti gli agenti chimici pericolosi presenti nei luoghi di lavoro, il capitolo dove agente per agente descrivo le proprietà pericolose siano esse impattanti sulla salute che sulla sicurezza dei lavoratori.

La domanda quindi che ti faccio è semplicissima, sulla base delle notizie che leggo dal sito

http://www.arpa.emr.it/sostanze_pericolose.asp

in merito al Pirene, cosa metto nel paragrafo a lui dedicato in merito alle sue proprietà pericolose?

Le uniche cose di rilievo che posso citare sono le seguenti:

"durante l'incendio provoca fumi irritanti"
e
"la sostanza si decompone per forte riscaldamento e forma fumi irritanti"
Che poi è la stessa identica cosa detta in modo diverso ...tanto per precisare.

Poi nell'altro capitolo che sono solito fare, dove espongo i limiite di esposizione e biologici se presenti per ogni agente chimico identificato, dirò che il pirene non ha alcun limite di alcun genere.



Non dico nulla altro sul nostro bel pirene?

Premesso che è un intermedio di processo e che non se ne fa nella mia situazione un utilizzo deliberato. premesso che i monitoraggi hanno dato riscontri di tale sostanza bassissima, che faccio?

Stesso dicasi per antracene ...ed altri simpatici amici con l'anellino benzenico che il buon Kekulè intravide sulla sua sedia al dondolo...durante la sperimentazione di alcuni acidi buonissimi di sua sintesi...in una sera di inverno  :smt033

Scherzi a parte... prendi 10 schede di sicurezza e tutte hanno una variante rispetto alle altre per la stessa sostanza...
Insomma, a me la chimica ha sempre affascinato, malgrado i soli due esami che ho dato (a parte quelli sulla chimica dei polimeri...) e un minimo ne mastico...riprendendo i libri in mano, ma in questi casi rimango un po' stordito su che tipo di comportamento assumere.

ciao e grazie.

Gibbosky
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Bouc
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Credo comunque che ora IL modo corretto di procedere sia quello di chiedere la SDS completa del TUO prodotto al produttore/importatore.

:smt023
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Nofer
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beh, il suggerimento di Bouc, per quanto passaggio dovuto ex lege, art. 223 c. 1.b), viene subito dopo l'esame delle sue caratteristiche di pericolosità. art. 223 c. 1.a) . dunque a me pare più che corretto il tipo di iter valutativo adottato da gibbo, che ormai rientra a pieno titolo tra i vari nofer-fan di cui SOL mi ha gratificato e mi gratifica in tutti questi anni spesi a cercare di pubblicizzare la complessità dell'argomento RC.
Il problema della classificazione delle sostanze si presenta anche a me, ovviamente, ma a me se possibile è anche peggio perchè c'è anche il loro risvolto ambientale. Mi spiego: per procedere alla caratterizzazione chimica di un rifiuto, e gli intermedi di processo spesso finiscono a rifiuto, il loro tenore di sostanza/e pericolosa/e è fondamentale per definire pericoloso o non pericoloso il rifiuto stesso. E il tenore limite è funzione proprio della "frase di rischio", perchè per i rifiuti occorre sommare tra di loro tutte le concentrazioni delle sostanze con la stessa frase di rischio e poi confrontare questa somma con la percentuale di cut-off prevista dal d.lgs. 152/06 e s.m.i. negli allegati alla parte quarta, allegato D punto 3.4, di cui per comodità di tutti riporto una parte funzionale al discorso di prevenzione sanitaria che stiamo facendo qui:
  • - una o più sostanze classificate come molto tossiche in concentrazione totale > o = 0,1%,
    - una o più sostanze classificate come tossiche in concentrazione totale > o = 3%,
    - una o più sostanze classificate come nocive in concentrazione totale > o = 25%,
    - una o più sostanze irritanti classificate come R41 in concentrazione totale > o = 10%,
    - una o più sostanze irritanti classificate come R36, R37 e R38 in concentrazione totale > o = 20%,
    - una sostanza riconosciuta come cancerogena (categorie 1 o 2 - N.d.R attuali cat. 1a e 1b  in CLP-GHS) in concentrazione > o = 0,1%,
    - una sostanza riconosciuta come cancerogena (categoria 3 = attuale cat. 2 in CLP-GHS) in concentrazione > o = 1%,

Detto ciò, vi rendete conto da soli che mentre -tutto sommato- per la classificazione in fatto di salute e sicurezza prescindendo dalla frase di rischio noi abbiamo sempre i Valori Limite nazionali o in carenza quelli internazionali adottabili anche per la valutazione in sommatoria ex UNI 689, quando andiamo a parlare di rifiuti la frase di rischio "ufficiale" è assolutamente dirimente e dal punto di vista legale e giuridico. Dirò di più: è addirittura è imprescindibile, perchè ad esempio i filtri sui quali finirà verosimilmente quel pirene se al pirene assegniamo a c.d.c. un R45 il limite di concentrazione sarà lo 0,1%, quindi 1000 mg/Kg, mentre se assegnassimo un R 36 passerebbe al 20%, ossia 200.000 mg/kg: e se noi avessimo un tenore di pirene di 2800 mg/kg sul "tal quale" ci troveremmo in notevoli difficoltà: il rifiuto è o non è pericoloso? .
In questo specifico caso, come in tanti altri più o meno analoghi,  l'unica maniera per sottoscrivere un certificato di analisi senza l'alea di andare ad incorrere nel reato di falso ex art. 483 C.P. esplicitamente previsto oggi nell'art. 260-bis e prima delll'art. 258 del "bestio" 152/06  è fare riferimento a banche dati ufficiali. Quindi appunto, come riferimento facilmente reperibile anche per un magistrato, riferirsi cosa c'è nel sito di ARPA -ER che poi è l'ex- ICSC NIOSH, ovvero cosa ne dice nel merito il reg. CE 1272/08.
E se lì la voce "pirene" o pyrene" non c'è, significa che non è internazionalmente classificato come sostanza pericolosa.
Punto.
.
Che poi un'analista/certificataro possa tentare in sede giudiziaria la carta di "ma io ho applicato il criterio di maggior cautela. la prego signor giudice abbia pietà di me! " se per caso ha arbitrariamente deciso di assegnare una frase di rischio "ad personam", può al più valergli come attenuante generica: ma deve anche trovare il magistrato giudicante che invece in questa di fatto certificazione falsa non ci ravveda almeno un'imperizia o negligenza professionale.

Come avete capito, quindi, la mia esperienza rispetto alla classificazione delle sostanze non è per nulla una mia scienza infusa ma una conoscenza in perenne divenire - talvola frenetico - acquisita con ore e ore di giorni e giorni di anni e anni trascorsi a cercare di fare tutto e bene il mio dovere di tecnico e di cittadino senza ritrovarmi a via pergolesi a Pozzuoli (primaria casa circondariale femminile nel comprensorio di napoli).

Tornando dunque a bomba ed alla domanda posta da gibbo, a mio avviso doverosa e che gli fa onore per la cura che mette nel suo/nostro lavoro, l'unica banca dati sulla classificazione di pericolosità attualmente vigente da noi allo stesso modo che nell'intera UE è il Reg.CE 1272/08 e s.m.i., i cui dati sono reperibili sul sito ArpaER.
Nofer
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gibbo39
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Ciao Nofer,
in effetti mi aspettavo la tua conclusione, che tra l'altro è la più ragionevole e diciamo pure inattaccabile.
Sostanzialmente quindi dovrei fare un passo indietro nella mia valutazione, cioè a dire togliere dal capitolo dove identifico gli agenti chimici pericolosi identificati nel processo quelli che dal sito Arpa non riportano alcuna frase di rischio R in quanto non pericolosi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Stop.

Procederò in questo senso.

In effetti quello che mi suonava strano è pensare ad una cosa tranquilla anche se quando questa ha l'il simpatico anellino ...

Grazie Nofer

Gibbosky

Per Bouc...
Credo comunque che ora IL modo corretto di procedere sia quello di chiedere la SDS completa del TUO prodotto al produttore/importatore.
Seguirei il tuo consiglio Bouc... se non fosse però che il pirene così come altri IPA me li trovo a causa di tenute obsolete o non so cosa in giro per il processo solo come prodotti intermedi... nel senso non è che lo compro e lo utilizzo  :smt002

Quindi... arpaemr tutta la vita :)

P.S.

Nofer... che mi dici della banca dati ISS (istituto superiore sanità) ?

[/quote]
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Nofer
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gibbo39 ha scritto:
Nofer... che mi dici della banca dati ISS (istituto superiore sanità) ?
Tu dici quella dei cancerogeni/teratogeni etc.?
L'ho usata più per perizie che altro, che fa fighissimo dire "mica lo dico solo io, guardate pure l'ISS lo dice!" e ci copincolli la schermata... O anche per convincere Ddl ma anche RSPP recalcitranti ad ammettere che ci può essere un problema.
Ma come avrai capito la uso soprattutto per "guardate che non è solo brutto come agente, è bruttissimissimo! " Non ti so quindi dire a quando sia aggiornata. Quella dell'ArpaER invece non ti dico che la sistemano in tempo reale, ma quasi, e lo so per certo. Ma certamente per me anche ISS è "base", almeno concettualmente, e tra l'altro c'è gente che lavora davvero in maniera eccellente, sono come al solito i dindini che mancano.
Il fatto è che in ISS c'erano numerosi precari che sono stati defenestrati perché dobbiamo risparmiare (sui contrattisti che lavorano? no sui dirigenti che se le grattano? vabbè....), mentre ArpaER non licenzia nè manda a casa nessuno da parecchio. Però, quelli che ci sono se lo fanno a cappello di prete, in prevalenza: qualche eccezione anche lì, ovviamente, come dovunque.
Nofer
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gibbo39
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Ciao Nofer,
dico questa che sintetizza chiaramente tutte le caratteristiche di pericolosità dell'agente in uno specchietto davvero comodo (probabilmente analogo a quello dei cancerogeni, teratogeni e mutageni da te utilizzato).

http://www.gischem.de/ghs/konverter/index.htm

Inoltre il passo successivo è la conversione nel sistema CLP-GHS dal vecchio.

A me pare davvero una cosa ben fatta.

P.S.

Una domanda ... la biomassa (di legno), che tal quale non introduce alcun rischio chimico per la salute, ma invece fa carico di incendio e quindi impatta sul rischio per la sicurezza, visto che è la materia prima del processo di pirolisi che sto studiando, la posso considerare come un agente chimico?

Ad un primo approccio io tenderei ad escluderla, ma poi visto che ne faccio una analisi dettagliata in merito a tutto ciò che rilascia in fase di pirolisi (primaria e secondaria)... (levoglucosano...da cui furano...benzene, toluene eccetere...dalla olo-cellulosa) e tutti gli altri compostini dalla lignina che poi mi danno gli aromatici pesanti... io tenderei a metterla tra gli agenti, magari indicando la proprietà intrinseca di pericolosità per l'incendio e quindi spiegando i derivati intermedi delle varie fasi di pirolisi...
Non escludendo i gas molecolari... metano, andidride carbonica e monossido di carbonio.

Che ne pensi?

Corretto?

Ciao e grazie

gibbosky
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Nofer
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gibbo39 ha scritto:
Una domanda ... la biomassa (di legno), che tal quale non introduce alcun rischio chimico per la salute, ...

....visto che ne faccio una analisi dettagliata in merito a tutto ciò che rilascia in fase di pirolisi (primaria e secondaria)... ...
Che ne pensi?
Ne penso esattamente come ho condensato quello che tu stesso hai scritto: ci manca solo che ci mettiamo a considerare le biomasse come agenti chimici pericolosi! Acchiappi una come me dall'altra parte che comincia a dirti " mi spieghi meglio, ingegnere: quindi -secondo lei- prima di portare i bambini a fare una gita in montagna occorre chiamare uno specialista di igiene ambientale per verificare che le biomasse ivi presenti non rilascino agenti chimici pericolosi? e potrei sapere quali, per piacere?"... non rischiare di farti sbertucciare !  

Il carico d'incendio è ovvio, ma lo vedo un problema del tutto analogo a tenere il serbatoio di olio combustibile o di benzina o di gas - dove il rischio potenziale per la salute c'è in fase di stoccaggio e/o ventuali manipolazioni per sversamenti accidentali.
Il rischio per la salute nella biomassa può essere - ma devi applicartici ed è un'arrampicata sui vetri - al più relativo ai "gruppi particolari" di persone con ipersuscettibilità individuale nota ai potenziali composti volatili sensibilizzanti che occasionalmente posso essere presenti in funzione del  tipo di essenza trattata: purchè si parli di essenze fresche e vergini, perchè una sedia vecchia i suoi terpeni non ne libera più da quando hanno finito di stagionare il legno con cui è stata fabbricata. Anche il rischio di rimanere sotto ad una catasta di biomassa collassata non è un rischio per la salute, ma per la sicurezza: di tipo palesemente infortunistico che nulla ha a che vedere con la natura chimica di ciò che ti cade addosso.

Tutti gli agenti che derivano invece dall'attività aziendale, sia come prodotti intermedi sia come residui di processo, sono a pieno titolo agenti chimici da considerare ex art. 223 c.1.d) e c. 2 , e appunto da valutare in base alla loro pericolosità et. etc. etc.

P.S. Ora non ho tempo, appeno posso dò uno sguardo serio al tuo link, intanto grazie!
Nofer
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gibbo39
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Grazie Nofer.

Concordo.

Infatti tutti i probabili (da letteratura scientifica) intermedi derivanti dalla sua pirolisi li ho considerati... ne ho identificato le proprietà pericolose... li ho cercati... (come ormai ben sai) ed ora traggo le conclusioni intese come valutazione del rischio per ognuno di questi.

A questo punto, già che ci sono... approfitto per chiedere un tuo parere  :smt050

Dalla caratterizzazione del TAR derivante da pirolisi (questo non un intermedio ma un prodotto finale), un bio-olio utilizzato per alimentare un motore diesel, noto la presenza di benzene (11 gr/Nmc), toluene (8 gr/Nmc), xylene(1,94/Nmc), stirene(2,82 gr/Nmc), indene (3,2 gr/Nmc), naftalene (5,23 gr/Nmc)... nella sua composizione.


Il TAR (finale) che si è creato per condensazione dei pyro-gas attraverso un paio di scrabber,  è ovviamente in forma liquida ed il contatto con il lavoratore può avvenire solo durante il travaso dalla vasca di raccolta nei cubi da mille lt.

La vasca di raccolta in sostanza contiene TAR depositato sul fondo ed una guardia idraulica di acqua.

Con una valvola fanno fuoriuscire il TAR e riempiono i cubi.

Il mio dubbio iniziale su tutti, vista la caratterizzazione del TAR che mi è stata fornita, era la possibilità che la guardia idraulica fosse inefficace e che in particolari condizioni di temperatura, alcune sostanze di quelle elencate sopra, potessero diffondersi nell'ambiente.

Quindi ho dato mandato di cercarle al chimico, ma di fatto delle bestioline sopra elencate ha trovato solo Naftalene in concentrazione pari a 6.14 microgr/Nmc.

Di benzene, toluene, stirene, xylene manco l'ombra... e di un sacco di altri aromatici mi scrive tutte concentrazioni al di sotto dello 0.14 micro gr/Nmc. (mi dovrò far spiegare perché ha preso questo 0.14).

Quindi sto abbastanza tranquillo dal punto di vista dell'esposizione per inalazione riguardo al TAR.

Un po' meno per l'esposizione cutanea, quando sversano dalla vasca di raccolta ai cubi da 1000 lt il TAR che contiene comunque cancerogeni.

Come mi comporto con questo agente chimico (miscela) contenente tali sostanze in queste concentrazioni? L'operazione di travaso (della durata di 30 secondi) avviene circa una volta al mese a dire tanto ed è l'unico momento in cui possono essere esposti (per contatto in special modo...sia cutaneo che oculare).

Grazie Nofer... scusa se ti tedio

:smt050

gibbosky
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