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Rischio accettabile

Archivio sui Rischi di carattere Chimico/Biologico/Cancerogeno.
Questo archivio contiene tutte le discussioni relative ai rischi da agenti chimici/biologici/cancerogeni, schede di sicurezza di preparati e sostanze pericolose, ecc... (Riservato agli abbonati)
P.luigi

Gentilissimi frequentatori del forum,
vorrei poter conoscere la vostra opinione in merito al concetto di rischio accettabile: come a voi noto per alcune aspetti della sicurezza e salute dei lavoratori il legislatore ha definito implicitamente e esplicitamente il rischio accettabile (mi riferisco per esempio,  al rischio rumore per valori inferiori agli 80 dB(A); gli indici di rischio ottenibili, per la movimentazione manuale dei carichi, con il metodo NIOSH, MAPO e Snook & Ciriello; rischio moderato e no per gli agenti chimici, ecc.).

Esistono tuttavia tutta una serie di pericoli il cui rischio collegato, sia per la sua natura sia per le misure di prevenzione e protezione adottate, può essere considerato trascurabile (vale a dire accettabile)!

In conclusione:
1) come definireste  il rischio accettabile?
2) come giustifichereste la presenza del rischio accettabile per il quale possono essere omesse le misure di miglioramento per la sicurezza ex art 4 comma 2 lettera c?

2) quali misure intraprendereste per il controllo del rischio accettabile?

Ringrazio anticipatamente per le vostre risposte
P.Luigi
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Stilo
Messaggi: 844
Iscritto il: 07 ott 2004 12:06
Località: Motor Valley

E' la classica domanda da un milione di dollari.
In ossequio alla mia mamma Sintesi, ti dico che secondo me è accettabile la situazione che, se dovesse provocare un infortunio od una M.P., produrrebbe una grande sorpresa.
Analogamente, un infortunio che non producesse sorpresa discenderebbe da una situazione di pericolo sicuramente, e quanto meno, migliorabile.
Stilo
Ut sementem feceris, ita metes.
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ugo
Messaggi: 1538
Iscritto il: 27 ott 2005 03:16

Direi che l'accettabilità dobbiamo cercare di giudicarla con un metro condiviso e comune... capisco di non aver detto praticamente niente ma io me la aspetto descritta nei criteri di valutazione dei rischi dentro il documento

saluti cordiali
la cultura del dono e il gioco della reputazione costituiscono il modo ottimale a livello globale per cooperare verso la produzione (e la verifica!) di lavoro creativo di alta qualità - E. S. Raymond
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Marzio
Messaggi: 1321
Iscritto il: 14 ott 2004 16:38
Località: Pordenone

Cos'è il rischio accettabile? E' proprio una bella domanda, caspita!
L'accettabilità o meno di un rischio può essere specificata "dall'alto", attraverso norme di legge o normative tecniche però, dato che il legislatore ha ben presente (almeno credo) che non tutto è chiaramente delimitabile con un'analisi quantitativa, allora pone in capo al DDL l'onere di specificare i criteri e i descrittori di analisi, dei quali è responsabile.

Credo d'altro canto che a seconda del tipo di lavorazione, o di ciclo produttivo esistano livelli di rischio che non possono che essere diversi. L'accettabilità di un rischio per un lavoro che si svolge in altezza è diverso dall'accettabilità del rischio per una mansione di magazziniere (non è un caso che l'INAIL assicura in modo diverso le varie mansioni).

Penso tuttavia che nella maggioranza dei casi, quando si è limitato il rischio con misure preventive/protettive di tipo tecnico (specificate dalla normativa armonizzata e, ove non presente, da normativa tecnica, anche di altri paesi) agendo alla "fonte" e poi si agisce sul rischio che permane (se permane) con la gestione organizzativa, le procedure e la formazione, la sorveglianza sanitaria... beh credo che il tutto ciò che rimane dopo avere realizzato tutto questo possa essere definito accettabile.

Ciao

Marzio

PS-Ho la percezione di aver scritto un mare di banalità ma dopo una giornata di lavoro... penso possa essere accettabile...
"Ogni soluzione genera nuovi problemi" (Corollario 7, Legge di Murphy)
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Nofer
Messaggi: 7386
Iscritto il: 06 ott 2004 21:09

In ossequio alla mia mamma Analisi ( io, l'analista faccio...), potrei scrivere per mezz'ora senza alcun problema, però ho fame.
A parte l'ovvietà egoistica che, per me, un rischio è accettabile solo se lo corre qualcuno  :smt003  che detesto, diciamo che un rischio è "trascurabile", ossia particolarmente basso e come tale accettabile, quando la probabilità di accadimento è talmente inverosimile che l'eventuale verificarsi di tutte le condizioni per cui avviene suscita meraviglia.  
Faccio esempio (sempre alla femminile...): rischio di essere colpiti da una scheggia metallica nell'angolo esterno dell'occhio destro. Se io lavoro in una ebanisteria, uso i miei bravi occhiali protettivi con schermini laterali perchè anche dal legno possono volare scheggette, tutti i miei colleghi ed io teniamo assai di cura e al posto loro gli strumentini manuali che usiamo (pennelli, giraviti, chiodini, martelli), i locali sono ampi e non c'è sovrapposizione delle postazioni di lavoro, siamo tutti artigiani provetti e assai attenti, diciamo che è improbabile che giusto al collega alla mia destra scappi di mano un giravite mentre sta avvitando proprio l'unica vite che era fatta male, dalla quale di stacca la testa e vola di 5 metri proprio mentre mi sono tolta gli occhiali perchè ho il raffreddore e mi lacrimano gli occhi.
Se invece lavoro in una carpenteria e sono un molatore, basta che io non abbia gli schermetti laterali alle lenti protettive, basta che senta un rumore di ferraglia caduta e continuando a molare io mi giro proprio verso sinistra e per di più chinandomi a guardare che succede attraverso la scaffalatura... è assai verosimile che una delle scheggette che esce di rimbalzo da sotto la defense della mola (...) mi si piazzi nell'occhio, e precisamente all'angolo esterno dell'occhio destro: c.v.d.
Potrei, come detto continuare per parecchio, ma il succo è che, come dice marzio, quando ti rendi conto che il rischio in sè è poco probabile, che i sistemi di prevenzione tecnica su macchine e attività sono adeguati, che comunque sono date disposizioni comportamentali (del tipo smetti di lavorare se devi guardare da un altra parte) ed adeguata formazione, che ci sono DPI idonei alla tutela del rischio generico, in quel caso possiamo dire che il rischio è accettabile. Io, però, con questo termine intendo sempre riferirmi al rischio di incidente/infortunio. Per quanto riguarda i rischi c.d. sanitari, la prevenzione è ovviamente medica, la valutazione è prevalentemente normata, tralasciando le già note considerazioni sui rischi chimici "moderati"
Ma non condivido il criterio di rischio "accettabile" per le sostanze attive sul patrimonio genico individuale: anzi, trovo decisamente osceno sentir dire (e lo si sente!) che l'uso di quella certa sostanza aumenta il rischo cancerogenico o mutageno solo di 1:1.000.000, e come tale è accettabile. Da chi? Eh, perchè nonostante i miei sforzi, mica ci si riesce a far venire il coccolone proprio a quelli bruttissimi e cattivissimi; che comunque hanno qualcuno che li ama anche se noi non capiamo perchè, e ai quali comunque quel rischio non sembrerà accettabile per nulla.
ricordo vagamente di aver letto da qualche  :smt002 parte, un po' di tempo fa, qualcosa del tipo che non è garbato fare ad altri ciò che non si vorrebbe subire: ecco, mi sembra un buon metro.
Nofer
Nofer
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Ognuno di noi, da solo, non vale nulla.
Renato

Io partirei dalla famosa domanda che spesso il Giudice pone al CTU : " era stato fatto tutto il possibile per evitare che...ecc..."
Se questa è la domanda tipo, vuol dire che solo quando vengono attuate tutte le misure di sicurezza conosciute, allo stato dell'arte in quel momento, si può ragionevolmente dire di aver raggiunto un livello di rischio accettabile.
Mi sembra quindi che in tal caso il rischio sia definibile in termini "relativi", visto piu' che altro come una stato di tensione dell'azienda verso l'obiettivo di rischio zero.

Se invece era disponibile un metodo di calcolo del rischio riconosciuto, allora il rischio accettabile è definibile, e quindi materializzabile, in termini "assoluti".

ciao
R
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fbianchi
Messaggi: 179
Iscritto il: 28 ott 2005 15:45

Il mio professore di analisi del rischio sosteneva che l'accettabilita' del rischio e' una questione di carattere economico: se la spesa necessaria per ridurre ulteriormente il rischio e' maggiore del costo dei danni provocati dal verificarsi dell'evento pericoloso, allora il rischio puo' ritenersi accettabile.
A me sembra che possa essere una buona linea guida: certo, mentre è facile valutare il costo degli interventi necessari, non sempre è agevole farlo per il conseguente danno.

Inoltre, esistono delle metodologie di analisi del rischio (come l'HRN o Hazard Rate Number) che, grazie al lavoro svolto nel passato da specialisti del settore, permettono di determinare un valore di riferimento specifico al di sotto del quale il rischio è ritenuto accettabile (ma comunque non ancora trascurabile).
P.luigi

In primo luogo vi ringrazio per le risposte date e anche sulla scorta delle vostre indicazioni provo a definire il concetto di “rischio accettabile” (ovviamente sono gradite modifiche) stabilendo i seguenti principi guida nella definizione dello stesso (non applicabili comunque per i casi previsti dalla normativa cogente e tecnica):
1) Non è possibile definire il rischio accettabile in modo univoco in relazione alle diverse tipologie di pericoli che possono essere presenti in un ambiente di lavoro
2) In relazione ai principi costituzionali e alla giurisprudenza  prodotta in materia  non è possibile giustificare l’accettabilità di un rischio sulla base della non disponibilità di risorse economiche  
3) Laddove opportuno è necessario far riferimento al principio precauzionale (tanto per intenderci quello applicato in parte dei paesi CEE per vietare l’uso di organismi geneticamente modificati anche in assenza di prove scientifiche  circa l’uso nocivo degli ogm)

Detto tutto ciò,  una possibile definizione del rischio accettabile potrebbe essere la seguente:

Rischio accettabile: << eventualità remota  di un danno per il lavoratore che può essere accettato (dalle parti interessate)  e che permane dopo l’adozione di misure di prevenzione e protezione efficaci (di legge, di buona pratica, tecniche, informative, procedurali, DPI ecc.) la cui eventuale ulteriore riduzione comporterebbe l’impossibilità di continuare ad utilizzare uno strumento o una modalità di lavoro comunque necessaria per produrre un determinato bene o erogare un servizio>>

Tuttavia un’ulteriore riflessione è relativa al significato dell’aggettivo “accettabile” che evoca una accettazione passiva del rischio da parte dell’organizzazione; forse sarebbe meglio utilizzare i termini “trascurabile” o “non significativo”. L’aggettivo “trascurabile” va inteso come irrilevante, che si può trascurare, non essenziale; il termine “non significativo” va inteso come non importante.

Infine,  in ultima analisi,  perché invece non abbinare alla parola rischio il verbo “accogliere” in contrapposizione alla parola “accettabile” (che implica come detto una accettazione passiva del rischio residuale) esplicitando in tal modo una accettazione consapevole del rischio da parte dei lavorati?

Nella speranza di essere stato chiaro nel mio intervento, rinnovo i ringraziamenti per i vostri contributi.

P.Luigi
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serafino
Messaggi: 1105
Iscritto il: 03 ago 2005 14:22
Località: BO-UD

tratto da altro settore (apparecchi elettromedicali) :

inaccettabile : ... qualora il danno provocato causasse il decesso o una menomazione permanente oppure la frequenza con cui si verificasse l'evento fosse quotidiana

grave : ...qualora il danno provocato causasse una menomazione grave e/o la frequenza fosse...


ho estratto dalla mia memoria e quindi sono incompleti, ma è solo per dare un contributo
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Mauro
Messaggi: 875
Iscritto il: 22 ott 2004 15:51
Località: Milano

Quello che riporto e' uno dei modi di definire un lavoro sicuro tratto da letteratura di un settore specifico: la radioprotezione

una professione viene considerata "sicura" se comporta una mortalita' annua <= 1 individuo ogni 10.000 esposti.

Nel caso delle radiazioni ionizzanti, per ottenere una simile probabilita' e' necessario che gli individui siano esposti cronicamente ad una dose di 10 mSv/y. Il limite fissato per la popolazione e' di 1 mSv/y, quello per i lavoratori esposti, 20 mSv/y (sembra quindi che alcuni lavoratori possano lavorare in condizioni "non sicure")

Buon lavoro

Mauro
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