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rischio non moderato

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Mauro
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Valore limite di soglia: Concentrazione di una sostanza aerodispersa al di sotto della quale si ritiene che la maggior parte dei lavoratori possa rimanere esposta ripetutamente giorno per giorno senza effetti negativi per la salute. I TLV vengono indicati annualmente dalla ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists) e sono raccomandati anche dall'AIDII (Associazione Italiana degli Igienisti Industriali per l'igiene industriale e per l'ambiente). I TLV si suddividono in TLV-TWA, TLV-STEL e TLV-C. Questi limiti non costituiscono una linea di demarcazione netta fra concentrazione non pericolosa e pericolosa, nè un indice relativo di tossicità, ma servono come orientamento per la prevenzione dei rischi per la salute negli ambienti di lavoro.

Non e' detto che gli UPG abbiano ragione. Se mi danno una prescrizione del genere, dopo aver fatto una valutazione analitica, aver attivato la sorveglianza sanitaria e l'idoneita' alla mansione per ciascun lavoratore, mi sento autorizzato a riflettere se andare in giudizio o no.

Buon lavoro

Mauro

ps
Nofer... dove sei?
Dammi conforto, se mai lo meritassi
Chi vede il periglio ne' cerca di salvarsi, ragion di lagnarsi del fato non ha (DEMOFONTE)
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artù
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andare in giudizio? in tribunale, tra avvocati e magistrati?... :smt021...in Italia?   così è come la vedo io.

in assenza di valutazione del rischio, avrei capito prescrivere un programma di verifica dell'efficienza ed efficacia degli aspiratori carrellati (visto che ricircolano in ambiente di lavoro), potrei concepire anche la prescrizione dell'impianto fisso centralizzato (anche se quando lavori su commessa, e le commesse non ce n'è 2 uguali, le postazioni fisse di aspirazione servono a poco).  ma di fronte ad una valutazione con monitoraggi ampiamente al di sotto del TLV. però l'azienda ha accettato la situazione, secondo me a ragione.

quando si dice cultura della prevenzione. secondo me, questo è un tipico caso di mancata soluzione di un problema, anzi di soluzione burocratica e non efficace del problema. non si sono migliorate le condizioni di lavoro, visto che l'impianto fisso sarà poco o nulla utilizzato, e si è persa una occasione, primariamente da parte dell'organo di controllo, di svolgere un ruolo propositivo e non solo impositivo, che non ha portato nulla ai lavoratori e che ha peggiorato i rapporti con l'azienda (anche in termini di fiducia e disponibilità nei confronti del "tutore della legge"). la quale legge parla di collaborazione, partecipazione, consultazione...e allora tu organo di controllo perchè non ti muovi con questi criteri? mah!

buona giornata
Essere saggio e amare eccede le capacità dell'uomo. (W. Shakespeare)
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Nofer
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allora, partiamo dal confortare mauro che me lo sento vicino dato che anche io sto dando i numeri con il coso 81: è vero, non sempre gli UPG hanno ragione. E però hanno il coltello dalla parte del manico, quindi volendoglielo levare occorre indossare saggiamente dei DPI idonei del tipo guanto antitaglio...
Ora vengo al dunque, partendo dal fatto che una cosa è un rischio basso per la sicurezza e un'altra è rischio irrilevante per la salute. Trivella voleva un esempio di basso per la sicurezza ma rilevante per la salute, e glielo faccio subito: il cloruro di metilene, o se preferite il diclorometano, n° CAS 75-09-2.  Che se lo chiami cloruro di metilene, è addizionato come antinfiammabile, e quindi addiruttura cautelativo/preventivo del rischio di incendio, a molte robe del tipo vernici o colle etc. E però quando lo si deve cercare come contaminante ambientale nelle caratterizzazioni per le bonifiche, lo si chiama diclorometano e ci si ricorda che è tossico assai, ma proprio assai, quasi forse chissà cancerogeno... Ufficialmente R40, di fatto è una gran brutta bestia.  TLV-TWA 174 mg/m3. Che dato che ha P.S. 1,3, significa solo 50 ppm. E io comunque non ci starei, preferirei le 100 fibre/litro del limite dell'amianto, potendo scegliere.
Quindi, se io ho anche 500 litri di cloruro di metilene, non devo avere paura che prenda fuoco a condizioni ambiente. E però, quando ad esempio lo travaso o lo aggiungo a qualcosa, o semplicemente lascio aperto il tanicozzo, e insomma...
Andiamo dunque al problema dell'impianto di aspirazione centralizzato nel reparto di saldatura dove le esposizioni erano al 40% del TLV-TWA. Innanzi tutto, io mi auguro che non siano state fatte le cappe di aspirazione posizionate in alto, che se no occorre picchiare violentemente e metodicamente gli UPG, il progettista, il RSPP e infine il DdL che ha pagato per avere un risultato pessimo per i lavoratori perchè i fumi di saldatura sono più pesanti dell'aria e se li vogliamo aspirare dall'alto li facciamo passare tutti con metodicità per le narici dei lavoratori.
Poi: da dove viene il mitico 10%? Semplice, dalla UNI EN ISO 689:1997, appendice C. Spiego: la norma dice per filino e per segno come si deve fare il calcolo dell'OEA (Occupational Exposure Assessment che però io chiamo LEO perchè vabbè l'acronimo ma almeno dall'italiano), e il 10% è considerato con il livello espositivo in base al quale - se rispettato comunque il Valore Limite di Breve Termine (lo STEL, Short Term Exposure Level) - si può ritenere in base al test di student che il VL non sarà mai superato se non cambiano le condizioni, e che quindi non richiedono nemmeno la riesecuzione delle misure. Il tutto richiede una notevole mole di elaborazioni statistiche, credetemi, e credetemi anche se dico che 1 misurazione una tantum non significa nulla, statisticamnte parlando, quel giorno può essere succeso di tutto, avevano le finestre chiuse perchè faceva freddo, era cattivo tempo pioveva e la pressione era bassa, oppure al contrario era solo il 40% perchè era tutto spalancato e tirava un vento di pazzi. Per i dettagli delle strategie di campionamento e valutazione del livello espositivo per inalazione, vi rimando alla norma, oppure a qualche sera che tengo tempo e genio di scrivere.
Comunque, da noi così si usa, si fa una misura, a volte non si tiene conto nemmeno dei tempi di esposizione reali e si dà (diciamo approccio cautelare) quel valore come se il lavoratore vi fosse esposto sempre e per tutte e 8 le ore al giorno, poi arrivano quelli delle ispezioni e decidono cosa fare. Ok, va bene uguale, a me più misure fanno fare e meglio mi va, figuratevi...
Il fatto che si stia effettivamente al 40% del VL, essendo 40 compreso tra 25 e 100, richiede che si attuino provvedimenti per ridurre l'esposizione, perchè un dato del 40% ha la possibilità che per il 20% delle volte il VL sia superato. Ciò si evince da un diagramma di probabilità riportato in Tabella G2 della cit norma UNI 689, mentre con un LEO del 25% del VL tale possibilità di sforamento scende al 5%, e al 10% di LEO come detto la probabilità di superamento del VL è nulla.
Quando il LEO è compreso tra il 25 e il 50% del VL, le misure vanno ripetute dopo 32 settimane, se è tra il 50 e i 100% dopo 16 settimane, se è inferiore al 25 % ogni 64 settimane.
Dice l'UNI 689:97, s'intende (Appendice F). Norma interessante, vorrei tanto la si potesse copiaincollare e mettere un po' dovunque, nelle ASL, nelle scuole, nelle Università, appesa ai muri dove si fanno i corsi per RSPP...
In conclusione, io non mi sento di dire nè se la prescrizione era giusta nè se era sbagliata, perchè non so che valore dare a quel 40% citato non sapendo come è stato calcolato. Se il calcolo è giusto, la prescrizione ci sta tutta, dal punto di vista tecnico-scientifico.
Ripeto, spero solo che l'impianto sia stato fatto con le cappette mobili posizionate in basso e dalla parte opposta dell'operatore, collegate con corrugabili (a tenuta, grazie) all'impianto di aspirazione centralizzato.

Nofer
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a.mattioli
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artù ha scritto:
per tutti i parametri si era intorno a valori di circa il 40% del TLV. quando l'UPG ha visto le analisi, ha prescritto: 1) l'installazione dell'impianto centralizzato (che poi è stato progettato e installato), ricorrendo al discorso del 10% di TLV superato e 2) dopo l'installazione dell'impianto, la ripetizione del monitoraggio per la verifica della sua efficienza.
Mah, qualcosa non torna: puoi dirci intanto i valori esatti delle misure che hai effettuato e che tipo di composti hai misurato?
Saluti
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artù
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Nella mia esperienza e conoscenza dell'igiene del lavoro e, in particolare della determinazione dell'esposizione a sostanze pericolose, le risposte di nofer e mattioli hanno fatto corto circuito.

Infatti alcuni anni fa lessi (non ricordo su quale rivista) un articolo di mattioli che descriveva le modalità di pianificazione delle campagne di monitoraggio dell'esposizione personale. Lui me lo potrà confermare, secondo me, descriveva nei dettagli la UNI 689:97.

per uno come me che era ed è uso a pianificare la valutazione dell'esposizione in modo molto più grossolano e casuale, leggere che le modalità di svolgimento delle campagne di monitoraggio sono quelle descritte è stato un piccolo shock. questo non significa che, al di là del loro scarso valore statistico (in termini di affidabilità, ripetibilità e rappresentatività), i singoli campionamenti non fossero ineccepibili per durata (almeno 7 ore), portata, taratura della pompa, caratteristiche del filtro e del ciclone (eventuale) ecc. Rimango comunque perplesso sulla reale applicabilità della 689:97 in termini ad esempio di costo di una campagna di monitoraggio e competenze specifiche necessarie (che poi sono funzione del costo.

quanto all'impianto centralizzato, direi che è stato realizzato secondo i sacri crismi: velocità di captazione 1 m/s alla cappetta, collegata a flessibile con movimento a bandiera, valutate le perdite di carico. purtroppo, ripeto, quando si lavora su commessa non sempre l'impianto può essere utilizzato e si ritorna ai aspiratori carrellati.

quanto al monitoraggio, in 2 giorni successivi, furono campionate sul saldatore con campionatore personale, sull'intero turno, le polveri totali  e poi le inalabili e su ambedue furono determinati manganese, nichel e cromo, i metalli presenti nell'elettrodo e nell'acciaio inox (sò che qui si apre il capitolo cancerogeni...). purtoppo non ora non ho sottomano il certificato per le concentrazioni precise. appena possibile, se interessa le posterò.
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Nofer
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artù ha scritto: Rimango comunque perplesso sulla reale applicabilità della 689:97 in termini ad esempio di costo di una campagna di monitoraggio e competenze specifiche necessarie (che poi sono funzione del costo.
E vienilo a dire a me... dal mio punto di vista, già la strutturazione e definizione di una strategia di campionamento è una prestazione prof di tutto rispetto, a mio avviso direi pari almeno all'esecuzione delle prove. Alla fine, a far analisi possono esser capaci un po' tutti i professionisti del ramo laboratoristico, è strutturare le analisi in modo da poterci ricavare dei dati significativi che magari è più complicato, sempre tenendo conto del fatto che il DdL poi non è che possa essere spennato perchè noi vogliamo far le "cape d'angelo".
artù ha scritto: quanto al monitoraggio, in 2 giorni successivi, furono campionate sul saldatore con campionatore personale, sull'intero turno, le polveri totali  e poi le inalabili e su ambedue furono determinati manganese, nichel e cromo, i metalli presenti nell'elettrodo e nell'acciaio inox (sò che qui si apre il capitolo cancerogeni...). purtoppo non ora non ho sottomano il certificato per le concentrazioni precise. appena possibile, se interessa le posterò.
Saldatura a elettrodo, dunque. In effetti, se becchi il concetto dei risultati e ci informi credo spossa essere utile. Ovvio, servono i riferimenti anche delle metodiche, almeno a me. Ma gas di saldatura, niente?  :smt022
Comunque, non ti schockare, che sapessi quante volte mi sento chiedere delle analisi, e contemporaneamente mi dicono "però abbiamo stanziato tot, di più non è possibile". Ci sono volte che oggettivamente lo stanziamento è stalmente irrisorio che declino, altre che vedo se è possibile attivare una strategia tale da poter almeno dare delle indicazioni del tipo "ci stiamo / non ci stiamo". Nella UNI 482:1998 c'è tutta la spiegazione di come si devono fare le valutazioni preliminari che possono poi contribuire ad una prima definzione dell'entità del rischio. E come per la 689 mi spiace assai non poter fare dei copiaincolla. Però, ora che ci penso, da qualche parte in questo PC ci sta il testo in PDF della parte di un seminario che come associazione tenemmo sulla materia, mo' ve  lo allego perchè in effetti, fatto sempre salvo che non si può copianincollare nè diffondere una norma UNI, mi sembra che ci misi tutti i riferimenti pratici principali. Ho anche il PDF delle slides, ma pesa, vedo se riesco a alleggerirlo, intanto il testo va bene, penso.


P.S.: ho tolto il logo della mia associazione, che per quanto Ente No Profit, sempre privata è. In compenso, ci ho lasciato scritto che siamo "Sezione Sud" !
Allegati
Strategie di campionamento.pdf
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a.mattioli
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Se non ho capito male, sono state effettuate max due misurazioni, in cui l'indice OEC/TLV era 0,4 (40% del tlv), quantomeno per plveri inalabili e/o respirabili.
Sulla base di questo dato, a mente della norma 689/97 non si poteva dire nulla circa il rispetto del tlv; occorreva fare un'altra misurazione che, se avesse comportato un media geom. < 0,5, avrebbe anche significato rispetto del TLV.
Sono perciò perplesso che ti sia stata fatta una prescrizione perchè il TLV non era rispettato.
Discorso diverso e corretto è, invece, che siccome la situazione ambientale poteva essere migliorata, poichè non esiste il rispetto di un tlv esimente per il datore di lavoro l'obbligo di migliorare il migliorabile, in questo senso è stata fatta la prescrizione.
Che io sappia e ricordi, l'unica proposta fatta in Italia da qualche gruppo  regionale e/o società scientifica e che in qualche modo era preso in considerazione, era quella di tenere come valore "tecnico" di riferimento, e non normativo-giuridico, il 50% dei TLV dell'acgiih.
Parametro grossolano, se si tiene conto di come i TLV dell'ACGIIH non siano sempre attendibili (anzi...).
L'articolo cui fai riferimento è probabilmente quello con cui provavo ad indicare una serie di algoritmi, 4 per l'esattezza, per attestare il rispetto di un valore limite predefinito, magari per discriminare il rischio moderato da quello non moderato.
I 4 algoritmi si basavano sulla UNI 689/97, integrata con il Test OTL (laddove lascia indeterminato il criterio per dimostrare il mantenimento del rispetto del 25% del tlv nel tempo, condizione che permetterebbe di non effettuare misurazioni periodicheo laddove, nell'utilizzo dei percentili, prevede una situazione di indecisione) e sul test di student integrato con il Test OTL.
Per chi è interessato, allego i 4 algoritmi e l'articolo.
Saluti
Allegati
figure 2 e3.doc
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figure 4 e 5.doc
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articolo rischio chimico.pdf
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